Crossover
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Autore: Jade MacGrath    28/03/2005    5 recensioni
Cosa unisce una ragazza con la missione di uccidere i vampiri, un vampiro in cerca di redenzione, e una donna di Blue Cove di nome Miss Parker? La risposta è un simulatore, di nome Jarod. Crossover Buffy/Angel/Jarod il Camaleonte, incredibilmente arrivata seconda al 14° concorso di fanfiction del sito... leggete e commentate!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Lindsey era nervoso. Quel posto lo rendeva nervoso. L'uomo a cui lo avevano indirizzato lo aveva lasciato ad aspettare in uno di quegli ampi corridoi come se fosse uno dei loro uomini di fiducia, uno spazzino, come erano chiamati lì, e questo non gli andava a genio. Aveva attraversato mezza America per giungere lì, aveva lasciato Los Angeles e il lavoro allo studio legale, e Lilah. Soprattutto Lilah.

Quella donna con cui divideva la sezione dei Progetti Speciali avrebbe certamente provato a farlo fuori mentre era via. Ma ora doveva preoccuparsi di altre cose. Riguardò il dossier che stringeva tra le mani. Sì, i pezzi grossi di quel posto lo avrebbero trovato molto interessante…sempre che fossero disposti a credergli. Glielo aveva consegnato personalmente il suo capo, Holland Manners, pregandolo di muoversi nella massima segretezza.

Oltre a quello gli aveva consegnato un indirizzo: Il Centro, Blue Cove, Delaware. Sopra c'era scritto a matita un nome. Raines. 

 


 

"La prego, si accomodi signor…?" disse Raines andando a sedersi alla sua scrivania.

"McDonald. Lindsey McDonald."

"Bene. Conoscevo Holland, mi è spiaciuto sapere della sua morte. Come è successo?"

"È una storia lunga" tagliò il giovane avvocato.

"Vorrei vedere quello che ha portato con sé."

"La avviso, ha dell'incredibile quello che c'è scritto" disse Lindsay, porgendo il fascicolo all’uomo seduto di fronte a lui.

"Lei non ha mai lavorato qui, allora" esclamò Miss Parker entrando senza preavviso nella stanza "l'incredibile al Centro è la regola."

"Miss Parker! Ma come si è permessa…?"

"Non credo di averla mai vista" disse rivolgendosi a Lindsey, e ignorando deliberatamente Raines.

"È un avvocato di Los Angeles. È qui per mia richiesta, a differenza di lei."

"Ero venuta a sincerarmi che fosse ancora vivo dopo il suo viaggio in Oriente, idea di mio padre se vuole saperlo. Adesso anche dalla città degli angeli fa venire gente. Non le basta di avere come scagnozzi metà del Centro?"

Raines stava fremendo di rabbia, certamente ponderando una frase adatta con cui rispondere alla donna, quando il telefono squillò e lui e la sua cigolante bombola d'ossigeno sparirono subito dalla stessa porta dov'era entrata Miss Parker.

Miss Parker camminò lentamente verso la scrivania, e si appoggiò al tavolo prendendo in mano il dossier.

"Wolfram & Hart, documenti riservati, vietata la duplicazione" lesse.

"Sono per Raines. Nessun altro deve vederli…". Stava per dire a parte lui, ma la donna aveva già cominciato a sfogliarli, e così velocemente che dubitava stesse capendo qualcosa di quanto era scritto. Se avesse conosciuto Miss Parker da un po' più di un minuto e venti secondi, si sarebbe reso conto di quanto la sua considerazione fosse errata.

Cercò di scrutare sul suo viso segni di sorpresa, paura, o una qualsiasi altra reazione, ma gli occhi di ghiaccio rimasero tali fino a quando non li sollevò dal dossier per fissarlo dritto nei suoi.

"È tutto vero?"

"Dalla prima all'ultima parola."

"Ho detto che qui al Centro l'incredibile è la regola. Questo non è solo incredibile, è pura fantascienza."

"Lei non crede che esistano demoni?"

"Ho imparato a vederli nelle persone che mi circondano, e mi creda qui ce ne sono tanti, a partire da quello che è appena uscito, signor…?"

"Lindsey McDonald."

"Bene, Lindsey, venga con me."

"Ma…"

L'espressione degli occhi di Miss Parker gli fece morire in gola qualsiasi protesta, e quasi rassegnato si lasciò guidare dalla donna fino al sottolivello dove Broots e Sydney stavano lavorando.

"Sydney, il nome Wolfram & Hart risveglia qualcosa nei tuoi ricordi?" domandò Miss Parker a bruciapelo allo psicologo.

"Wolfram & Hart? Ma Jarod non ha lavorato per loro circa due mesi fa?"

"Il nome Jarod le dice niente?" chiese a Lindsey.

"Jarod Hope…sì che lo conosco. Ha mandato in galera due miei colleghi, e neanche i migliori avvocati dello studio sono riusciti a tirarli fuori. Come mai lo conoscete?"

"È una lunga storia" commentò Sydney, con uno dei suoi soliti sorrisi.

"Per caso è uno dei vostri?"

"In un certo senso lo era" rispose Miss Parker avvicinandosi al computer e battendo qualcosa alla tastiera, facendo poi cenno di avvicinarsi.

"Ecco, signor McDonald. Credo che sia il suo turno di mostrarsi sbalordito."

E non scherzava.

 

Simulatori.

Ecco qualcosa che di sicuro non si vede tutti i giorni.

Stava leggendo quello che Miss Parker, Sydney e Broots avevano raccolto, insieme a quel poco che Jarod aveva lasciato dietro di lui quando era scappato dal Centro. Lo aveva avuto sotto il naso per due mesi, e mai aveva sospettato che non fosse chi diceva di essere, o che non fosse un vero avvocato. Alzò un momento gli occhi dallo schermo, e fissò le persone nella stanza con lui. L'uomo che Miss Parker aveva chiamato Sydney stava sfogliando i documenti, con alle spalle l'altro uomo che aveva visto prima alla tastiera, calvo e magro come un'acciuga. Se ricordava giusto, Miss Parker l’aveva chiamato Broots. Scrutando le loro facce, si accorse che erano a metà tra l'incredulità e lo sconvolgimento. Miss Parker invece camminava lentamente avanti e indietro, i pensieri che la preoccupavano accuratamente celati dalla sua corazza. Da una rapida analisi parevano tutti e tre menti molto razionali. Avrebbero accettato di mettere in discussione le loro convinzioni per quei documenti che ora tenevano in mano?

"Signor McDonald, converrà con me che quanto è scritto è assurdo. Demoni, vampiri e creature del genere sono solo miti della cultura popolare, e che ora servono solo a spaventare i bambini."

Non è stato a Los Angeles di recente allora…

"Mi dispiace, è tutto vero. E l'essere di cui parlo è una minaccia per lo studio che rappresento, e per voi se il vostro simulatore lo incontrasse."

"Lei cosa ci offrirebbe in caso del nostro aiuto?"

"La vostra ricerca continua a fallire, da quanto ho letto. Io vi offro l'appoggio incondizionato di Wolfram & Hart. Credo vi farà molto comodo una mano nel caso i vostri uomini si mettessero nei guai. Inoltre contiamo molti demoni che per noi farebbero qualsiasi cosa, nel caso fallissimo. E prima che lei parli, Miss Parker, intendo davvero qualsiasi cosa."

Sydney nel sentire questo chinò la testa, ma Miss Parker neanche se ne accorse, le brillavano gli occhi "E noi ci occuperemo di Angel. Ma voglio saperne di più."

 


 

Cordelia Chase quella sera aveva finito il lavoro prima del solito, e si stava ritoccando il trucco pregustando il momento in cui avrebbe incontrato il ragazzo che vedeva da qualche sera a quella parte. Con lo specchio teneva d'occhio la porta, odiava che Wesley le arrivasse alle spalle facendo i suoi soliti commenti sarcastici. Tutta invidia, secondo lei. Wes neanche sapeva cos'era, una vita privata. Dopo che il Consiglio degli Osservatori lo aveva cacciato per lui esisteva solo il suo lavoro di cacciatore di demoni. Ma prova a divertirti, gli aveva suggerito, e le era valso un'occhiata fulminante e il rischio di veder sfumare la sua unica serata libera dopo tanto tempo.

Ma davvero una volta gli piaceva un tipo del genere?

Angel dal canto suo aveva un ottimo motivo per fargliela sfumare. Cordelia aveva di nuovo archiviato gli ultimi casi secondo il suo personale modo di pensare. Che diavolo ci faceva il file della signor Emerson sotto la "R"? E perché mai la scheda di Kate Lochley era sotto la "P"?

Si alzò dalla sua scrivania, arrivato sulla porta del suo ufficio la vide farsi bella, e questo lo fece arrabbiare di brutto.

"CORDELIA!"

Cordelia fece un salto, sbavando così il segno del rossetto, e voltandosi subito. Che stupida, lo specchio poteva aiutarla per prevenire Wesley, ma per Angel non funzionava.

I vampiri non si riflettono, accidenti a loro.

"Ringrazio il cielo di essere troppo giovane e spensierata per un infarto. Che ho fatto?"

"Potresti gentilmente spiegarmi perché il file Emerson è sotto la "R" e non la "E"?"

"L'ho messo sotto la "R" di rompiscatole. Te lo ricordi, che tipo?"

"Sì, era un vero rompiscatole…e Kate Lochley?"

"Sotto la "P" di polizia" disse Cordelia, come se fosse ovvio.

"Cordy, possiamo essere un po' meno giovani e spensierati per quanto riguarda l'archivio? Grazie di cuore. Come sei carina stasera. Dove vai?" le domandò, notando il suo vestito e la pettinatura.

"Esco con il mio vicino di casa. Tipo simpatico, ma anche tanto misterioso. Pensa che di lui a parte il nome non so altro."

"Potrebbe essere pericoloso."

"No, credimi. E poi anche Dennis lo trova a posto, e sai quanto è geloso nei miei riguardi."

"Chi? Il fantasma che infesta casa tua?" si intromise Wesley.

"Già, Wes, tu lo conosci bene. Credo ti abbia sc…" ma non riuscì a terminare la frase, perché cadde a terra tenendosi la testa tra le mani in preda ad una delle sue solite dolorosissime visioni.

Rimase a terra ansimante e continuando a reggersi la testa, ed Angel e Wesley dovettero aiutarla ad alzarsi. Mentre quest'ultimo andava a prenderle un bicchiere d'acqua, Angel si era seduto accanto a lei e le aveva chiesto di dirgli cosa aveva visto.

"Accidenti a te, Doyle…ma proprio ma me dovevi lasciarle in eredità, le tue visioni?"

"Cordelia, calmati. Che cosa hai visto?"

"Un uomo… non l’ho visto bene… contro quell'avvocato di Wolfram & Hart…"

"McDonald?"

"Sì. E insieme a lui ci sono altre persone. Il primo sembra un cadavere che cammina, con una bombola d'ossigeno al seguito, poi c'è una donna sui trenta, mi pare una collega di McDonald, e un'altra, che sembra una statua di ghiaccio, mora, occhi azzurri. Ho ancora i brividi."

"Jarod come?" chiese Wesley portando a Cordelia un bicchiere d'acqua.

"Jarod e basta. Niente cognome" sussurrò Cordelia, ancora scossa, accettando il bicchiere con mani tremanti.

"E così siamo di nuovo contro quel maledetto studio di avvocati” mormorò Angel ai suoi amici e colleghi di lavoro. “Dobbiamo trovarlo, e prima di loro."

 

Peccato che Jarod non avesse la minima intenzione di farsi trovare.

Quando era entrato a Wolfram & Hart, lo aveva fatto per aiutare una povera donna che quei due avvocati avevano rovinato, ma solo alla fine si era reso conto che là dentro non solo lo sapevano tutti e tacevano, ma anche che lui ora si trovava nella loro lista nera. Doveva sparire, ma prima voleva salutare la ragazza con cui si sarebbe dovuto vedere quella sera. Era stata la sua vicina di casa, ma soprattutto una buona amica.

Era seduto al bancone del bar, davanti ad una birra, quando sentì una pacca sulla spalla "Scusa il ritardo Jarod."

"Sempre occupata, eh Cordy?"

"Come te del resto" rispose Cordelia sedendosi al suo fianco. Non voleva credere ai propri occhi. L'uomo che aveva visto era proprio lui!

"Lascio la città. Sono venuto qui per salutarti."

"Perché? Posso aiutarti?"

"Non ti voglio tirare in mezzo, meglio che tu non sappia niente. Addio" e fece per andarsene.

"Sei nei guai con Wolfram & Hart?"

Questa affermazione lo fece voltare all'istante. E lei come faceva a saperlo?

"Sto dalla tua parte, non preoccuparti. Ho un amico che forse può darti una mano."

Con sguardo confuso Jarod seguì Cordelia fino all'hotel abbandonato dove l'agenzia investigativa per cui lavorava aveva sede, l'Hyperion.

"È qui che lavori?"

"Lo so, non dire niente. I miei amici saranno ancora lì, almeno lo spero."

"Come sai dello studio legale?"

"Ho avuto una visione, e di solito quando succede è perché la persona che vedo ha bisogno di aiuto. Stavolta sei tu."

"Una visione?"

Cordelia gli disse di seguirla, e lo introdusse entro l'ufficio dove Angel e Wesley stavano parlando.

"Angel, Wes, vi presento Jarod. L'uomo della mia visione, nonché mio vicino di casa."

I due prima si guardarono l'un l'altro, e poi la fissarono sorpresi.

"Beh? Pensate di essere solo voi due bravi a trovare le persone?" sbottò lei.

"L'importante è che sia qui e non a Wolfram & Hart."

"Quello che mi piacerebbe sapere è cosa sapete esattamente su questo studio legale."

Angel allora si alzò dalla scrivania, e cominciò a spiegargli in breve cosa fosse quello studio legale in realtà.

"Ogni brutto affare che ti possa venire in mente, Jarod, loro ci sono invischiati. Sono due anni che li combattiamo."

"Una cosa del genere esiste anche a Blue Cove, nel Delaware. È un centro di ricerca che si chiama "Il Centro". E questi sono i miei cacciatori" disse loro mostrando delle foto di Sydney, Broots, Raines e Miss Parker.

"Angel, questi due! Erano nella mia visione!" esclamò Cordelia, indicando le immagini di Miss Parker e Raines.

"La cosa che però non mi spiego, Cordy, è come mai Wolfram & Hart e questo Centro siano legati."

"Lavoravo per quello studio legale fino a qualche mese fa. Ho spedito in galera due di loro, e ora cercano vendetta."

"O cercano altro. Che cosa sei?"

"Scusami?" disse Jarod sorpreso, fissando Angel.

"Se ti stanno cercando ci dev'essere una buona ragione. Che cosa sei?"

"Sono un simulatore."

Cordelia, Wesley e Angel lo fissarono senza capire.

"Simulatore?"


Una volta rientrato nel suo ufficio, Raines era diventato furioso quando aveva visto che McDonald non era più lì, e neanche il dossier. Non ne poteva più di essere scavalcato da Miss Parker, ma gliel'avrebbe pagata, e cara stavolta.

Si sedette alla sua scrivania, e premendo un bottone sotto il tavolo, dal muro alla sua destra comparve uno schermo, da dove vedeva e sentiva quello che la Parker, Broots, Sydney e l'avvocato si stavano dicendo.

Molto, molto interessante.

"Quindi, questo Angel era la creatura più crudele d'Europa fino a quando una maledizione l'ha reso inoffensivo?"

"Proprio così. Da quanto ho letto lui e il vostro "problema" sono simili. Entrambi aiutano i deboli e i derelitti, e si impicciano di cose che non li riguardano."

"Una volta qui smetteranno di farlo, glielo garantisco."

"Angel vive e lavora a Los Angeles, e posso dirvi dove trovarlo. Jarod?"

"È invisibile. Dopo aver lavorato a Wolfram & Hart non abbiamo più avuto indizi da lui."

"Indizi?"

"Vede, Lindsey, Jarod gioca con noi come fa il gatto col topo, ci dà tracce…" e Miss Parker si interruppe un istante per prendere un paio di pillole per la sua ulcera "…e poi sparisce appena arriviamo. Devo a lui tanti di quei problemi che ho perso il conto."

"Parker" s'intromise Broots prendendo in mano il flacone di pillole "prendi ancora questa roba? Tra non molto non avrai solo la tua ulcera a…"

"Sta zitto, Broots."

Miss Parker compose un numero al cellulare "Sam, sono io. Fa preparare l'aereo del Centro. Io, e l'avvocato McDonald partiamo per Los Angeles. Non dare nell'occhio, mi raccomando, e sbrigati."

 


 

A Hyperion intanto era calato il silenzio. Dopo le spiegazioni di Jarod, Angel si era sentito in obbligo di spiegare chi fosse. Sembrava che stessero facendo a gara per raccontare la verità più assurda.

"Ehm…così tu saresti un vampiro di 248 anni?" domandò Jarod a Angel, incredulo.

" E tu…tu puoi diventare chiunque tu voglia? Medico, agente federale…" domandò Angel a Jarod, ancora più incredulo.

"Sono stato anche un investigatore privato una volta, conosco il tuo lavoro."

"Spiacente di contraddirti, ma non credo proprio. Le persone che aiuto hanno a che fare con le forze del male, tu fino a cinque minuti fa neanche sapevi che esistevano."

"Il Centro mi ha sempre tenuto isolato dal resto del mondo. Ora sto recuperando."

"La cosa migliore per il momento è farti sparire."

"Angel, sono quattro anni che scappo. Sono esperto al riguardo."

"Dove ti mando è l'ultimo posto dove ti verrebbero a cercare. Sunnydale."

"Dov'è?"

"Poco distante da qui. Una nostra amica vive là, si chiama Buffy Summers, e cosa molto importante, Wolfram & Hart non sa della sua esistenza. "

"Ti fidi di lei?"

"Le affiderei la mia vita" rispose Angel con una nota di tristezza, quasi a ricordare qualcosa di lontano, e ormai irrimediabilmente perso. Solo amici? No, c'era qualcos'altro o almeno c'era stato, Jarod lo aveva capito. Era curioso di conoscere Buffy. Voleva vedere se anche lei provava le stesse cose per lui. Nel giro di dieci minuti partì per Sunnydale insieme a Cordelia e Wesley, ed Angel rimase a riordinare l'archivio secondo un ordine più logico, quello alfabetico. Qualcuno deve rimanere a sorvegliare il forte, aveva detto, in uno dei rari momenti in cui dimostrava di avere senso dell’umorismo.

A tende tirate, non si accorse che verso l'alba gli spazzini del Centro avevano cominciato a circondare l'edificio, armati con le loro armi d’ordinanza e anche con croci e acqua santa.

D'improvviso alzò gli occhi, avvertendo una presenza estranea nell'edificio, e interruppe il suo lavoro. Rimase perfettamente fermo e in silenzio, e sentì dei passi che facevano scricchiolare il vecchio pavimento di legno. Almeno cinque persone. Angel silenziosamente si alzò dalla sua scrivania e si avvicinò alla porta, per sorprendere gli intrusi quando sarebbero entrati, ma invece furono loro a cogliere di sorpresa lui, sfondando le finestre e arrivandogli alle spalle. Sam e gli altri spazzini con lui spalancarono la porta, e il primo gettò in faccia al vampiro la fiala di acqua santa che aveva con sé, facendolo urlare di dolore. Approfittando dell'occasione, gli altri spazzini lo incatenarono stretto rendendolo inoffensivo. Angel non riusciva a distinguere chiaramente chi avesse davanti, vedeva solo ombre tremolanti, e ai danni provocati dall'acqua santa, per lui pericolosa come un acido, sentì aggiungersi una spossante stanchezza, causata dal forte sedativo che Sam gli aveva iniettato in una vena del collo con una siringa a pressione.

Lindsey fu l'ultimo ad entrare nell'ufficio, e guardò con estrema soddisfazione il suo nemico ridotto in quelle condizioni. Dopo che gli spazzini del Centro portarono via Angel privo di sensi e incappucciato, il giovane avvocato chiamò Wolfram & Hart.

"Ho delle grandi notizie per voi."


 

Ignari di quanto stava succedendo nella loro città, Wesley, Cordelia e Jarod erano ormai arrivati a Sunnydale. Mentre Wesley era andato dall'Osservatore di Buffy, Rupert Giles, per sapere dov'era, Jarod aveva lasciato Cordy addormentata in albergo ed era uscito a fare due passi, capitando vicino al cimitero. Spalancò gli occhi da quanto era grande.

All'improvviso, senza sapere come, si ritrovò a terra con un piede di donna sul torace.

"Ho avuto veramente una brutta giornata, sai? Vediamo se ammazzandoti migliora..."

Jarod cercò di rialzarsi, ma quella ragazza lo spinse giù. Per essere così giovane, quella biondina era veramente molto forte. Da una tasca tirò fuori un paletto, e l'avrebbe conficcato senza tanti complimenti nel cuore di Jarod se Cordelia non fosse corsa a fermarla.

"Buffy! Ferma! È un amico di Angel ed è umano, lascialo andare!"

La mano di Buffy si fermò a due centimetri dal cuore dell'uomo "Umano?"

Buffy guardò sorpresa Jarod, che annuì velocemente con l'espressione più innocente che poteva. Cordelia nel frattempo era arrivata alle spalle dell'amica, e le aveva tolto l'arma dalle mani "Perdiamo colpi, Cacciatrice, eh?"

"Qui la gente non esce di casa a quest'ora, io e gli altri diamo per scontato di trovare solo gente pallida, o con corna e squame in giro. Scusa per lo spavento" si giustificò Buffy aiutando Jarod ad alzarsi.

"Buffy Anne Summers?"

"In carne, ossa e paletti. Cordelia, ma che fai qui? Pensavo che tu ed Angel aveste da fare…non sarà successo qualcosa?"

"Tranquilla, sta meglio di me e te messe insieme. È lui ad avere bisogno del nostro aiuto. Si chiama Jarod."

“Jarod come?”

“Jarod e basta.”

"Va bene… Piacere di conoscerti, ma non capisco, come…?"

"Degli uomini gli stanno dando la caccia, deve sparire."

"E intendi letteralmente. Beh, Jarod, sei nel posto giusto. Ma non nel momento giusto, temo."

"Che succede? Non ci sarà di nuovo la fine del mondo?"

"No, Cordy, quella è stata l'anno scorso. È solo che Willow e Tara sono a San Diego per un incontro tra streghe, e non so quando tornano. Dovrete aspettare, mi dispiace. Ma nessuno che ha un po' di sale in zucca viene qua sulla Bocca dell'Inferno, dopo quello che è successo il giorno che mi sono diplomata, quindi sta tranquillo…"

"Streghe? Bocca dell'Inferno?"

"Sì, Jarod, streghe. E Bocca dell'Inferno è l'altro nome di questo affascinante posticino…sbaglio o sei nuovo alla cosa?"

"Diciamo che in una sera ho scoperto più cose di quelle che avrei voluto. "

 


Dopo quella sua alzata di testa, Miss Parker era stata aspramente rimproverata dal padre e a niente erano valse le sue scuse. L'aveva fatta sentire una bambina di cinque anni, e oltre a quella umiliazione aveva anche dovuto sopportare la presenza di Raines, con quell'espressione di tronfia soddisfazione stampata in faccia. Brigitte e Lyle ovviamente erano presenti. Rimasero in silenzio tutto il tempo, ma era ovvio dalle loro espressioni da che parte stavano.

Che bella famiglia che si ritrovava.

Ne era uscita arrabbiata con il mondo intero, diretta verso l'ufficio di Sydney, ma una volta là aveva optato per l'Ala Rinnovamento. Grazie a Broots aveva ottenuto una carta d'accesso, così poteva scendere nella nuova versione della bottega degli orrori di Raines senza destare problemi. Una volta davanti alla cella di Angel si accorse guardando dalla finestrella sulla porta che lo avevano incatenato ad una parete, e le ferite che aveva sul petto e in faccia indicavano che Raines aveva dato ordini ben precisi su come estorcergli informazioni su Jarod. Da quanto aveva sentito mentre scendeva, pareva invece che nonostante tutto non avesse detto una parola su quello che sapeva.

Già, perché Miss Parker, entrata dopo Lindsey nel palazzo, aveva trovato uno dei quadernetti rossi che Jarod aveva l'abitudine di usare, e non ci aveva messo molto a fare due più due. Purtroppo neanche questo era riuscito a migliorare la sua posizione agli occhi del padre.

Quando entrò nella cella, Angel sentì lo sguardo glaciale della donna percorrerlo dall'altro in basso, ma non riusciva a scorgerla. La sua vista era ancora molto annebbiata, e riusciva a vedere a malapena luci e ombre. Sentì il rumore dei suoi tacchi risuonare nella cella, e fermarsi poi vicino a lui.

"Miss Parker."

"Non vedi ad un palmo dal tuo naso, ma sei riuscito a riconoscermi. Sono impressionata."

"La tua presenza è difficile da dimenticare."

"Lo prenderò come un complimento, Angel. Dov'è Jarod?"

"Non lo so."

"Perché mi stai mentendo? So che lui era nel tuo ufficio, e comunque proteggerlo non servirà. Lo troveremo comunque."

"Allora buona fortuna. Anche se sapessi dove si trova ora, e non lo so, non lo direi certo a te."

"Angel, Raines non scherza. So di cosa è capace. Dì quello che sai se ci tieni ad uscire da qua con le tue gambe…"

"Non tradirò Jarod."

"Come vuoi. Allora preparati al peggio, perché non sai che ti aspetta."

Miss Parker uscendo sentì come un'ondata di dispiacere per l'uomo incatenato. Anche se era un nemico perché aiutava Jarod, non meritava di finire tra le mani di quel folle di Raines.

Era una cosa che non avrebbe augurato al suo peggior nemico.

 

Miss Parker rimase in disparte nei giorni a seguire, spiando il comportamento di Raines. Sembrava il gatto che era riuscito ad arrivare alla crema, e a giudicare dai libri che gli aveva visto in mano si stava documentando su come rendere la permanenza di Angel un vero inferno. Il dossier che McDonald aveva portato era tornato in suo possesso, e lei aveva le mani legate. Poteva solo assistere come spettatrice impotente.

Quando fu sicura che non si sarebbero accorti della sua presenza, utilizzò di nuovo la carta magnetica e andò a vedere come stava Angel. Non sembrava neanche più la stessa persona di due giorni prima, era pesta e sanguinante.

"Angel?"

"Buffy…"

"Buffy?" ripeté Miss Parker. Che strano nome. Angel continuava a ripeterlo, e avvicinandosi a lui si accorse che stava delirando. Quel pazzo di Raines lo avrebbe distrutto, doveva impedirglielo! Preso in mano il cellulare, chiamò Sydney, e gli disse di far preparare una stanza nell'infermeria del SL - 5. Prendendo poi una forcina dai suoi capelli, cominciò a forzare la serratura delle catene che lo imprigionavano. Essere cresciuta al Centro dopotutto le era servito a qualcosa, aveva imparato cose che non si insegnano sui banchi di scuola.

 

Angel si svegliò qualche ora dopo nell'infermeria del SL - 5. Si guardò intorno per qualche istante, poi si alzò lentamente per vedere dove si trovasse, e dando un'occhiata alle sue ferite si rese conto che qualcuno aveva provveduto a curarlo. Chi?

Stava ancora riflettendo, quando Miss Parker entrò quasi di soppiatto nella stanza richiudendo la porta dietro di sé.

"Miss Parker, ma che sorpresa. Ti manda Raines per controllarmi?"

La donna gli fece cenno di fare silenzio, e gli si avvicinò "Smettila col sarcasmo. Come stai?"

"Sono stato meglio."

"Ti avevo avvertito."

"Perché sei qui?"

"Ho dei perché a cui mi piacerebbe dare una risposta."

"Ad esempio?"

"Ad esempio perché un demone protegge la gente invece di ucciderla, e perché hai al collo quella catenina."

L'aveva notata per caso, mentre lei e i suoi uomini lo stavano portando via. Quel ciondolo era stato un regalo per l'ultimo compleanno della madre, ricordava ancora il sorriso che aveva fatto nell'aprire il pacchetto, e quando lei gliela aveva messa al collo. Non riusciva a spiegarsi perché ce l'avesse lui.

Angel riguardò il ciondolo, una martire cristiana, e sorrise al ricordo della persona che gliela aveva donata, anni prima.

"Sei Jennifer?"

Miss Parker spalancò gli occhi, contrariata dall'uomo che aveva davanti, uno dei pochi che a quanto pareva sapeva il suo nome.

"Sì. Te lo ha detto Jarod?"

"No. Catherine. Tua madre."

"Che cosa ti lega a lei?"

"Diciamo che mi ha aiutato quando nessuno al mondo poteva, o voleva farlo. Tu conoscevi solo una sua faccia, non sai chi era e cosa faceva."

"Tu me lo dirai?"

"Hai ricevuto molte brutte notizie, avverto la tua tristezza. E la tua paura. Non so se sei pronta ad accettarlo."

"Paura? Paura di che?"

"Paura del bambino che aspetti."

Miss Parker a quel punto cercò a tentoni una sedia, perché le ginocchia avevano iniziato a tremarle. Thomas era morto, e lei aveva scoperto tre mesi dopo di aspettare un bambino, suo figlio. Non lo sapeva nessuno a parte Sydney e Broots, neanche suo padre si era accorto dei suoi malesseri, e ora a questo demone bastava darle un'occhiata per comprendere tutto.

"Lo sento. I vampiri hanno dei sensi molto sviluppati…"

"Capisco…Quando con i miei colleghi ti ho portato qui, continuavi a ripetere un nome. Buffy."

"Era una persona che conoscevo bene, tempo fa."

"La amavi?"

"Sono tornato dall'Inferno per lei. Ora però è tardi."

 


 

Tara e Willow tornarono tre giorni dopo l'arrivo di Jarod, letteralmente entusiaste di quella piccola vacanza. A causa dell'ora tarda, avevano deciso di incontrare tutti a lezione il mattino dopo per salutarli. Il seminario di Psicologia era quello che avevano in comune con molti, ed era quello che Willow prediligeva. Dopo la morte della professoressa Walsh era cominciata una processione di supplenti, e si era divertita immensamente a mandarli in crisi con le sue acute osservazioni e una valanga inarrestabile di domande difficili.

"Tara, so che tu non studi Psicologia, ma non è che sai qualcosa del nuovo supplente?"

"Dicono in giro che non sia male, simpatico, circa trentasette anni, e che si chiami Jarod W. Hart."

"Bene signor Hart, vediamo quanto reggi."

"Willow, che cattiva!"

"Lo so, ma ora ci ho preso gusto, è più forte di me!" esclamò entrando in classe. L'aula però era deserta, eccezion fatta da Buffy e dal professore, che pareva proprio stesse aspettando le due ragazze.

"Will, Tara, bentornate!"

"Ciao Buffy. Salve anche a lei professor Hart. Non c'è lezione oggi?"

"No. Buffy è stata così gentile da farmi un piccolo riassunto delle vostre gesta eroiche qui sull'Hellmouth. Stava appunto terminando di raccontarmi l'Ascensione durante il vostro giorno dei diplomi, su come avete sistemato il Sindaco diventato un gigantesco serpente demoniaco."

"Ah…"

"Willow, sta tranquilla, e anche tu Tara. È un amico di Angel che ha bisogno di una mano."

E Buffy spiegò alle due ragazze chi fosse Jarod, quale fosse il suo problema e chi fossero i suoi nemici. A Willow s'illuminarono gli occhi appena sentì la parola simulatore.

"E così sei un vero simulatore? O mio Dio…avevo letto di un uomo che senza aver compiuto gli studi necessari sapeva esercitare perfettamente la professione di medico, ma…o mio Dio! Pensi che potrei farti qualche domanda?"

"Willow! Metti a riposo i tuoi istinti da scienziata, vuoi?"

"Se Angel l'ha mandato da noi vuol dire che il problema è grosso. E se l'ha fatto accompagnare da Cordelia e Wesley vuol dire che è molto grosso. Ora sono da Giles al negozio di magia a dargli una mano. Con l'influenza che si è presa Anya, ancora un po' e si sarebbe fatto prendere dal panico!"

"Influenza?"

"Regalo della mia adorata sorellina, Dawn."

"Tornando a Jarod…possiamo aiutarti?"

"Siete essenziali. Buffy mi ha accennato al fatto che siete streghe. Ci sono incantesimi tra i libri che avete che servono a far sparire una persona e a farla ricomparire lontano da qui?"

Willow scosse la testa, mentre Tara ci pensò su per un istante e poi disse che sì, le sembrava proprio che un testo simile ci fosse nella sua stanza alla Stevenson Hall. Solo, bisognava cercarlo in mezzo alla montagna di altri libri che aveva, ed erano veramente parecchi.

Mentre Buffy, Jarod e Willow controllavano i testi ammucchiati sul tavolo, Tara guardava quelli nello scaffale, quando si accorse che in cima ce n'erano altri due. Mettendosi in punta di piedi e allungandosi più che poteva riuscì a sfiorarli e a farli cadere a terra. Insieme ai libri, si accorse, era venuto giù anche un mazzo di carte che riconobbe come i tarocchi che aveva ricevuto da sua madre. Buffo il modo in cui erano disposti. Erano tutte cadute senza mostrare le figure, tranne una. La Morte.

Tara rimase a guardarla per qualche istante senza riuscire a muovere neanche un muscolo, poi con gesti rapidi raccolse le carte e fatto spazio sul tavolo a scapito di alcuni libri iniziò a disporre le carte sotto lo sguardo perplesso degli altri tre.

"Tara?"

Tara continuò a mescolare le carte e a disporle, formando una croce, senza dare segno di aver sentito Willow chiamarla.

"Tara, che succede? Che hai visto, me lo vuoi dire?"

"Solo un brutto presagio, Willow. Può essere niente, e lo spero con tutto il cuore, ma se non lo fosse…" e cominciò a girare le quattro carte che aveva davanti.

Deglutì nervosamente. In mano aveva la stessa carta di prima.

"Non ho sbagliato” sussurrò, spaventata. “A qualcuno vicino a uno di noi succederà qualcosa di molto brutto. Forse è già successo. Chi indica questa carta?" domandò Tara all'amica, indicando una delle altre tre carte che aveva girato.

"Non lo so. L'Angelo capovolto…una persona in cerca di riscatto. Chi conosciamo noi che…o santo cielo!"

"Angel… no… "

Tutti si voltarono a guardare Buffy, che era sbiancata di colpo, e che continuava a fissare quella carta.

"Buffy, vedrai che non è niente di così grave…" tentò di calmarla Willow, ma Buffy non la stava a sentire, e presa la giacca e controllati i soldi che aveva con sé corse via prima che Jarod potesse fermarla, diretta alla stazione degli autobus per prendere il primo in partenza per Los Angeles. Angel l'aveva sempre aiutata, nei momenti importanti c'era sempre stato. Il funerale di sua madre era l'ultimo della lista. Era arrivato il momento di ricambiare. Qualsiasi cosa doveva succedergli l’avrebbe impedita, fosse stata anche l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua!

Una volta fatto il biglietto stava per montare al volo sull'autobus in partenza, quando si sentì afferrare saldamente alle spalle da qualcuno, perdendo la possibilità di salire. Furiosa, senza guardare chi fosse gli tirò una gomitata allo stomaco e lo scaraventò a terra.

Povero Jarod, quando aveva a che fare con Buffy le prendeva sempre.

"Sei tu. Ti avverto, non torno indietro. Angel ha bisogno di me."

"Non sono qui per fermarti" disse, rialzandosi e massaggiandosi lo stomaco.

“Allora?”

“Allora” replicò, indicando con un cenno l'auto di Wesley "Wesley e Cordelia rimangono qui per aiutare Giles col negozio, e mi hanno lasciato la macchina che se spinta al massimo mi risulta essere più veloce di un autobus. Angel è anche amico mio, Buffy. Se è nei guai, io vengo con te."

 


 

Miss Parker gongolava. Quando Raines era andato nella cella di Angel, e non trovandolo era piombato come una furia nell'ufficio del signor Parker, aveva avuto la brutta sorpresa di trovarci già Miss Parker, con una sua versione dei fatti che nessuno si sentì di ribattere.

L'espressione di Raines era tutta un programma, ma stavolta era lui ad avere le mani legate. Inoltre, Raines aveva avuto dalla Torre un incarico che lo avrebbe portato a Los Angeles per un po' di tempo, e si vide costretto a lasciare il suo nuovo giocattolo nelle mani di Miss Parker.

"Lassù qualcuno mi ama!" esclamò entrando felice e contenta nell'ufficio di Sydney.

"Ho sentito che l'incarico passa a te. Congratulazioni."

"Spero di non dovermene pentire. Raines è uno che se la lega al dito, ma francamente è meglio se Angel resta vivo, e per farlo è meglio che parli con me."

"Stai mantenendo la cosa sul piano professionale, vero?"

Miss Parker ci pensò un attimo, e poi gli disse di sì. Anche se sapeva di mentire. Aveva subito sentito una sorta di attrazione verso di lui, una forza che l'aveva subito spinta a parlargli e a vederlo. Era l'unico che sapeva il suo nome a cui aveva permesso di chiamarla così. Appena Raines fu fuori dal Centro e dalla zona di Blue Cove, Miss Parker fece trasferire Angel dall'infermeria ad un sottolivello dove erano ospitati altri soggetti del Centro. La motivazione ufficiale era quella di convincerlo a collaborare usando un diverso approccio.

"E quella ufficiosa, Jennifer?" domando Angel divertito, seduto al lato opposto della tavola a cui era seduta anche Miss Parker.

"Mia madre si sarebbe rivoltata nella tomba se ti avessi lasciato a marcire nell'Ala Rinnovamento. Se possibile è peggio del museo degli orrori che Raines aveva quando era in vita lei, l’SL-27, e per cui quel morto che cammina brucerà all'Inferno."

"Lo odi molto."

"Sono convinta sia responsabile della morte di mia madre."

L'espressione scura di Angel le fece capire che lui non lo sapeva.

"Scusami. Credevo lo sapessi."

"Ho saputo con certezza della sua morte solo nel 1996, da un amico comune, e ancora non mi pare vero. Mi avevano detto che si era suicidata."

"E tu ci credi?"

"Sinceramente? No."

"Mia madre amava la vita, la sua famiglia, e so che non l'avrebbe mai fatto. I conti non tornano."

"Catherine sapeva le sarebbe successo qualcosa prima o poi, ma non sapeva per mano di chi. Aveva anche altri nemici a causa del suo lavoro."

"Chi?"

"Non ti servirà a niente saperlo."

"Tu dimmelo. Deciderò io se mi serve o no."

"D'accordo. Tua madre lavorava per un'istituzione inglese antichissima, il Consiglio. Era un'Osservatrice molto in gamba, sapeva il fatto suo. E non era la donna fragile che tutti credevano."

"Osservatrice?"

"Tua madre sapeva molte cose sulle forze del male. Parte dei suoi studi che aveva condotto in Inghilterra vertevano su quello. Una volta laureata era tornata negli Stati Uniti e aveva proseguito la sua vita come se nulla fosse, ma ogni anno prendeva e tornava in Inghilterra. Sbaglio?"

"Diceva che si trattava di una riunione con i vecchi compagni di scuola…"

"E invece andava a Cambridge da loro, a consegnare rapporti sui vampiri e sulle potenziali Cacciatrici che osservava, e a ricevere nuovi incarichi. Suo progetto era quello di salvare te e altri bambini da questo posto, se ricordo giusto, e di portarvi laggiù. Una volta ottenuta la protezione del Consiglio sareste stati al sicuro. Per sempre."

"È tanto influente questo Consiglio?"

"Influente e pericoloso."

"Sembri sapere di cosa si parla."

"Ho visto che succede a chi va contro di loro."

"Buffy?"

"No, un'altra ragazza che conoscevo."

"Non parli molto di lei."

"Neanche tu parli del padre di tuo figlio se è per quello."

"È morto tre mesi fa, e due mesi dopo ho avuto questa bella sorpresa. C'est la vie" sospirò Jennifer sorridendo amaramente "Anche lei è…"

"No, ma è come se lo fosse, ed è meglio così. Per tutti."

Miss Parker non poté fare a meno di provare un piccolo moto di felicità e di speranza nei riguardi del vampiro irlandese di fronte a lei

Smettila di fare la stupida sentimentale, Jennifer.

"Come vuoi. Torniamo al motivo per cui sei qui. Che sai di Jarod?"

"Dimmelo tu."

"So che lavorava per uno studio legale chiamato Wolfram & Hart, che ha spedito in galera due di loro."

"Come lo sai?"

"Uno dei loro è venuto qui."

"Tiro a indovinare. Lindsey McDonald, vicedirettore della sezione Progetti Speciali di Wolfram & Hart?"

"Già…Progetti Speciali?"

"Sì, e io sono uno di quelli. Ti riporteranno Jarod?"

"Ci possono provare. Ma la caccia, quella è solo tra me e lui, e se non ritorna qui io non sarò mai libera. Voglio lasciarmi questo posto alle spalle e le persone che ci lavorano al più presto."

"Anche la tua famiglia?"

"Soprattutto loro. La tua famiglia è morta da secoli, la mia purtroppo è ancora qui. Ho un padre debole e bugiardo, e un fratello psicopatico. Starò molto meglio senza di loro. Mia madre…era l'unica persona di cui potevo fidarmi. Ora non mi fido di nessuno. Non ho più nessuno di cui fidarmi."

"Puoi fidarti di me."

 


 

"Willow dopo che sono uscita ha detto qualcos'altro al riguardo?" disse Buffy mentre insieme a Jarod entrava all'hotel Hyperion.

"Ha detto solo quello che sapevi già."

"Quindi può essere Drusilla, Darla, un nuovo nemico, o di nuovo un veleno mortale…qualsiasi cosa. Ma se Angel muore, troverò il responsabile e gliela farò pagare."

Una volta nell'ufficio di Angel, fu chiaro a tutti che erano arrivati troppo tardi, erano evidenti i segni di lotta e di effrazione.

"Santo cielo…"

"Dovevano essere in cinque, lo hanno preso alle spalle e immobilizzato. Almeno così pare."

"Chi può essere stato?"

"Wolfram & Hart. Uno studio legale con cui è meglio non avere a che fare."

Poi sentirono dei passi, di due persone che entravano nel palazzo e che presto si fecero vedere. Erano Lindsey e Lilah, e non sembravano felici di rivederlo.

"Jarod."

"Lindsey, Lilah, ma che sorpresa. Scommetto che state cercando Angel."

"Noi a differenza di te sappiamo dove si trova. E da quel posto non uscirà mai più, sono troppo interessati a studiare i demoni."

"The Initiative?" domandò Buffy all'uomo.

"Il governo non c'entra. Per rispondere alla vostra domanda, stiamo solo dando un'occhiata in giro. Questo palazzo diventerà di nostra proprietà tra non molto, è meglio essere informati."

"Se il proprietario non fa ritorno prima, Lindsey" rispose Jarod. E poi rivolgendosi alla sua amica "Sai Buffy, credo proprio di sapere dove sia. Quanto?"

"Cosa?"

"Quanto ti ha offerto Raines per farti cadere così in basso e vendere le persone, Lindsey?"

"Oh, non si tratta di denaro, ma di vendetta. Pura e semplice. E mi pare tu sia un esperto al riguardo" disse uscendo con la collega.

Erano appena saliti in macchina, che il cellulare di Lindsey cominciò a suonare. Dall'altro capo del filo, Raines, che i due avvocati sapevano li stava aspettando a Wolfram & Hart.

"Come è andata?"

"Il suo simulatore era lì, che cercava Angel. Credo che tra non molto sarà a Blue Cove per cercare di aiutare il vostro ospite…"

"È questo che mi piace sentire, però ho l'impressione che lei stesse per dire un ma."

"Infatti. C'è una variabile. Jarod non era solo, con lui c'era una ragazza bionda, che lui ha chiamato Buffy."

"Può essere solo una spettatrice, ma io voglio sapere lo stesso chi sia. Voglio sapere dove vive, con chi, se va in chiesa, se ha litigato con qualcuno prima di partire…tutto. Appena trovate qualcosa, vi voglio vedere. Tutti e due. Dobbiamo definire altre cosette."

 

E le notizie non tardarono ad arrivare. Lilah era stata estremamente precisa al riguardo, pur di dimostrare di essere meglio di McDonald.

"Ecco quanto sappiamo di questa ragazza. Elizabeth Anne Summers, nata nel gennaio dell'81 qui a Los Angeles, ha una sorella minor di nome Dawn. Studentessa modello fino a quattro, cinque anni fa quando inizia a essere coinvolta in casi oscuri e misteriosi, e viene cacciata dalla scuola per aver bruciato la palestra."

"Affascinante…"

"Dopo il divorzio dei suoi Buffy si trasferisce con la madre a Sunnydale, un posto veramente particolare perché molto popolato da demoni e simili. Angel è in città in quel periodo, e anche se c'è poco al riguardo, credo siano stati molto legati fino a quando due anni fa lui si trasferisce qui. Lei si diploma nel 1999, e ora frequenta il college. E continua a essere coinvolta in casi oscuri e misteriosi. Ha imprigionato di nuovo Acathla, ha impedito che il Maestro tornasse nel mondo reale. Ha affrontato Angelus, mandandolo all’inferno. Ha evitato anche un'Ascensione. La ragazza è tutto fuorché innocua, se è sopravvissuta a questo."

"Esiste un termine per definirla, secondo i testi che ho letto. Cacciatrice."

"Non credo di sapere di cosa stia parlando, signor Raines" esclamò la donna.

"Una ragazza, una per generazione, chiamata a combattere il male che voi difendete. Credo che lei abbia ragione, Lilah. È tutto fuorché innocua…"

"Devo avvertire i soci anziani?"

"Non credo sia necessario. Dopotutto, è solo una ragazzina, e noi abbiamo qualcosa che lei vuole. E Jarod la aiuterà…ma avranno una bella sorpresa. Crede che potrei avere un colloquio con la signorina Summers?"

"Lei è uno dei nostri migliori clienti, e per lei Wolfram & Hart farà questo ed altro."

 


 

Nel frattempo, Buffy era da sola all'Hyperion, seduta sul pavimento. Jarod dopo aver guardato in giro nel palazzo non aveva trovato altri elementi utili a ricostruire cos'era successo, e dopo essersi accorto dell'ora era uscito per comprare qualcosa da mangiare al vicino ristorante cinese. Dopo che quei due avvocati se n'erano andati, Jarod le aveva fatto vedere cos'era il Centro che lui tanto odiava attraverso le immagini e i documenti che aveva rubato, e le aveva parlato di William Raines, dell'Ala Rinnovamento e del SL - 27. Abbastanza perché a Buffy venissero i brividi. Pensava che dopo aver visto di cos'era stata capace Maggie Walsh e The Initiative non fosse possibile trovare niente di peggio. Ora sapeva che era possibile.

E Angel era lì… Aveva una tale rabbia in corpo, odiava essere impotente. Uno scricchiolio del pavimento le fece voltare di scatto la testa, e si alzò lentamente cercando di non far rumore nascondendosi in un angolo buio.

Aveva visto giusto, non era Jarod. Assomigliava a uno di quelli che lui aveva chiamato spazzini, solo aveva un'aria diversa. Non sembrava il classico tipo del subalterno senza cervello. Trattenne il respiro quando lui iniziò a ispezionare con lo sguardo l'ufficio, e rimase immobile fino a quando non uscì dalla porta, dicendo agli altri con lui che non c'era nessuno.

"Come nessuno? La ragazza deve essere qui."

"Da quanto ho sentito non va sottovalutata."

"Non ha neanche vent'anni. Che cosa vuoi che ci fac…"

L'uomo non riuscì a terminare, Buffy lo aveva steso con una mazzata in testa. Gli altri prima guardarono lui, poi lei che dopo aver gettato la mazza da baseball stava sorridendo.

"Scusate. Stavate forse cercando me?"

Subito l'attaccarono, ma Buffy era abituata a ben altro e con un paio di calci ben assestati e qualche pugno li mandò a far compagnia al loro amico. Chinandosi un momento su di loro, si accorse che dalla tasca di uno sporgeva un biglietto da visita.

W&H.

Wolfram & Hart.

"Perfetto…" disse sospirando, e si era appena rialzata quando qualcuno le piombò alle spalle tenendola stretta e premendole sul volto uno straccio imbevuto di etere. Prima di perdere conoscenza riuscì a liberarsi e a scagliarlo contro un muro, ma poi le pareti avevano cominciato a girarle intorno e dopo tre passi cadde per terra svenuta. Esattamente ai piedi di Lindsey, che la prese agilmente in braccio e la portò via, mentre altri uomini si occupavano di quelli che aveva steso. E tutto solo cinque minuti prima che Jarod tornasse con la cena.

Buffy si risvegliò seduta su una poltrona, dentro un ufficio molto elegante, circondata da persone che non conosceva. Due uomini e una donna, e uno dei due aveva una bombola d'ossigeno al seguito.

Scosse la testa un paio di volte per far andar via il caos che le annebbiava il cervello, e guardò con sguardo confuso le persone davanti a lei.

"Chi siete, e che volete da me?"

"Benvenuta a Wolfram & Hart, miss Summers."

Ad un più attento esame, si rese conto di conoscerli. Erano i due avvocati che erano venuti all'ufficio di Angel durante il giorno, Lindsey McDonald e Lilah. Mentre l'altro, ci avrebbe giurato, doveva essere William Raines.

"Grazie, signor McDonald, anche se ho molto da ridire sui metodi con cui sono stata condotta qui."

"Lei conosce il mio nome…"

"Abbiamo un amico in comune. Forse più di uno."

"Non sbaglia. E a noi piacerebbe sapere in che rapporti è con Angel e Jarod."

"E perché dovrei dirvelo?"

"Perché Angel è in mano dei miei uomini ora, e Jarod lo sarà presto. La loro vita è nelle sue mani."

"Se li conosceste, sapreste che balla colossale avete appena detto."

"Potrebbero anche liberarsi, certo, e correre qui cercando vendetta. Ma a quel punto noi avremo in mano una carta vincente" disse fissandola in un modo che a Buffy fece venire i brividi lungo la schiena "che li costringerà a fare quello che vogliamo. Comprende?"

"Credo di sì. Ma sa una cosa, signore? Lei ci sta sottovalutando. E soprattutto, mi sta sottovalutando."

Raines si era avvicinato alla poltrona, poggiando le mani sui braccioli e costringendo Buffy a schiacciarsi contro lo schienale. "Il tempo dimostrerà chi dei due ha ragione, miss Summers. Con permesso" e con un cenno chiamò fuori dall'ufficio anche i due avvocati.

"Drogatela e fate venire qui due dei vostri uomini più forti. Loro e i miei spazzini dovrebbero bastare a tenerla buona."

"Drogarla? Quello straccio aveva tanto cloroformio che avrebbe steso un uomo grosso il doppio per almeno sei ore. Lei è riuscita a stendere una persona, prima di perdere conoscenza. Ed è rimasta incosciente solo per un ora. Signor Raines…"

L'uomo tirò fuori dalla giacca una siringa e una fiala verde.

"Questa farà al caso vostro. La priverà delle sue forze per dodici, diciotto ore. Cortesia dei laboratori medici del distaccamento inglese del Centro. Fategli l'iniezione e fate in modo che arrivi al Centro. Una volta lì, Jarod arriverà di conseguenza, e allora sarà in trappola."

Buffy intanto si era alzata, e aveva iniziato a girare per la stanza come un animale in gabbia. Uscire dalla porta? No, di sicuro era sorvegliata. Dalla finestra? No, erano al ventesimo piano. Dal condotto dell'aria? No, c'erano le telecamere. Era in trappola, una cosa che odiava.

Sentì la porta aprirsi con violenza, e senza voltarsi vide nel riflesso della finestra una decina di uomini, tra spazzini e scagnozzi dello studio legale. Non particolarmente insidiosi, ad un primo esame. Dopotutto erano solo mortali. Solo quando si voltò verso di loro si rese conto che questa battaglia non l'avrebbe vinta. In mano a uno di loro - Willy - c'era la fiala verde e la siringa. Sapeva bene cosa c'era all'interno della fiala, lo aveva sperimentato due anni prima. E ricordava fin troppo bene l'effetto che aveva avuto. Per metterla alla prova le avevano iniettato quella sostanza, che l'aveva privata della sua forza, e poi lasciata alla mercé di un vampiro psicopatico che aveva rapito sua madre.

"Forza. Venite a prendermi" ringhiò Buffy.

Gli uomini non si fecero pregare, e l'attaccarono tutti insieme, e in quel momento Buffy si rese conto di averli sottovalutati. Rispondeva ai colpi dell'uno, cercando di riuscire a evitare i colpi degli altri quando ci riusciva, quando a un certo punto nella ressa sentì una puntura al braccio, e senza sapere come si ritrovò a terra in ginocchio. Ora che era inoffensiva, drogarla e portarla via fu una vera passeggiata.

 


 

"Osservatrice?" esclamò confusa Miss Parker, sotto lo sguardo serio di Angel, seduto dall'altro lato del tavolo.

"Sì. Osservatrice. E anche una molto in gamba, sapeva il fatto suo."

"Mia madre sapeva di voi?"

"Ti avrebbe stupito quante cose sapeva. Ma veniamo al giorno in cui le nostre vite sono entrate in collisione."

"Sono tutta orecchi."

"1900. Arrivai in America in quel periodo, più o meno, dopo la rivolta dei Boxer in Cina. Non potevo attaccare nessuno, il rimorso e il ricordo delle persone che avevo ucciso in 125 anni di scorrerie in tutta Europa me lo impedivano. Vivevo per le strade, mangiavo quando capitava, e soprattutto quel che capitava."

"Quel che capitava?"

Angel le lanciò un'occhiata eloquente, e la donna capì cosa intendeva.

"Qualsiasi cosa vivente con del sangue, eccetto persone. Qualsiasi. Insomma, vissi così per non so quanto tempo, circa settant'anni. Poi una notte che i crampi della fame mi stavano facendo impazzire, decisi di attaccare la prima creatura indifesa che mi capitasse a tiro."

"Mia madre?"

"Stava tornando a casa da sola, con un libro stretto tra le mani. Mi era sembrata perfetta…Dio quanto sbagliavo. Appena tentai di aggredirla lei mi torse un braccio contro la schiena e mi spinse a terra, e quando tentai di alzarmi aveva già in mano una croce per tenermi lontano. Decisamente non era la donna indifesa che credevo. Lei poi mi guardò come se mi riconoscesse, e mi chiamò Angel. Io le risposi che sbagliava, ma lei mi rispose di no. Sapeva che ero Angelus, e che non ero il mostro sanguinario delle origini."

"Sapeva anche della maledizione, allora."

"Sapeva tutto di me. Mi confessò che aveva fatto la sua tesi su di me, quando era diventata Osservatrice, e che in un certo senso aveva sempre sperato di trovarmi. Donna curiosa, tua madre. Affascinata da quello che più avrebbe dovuto temere. Facemmo un patto: io le avrei parlato di me, e lei mi avrebbe aiutato a riemergere dall'abisso in cui ero piombato. Voleva farmi ritornare un uomo che cammina nel mondo reale, e non che si nasconde ai suoi margini."

"E c'era riuscita?"

"Non ero ancora pronto per farlo, mi serviva uno scopo che era ancora di là da venire. Aiutare una Cacciatrice che doveva ancora nascere. Buffy."

"Cacciatrice?"

"La naturale nemica dei vampiri e del resto dei demoni del mondo. Una sola per generazione."

"Ora capisco alcune cose."

"Quelle che io ho compreso dopo tre anni con lei, suppongo" rispose lui, e poi accennò un sorriso.

"Che c'è?"

"Niente, è solo che…le assomigli tanto. Mi pare di parlare ancora con Catherine, anche se so che non è possibile. Le dovevo molto, ma non ho mai avuto il tempo di dirle quanto. Un giorno l'aspettai per ore, ma lei non arrivò più. Pensai che il Consiglio avesse scoperto tutto e glielo avesse proibito, non immaginavo certo che fosse morta. Me lo disse con certezza un demone a New York, che lei aveva aiutato alla stessa maniera in cui aveva fatto con me. Lui completò l'opera e mi fece diventare quello che sono. Fine della storia."

 

 


 

Raines era in viaggio sull'aereo che avrebbe riportato lui e Buffy al Centro, e dopo essersi assicurato che fosse sorvegliata attentamente si mise seduto e tirò fuori un diario di pelle. Mai avrebbe pensato che quelli che aveva sempre considerato come i vaneggiamenti di una povera pazza si potessero rivelare veri. Sulla prima pagina c'era il nome di Catherine Jameson, e più sotto un altro nome di donna, con vicino due date. Un periodo di 10 anni. Aveva confrontato a Los Angeles il profilo che aveva ottenuto da Lilah su Buffy con quello della ragazza, che si chiamava Laney Osborne, era giunto alla conclusione che fossero simili, per non dire uguali. Catherine usava i termini Slayer, Cacciatrice, o Prescelta per riferirsi a lei, e non ci aveva messo molto a capire cosa c'era in ballo. Studiare la Cacciatrice e la sua preda. Molto interessante. Non riusciva a chiarire però come la dolce defunta signora Parker fosse invischiata in storie tanto assurde e terrificanti. Peccato averla uccisa… non gli sarebbe dispiaciuto avere i dettagli dalla diretta interessata.

 


 

Angel stava per tornare alla sua cella con Miss Parker, quando notò degli uomini che spingevano un lettino, con sopra una ragazza. Erano diretti verso l'Ala Rinnovamento, e non poté fare a meno di sentirsi dispiaciuto per lei. Chissà cosa le avrebbero fatto.

"Un'altra delle marionette di Raines" sussurrò Miss Parker arrivandogli alle spalle.

"Che le farà?"

"Esperimenti. Il solito. Anche lei viene da Los Angeles, quegli sono uomini di Wolfram & Hart."

Angel fissò il viso della ragazza per un istante, mentre stava facendo una smorfia come di dolore, e gli sembrò che il tempo si fermasse. Quella ragazza era Buffy.

"Buffy…"

"Che cosa?"

"Devo aiutarla!" esclamò cercando di correre verso di lei, prima che la facessero entrare nell'ascensore.

"No! Angel, ragiona, non puoi fare niente per lei a parte farti ammazzare…" gli disse lei trattenendolo, e osservando con lui quegli uomini portare via Buffy. Lo sguardo addolorato di Angel diventò subito furioso, e mostrata  la sua faccia demoniaca spinse Miss Parker contro il muro "Perché?" ringhiò lui, con uno sguardo che avrebbe fatto tremare molta gente. Miss Parker però non si lasciò intimidire.

"Non avresti ottenuto niente comportandoti in quel modo, a parte farti ammazzare, mettere in pericolo lei e nei guai me. Se scoprono quello che facciamo…"

"Cosa c'è, le parole qui possono uccidere?"

"Hanno ucciso mia madre, e scusa tanto se non voglio fare la sua stessa fine!"

Angel prese un paio di respiri profondi e non necessari, cercando di calmarsi, e lasciò andare Miss Parker.

"Jennifer, cerca di capire almeno perché è qui. Ti prego, solo questo."

"Cercherò di fare il possibile, Angel, ma ora che il Signor Scienziato Pazzo è tornato tu torni sotto la sua giurisdizione."

"Motivo in più per fare in fretta."

"Ti faccio sapere. Ora ti devo riportare alla tua stanza…"

Angel si fermò, e sorprendendo Miss Parker la abbracciò "Grazie."

Miss Parker si ritrasse subito, un po' imbarazzata, e lo fece entrare nel suo alloggio chiudendo la porta. Non si accorse del pezzo di plastica tra la serratura e la porta che impedì a quest'ultima di chiudersi, e non si accorse neanche del fatto che Angel, durante l'abbraccio, le aveva sottratto la tessera per entrare all'Ala Rinnovamento.

 

Quando fu certo che non ci fosse nessuno in giro, Angel uscì diretto per andare nel regno di Raines, a cercare Buffy.

Ma come erano arrivati a lei? Che era successo?

Si accorse di una porta che si apriva, e prudentemente si nascose dietro un muro. Non poteva vedere chi stava parlando, ma sapeva di chi stavano parlando.

"Continuate a somministrarle…non so neanche come si chiamino quelle pillole verdi, comunque continuate a dargliele. E se ha di nuovo le crisi, rimettetela sotto sedativi. Se penso che era sotto l'effetto della droga e ha steso Hayes…ora sembra solo una gattina indifesa."

"Una gattina preziosa, se Raines spende tanto tempo per piegarne la volontà, dottore."

"Lei e quell'altro sono i nuovi soggetti di Raines, e credo di non sbagliare quando dico che questi il mondo là fuori non lo vedranno più…"

Sentì il rumore dei passi e le voci allontanarsi nel corridoio, e una volta solo s'introdusse nella stanza, usando il passe-partout di Miss Parker. Vedere Buffy ridotta all'ombra di sé stessa fu come ricevere una pugnalata al cuore. La ragazza era seduta sul letto, con il braccio attaccato ad una flebo, e lo guardava senza però riconoscerlo, effetto delle medicine che Raines le dava. Nella sua mente un uomo come lui, vestito di nero, era sinonimo di spazzino, come quelli che l'avevano condotta lì. E lei ne aveva paura.

"Che ti hanno fatto…"

Buffy subito si alzò dal letto terrorizzata, e più lui le si avvicinava più lei indietreggiava verso il muro in lacrime. Angel allora si fermò, e le tese una mano dicendole che non le avrebbe fatto niente, che poteva fidarsi di lui. E Buffy prese la mano, alzandosi in piedi e lasciandosi ricondurre a letto. Angel si sedette accanto a lei, finalmente riuscendo a comprendere l'odio profondo che Jennifer nutriva per Raines.

Mise un braccio intorno alle spalle della ragazza, e l'attirò contro di lui "Buffy, ascoltami. So che puoi farlo. Troverò il modo per portarti via da qui, te lo giuro, come giuro che Raines pagherà per quel che ti ha fatto. Smetti di prendere le pillole che ti danno. Ti stanno uccidendo…ti prego, lotta contro di loro."

Buffy non disse niente, ed Angel, triste come non lo era mai stato le diede un bacio sulla fronte e uscì silenziosamente com'era entrato.

 

Miss Parker, nel frattempo, si era accorta della mancanza della tessera, e seguendo il presentimento che aveva, tornò giù di corsa fino alla cella di Angel. Lo trovò seduto sul letto, con un'aria incredibilmente triste, che giocherellava distrattamente con la carta magnetica che aveva tra le mani.

"Credo tu abbia qualcosa che mi appartenga" esclamò fredda Miss Parker, e Angel, senza neanche alzare lo sguardo appoggiò l'oggetto sopra il tavolo.

"Che pensavi di fare? Portarla via?"

"Ne sono stato tentato. Tu non l'hai vista…"

"Permettimi di ricordarti che qui tu vali un po' più di lei perché sei un demone, e per questo dovresti ritenerti estremamente fortunato. Non riuscireste a muovere neanche un passo fuori da qui, che avreste Wolfram & Hart e il Centro alle calcagna!"

"Non continueranno a farle del male. Io glielo impedirò, con o senza il tuo aiuto."

"Ora Raines è qui, quindi è facile che anche tu finisca nell'Ala Rinnovamento e che io rimanga solo una spettatrice. Raines sa che cercherei di mettergli i bastoni tra le ruote, e non aspetta altro per screditarmi di fronte a mio padre e farmi sbattere fuori da qui."

"Jarod lo farà."

"Jarod se si fa rivedere qui sa bene cosa gli succederà."

"Tu e lui, insieme, potete aiutare me e Buffy. Jennifer, riflettici."

La serratura scattò in quel momento, e tre uomini di Raines entrarono e senza troppe cerimonie portarono via il vampiro, lasciando Miss Parker sola con la sua coscienza fino all'arrivo di Raines.

Negli ultimi tempi aveva visto troppe volte quell'espressione soddisfatta, e moriva dalla voglia di tirargli un pugno se solo gli fosse arrivato a tiro.

"Vedo che i suoi sistemi non hanno sortito alcun effetto."

"Almeno è ancora vivo."

"I test cominceranno al più presto, volevo che lo sapesse."

"Anche sulla ragazza?"

"Buffy Summers è solo una pedina. Studiarla sarà divertente, ed Angel non farà niente di stupido finché lei è in mano mia."

"Non è parte del progetto, allora."

"No. E voglio dirle un'altra cosa, Miss Parker."

"Sentiamo."

"Neanche Angel fa parte del progetto. Angel è il progetto."


 

Il telefono cominciò a squillare a casa di Miss Parker.

Era passata appena qualche ora dopo il suo rientro a casa, ma lei non aveva la minima voglia di alzarsi dal divano dove si era sdraiata. Il peso di quanto successo in quei giorni le era finalmente crollato addosso, sommandosi alla frustrazione, alla rabbia, al dolore che aveva dentro da anni. Era stanca. Stanca da morire, di tutto.

E quel telefono… Era sicura che prima o poi avrebbe smesso.

Terzo squillo.

Quarto squillo.

Quinto squillo.

Prima che squillasse per la sesta volta rompendole i timpani, afferrò brutalmente la cornetta "Chi diavolo è?"

"Miss Parker. Brutta giornata nella tana dei serpenti?"

Miss Parker non rispose, immaginando di stringere le mani intorno al collo di Jarod. "Va al diavolo."

"Parker, Parker…non avresti dovuto coinvolgere Buffy e Angel. Proprio no."

"Volevo solo sapere dove sei, maledizione!"

"A scapito della vita altrui? Tua madre sarebbe così orgogliosa di te…"

"Sono affidati a Raines, non a me. Ho avuto modo di parlare con Angel, mentre lui a Los Angeles organizzava il rapimento di Buffy. Mi ha detto delle cose…non merita di finire così."

"Mi stai chiedendo aiuto per liberarli?"

"Non illuderti Jarod, l'ascia di guerra è seppellita fino a quando questa storia sarà finita."

"E chi s'illude?" esclamò lui, entrando in casa dalla porta che aveva lasciato socchiusa.

"Come stai, Parker?"

"Come una donna incinta dalla vita troppo complicata per godersi questo momento, perché?" disse chiudendo il telefono.

"Male non stai se riesci a fare del sarcasmo. Che cosa ha fatto Angel per farti andare contro il Centro?"

Miss Parker tornò con la testa sui cuscini, sospirando "Conosceva mia madre, e mi ha detto cose su di lei che non avresti potuto scoprire neanche tu. Glielo devo."

"E Buffy?"

"Non ho avuto modo di vederla. Angel ha perso la testa quando l'ha vista portare qui. Mi ha rubato la mia carta d'accesso ed è corso da lei. Mi ha detto che non sembrava neanche più la stessa persona."

"Allora dobbiamo muoverci, prima che la riduca come Angelo, e che il nostro comune amico finisca anche peggio" disse tirandola su in piedi e levando dalla tasca una benda.

"Non mi pare il momento di giocare a nascondino!"

"Non penserai che ti faccia vedere come entro ed esco dal Centro, vero?"

Miss Parker sbuffò, ma alla fine accettò quel compromesso e si lasciò guidare per mano da Jarod fino a quando non le levò la benda nel SL - 27, o meglio, ciò che ne rimaneva.

"Et voilà. Di Angel mi occupo io. Dove…?

"Credo sia all'Ala Rinnovamento."

"Buffy?"

"Anche."

"Vai a prenderla. Meglio subito, che durante la confusione che seguirà quando sparirà anche Angel."

"E tu che fai?"

"Aspetto che Raines faccia l'unica mossa che ancora può fare."

 


 

Assente.

Era l'unica parola che secondo Miss Parker descriveva lo stato di Buffy.

La ragazza si era voltata verso di lei quando le era arrivata vicino, e l'aveva fissata dritto negli occhi.

"Ciao Buffy. Io sono Miss Parker."

La ragazza continuava a fissarla, e Miss Parker sperava per Angel che dietro quegli occhi verdi ci fosse ancora lei.

"Buffy, ora devi venire via con me" e presala per mano la condusse via con lei. Non avevano fatto altro che qualche passo, quando Buffy si fermò di colpo e tirò la donna dietro un muro. Appena in tempo per evitare che degli uomini che stavano portando via Angel le vedessero.

"Angel…" sussurrò Buffy vedendolo, e Miss Parker sperava che fosse un segno di miglioramento. Invece quando tutto tornò silenzioso la donna si rese conto di essersi sbagliata. La sua espressione era tornata quella di prima, e aspettato qualche istante cominciò a riportarla da Jarod, nel frattempo nascosto nell'oscurità del SL-27. Quando sentì dei passi, si accorse subito che non erano i tacchi di Miss Parker, e sorrise. Raines sapeva che sarebbe venuto a cercare Angel nell'Ala Rinnovamento, e così avrebbe potuto tendergli una trappola. Peccato avesse scordato il fatto che era un bravo simulatore, e che sapeva ormai come prevedere le sue mosse. Rimase ad osservare quel che succedeva senza intervenire. Aveva il sospetto che anche a Angel girasse per la testa un piano, e prima che i tre uomini potessero accorgersene il vampiro li aveva già spediti nelle braccia di Morfeo. Angel stava per andarsene, quando all'improvviso un dolore lancinante alla spalla lo fece cadere in ginocchio. Un colpo di pistola.

"Angel. Non penserai di lasciarci così presto?" sogghignò Lindsey, con in mano la pistola ancora fumante.

"McDonald. Come sta Darla, la mia ex? Ti ha già mandato al Diavolo?"

Lindsey per tutta risposta sparò un altro colpo, beccandolo all'addome. Angel gemette di dolore, ma si rialzò in piedi. "Pensavo sapessi che il piombo non uccide i vampiri."

Non li uccide, ma li fa soffrire molto Angel" mormorò Raines, arrivando alle spalle dell'avvocato.

"Sai, ti credevo più intelligente. Buffy è in mano mia, e sembra una ragazza dolce. Non vorrei avesse a pagare per i tuoi sbagli…"

"Non la toccare, bastardo!"

"Altrimenti? Non puoi uccidere un essere umano, a meno che tu non ritorni l'essere spietato che eri. Ed è quello che vogliamo tutti, Angelus."

"Io no" esclamò Miss Parker, sopraggiunta in quel momento con Buffy, con la pistola puntata contro i due uomini.

"E neanch'io" disse Jarod comparendo alle spalle dei due, anche lui armato con una pistola.

"Miss Parker! Ma che significa?"

La donna fece un cenno a Jarod, che aiutò Angel a camminare e lo portò da lei e Buffy.

"Niente potrà proteggerla dall'ira del Centro, della Torre e del Triumvirato, quello che sta facendo è inqualificabile, e…"

Raines rimase immobile, senza osare neanche respirare. Un pugnale si trovava a neanche due centimetri dal suo collo.

Era stata Buffy a lanciarlo.

"Vuoi stare un po' zitto?"

"Ma tu…tu…" balbettò l’uomo, incredulo. Ma chi era quella ragazza, che sembrava resistere a tutto quello che faceva per renderla inoffensiva?

Buffy rimanendo in silenzio camminò lentamente fino a dove si trovava Raines, ed estrasse il pugnale dal muro. Poi tirando fuori un involucro dalla tasca ne svuotò a terra il contenuto - tutte le pillole e i sedativi che le avevano dato.

"Ho solo seguito un buon consiglio" e lasciandolo sconvolto girò i tacchi e tornò dagli altri, che se ne andarono con lei. Raines era ancora sotto shock, ma McDonald trovò la prontezza di spirito di avvisare chi di dovere del tradimento di Miss Parker e della fuga di Jarod, Angel, e Buffy chiedendo di mandare l'unità di contenimento che Wolfram & Hart aveva creato per mettere a tacere le persone scomode.

I quattro fuggitivi se li trovarono davanti ad un solo passo dall'uscita. Un gruppo di venti vampiri assetati di sangue.

"Buffy? Ce la puoi fare?"

"Accetto aiuto, Miss Parker. Jarod, tu conosci questo posto, pensi di riuscire a tirarci fuori da questa situazione?"

Jarod però le rispose che non ne era certo, e che sperava che un suo amico venisse in loro aiuto.

"OK" esclamò Buffy col pugnale in mano "volete il nostro sangue?"

"Solo il tuo, Cacciatrice. Ho sempre desiderato uccidere una della tua stirpe maledetta…" disse scagliandosi contro di lei.

Buffy prontamente lo pugnalò al cuore "E io ho sempre desiderato una vita tranquilla e delle lezioni di piano. Come vedi ho anch'io la mia rabbia repressa" disse guardandolo dissolversi. Riguardò la sua arma, e ringraziò silenziosamente il Sindaco per aver regalato alla sua defunta nemica Faith un'arma dalla lama d'argento.

Gli altri vampiri presero quel gesto come una dichiarazione di guerra, e si gettarono su di loro. Tra le macerie Angel vide una sedia di legno rotta e, spezzandone un'estremità, con quel paletto di fortuna cominciò ad aiutare Buffy. Dopo averne sistemati un paio però, le ferite riportate incominciarono a farsi sentire e uno di loro dopo averlo disarmato stava per finirlo, quando si dissolse sotto gli occhi di Angel. Il vampiro stava per ringraziare Buffy, quando si accorse che il suo paletto non era in mano a lei. Era in mano a Miss Parker.

La donna lo aiutò ad alzarsi, e mentre si stava guardando intorno si accorse di qualcosa, o meglio qualcuno dietro una grata del condotto di aerazione. Angelo. L'amico che Jarod stava aspettando.

Angelo tolse con l'aiuto di Miss Parker la grata, e aiutò Angel a entrare. Jarod fu il secondo, seguito da Buffy che era riuscita a liberarsi dei suoi nemici non senza fatica. Lindsey e Raines stavano sopraggiungendo, potevano sentire gli eco dei loro passi, bisognava fare in fretta.

"Miss Parker, che fai, vieni o resti?"

"Io…"

"Jennifer, vieni via con noi. Mi hai detto di non essere felice qui, perché vuoi farti del male?"

Forse perché è l'unica vita che abbia mai conosciuto, voleva rispondere ad Angel, forse perché ho paura di quello che mi aspetta. Ma aveva anche una tale voglia di scrollarsi dalle spalle quel posto che tanto l'aveva fatta soffrire che accettò la mano che Jarod le porgeva, e sparì all'interno del condotto. La grata, grazie ad Angelo, tornò a posto qualche secondo prima che l'avvocato e Raines arrivassero… e si rodessero il fegato al pensiero di esserseli fatti sfuggire.

"Non accetto un fallimento del genere, McDonald. Devono tornare, costi quel che costi."

"Allora li aspetteremo al varco. Cercheranno di tornare sulla Bocca dell'Inferno, e sarà proprio lì che li prenderemo, assieme ai loro amici. Riguardo Miss Parker? Come ci dobbiamo comportare?"

"Come con una traditrice. Né più, né meno."

 


Miss Parker aveva viaggiato in molti posti, fatto molte cose strane, ma mai aveva fatto l'esperienza di finire in un vagone merci insieme ad una ammazzavampiri, un simulatore, e un vampiro ferito dopo un viaggio ancora più rocambolesco in aereo fino a Los Angeles. Seduta su una cassa, guardava Buffy prendersi cura di Angel, sentiva i due beccarsi scherzosamente, e capì che il suo castello di illusioni era appena crollato sotto i colpi della realtà.

Anche se non avrebbero mai potuto stare insieme, anche se le loro vite li avevano portati lontani l’uno dall’altra, il legame tra loro non si sarebbe mai spezzato. Era quello che lei aveva provato per Thomas. Chissà se lo avrebbe provato ancora.

L'ansia di quello che sarebbe potuto succedere le impedì di prendere sonno, e si accorse che anche Buffy, seduta accanto a lei, era ancora sveglia.

"Pensi ai tuoi amici?" domandò.

"Ormai tutti conoscono i giocatori in campo, e per quegli avvocati e il tuo Centro scoprire le loro identità e andare a minacciarli non sarà una passeggiata…sarà ancora più semplice."

"Potrebbero accorgersene, e difendersi."

"Non sono demoni. Sono esseri umani, e in quanto tali ancora più pericolosi e complessi."

"Esperienza personale?"

"Diciamo di sì."

"Cosa succederà adesso?"

"Vorrei tanto saperlo, Miss Parker. Ma nel gruppo non sono io quella che ha la palla di vetro."

"Come sta?" disse la donna indicando Angel con la testa.

"Jarod gli ha tolto i proiettili dalla spalla e dall'addome, quindi direi bene. È un osso duo, io lo so, quindi non preoccuparti per lui."

"Ma anche tu a quanto ho visto."

"È una cosa che mi spetta dalla nascita. Non l'ho chiesto io, ma ormai…"

"Ormai non sai più dove finisci tu e comincia il tuo lavoro."

Buffy sorrise. "Esperienza personale?"

Miss Parker ricambiò il sorriso "Diciamo di sì."


 A Sunnydale tutti erano in attesa di notizie. Buffy aveva detto che li avrebbe chiamati per dire cosa aveva trovato a Los Angeles, ma il telefono era rimasto muto.

"Non ha chiamato ancora?" domandò per la centesima volta l’Osservatore, andando avanti e indietro per la stanza con le mani dietro la schiena.

"Giles, è di Buffy che stiamo parlando. Forse ha trovato qualcosa e non ci vuole mettere in mezzo."

"O forse è successo qualcosa, Xander” sbottò l’uomo, zittendo il ragazzo. “Ho chiesto informazioni ad alcuni miei colleghi che vivono a Los Angeles, se hanno sentito qualcosa riguardo fatti strani, e mi hanno detto un nome. Wolfram & Hart."

"Wolfram & Hart?" domandò Willow, alzando gli occhi dal suo portatile.

"Mi hanno detto che sono invischiati in un giro di demoni, che si servono di loro, o li aiutano se sono potenti. Willow, pensi di…?"

"Dovrei violare un sistema di sicuro pieno di tranelli?"

"Ho paura di sì."

"Finalmente qualcosa di divertente!” esclamò Willow, il ritratto della felicità. “Mi stavo annoiando un po' in questi ultimi giorni."

Non aveva battuto che qualche tasto, quando la porta dell'appartamento di Giles si spalancò, e un gruppo di uomini piombò in casa. Willow fece solo in tempo a far scivolare il portatile sotto la scrivania, pregando che il suo programma di decrittazione portasse a termine il lavoro… e che Buffy riuscisse a trovarlo in tempo. Senza tante cerimonie Xander, Giles, e Willow vennero portati al negozio di magia, nella sala degli allenamenti, dove Cordelia, Wesley, Tara e Anya erano, insieme a uomini di entrambi gli schieramenti che li tenevano d'occhio.

"Che diavolo succede?" domandò Tara a Willow.

"Credo che abbiamo appena trovato la causa del silenzio di Buffy. Cordelia, tu sai chi sono?"

"Uomini che lavorano per uno studio legale demoniaco, a Los Angeles" sussurrò Cordelia di rimando, cercando di non farsi vedere.

"Wolfram & Hart?"

Cordelia annuì.

Le ragazze furono interrotte dall'arrivo di Lindsey, subito riconosciuto da Cordelia. "Ma guarda chi abbiamo qui."

"Ci conosciamo?" domandò Lindsey, aggrottando le sopracciglia.

"Per colpa del tuo studio a momenti finivo a far da cena ad un vampiro, ma non importa. Angel mi ha tirato fuori dai guai. Ora ricordi, maledetto bastardo?"

Prima che Lindsey potesse replicare, Raines sopraggiunse nella stanza.

"Crede che cercheranno di salvarli?" disse rivolto all’avvocato.

"La Cacciatrice lo farà di certo, Angel e Jarod verranno di conseguenza."

"Che il Cielo vi aiuti…" sussurrò Giles a denti stretti.

"Sta zitto tu!" urlò uno degli spazzini colpendo l'Osservatore alla schiena e facendolo crollare a terra.

"Aspetta, Finn. Sentiamo che ha da dire."

Giles si rialzò in piedi lentamente, e ridendo piano "Ho detto che il cielo vi aiuti."

"E perché?"

"Perché ora siamo proprio arrabbiati" disse Buffy, sulla porta insieme ad Angel.

"Vi stavamo aspettando" disse Raines con un sorriso.

"Fuori dalla mia città” mormorò a denti stretti Buffy, muovendo un paio di passi dentro il negozio. “Magari così ve ne andrete interi."

"Ma che paura, Buffy. E cosa pensi di fare?"

"Lei non ha fatto grandi ricerche sui miei amici, vero?" domandò Buffy, con un sorriso di scherno.

"E questo che centra?" sbottò Raines.

Le ultime parole famose.

Tra le mani di Willow e Tara Buffy aveva visto una specie di bolla azzurrina, e si ricordava di avergli visto provare quell'incantesimo. Serviva per congelare il tempo. Una volta che tutti a parte lei e i suoi amici rimasero fermi, Buffy camminò fino a trovarsi davanti a Raines "Ha visto che centrava?"

Poi, rivolgendosi a Willow, le espose quello che Angel e lei avevano in mente per loro, e di quello che dovevano fare.

"Solo dobbiamo fare in fretta. L'incantesimo dura poco, solo alcuni minuti."

"Allora muovetevi ad andare al convitto. A loro pensiamo noi."

Le facce di Raines e Lindsey quando l'incantesimo svanì furono la cosa più divertente che Buffy e Angel avessero mai visto. Scomparsi gli ostaggi, scomparse le loro armi. Ora le parti si erano capovolte, e a Raines tornarono in mente le parole di Buffy, quando erano a Los Angeles.

"A quanto pare la situazione ha preso uno sviluppo imprevisto. Non vi pare?" mormorò Buffy, simulando un’aria innocente. Raines dovette soffocare il desiderio di ucciderla con le sue mani.

"Non potete affrontarci da soli."

"Lei dice? Allora non sa cosa vuol dire aver a che fare con me e Angel quando siamo insieme, e quando siamo molto arrabbiati. E un'altra cosa" sorrise Buffy tirando fuori il suo pugnale e giocandoci un po' "La prossima volta che decide di reclutare dei vampiri, che ne dice di cercare qualcosa di meglio di queste mezze cartucce?" e lanciò l'arma a recidere le funi che trattenevano la tenda, lasciando che l'ultimo raggio del sole al tramonto colpisse un paio di loro, incenerendoli.

Ecco la goccia che fece traboccare il vaso. Quello che Buffy sperava. Mentre sistemava i vampiri con l'aiuto di Angel, si accorse del fatto che se la stavano svignando.

Ora è tutto nelle tue mani, Willow.

 


"Will, hai bisogno di altro?" chiese Tara, guardando la sua amica preparare il necessario per la magia.

"Sì. Ho bisogno delle foto delle persone in questione. L'avvocato e il morto che cammina. Le abbiamo? Ditemi di sì…"

"Non ti preoccupare. Eccole" le sorrise Jarod tirandole fuori dalla sua giacca.

"Manca nessuno?"

"Aspetta, Willow" esclamò Miss Parker, cercando qualcosa nella sua borsa. La sua agenda. Dentro c'era una foto sua con suo padre e il resto della famiglia, e un'altra con Sydney e Broots "Mancano loro."

Jarod le bloccò il polso prima che riuscisse a darle alla giovane strega "Ne sei proprio certa, Jennifer?"

"Tu che dici, Ragazzo Prodigio?"

Tara e Willow si sedettero ai due lati opposti del cerchio che avevano creato e che conteneva le foto, e sopra congiunsero le mani.

"OK. E che il cielo ce la mandi buona. Sebeth, Regina della Luna dell'Illusione, ascolta la nostra umile preghiera. Imploriamo su di loro la tua maledizione. Rendi cieca la loro mente, e dona a noi la tua protezione..."

Ci fu un lampo di luce, poi tutto tornò alla normalità.

"Avrà funzionato?" chiese Giles.

Willow prese in mano una foto, e la mostrò a Giles. Gli occhi erano diventati bianchi. "Cecità simbolica. Sapranno di noi, ma non ci riterranno importanti. Neanche ci riconosceranno se ci troveranno per strada."

"E che spiegazione si daranno per essere qui?"

"Magari essere alla ricerca del nostro prof. di Psicologia?" suggerì Buffy entrando, con sottobraccio il portatile di Willow.

"Grazie al cielo questo incubo è finito. Come sta Angel?"

"È tornato al suo vecchio appartamento. Allora, ha funzionato?"

"Sarà già tanto se si ricorderanno i nostri nomi."

"Lo hai fatto sul serio, Miss Parker, quello che mi hai detto sul treno, o mi volevi solo prendere in giro?"

"Nessuno mi verrà più a cercare, e non cercheranno neanche il mio bambino. Per tutti Miss Parker se n'è andata per i fatti suoi, e a nessuno importerà ritrovarla…"

 

Una volta che tutti furono tornati alle loro case, Giles si offrì di ospitare Jennifer per qualche tempo. Una volta in casa, quasi si terse una lacrima di commozione.

"Mi auguravo che un giorno o l'altro saresti venuta da me, Jennifer."

"Davvero?"

"Forse tu non mi ricordi, ma io ricordo una bambina di dieci anni che una volta è venuta da me per qualche giorno insieme alla madre, in Inghilterra."

"O Dio, sì. Ora mi ricordo di lei. L'amico di mia madre…l'amico che ci doveva aiutare…"

"Sì. Io. Jennifer, mi dispiace tanto per tua madre. Era una buon amica, oltre che una brava collega."

"È stato tanto tempo fa."

"Ho qualcosa per te" e sparì nel suo studio, tornando poi da lei con una scatola "Tua madre me l'ha spedita quando progettava la fuga. Non voleva finisse nelle mani sbagliate. Mancava un diario..."

Miss Parker fece tanto d'occhi quando lo vide comparire da sotto la giacca dell'uomo.

"Ma ora è tornato alla legittima proprietaria."

"Ecco come faceva Raines a sapere di Buffy."

"Credo sia giusto l'abbia tu questo diario. E anche tutte le altre sue cose" e dopo avergliele messe in mano la lasciò da sola con i ricordi di Catherine.

All'interno c'erano lettere, vecchie foto, documenti che riguardavano il Consiglio, e la sua famosa tesi su Angel, che non mancò di farla sorridere ripensando a quello che le aveva raccontato il vampiro di quella notte, su come l'aveva sistemato sua madre. Aveva proprio ragione lui, era un lato di lei che non conosceva. Però aveva tutta l'intenzione di saperne di più…

 

Jarod sparì quella notte stessa, ed Angel, Cordelia e Wesley fecero altrettanto. Ognuno doveva tornare alla propria vita, e qualcun altro doveva ricominciare daccapo.

 


 "Willow, aspettami!" urlò Buffy, facendo fermare la sua amica, che chiacchierava con Tara vicino all'aula di Psicologia.

"Ciao Buff. Come mai così puntuale oggi?"

"Dawn mi ha buttato giù dal letto perché voleva che le facessi matematica. Cara la mia sorellina, che voglia di strangolarla!"

"Balle, lo sappiamo che l'adori."

"Sì, certo. Allora, nuovo supplente?"

"Nuova. È una donna."

Tara guardò l'orologio, e dopo aver salutato scappò via per correre alla sua lezione di Mitologia Greca, lasciando le due amiche a parlare.

"Allora Buffy, come stai?"

"Cerco di dimenticare. Non è stata una bella esperienza."

"Guarda il lato positivo. Li hai presi a calci, ed Angel era al tuo fianco come ai bei vecchi tempi."

"Sì, almeno questo non mi è dispiaciuto. Jarod ha gradito i file dello studio legale?"

"Tanto quanto io ho gradito la sua promessa di tornare, e di farsi fare un terzo grado da parte mia."

"Willow, sei incorreggibile!"

"Aspetta a dirlo. Non ho ancora messo in crisi la nuova prof."

Ma stavolta Buffy aveva la certezza che la sua amica non ci sarebbe riuscita, e che la donna aveva tutte le intenzioni di restare.

"Non è possibile…"

In cattedra, l'ultima persona che si sarebbero aspettate di vedere. Miss Parker, con a fianco uno studente anziano a cui stava impartendo degli ordini. Sorrise alle due ragazze, e poi cominciò la presentazione.

"Salve a tutti, sono la vostra nuova professoressa di Psicologia e mi chiamo Jennifer Parker. Chiunque pensi che questo corso sia una passeggiata, o che il fatto di essere incinta mi faccia essere più accomodante, prenda la porta subito e sparisca dalla mia vista. Qui si lavora duro, e mi aspetto che voi non mi deludiate. Sono stata chiara?"

"Ecco finalmente qualcuna di tosta" sussurrò Willow a Buffy. La lezione si dimostrò molto interessante, e le domandine di Willow trovarono finalmente qualcuno in grado di rispondere a tono. Al termine infatti, la ragazza andò a farle i complimenti.

"Finalmente qualcuno che non va in crisi al primo giorno."

"Hai intenzione di continuare, Rosemberg?"

"Finché avrò fiato, professoressa Parker."

Buffy poco distante se la rideva. Finalmente Willow aveva trovato pane per i suoi denti. Era contenta che Jennifer avesse deciso di restare e far fruttare quella laurea in Psicologia che aveva preso ad Oxford, e Giles più di lei. Era stato molto affezionato a Catherine Parker, e aiutando sua figlia e il suo bambino non ancora nato a rifarsi una vita era un modo per sentirsi ancora vicino a lei.

"E tu non hai niente da dire, Buffy?" esclamò Jennifer, scuotendola dai suoi pensieri, e facendole segno di avvicinarsi.

"Ha già detto tutto Willow. Io posso aggiungere solo una cosa."

"E cosa?"

"Ben arrivata sulla Bocca dell'Inferno. Sicura di reggere il gioco?"

"Buffy, stai dimenticando chi sono."

"Dico solo che qui l'Apocalisse capita almeno una volta l'anno, sempre che qualcuno non voglia un'altra Ascensione, o riaprire la Bocca dell'Inferno. Ti ripeto la domanda" disse ridendo "sicura di reggere il gioco?"

Miss Parker le sorrise determinata, e con l'aria di chi la sapeva lunga "Puoi essere sopravvissuta alla fine del mondo, Summers, ma io sono sopravvissuta al Centro, Raines, Brigitte, alla mia famiglia, e volendo anche a Jarod e alla mia ulcera. Tu che dici?"

 

  
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