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Autore: _Akimi    10/07/2016    1 recensioni
[Russia x Canada]
"Eppure, Matthew pensa di non riuscirci; si ripete che non è pronto – non sarà mai pronto – perché è un disastro con le persone e limitarsi a scrivergli lo faceva sentire al sicuro tra le quattro mura della sua camera.
Ora si ritrova fuori, sulla strada, nel mondo, in quella società in cui non si sente di appartenere e questo non cambia ciò che pensa di sé stesso, anche se Ivan non ha mai giudicato la sua eccessiva ritrosia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ivan Braginski è seduto comodamente sotto la veranda di casa sua; non se ne trovano molte, di abitazioni così piccole vicino a Boston, ma lo stato del Massachusetts lo fa sentire un po' a casa poiché lì l'inverno è piuttosto rigido e i primi fiocchi di neve gli ricordano il tempo della sua amata Russia, anche se un gennaio passato a Volgograd o Mosca è molto più freddo che negli Stati Uniti.
Si è coperto da capo a piedi, non soffre particolarmente le temperature basse, ma è affezionato alla sciarpa che sua sorella gli ha spedito dall'Ucraina e non può farne a meno anche quando si rinchiude in casa perché è l'unico oggetto che gli ricorda di non essere poi così solo al mondo.

Pensa che Boston sia una città molto affascinante - dista esattamente un'ora e trenta minuti da dove abita lui e le lunghe strade americane lo invogliano qualche volta a prendere la sua macchina, a mettersi al volante e guidare per visitare musei o per essere spettatore di qualche rievocazione storica.
Non li capisce proprio, questi patriottici americani, però è indubbiamente attratto dal loro stile di vita, dalla loro lingua e sopratutto dai loro modi di fare.
Sono contraddittori, spesso violenti, ma alle volte rispettosi dei diritti altrui, pronti a combattere per delle cause più grandi e sono le conquiste storiche, non di carattere bellico, a convincere Ivan che gli Stati Uniti non siano un paese così maligno.
Tuttavia, c'è un aspetto che non lo aiuta a dare un commento oggettivo al paese e questo elemento si trova esattamente tra le sue mani rappresentato, in questo caso, da un insieme di ordinate lettere e con una foto allegata che non ha ancora il coraggio di guardare, non per timore di rimanerne deluso, ma perché si conosce bene e la decisione che sta per prendere non è da considerarsi di poco conto.

Il foglio intestato che stringe tra le dita ha un lieve profumo dolce, lo nota sempre quando riceve la stessa busta giallo canarino nella propria casella delle lettere.
La prima riga è sempre compilata con ordine, la stessa calligrafia che ha iniziato ad amare inconsapevolmente e che ha esaminato così tante volte dal ricordare la forma di ogni singola lettera, di come l'inchiostro è caduto per formare una leggera virgola e di quegli infiniti spazi bianchi che allontanano il "Caro Ivan," dall'inizio del discorso.
Una volta trovati i primi saluti scende subito con lo sguardo, ignora il corpo della lettera e si perde con le iridi verso la conclusione: vuole leggere prima il suo nome, ripete quello che orma già conosce, ma a cui non riesce ancora ad abituarsi.
Sì, è consapevole che le lettere che riceve finiscano sempre così: una piccola sbavatura, un altro spazio e poi una firma veloce, ma elegante.
 
Matthew Williams
Con il passare del tempo si è ritrovato a ripetere quel nome senza un motivo preciso, ha immaginato per così tanti mesi quale potesse essere l'aspetto di quel Matthew che ha conosciuto un po' per caso, nel programma di "penpals" organizzato nello Stato in cui risiedono entrambi ed è finito con sapere tutto di lui: è uno studente della MIT, scienze della terra – ha spiegato quella volta in cui hanno descritto quali siano le loro grandi ambizioni -, un ragazzo impacciato, dedito a passare il tempo sui libri e chiuso in camera sua; non è un amante delle feste, preferisce la solitudine, proprio come Ivan, ed è il suo carattere introverso ad averlo portato a fare conoscenze tramite lettere.
Braginski prova un po' di vergogna, anche se non lo ammette apertamente, perché è ben consapevole dei sentimenti che prova nei confronti di quel giovane Williams: un paio di anni li dividono, eppure il russo non ha mai incontrato qualcuno che abbia lo stesso fervore nel discutere delle proprie passioni.
Le parole che legge nelle lettere trapelano la semplicità d'animo di Matthew, Ivan ne riconosce la bontà e anche quel pizzico di ingenuità che accomuna i ragazzi della sua generazione, anche se Braginski si è ritrovato più di una volta a pensare che Williams non è come gli altri, è più riflessivo e prudente, motivo per cui spesso si è descritto come "ombra di questa vasta società."

La lettera che ha trovato oggi ha un tocco diverso dalle altre: la grafia di Matthew è più disordinata, alcune lettere sono vicine le une alle altre e qualche parola mostra un evidente tremolio della mano, aspetto che Ivan trova piuttosto adorabile, sebbene il canadese non sia l'unico ad essere scosso da forti emozioni.
Braginski si ripete che è abbastanza adulto da poter contenere le proprie sensazioni, deve essere Matthew il più sincero tra i due e non appena inizia a leggere attentamente il contenuto, un breve sorriso si dipinge sul suo viso.
"Caro Ivan,

Spero tu possa perdonarmi per essermi deciso a rispondere alla tua lettera solo ora.
In tutta sincerità, ero piuttosto occupato con gli studi: la sessione di esami è iniziata, mio fratello insiste dicendo che dovrei passare meno tempo sui libri, ma scriverti mi basta per distrarmi un po'.
Alfred dice che sono un vecchio e che mandare lettere ad una persona che vive nello stesso stato è una cosa stupida, ma sono contento che tu mi stia dando ragione; non sono molto bravo a relazionarmi con le persone, ma mi piacerebbe incontrarti. Per questo continuerò a scrivere.
Alfred dice che... scusami, non voglio parlare così tanto di mio fratello, ma è piuttosto curioso a riguardo e per poco non lo scoprivo frugare nella nostra casella per leggere le lettere che mi invii!
Non c'è nulla di personale in... Non ho nulla da nascondergli, ma penso che i suoi consigli non siano del tutto sbagliati.
Ho pensato di allegare una mia foto... non devi fare lo stesso se non vuoi! Ci scriviamo già da molto tempo ed è solo un'idea.
Ero alle cascate del Niagara con mio fratello, è stata una gita molto divertente, tu ci sei mai stato?
Dovresti farci un pensiero.


Attendo una tua risposta,
 
Matthew Williams


Le mani di Ivan tremano appena, ripiega ordinatamente il foglio in tre parti e si decide ad osservare finalmente la foto, celando un sorriso divertito non appena i suoi occhi violetti incontrano una piccola, buffa figura nascosta sotto strati e strati di vestiti.
Il ragazzo che ha davanti a sé non è esattamente come lo immaginava: Matthew è più grazioso, increspa timidamente le labbra e indossa una montatura sin troppo grande per la forma del suo viso, ma gli dà un'aria gentile e delicata, dettaglio che non passa inosservato all'attento sguardo del russo.
Ivan percorre con le dita la fotografia, l'avvicina a sé per scrutare al meglio l'espressione pacata del canadese e sorride di nuovo, forse addolcito dal modo in cui Matthew stringe le spalle, nascondendo con l'ingombrante sciarpa le gote arrossate; indossa una tuta da sci rossa, un cappello con una foglia d'acero disegnata al centro gli copre il capo, ma si intravedono un paio di ciuffi biondi che gli ricadono gentilmente sul viso, sfiorandogli il mento.
E' davvero un ragazzino – pensa Ivan; anche se legalmente è maggiorenne e può prendersi cura di sé stesso senza il bisogno di altri; certo, Braginski pensa che sia eccessivamente legato al fratello maggiore, i due sono inseparabili, da quanto a compreso dalle sue lettere, ma trova piacevole anche quell'aspetto del ragazzo poiché anche per lui la famiglia è importante e avere due sorelle lontane lo rattrista sempre un po'.

Ritorna con gli occhi alla foto, si decide dopo lunghi attimi di poter fare lo stesso e così, ritornando in casa, inizia a pensare quale album riprendere tra le mani per trovare un modo per fare un'ottima impressione sull'altro.
 
* * *

 
«Sembra un vero sfigato. Davvero, chi metterebbe una giacca del genere in piena estate?»
Matthew si volta di scatto, ha il volto arrossato e sa che è troppo tardi per nasconderlo; Alfred se ne sta lì fermo, appoggiato allo stipite della porta di camera sua e non riesce a trattenere un risata, tra il divertito e il disperato, perché trova suo fratello piuttosto ingenuo nei suoi sciocchi modi di fare; è chiaro che Matthew si siano preso una pessima cotta per quell'uomo, Alfred non è completamente favorevole alla questione, ma il più piccolo si trova spesso seduto sulla sua scrivania, i libri da una parte e dall'altra una di quelle lettere che Jones cerca sempre di afferrare prima di lui.

«Non è una foto che ha scattato poche settimane fa; a Marzo è andato in Russia.»
Cerca di spiegare pazientemente Matthew; guarda l'espressione contrariata del fratello e sa che non potrà convincerlo perché Alfred ha questo odio innato per il resto del mondo, qualcosa che lui non riesce a capire e condividere, ma con il passare del tempo è riuscito a conviverci e cerca di non dare troppo peso alle affermazioni un po' superficiali nei confronti di Ivan.
«Secondo me...» Matthew aggrotta la fronte, vede l'altro entrare per avvicinarsi a lui e si ritrova d'istinto a stringere la foto a sé, come a volerla allontanare da qualsiasi pericolo.
Conosce bene suo fratello, ma per quanto gli voglia bene, non può decidere per chi provare dei sentimenti e l'interesse che ha per Braginski è chiaro anche ad Alfred, sebbene faccia di tutto per distrarre il fratello dallo scrivergli sciocche lettere.
«Secondo me ti vuole solo scopare, Matt.»
La schiettezza di Jones non è una peculiarità che rende indifferente Matthew; quest'ultimo accetta la sua sincerità solo perché sono fratelli, ma qualche volta trova i suoi commenti ed opinioni personali del tutto fuori luogo e neppure il suo modo di esprimersi è dei migliori, motivo per cui spesso si siano trovati a litigare.
Condividere un appartamento con lui è difficile – questo Matthew se lo ripete spesso, ma l'unica cosa a convincerlo sono i proprio studi poiché è comodo avere qualcuno ritornato a casa e Alfred gli vuole bene, nonostante lo dimostri a suo modo.

«Andiamo, tu stai ancora studiando e lui avrà ormai raggiunto la trentina. Non pensi che possa essere sposato?»
Matthew lo riconosce subito, quel piccolo sorriso che si sta formando sul volto di Alfred, conosce bene i sintomi della sua idiozia e l'ironia che utilizza per metterlo in imbarazzo è un'arma a cui Williams è divenuto meno vulnerabile.
«O forse no, dato il soggetto.»
Quelle parole riecheggiano nella stanza silenziosa, questa volta Matthew non risponde subito e gli volta le spalle come a volergli suggerire di andarsene; Alfred non è molto bravo a capire le persone, è sempre troppo eccentrico, pieno del proprio ego, ma è abituato alla tortura del silenzio da parte di suo fratello minore ed ha varato perfette strategie per risolvere un problema prima che possa portarli ad ignorarsi per settimane intere.
Matthew è fatto così, è una persona estremamente buona, sin troppo buona, ma quando si arrabbia – quelle poche volte che succede – finisce con chiudersi in sé stesso, lasciando Alfred da solo, sebbene si trovino sotto lo stesso tetto.
L'appartamento in cui abitano non è molto grande e tutti i tentativi del maggiore – da simpatici post-it sul frigo alla colazione portata sin in camera – non servono per convincere l'altro.

«Ci sono mille ragazze alla MIT, no? Perché non provi con una di loro?»
Alfred nota finalmente l'espressione di Matthew; il più piccolo si è voltato verso la sua parte e gli occhiali gli sono scivolati sul naso, mettendo il risalto uno di quegli sguardi che fanno gelare il sangue nelle vene del coraggioso Jones.
In questi casi neppure un ragazzo estroverso come lui riesce a resistere, evita di guardare suo fratello negli occhi e finisce con il puntare le iridi verso la punta delle proprie scarpe perchè, lo sa, Matthew furioso non è un qualcosa che vorrebbe piacevolmente sperimentare, non di nuovo.
«O ragazzo, non importa. Qualcuno della tua età, Matt!»
Alfred si passa una mano tra i capelli, si gratta nervosamente la nuca e ritorna ad osservare l'altro che, per suo fortuna, pare essersi tranquillizzato, anche se è deciso a non dargli ragione sulla faccenda.
La sua vita è una sua decisione: Matthew desidera incontrare Ivan già da molti mesi, l'idea di vedersi di persona è balenata nella testa di entrambi, anche se nessuno dei due ha mai esplicitato l'idea per timore.
Ci sono state un paio di telefonate, la maggior parte tramite telefono pubblico perché Alfred non resiste mai dall'attaccarsi alla cornetta che c'è in cucina solo per sentire i due parlarsi.
Una volta è riuscito a sentire un'intera conversazione senza essere scoperto, certo, l'episodio si è concluso con un Matthew fermo in salotto ad osservare il fratello ancora con il telefono vicino all'orecchio, ma Jones non si è mai divertito come quella sera!
I due parevano due completi idioti: Matthew ha passato il tempo dell'intera telefonata balbettando, ma anche quell'Ivan gli è parso piuttosto strano, sopratutto dal suo modo di ridere – che Alfred definirebbe tetro o agghiacciante.

«Credi che se l'avessi per caso trovato non ci avrei pensato? In quella scuola sono tutti figli di papà, Alfred. E' una fortuna che io abbia vinto la borsa di studio, lo sai anche tu.»
Il più grande sbuffa annoiato; è arrivato a pensare che Matthew lo faccia apposta, deve per forza esserci un gene nella loro famiglia che li porti ad essere fastidiosamente modesti, ma più di tutti gli altri, è proprio Matthew a vantarsi implicitamente del suo essere intelligente, almeno da quello che nota Alfred di lui.
«Senti...Non litighiamo ancora su questa faccenda. Voglio incontrarlo, sicuramente sono io a sbagliarmi, in fondo è come hai detto tu, lui è più grande di me quindi non si farà problemi a dirmi che non è interessato.»
Matthew osserva Alfred, ha ripetuto quelle parole tanto dall'aver iniziato a crederci perché le sue insicurezze lo assalgono spesso e preferisce non rimanere deluso, come molte altre volte; si ripete spesso che per Ivan è solo un passatempo, scrivere un paio di lettere ad un ragazzino non può considerarsi qualcosa di serio e si sente uno stupido per non essere riuscito ad evitare di essere coinvolto sentimentalmente.

Sa che Alfred non può capire, è la calligrafia ad avergli fatto comprendere così tanto di Ivan: è introverso, ma non insicuro di sé; ha solo bisogno di potersi fidare di qualcuno, di potersi raccontare senza essere giudicato e Matthew non lo fa mai, con nessuno, perché ha provato sulla sua stessa pelle che cosa significhi essere escluso, ignorato o considerato di poco conto.
Ivan è giunto un po' per caso nella sua vita, ma Matthew trova la sua compagnia piacevole e la decisione di incontrarlo non può essere ostacolata da nessuno.

«Quindi se ti vietassi di vederlo sarebbe una scelta assurda da fare?»
La domanda di Alfred è davvero sincera, è preoccupato per lui, ma capisce dal suo sguardo che Matthew ne ha bisogno; deve incontrare Ivan per comprendere qualcosa che va ben oltre alla loro relazione, deve capire qualcosa di sé e Alfred non può che accettare il volere di suo fratello.
«Ok, va bene, non mi guardare così. Non ritornare a casa per dirmi che avevo ragione io.»
Un sorriso sincero illumina il volto di entrambi che, nonostante tutto, sono grati di essere unito da un forte legame di sangue.
 
* * *

 
Matthew si sente uno sciocco; è fermo davanti alla tavola calda in cui si sono dati appuntamento da più di dieci minuti, ha girato attorno all'intero edificio per un paio di volte e poi è ritornato nello stesso punto, nascondendosi vicino ad un palo della luce che serve solamente a metterlo più in mostra.
Lo vede lì, lo osserva mentre legge un libro di cui Matthew non riesce a comprendere il titolo; con la mano destra tiene stretta una tazza di té caldo, soffia su di esso non prima di sorseggiarlo e poi ritorna con lo sguardo sulle sue pagine, aggrottando la fronte ogni qualvolta deve far fronte ad una qualche scena difficile o interessante.
Anche in quel momento Matthew lo guarda, si morde il labbro e stringe le spalle perché Ivan sembra esattamente lo stesso delle lettere, solitario, taciturno e amante delle piccole cose.
Williams è indeciso, ricorda le parole del fratello e pensa che Braginski non possa fare per lui: non è una questione di età a dividerli, ma di maturità – sì, Matthew non pensa di essere maturo abbastanza per un passo così importante, non ha mai avuto relazioni, non si è mai davvero innamorato di qualcuno, ma ora Ivan Braginski occupa il suo sguardo e l'unica cosa a cui riesce a pensare è ciò che prova per lui.

Si sistema nervosamente la montatura degli occhiali e non allontana gli occhi dalla sua figura: lo vede piegato verso il tavolino, il profilo del suo viso pare dargli un'aria buffa con il suo pronunciato naso e un paio di ciuffi a ricadergli di fianco, ma Matthew lo trova affascinante così come quando lo vide per la prima volta in foto.
Alfred lo schernirebbe per i suoi gusti personali, ma lui non è una persona a cui interessa solo l'aspetto fisico: Ivan è unico per ciò che gli ha trasmesso, per quello che ha raccontato del suo paese di origine e per il modo in cui l'ha ascoltato sinceramente, senza sentire la necessità di mentire sul proprio interesse.
Eppure, Matthew pensa di non riuscirci; si ripete che non è pronto – non sarà mai pronto – perché è un disastro con le persone e limitarsi a scrivergli lo faceva sentire al sicuro tra le quattro mura della sua camera.
Ora si ritrova fuori, sulla strada, nel mondo, in quella società in cui non si sente di appartenere e questo non cambia ciò che pensa di sé stesso, anche se Ivan non ha mai giudicato la sua eccessiva ritrosia.

Quando ritorna con lo sguardo verso di lui sente il proprio cuore fermarsi; Ivan ha alzato il capo, tiene il libro socchiuso davanti a sé e con quelle iridi violette che Matthew ha sognato spesso lo sta guardando, sta guardando esattamente lui!
Il canadese non sa più come comportarsi, si fa piccolo nascondendo il viso arrossato dietro al colletto del giaccone che sta indossando ed è sollevato nel sentire la pioggia picchiettare contro i finestrini delle macchine, contro il tessuto dei suoi vestiti e sulle lunghe strade statunitensi; è contento di vedere che non stia smettendo di piovere perchè pensa ingenuamente che quest'ultima possa fermare Ivan dall'uscire dal locale e raggiungerlo.

Si sbaglia: il russo sta indossando il suo cappotto, ha nascosto il libro dentro ad una tasca e ha abbandonato la propria tazza sul tavolino, coprendosi con la sciarpa della sorella non appena raggiunge l'esterno della tavola calda.
Si ferma esattamente dalla parte opposta della strada, un paio di macchine che sfrecciano sull'asfalto bagnato li dividono, un semaforo diventa all'improvviso verde e Matthew chiude gli occhi, sentendo il proprio cuore palpitare incontrollato.
Non ha il coraggio di riaprire le palpebre, sa che ritroverà in pochi attimi Ivan davanti a sé e questo lo spaventa perché non sa come parlargli, che cosa possa dirgli e se abbia il permesso di considerarsi un suo confidente; si sono parlati per così tanto tempo, scritto per così tanto tempo, ma Matthew non pensa di essere lo stesso ragazzo che Ivan si aspetta, si considera inferiore per un motivo che non conosce e per questo rimane in silenzio non appena il russo lo saluta con un piccolo sorriso dipinto sul volto.

«Matvey, da quanto tempo sei qui fuori?»
Da quelle parole trapela preoccupazione, ma anche curiosità perché Ivan sa di avere di fronte un ragazzo responsabile, eppure non si spiega l'espressione sofferente che incupisce quel viso che ha immaginato da settimane e che ora dista così poco da sé.
«Stai tremando.»
E' perplesso, cerca una soluzione negli occhi ametista del più piccolo, ma comprende il suo imbarazzo dal suo arrossire e dal modo in cui insistentemente la sua mano sfiora un lembo del giaccone, stringendolo con forza.
«Vieni, andiamo da qualche parte. C'è una libreria qui vicino.»
Ivan lo afferra delicatamente dal braccio, lo stringe a sé senza un particolare motivo, ma Matthew non si lamenta e non può che apprezzare il piacevole tepore che il corpo del più grande emana, convincendolo a farsi ancora più piccolo contro di lui.

La libreria di cui parla Ivan non è così lontana, attraversano un paio di isolati e poi entrano, di fretta, completamente bagnati; la commessa dietro al bancone li osserva con sguardo curioso, i due non si sono ancora resi conto di essere l'uno contro l'altro, Braginski non ha allontanato la mano dal braccio di Matthew e solo dopo lunghi attimi decide di lasciare la presa, vedendo il più piccolo avanzare verso gli scaffali imbarazzato.

«Hai letto il libro che ti ho spedito?»
Ivan si inginocchia per stare accanto al canadese che, per evitare di mostrare il proprio viso arrossato, si è messo ad osservare i titoli dei romanzi sugli ultimi scaffali posti vicino al pavimento lucido del locale.
Vorrebbe dire che non gli importa nulla di lui, che non ha letto nessuno dei libri che gli ha consigliato, ma una parte di sé non può mentire e deve rivelare che ha amato il regalo che gli ha fatto settimane fa, inaspettato, ma più che gradito.
«Sì, mi è piaciuto molto, grazie.»
Si sforza di accennare un sorriso mentre incontra il suo sguardo, ma le sue labbra finiscono con il mimare una smorfia non desiderata che non offende il più grande, ma lo lascia confuso; pensa che Matthew sia ancora più timido di quanto si sia descritto, lo vede dubitare di sé stesso continuamente e questa sua peculiarità lo lascia contrariato, non perché sia deluso dal suo comportamento, ma poiché non comprende che cosa spinga un ragazzo come lui a sottovalutarsi.
«Potremmo comprare un altro libro, voglio farti leggere Il dottor Živago.»
Ivan si alza sorreggendosi sulle ginocchia, si sistema la sciarpa ordinatamente attorno al collo e si avvicina alla sezione dedicata ai premi nobel della letteratura; si volta indietro solo quando si accorge che Matthew è rimasto alla fine del corridoio, uno sguardo indeciso accompagnato da un sospirare poco convinto.

Lo vede camminare verso di sé con aria persa, evita di guardarlo negli occhi, ma quando raggiungono un punto abbastanza appartato della libreria, ove né commessi né i pochi clienti passano, Ivan si sente afferrare dal braccio, obbligato a poggiare delicatamente la schiena contro gli scaffali.
«Ivan, possiamo parlare?»
Braginski abbassa lo sguardo verso il viso di Matthew, osserva il lieve tremolio delle sue iridi, il modo in cui le sue dita rimangono strette al suo cappotto e lo sfregare di denti contro le labbra sottili che il russo si ritrova a desiderare senza un motivo preciso.
Si trattiene, sa che non può fare mosse avventate se vuole che Williams si fidi di lui completamente, ma non è sempre facile resistere ai propri istinti e il minimo che si può concedere è di portare la mano sinistra sul suo volto, carezzandogli lentamente la guancia calda.
Matthew arrossisce, non contiene il proprio imbarazzo perché Ivan riesce a far cadere tutte le sue difese, a spogliarlo di tutte le sue certezze e così cerca di sorreggersi da solo, di resistere alla fastidiosa sensazione che le sue gambe gli provocano, minacciandolo di farlo cadere lì, davanti al più grande.

«Nyet, so a che cosa vuoi arrivare.»
Il tono severo di Ivan lo destabilizza, lo vede irrigidirsi non appena un'anziana signora raggiunge il loro stesso corridoio e passano pochi secondi prima che Matthew si decida a lasciare la presa, dando le spalle al russo per prendere un respiro profondo.
Vuole risolvere tutto senza avere nessuna discussione; è legato ad Ivan come amico, ma è ovvio che non desideri da lui solo quel genere di rapporto ed è disposto a rinunciare alle loro corrispondenze se questo significa imparare ad affrontare i propri dubbi.
«Non posso sceglierlo Ivan; ho dovuto convincere mio fratello per poterti incontrare.»
Matthew bisbiglia, si allontana da quell'angolo appena trova il libro che l'altro gli ha suggerito; osserva la copertina e si ferma solamente a leggerne il nome dell'autore.
Giunge alla conclusione che Ivan senta la mancanza di casa propria, della Russia, ed è dispiaciuto per lui: forse gli Stati Uniti non sono adatti a persone riservate come loro, ad uomini che vivono ancora nei ricordi di un'infanzia che fu; eppure Matthew è grato che Braginski si sia trasferito, è contento di aver deciso di tentare a studiare a Boston perché sono state proprio queste casualità a permettere ai due di conoscersi, di incontrarsi.

«Tuo fratello non può prendere scelte al posto tuo.»
Parla in tono aspro, infastidito dal continuo nominare di quell'Alfred che spera vivamente di non dover mai conoscere di persona; sa che per rendere felice Matthew dovrà adattarsi alla sua presenza e cerca di immaginare una realtà in cui i due possano non avere ostacoli di alcun tipo: né l'età, né la famiglia e neppure futili restrizioni personali.
«Lo so, è per questo che sono qui. Io so cosa provo...» Accarezza con le dita la copertina del libro che ha in mano e sente Ivan poggiarsi delicatamente contro di sé, avvolgendolo dalle spalle in un abbraccio impacciato, ma consapevole di ciò che il canadese stia per rivelare.
«Potremmo provarci, vero?»
Matthew alza il capo e incontra il viso dell'altro poco distante dal proprio; sente il suo respiro caldo contro la pelle, la sciarpa a sfiorargli la nuca e le sue mani che lo tengono stretto al petto come a non volerlo vedere andare via.
«Certo che possiamo.»
Ivan accenna un breve sorriso ed è sollevato nel vedere Matthew rilassarsi, pensa che sia inutile arrendersi prima del dovuto e in conclusione, in qualsiasi modo la loro stramba storia possa finire, è convinto che valga la pena tentare.
  
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