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Autore: Inevitabilmente_Dea    29/06/2016    1 recensioni
{Threequel di The Maze Runner - Remember}
I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione. Tuttavia, nonostante all'apparenza sia tutto finito, i Radurai sono stati ingannati nuovamente dalla W.I.C.K.E.D. che ha in serbo per loro un'altra prova. Questa, a differenza delle precedenti, sarà individuale e i ragazzi e le ragazze saranno soli di fronte al pericolo: i Radurai, infatti, vengono addormentati e separati durante il sonno.
Elena viene tenuta in isolamento dalla W.I.C.K.E.D. senza sapere che fine hanno fatto i suoi amici, ma alla fine, dopo una serie di esperimenti viene rilasciata.
Un ultimo ciclo di test e analisi per raccogliere i dati necessari allo sviluppo della cianografia finale.
Dopo di essa, però, toccherà ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, poichè essa non è ancora stato ultimata.
Un'avventura che non ha ancora un fine. Una continua fuga alla ricerca della salvezza.
E se le persone che si credeva di aver perso ritornassero?
E se invece, quelle a cui si tiene di più, andassero perse per sempre?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge, Minho, Newt, Newt/Thomas, Nuovo personaggio, Thomas
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi svegliai, sbattei le palpebre, mi sfregai gli occhi e non vidi nient'altro che bianco puro. Nessuna forma, nessun'ombra, nessuna variazione, niente. Solo bianco. Provai un attimo di panico finché capii che forse stavo ancora sognando. Strano, ma di certo un sogno. Percepivo il mio corpo, percepivo le dita contro la pelle. Percepivo il mio respiro. Sentivo il mio respiro e anche il battito del mio cuore. Eppure sapevo che c'era qualcosa che non andava. La paura mi attanagliò le budella. Una paura tremenda, rivoltante, tossica. Scattai a sedere, madida di sudore e con un senso di nausea attaccato allo stomaco. Prima ancora di riuscire a capire esattamente dove mi trovavo, prima che le informazioni viaggiassero attraverso i nervi e le funzioni cognitive della mente, seppi che qualcosa non andava. 
Ero sdraiata su un letto abbastanza comodo, da sola, in una stanza. Mi guardai attorno, sperando di placare il mio senso di smarrimento, ma al contrario, mi accorsi di non sapere dove diamine fossi finita. Portai le gambe fuori dal letto e le appoggiai al terreno che, con mia sorpresa, risultava spugnoso e liscio ma abbastanza elastico da risultare comodo. I miei piedi scalzi fecero leva sul terreno e, con l'aiuto di braccia e gambe, mi tirai in piedi velocemente. Un giramento improvviso di testa mi colse alla sprovvista e cercai un appoggio contro la parete. Dovetti lottare contro me stessa per non vomitare e mi portai una mano sugli occhi, cercando di stabilizzare il mio corpo. Non seppi se quell'improvviso mal di testa fosse dovuto alla luce luminosa e accecante che splendeva da un rettangolo sul soffitto, o al fatto che fosse tutto bianco. Le pareti, il soffitto, il pavimento: era tutto bianco.
La mia mano di strinse a pugno sulla parete e lentamente alzai la testa per osservare meglio quello su cui stavo appoggiata: le pareti erano imbottite, con delle grosse fessure chiuse, a circa un metro l'una dall'altra. Tutt'intorno c'era odore di pulito, di ammoniaca e sapone. 
Guardai in basso e vidi con sorpresa che anche i miei vestiti non avevano colore: una maglietta e pantaloni di cotone. 
Avanzai di qualche passo e alzai lo sguardo cercando di immagazzinare tutti i dati necessari a etichettare quella stanza e capire se fosse sicura o meno. A circa tre metri da me c'era una scrivania marrone. La sola cosa nella stanza che non fosse bianca. Era vecchia, logora e graffiata, con una semplice sedia di legno spinta nell'incavo dalla parte opposta. Dietro c'era la porta, imbottita come le pareti.
La speranza mi disse che forse la porta avrebbe potuto aprirsi se ci avrei provato, ma la cosa era alquanto improbabile. L'istinto mi diceva che avrei dovuto prendere fiato e gridare aiuto. Che avrei dovuto picchiare contro la porta. Ma sapevo che non si sarebbe mai aperta. Che nessuno mi avrebbe ascoltata. 
Ora tutto mi era chiaro, cristallino: ero caduta nuovamente nelle mani della W.I.C.K.E.D. e questa volta non ci sarebbero stati i miei amici a salvarmi. Ero sola.
Una brutta sensazione mi pervase il corpo e tremai involontariamente. Era come se una mano gelida mi accarezzasse la schiena, con un vano tentativo di conforto. 
Poi, qualcosa nella mia mente si aprì e come se nulla fosse, tutto quello che era avvenuto prima di risvegliarmi in quel luogo strano mi piombò addosso come un missile: gli scienziati e David erano riusciti a separarci di nuovo. Newt, Minho, Thomas, Stephen. Non sapevo dove fossero. Magari anche loro si trovavano in una stanza come la mia. Magari...
Come se mi fossi ricordata solo in quel momento della cosa, abbassai lo sguardo sulla spalla. Tirai delicatamente giù la maglietta e notai con stupore che la mia ferita da sparo era stata medicata con cura e ora rattoppata con una larga fascia quasi completamente bianca, se non fosse stato per la macchiolina rossa che giaceva nel suo centro. Stranamente, il dolore che avevo provato dopo lo sparo si era dissipato, sostituito da un lieve bruciore. Almeno per questo potevo essere grata alla W.I.C.K.E.D.: non avrei sopportato di riprovare ancora quel dolore.
Mi morsi il labbro, indecisa sul da farsi e intenta ad affogare quelle negative sensazioni che mi divoravano lo stomaco. Ma tutto sembrava inutile. 
Non ci voleva un genio per capire che lo avevano fatto di nuovo, che ci avevano incastrati, mentendoci spudoratamente, e che ancora un'altra volta saremmo stati i loro topi da laboratorio, le loro... cavie. Ma dopotutto, è questo che sono sempre stata, no? Una cavia. Pensai schifata dal loro comportamento. Mi avevano portato via tutto un'altra volta.
Era come se fossi tornata di nuovo nella Scatola: quella sensazione di nausea, il mal di testa, la claustrofobia, la mancanza di ossigeno, le lacrime e il panico che minacciano di inghiottirti. 
Avrei dovuto saperlo che non era il caso di farsi illusioni. 
Non ti farai prendere dal panico questa volta. Mi ordinai, annuendo come per rispondermi. Doveva essere un'altra fase delle Prove, e questa volta avrei combattuto per cambiare le cose, per mettere la parola fine a tutto quello. Era strano, ma anche solo sapere di avere un piano, sapere di essere disposta a tutto per ottenere la libertà, provocò in me una calma sorprendente. 
Forse non potevo aprire la porta, ma magari potevo buttarla giù o spaccarla. Forse avrei potuto buttarci contro la sedia o abbatterla dando colpi con la scrivania o...
Risi di me stessa e dei miei pensieri illusori. Non avrei potuto fare niente per aprire quella porta che sembrava dannatamente fortificata all'esterno.
Avanzai verso la scrivania, spinta dalla curiosità e una volta raggiunta accarezzai il legno morbido, fino a notare tre cassetti sul suo lato.
Mi misi in ginocchio e portai la mano sul primo, aprendolo di colpo. Niente. Provai col secondo. Niente. Trascinai la mia mano sul piccolo pomello rotondo del terso cassetto e chiusi gli occhi per un attimo, prima di aprire anche l'ultima delle mie speranze.
Feci un profondo respiro e, sempre tenendo gli occhi chiusi, feci scorrere il cassetto verso l'esterno.
Ti prego, ti prego, ti prego. Aprii prima un occhio, poi l'altro. Ti prego, ti...
Sbarrai gli occhi per lo stupore e sentii il mio fiato mancare. Allungai la mano dentro il cassetto, indecisa se afferrare o no quell'aggeggio mortale.
Alla fine, spinta dalla curiosità, feci scorrere le mie dita lungo di esso e poi, tenendolo a devota distanza dal mio corpo, sollevai l'oggetto metallico.
Lo rigirai tra le mani e mi morsicchiai il labbro per il nervoso. Cosa caspio potevo farne io di una pistola? Spararmi? Be' la W.I.C.K.E.D. non avrebbe avuto la mia vita - o ciò che ne rimaneva - così facilmente. Tenni sotto controllo il panico. Non mi lasciai sopraffare dalla paura. Feci un respiro profondo e chiusi il cassetto, alzandomi cautamente in piedi.
Non avevo mai usato una pistola. Come facevo a...
Senza neanche avere il tempo di formulare un altro pensiero, sentii un clic meccanico dietro di me. Mi voltai di scatto, impaurita e con il cuore in gola.
La porta! Era stata la porta a fare quel rumore! Avanzai di qualche passo, ma poi mi bloccai. E se fosse stato anche quello una parte delle Prove? E se fuori da quella porta mi stessero attendendo Dolenti o Spaccati? 
Ora forse iniziavo a capire la funzionalità della pistola. La strinsi nel palmo destro, tremante, poi - per darmi più fermezza - chiusi anche la mia mano sinistra attorno ad essa e la puntai davanti a me.
Silenziosamente feci qualche altro passo, poi - quando fui abbastanza vicina alla maniglia - allungai la mano sinistra verso di essa.
Non appena le mie dita entrarono in contatto con il metallo freddo di cui era rivestito il pomello, la porta si spalancò, lasciando entrare una folata gelida di vento.
Immediatamente riportai la mano sulla pistola e la puntai sulla figura che mi si era materializzata davanti. Dovetti trattenere un urlo quando riconobbi chi fosse.
Capelli biondi, corporatura atletica e abbastanza muscolosa, naso a patata, labbra piegate in una smorfia divertita e il solito carattere strafottente di una volta.
L'unico problema era che... Lui era morto. Lo avevo visto con i miei occhi!
"E' un piacere rivederti, Elena." disse con un ghigno stampato in faccia.
"Z..." prima di riuscire a pronunciare il suo nome, dovetti ingoiare il groppo di panico che mi serrava la gola. "Zart?"

*Angolo scrittrice*
Ehi pive! Da quanto tempo!
Vi sono mancata, eh?
Da dove partire? Be' innanzitutto, vi dico solo che Zart non sarà l'unico ad essere 'tornato in vita', per così dire. Ci sarà anche un'altro personaggio più avanti che si riscoprirà non essere morto, ma non vi anticipo niente!
Vi mancava Zart?
Poi, ultima cosetta: per quanto riguarda le pubblicazioni, penso che manterrò il ritmo del libro scorso, ovvero due giorni di pausa e il terzo giorno aggiorno la storia. Es: dato che ho pubblicato oggi, il prossimo aggiornamento avverrà di sabato sera. Gli aggiornamenti avverranno SEMPRE di sera, ad esclusione di qualche eccezione. Cercherò di essere sempre puntuale, ma purtroppo ci saranno alcune volte in cui dovrò ritardare di un giorno o due, per via degli impegni che prenderò.
Dopotutto, è estate anche per me, no? Ma non preoccupatevi, vi avviserò sempre lasciando un messaggio in bacheca (quindi tenetela d'occhio).
A proposito, come stanno andando le vostre vacanze?
Baci,
Inevitabilmente_Dea ♥

PS: so che il capitolo è abbastanza corto, ma per iniziare il libro ho preferito non aggiungere altro ;)

   
 
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