Quella sera di ottobre era particolarmente fredda e Raven sentiva il tocco del vento sulle sue gambe scoperte. Ma doveva meditare ancora. Era l'unico modo per opprimere tutto ciò che le ronzava attorno, l'unico modo per calmare i suoi demoni e per vincere le sue ombre.
< < Raven, vieni in casa dai. Ci stiamo preparando per cenare > >
Dannazione.
< < Rifiuto cordialmente, scusatemi. Sento il bisogno di rimanere qui. Vedi quanto è bella la notte? > > la sua voce passò da un tono leggermente irritato per l'interruzione ad uno più caldo ma pur sempre impersonale.
Robin alzò lo sguardo osservando il cielo, dal tetto della grande torre a forma di "T" si poteva vedere , e sentire , pioggerellare ancora. Le gocce scintillavano dolcemente ogni volta che toccavano il cielo là dove la luce dei lampioni arrivava e le faceva brillare.
< < Prima di incontrarti mi sono sempre domandato se il sentimento confortevole che provo stando al buio é un problema mio > >
Si sedette accanto a Raven a distanza amichevole, osservando la sua faccia concentrata mentre mimava qualche suo incantesimo. La pioggia la bagnava leggermente, senza infastidirla, poiché quella volta , al posto di chiudersi nella sua sfera nera , si era concessa di sentirla. Ricordandole che era viva.
< < Io passo così tanto tempo da sola, nel buio...che , ogni tanto, ho paura di ricaderci dentro. > > la voce di Raven era sottile, spaventata. Mentre le sue iridi passeggiavano agitatamente da un posto all'altro, nel cielo.
Si voltò verso il ragazzo che la stava già ammirando con i suoi occhi scuri e l'aria fredda e misteriosa di sempre. Il genere di volto a cui ti ci abitui, che diventa familiare e ti da un certo conforto in ogni momento critico.
< < Sarò qui, ti prenderò e ti tirerò fuori. Ogni volta. > >