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Autore: Phoenix Mars Lander    04/07/2016    4 recensioni
Da quando si è trasferito nel suo Bilocale A Prova Di Studente Universitario, Harry Styles non ha dato molto peso al muro decisamente poco spesso che separa il proprio appartamento da quello accanto.
Comincia a rendersene conto in modo alquanto brusco quando la sua vicina di casa muore, portandosi via con sé i pettegolezzi del tè delle cinque e lasciando al proprio posto la presenza ingombrante di Louis Tomlinson, un ragazzo che organizza troppe feste con tanto di musica troppo alta, canta a squarciagola sotto la doccia, si sveglia troppo tardi e ha il pessimo vizio di fumare sui gerani di Harry.
(Ovviamente Larry.
Il rating potrebbe cambiare nei prossimi capitoli.)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quarto capitolo
We're a disaster






La cena, che era partita come una semplice scommessa ma si sarebbe rivelata una clamorosa vittoria con tanto di consacrazione di Louis a Masterchef d'Inghilterra, venne rimandata di un giorno. Poi di una settimana. Poi di due settimane.
Louis e Harry s'incrociavano solo sul pianerottolo, ormai, salutandosi e liquidandosi con dei frettolosi scusa, devo scappare a studiare – o peggio: scusa, devo scappare a studiare con Xander. Anche se era domenica sera. Sera tardi. Possibile che quel diamine di ragazzo non fosse in grado di leggersi un fottuto libro di letteratura inglese da solo?
Comunque Louis non ci pensò molto – anzi, non ci pensò affatto – perché aveva un esame di microbiologia che gli torreggiava sulla testa minacciando efficacemente la sua media scolastica e certamente non aveva tempo né voglia di mettersi ad immaginare cosa facessero quei due durante le pause dallo studio. Fu un caso che la matita gli si spezzò in mano quando gli balenò in mente l'immagine di Harry che recitava Shakespeare a quel coglione.
Le giornate di Louis si erano ridotte a libri, caffeina e rock 'n' roll. E sporadici episodi di stalking sul profilo Facebook di Xander Ritz. Beh, in realtà non lo stava stalkerando. Si stava solo assicurando che non fosse un pazzo maniaco con inclinazioni piromani che progettava di dar fuoco all'appartamento di Harry. Le fiamme avrebbero potuto propagarsi fin da Louis e ucciderlo. Ecco, stava soltanto tutelando se stesso. E Reginald Parsons.
Fu sempre per amore di se stesso e Reginald che Louis indugiò un po' troppo sul pianerottolo, il giorno del suo esame, a fissare la porta della casa di Harry da cui Xander era entrato la sera prima e dalla quale non era uscito. Forse. Probabilmente. Louis lo immaginava. Non poteva saperlo per certo perché ovviamente non era rimasto a ripassare sul divano per tutta la notte solo perché così avrebbe potuto accorgersi di quando Xander avesse smesso di ridere come una foca sotto LSD e se ne fosse andato.
Louis aggrottò le sopracciglia e riservò un'occhiataccia particolarmente risentita al pomello d'ottone, pensando a tutti i microrganismi che avrebbe voluto distruggere in quel momento. Cervello di Xander compreso.
Stava giusto concentrando tutta la propria forza mentale nel tentativo di far esplodere il ricordo di Xander prima che questi gli facesse esplodere la testa quando la porta si spalancò all'improvviso e Louis si ritrovò davanti un esemplare di Harry Styles coi capelli scompigliati e le palpebre appesantite dal sonno affiancato da un esemplare di Xander Ritz che sembrava appena uscito da una sessione di sesso selvaggio ed era ora intento ad abbottonarsi il cappotto scuro.
Un peso indefinito chiuse la bocca dello stomaco di Louis e lui si chiese se per caso il pesce del sushi che aveva ordinato la sera prima non fosse avariato.
«Hei!» esclamò Harry appena lo vide, le iridi verdi luminose che facevano a pugni con quella grigia e fredda mattina londinese.
«Come s-»
«Esame!» lo interruppe Louis, affondando le dita nella borsa a tracolla fino a farsi venire le nocche bianche. «Devo scappare.»
Senza proferire un'altra parola si fiondò giù per le scale, stringendosi la sciarpa blu al collo e reprimendo la voglia di vomitare.





Louis si accasciò contro il muro esterno dell'edificio scolastico, sentendo l'umidità di ogni singolo mattone perforargli la carne ed entrargli nella spina dorsale.
«'Fanculo» imprecò sottovoce.
Il telefono s'illuminò per un attimo e Louis diede un'occhiata allo schermo.
Da: Lottie
Se n'è andato.
Gettò la testa all'indietro, sbattendola contro la superficie dura con un tonfo, e si morse il labbro inferiore fino a sentire il sapore del sangue tra i denti.
Il cellulare gli vibrò in mano e Louis lo portò stizzito all'orecchio, accettando distrattamente la chiamata e sputando un Che cazzo c'è? molto poco amichevole alla cornetta.
«Ow, ehm. È un brutto momento, Tommo?»
La voce sorpresa e lievemente preoccupata di Liam lo fece sospirare. «No, Lì, scusami. Non ho passato l'esame.»
«Merda, amico, mi dispiace. Vuoi che annulliamo la festa? O magari ordiniamo qualche fusto in più di birra?»
Louis deglutì con non poca fatica – aveva un ammasso di lacrime bloccate in gola – e chiuse gli occhi. Cazzo, il party di Halloween. Se n'era completamente dimenticato.
«No, non me la sento di uscire stasera. E non voglio che tu e Zayn rinunciate alla festa – precisò prima che Liam potesse controbattere – possiamo sempre vederci domani. O quando vi sarete ripresi dalla sbronza e correrete da me a chiedermi cos'era quella cosa che avete sentito nei pantaloni quando vi siete svegliati l'uno sull'altro. Preferibilmente senza vomito di mezzo.» Abbozzò un sorriso a quell'ultima immagine mentale, ma Liam ignorò completamente la sua allusione.
«Sei sicuro? È solo una festa, preferisco stare co-»
«Liam,» lo interruppe, «m'incazzerò tantissimo se butterete all'aria settimane di preparativi per una serata all'insegna della depressione scolastica. Che probabilmente entro stasera mi sarà già passata.»
Liam restò in silenzio per qualche secondo e Louis si abbandonò completamente contro il muro.
«Okay. Ma se hai bisogno chiamaci subito.»
«Sissignore!» biascicò Louis sorridendo. «Buona sbronza e buona limonata, Payne.»
Liam aveva appena cominciato a ribattere quando Louis chiuse la chiamata. Poi si raddrizzò e cercò dentro di sé la forza per muovere le gambe e tornare a casa.





Louis dormì per tutto il pomeriggio e gran parte della sera e quando si svegliò si appuntò per la settima volta di ricordarsi di comprare la vodka. Era stato tentato di andare a prenderne un po' dalla festa di Liam e Zayn, ma ciò avrebbe comportato l'uscire di casa e il dover incontrare delle persone e in quel momento avrebbe preferito guardarsi mille puntate di Say yes to the dress su Real Time.
Era in procinto di addormentarsi di nuovo quando suonarono il campanello. Louis grugnì nel cuscino, deciso a lasciar andare via chiunque fosse, ma dall'altra parte della porta d'ingresso provenne una voce inconfondibile.
«Lou?»
Louis s'irrigidì fra le coperte per un attimo, prima di buttarsi giù dal letto con poca grazia e andare ad aprire.
«Come mi hai chiamato?» domandò, la voce arrochita dalle troppe ore di sonno.
Harry avvampò sulla soglia, esibendo un sorriso imbarazzato. «Ehm. Ti ho trovato un soprannome?»
«Aah, ne sono lusingato.» commentò ironico. «E cosa ci fai qui, Occultatore di Cadaveri?»
Harry non si scompose di un millimetro. «I ragazzi mi hanno detto dell'esame e che non saresti venuto alla festa.»
Louis alzò le sopracciglia, appoggiandosi allo stipite di legno. «I ragazzi? Siete in confidenza adesso?»
«Niall» rispose Harry grattandosi la testa. «A quanto pare negli ultimi giorni ha passato più tempo da loro a giocare a quei... cosi sugli zombie che a casa propria. Sembra che abbia addirittura saltato il corso di balli irlandesi per questo, quindi dev'essere una cosa seria.»
«Corso di balli irlande-» Louis s'interruppe, stringendosi la base del naso fra due dita. «No, non voglio saperne nulla. Entra.»
Si spostò di lato e Harry si fece strada nell'appartamento, salvo poi girarsi subito e decretare «Mi devi un pranzo. Beh, una cena.»
Louis rimase immobile, spiazzato, la maniglia ancora stretta in mano. «A-adesso?»
Harry scrollò le spalle, sganciando un sorriso a mille watt. «Perché no?»
«Perché sono le dieci di sera e ho il frigo vuoto, tanto per cominciare.»
«Beh,» controbatté il riccio senza che le sue labbra retrocedessero minimamente dalle guance, «io ho fame e qua vicino c'è un supermercato aperto ventiquattr'ore su ventiquattro.»
Louis sbuffò, ma si era già arreso quando Harry aveva sorriso.





«Chi diavolo me l'ha fatto fare» borbottò Louis per l'ennesima volta mentre un gruppo di ragazzini iperattivi lo sorpassava, sventolando teschi di plastica e facendo alzare di volume i rimproveri della cassiera.
«Io» gli ricordò Harry, raggiante alla vista di quelle bestiole pestifere che scorrazzavo per le strade pretendendo dolci e caramelle.
Louis alzò gli occhi al cielo e afferrò distrattamente un pacco sullo scaffale. Stava per farlo cadere nel carrello che Harry manovrava quando lesse il nome sulla confezione.
«Ehm, no, questi no» affermò rimettendo i Ritz al proprio posto. Poi si voltò e si avviò deciso in cerca della pasta.
«Louis?» lo chiamò Harry seguendolo. «Dimmi che non ti sei rifiutato di prenderli per quel motivo.»
«Eh? Quale motivo?» chiese innocentemente soppesando due pacchi di penne.
«Xander fa Ritz di cognome.» Il divertimento nella sua voce era palese.
«Ah, sul serio? Non lo sapevo.»
Harry inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, fissandolo mentre Louis sembrava del tutto attratto dai valori nutrizionali stampati sul retro del pacco.
«Mh. Com'è che li hai posati?»
Louis scrollò le spalle. «Troppi grassi.»
«E le Pringles non sono piene di grassi?»
«Un uomo dovrà pur concedersi uno sfizio di tanto in tanto» ribatté Louis prendendo entrambi i pacchi e riprendendo a vagare per le corsie. «L'importante è non eccedere. Ecco perché ho preso solo le Pringles, per un leggero tocco di colesterolo alla mia dieta.»
Harry si sporse in avanti occhieggiando agli alimenti nel carrello. «Leggero. Ne hai prese undici confezioni.»
«Beh?» sbottò Louis voltandosi a fronteggiare l'altro. «Quando ci sarà l'apocalisse zombie e io sarò l'unico ad avere delle scorte di cibo m'implorerai di dartene un po' e io ti ricorderò questa conversazione per poi lasciarti morire di stenti.»
«E se io facessi scorta di Ritz per l'apocalisse zombie?»
Louis s'imbronciò. «Non funziona così.»
«Ah, no? C'è una guida che ti dice cosa si può mangiare e cosa no durante la fine del mondo?»
«Esattamente. E se giocassi anche tu a quei cosi sugli zombie lo sapresti.»
Harry scosse la testa, divertito, e lo superò dirigendosi verso la cassa. Louis lo seguì, ma si fermò per un momento davanti allo scaffale dei superalcolici. Li studiò velocemente, cercando nelle etichette colorate una soluzione ai propri problemi. Poi Harry lo chiamò e Louis impose alle sue gambe di smettere di tremare, prese un respiro profondo e raggiunse l'altro a mani vuote.





«Mi dai una mano?» domandò Louis, la voce attutita dal lenzuolo arrotolato che teneva fra le braccia.
Harry annuì e sorrise – come se avesse notato qualcosa di estremamente adorabile nella tragica immagine di Louis che gli camminava incontro cercando di non inciampare. Poi afferrò un'estremità del telo azzurro, inspirando il profumo del sugo all'amatriciana che stava cuocendo sui fornelli e impregnava tutto l'appartamento arrivando fin lì, in camera da letto.
«Tutto questo mi sta facendo venire voglia di mangiare un chilo di pasta e poi dormire per dodici ore filate» affermò Harry piegando il lenzuolo in due.
«Qualcuno ha fatto le ore piccole stanotte?» lo punzecchiò Louis con un peso nello stomaco alquanto familiare.
«Decisamente. Io e Xander ci siamo addormentati sul divano alle due e un quarto dopo una sessione di studio allucinante.»
Louis s'irrigidì, il cuore che batteva all'impazzata. Davvero non era successo altro?
Mosse un paio di passi in avanti, guardando Harry fare altrettanto. Quando furono uno davanti all'altro unirono le due estremità del telo. Poi lo lasciarono andare entrambi nello stesso momento.
«Ow, scusa!» esclamò Harry ridendo e abbassandosi sulle ginocchia. «Pensavo l'avresti preso tu.»
«Io pensavo che l'avresti preso tu» rispose Louis fra le risate, seguendo Harry e afferrando il lenzuolo. Alzò la testa troppo velocemente e andò a sbattere contro quella di Harry, che era più vicino di quanto immaginasse. «Siamo un disastro» decretò Louis.
Harry annuì, ma non si mosse di un millimetro. Rimase semplicemente lì, accovacciato davanti al suo viso, una mano appoggiata al pavimento e l'altra che stringeva il telo. «Decisamente» sussurrò, facendo vagare lo sguardo sul volto dell'altro e poi scegliendo le labbra come punto di arrivo.
Louis prese un respiro profondo e inspirò l'odore di gerani e lavanda e – strabuzzò gli occhi, scattando in piedi e fiondandosi in cucina.
Quando Harry lo raggiunse e si sporse da sopra la sua spalla per guardare nella padella, Louis era già nel bel mezzo della propria orazione mentale colma di insulti e vittimismo rivolto a qualunque divinità fosse in ascolto.
«È bruciato?»
«Abbronzato» rispose Louis con fare da professionista. «È una tecnica culinaria rinomatissima. So che non sei un esperto in queste cose, ma posso assicurarti che si trova in diversi libri di Gordon Ramsay, Jamie Oliver e anche dell'illustrissi- sì è bruciato.»
Sentì Harry, dietro di lui, soffocare una risata. «Pizza?»
Louis gemette, gettando la testa all'indietro contro il petto dell'altro. «Ti prego.»
Un'ora dopo erano entrambi seduti a gambe incrociate sul tappeto con un joystick in mano e lo stomaco pieno.
«Non è possibile» ripeté Louis per la centesima volta mentre Harry lo uccideva di nuovo. «La fortuna del principiante sta esagerando.»
Harry si limitò a ridere e continuò a far fuori zombie come se fossero stati fiorellini in un campo di primule. «Louis?» lo chiamò poi, mordendosi il labbro inferiore nella concentrazione.
«Mh?»
«Dov'è che parla dei Ritz e delle Pringles?»
Louis si paralizzò e il suo alter-ego nel videogioco venne miserabilmente distrutto. «Ricordami quante vite hai, Styles.»
Harry sorrise compiaciuto, raddrizzandosi a testa alta. «Tre. Tu zero.»
Louis si voltò a guardarlo, mettendo da parte il joystick. «No. Quante vite reali hai.» E gli si avventò addosso.
Harry emise un verso stridulo mentre veniva placcato e la sua schiena sbatteva contro il pavimento, ma il sorriso non lo lasciò neanche per un attimo.
Louis si mise a cavalcioni del suo bacino e si abbassò sul viso dell'altro, tenendosi in equilibrio con le mani appoggiate ai lati della testa di Harry. «Chi è che vince adesso?»
Harry si sporse in avanti, il corpo costretto a terra e il volto libero da qualsiasi peso, e mormorò a un soffio dalle labbra di Louis: «Sempre io.» Poi spinse contro il suo sterno e capovolse velocemente le posizioni, gettando Louis al suolo in un groviglio di gambe e imprecazioni e respiri strozzati.
Rimasero fermi a guardarsi, ansimanti, per una manciata di secondi, finché Louis non gettò il capo all'indietro e disse, semplicemente, «Mio padre se n'è andato di casa.»
Harry s'irrigidì sopra di lui.
«Tradiva mamma da un bel po' di tempo, a quanto pare. Adesso si è stufato anche di noi.» Chiuse gli occhi, combattendo contro le lacrime che stavano velocemente sgomitando per raggiungere la superficie. «Domani parto per Doncaster.»
Sentì Harry tremare leggermente e poi abbassarsi fino a pesargli su tutti i muscoli e appoggiare la testa sulla sua spalla. Allacciò le braccia al suo corpo e strinse, strinse, tenendo insieme i pezzi.
Louis guardò l'altro ragazzo e, lentamente, infilò una mano tra quei capelli scompigliati, accarezzandoli come se stesse accarezzando il proprio cuore, i propri vasi sanguigni, i propri sentimenti. Andò avanti così finché le ciocche di Harry non furono ancora più scompigliate, dei microcasini che gli scivolavano tra le falangi.
Louis si permise di pensare che i disastri gli erano sempre piaciuti.











Author's corner ~
Sono passati secoli, lo so. E sono stati secoli alquanto pessimi, per me. Ho ripreso a scrivere questa storia solo ieri, d'istinto, e per la prima volta dopo mesi mi sono sentita bene davvero.
Spero ci sia qualcuno che abbia ancora voglia di leggerla, perché io ho tanta voglia di continuarla.
Vi mando tante scuse e tanto amore ♥
  
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