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Autore: Atena_Laufeyson    18/07/2016    5 recensioni
"Erano una cosa sola, un unico cuore che se una parte se ne fosse andata, l’altra l’avrebbe inevitabilmente seguita e se invece una si fosse fortificata anche l’altra avrebbe fatto lo stesso....
Loro erano così, l’uno per l’altro erano sia una forza che una debolezza..."
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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“Buongiorno ragazzi!” Salutò allegro il professor Lupin quando gli studenti entrarono in aula

“Buongiorno professore” Risposero in coro gli studenti delle due casate di Grifondoro e Corvonero, con cui Lupin avrebbe avuto lezione quel pomeriggio

Il professore diede un rapido sguardo alla classe
“Ci siete tutti?”

“Manca uno studente di Grifondoro!”
Esclamò un ragazzo Corvonero dai capelli ricci e gli occhi azzurri

Lupin allora si rivolse al ragazzo
“Capisco. Lei è il signor...”

“Holmes, Sherlock Holmes. Molto probabilmente conoscerà mio fratello maggiore Mycroft”
Rispose lo studente

“Lo studente Serpeverde dell’ultimo anno? Uno dei migliori della sua casata” Commentò Lupin ricordando l’intelligenza e l’astuzia di quel ragazzo

Sherlock sbuffò di fastidio sentendo altri apprezzamenti rivolti al fratello e questo a Lupin non sfuggì. Sherlock era sempre stato un ragazzo molto schivo, quasi allergico ad ogni tipo di rapporto sociale. Era comunque molto ammirato nella sua casata per via della sua intelligenza che fruttava sempre molti punti durante le lezioni.
Al di fuori dei Corvonero però le cose non andavano bene. Molto spesso era vittima di molte prese in giro per via del suo comportamento diverso dal solito. Suo fratello non faceva molto per difenderlo, anche se giravano voci che una volta aveva trasformato uno studente del quarto anno in un ratto per aver preso in giro il fratello. Voci vere a cui però Sherlock non credeva.
Per evitare bulli allora se ne stava chiuso nella sala comune a studiare e leggere. Non aveva molti amici, anzi, ne aveva solo uno. Lo studente Grifondoro che ancora non si faceva vedere a lezione.


“Anche su di te girano voci molto buone. Sarà una cosa di famiglia allora” Commentò Lupin  sorridendo

“Può essere” Rispose Sherlock alzando le spalle

In quel momento la conversazione fu interrotta da un ragazzo biondo che piombò in aula con il fiatone

“Mi.... Scusi... Professore!” Ansimò appoggiandosi a un mobile per riprendere fiato “Ho avuto un contrattempo”

Lupin guardò lo studente appena arrivato con sguardo severo “Un contrattempo che spero non si ripeta più. Lei si chiama...”

“John Watson”

“Bene signor Watson, ora si unisca alla classe e segua la lezione”
Disse Lupin per poi rivolgersi all’intera classe

“Molto bene ragazzi. Oggi la lezione la divideremo in due parti. La prima parte sarà teorica mentre nella seconda metteremo in pratica quello che avrò spiegato. L’argomento di oggi sono: i “Mollicci”! Chi sa dirmi cos’è un Molliccio?”

Una mano dalla fila dei Corvonero si alzò prontamente

“Mi dica signor Holmes”

“Il molliccio è una creatura magica che può assumere le sembianze di ciò che spaventa di più il mago che lo avvicina. Nessuno conosce l'aspetto di un molliccio quando è solo”

“Molto bene! 5 punti a Corvonero!”
Commentò Lupin sorridendo “E chi sa dirmi come si combatte un molliccio?”

Di nuovo la stessa mano si alzò dalla fila Corvonero

“Prego, Sherlock”

“Nutrendosi delle paure delle vittime, i mollicci temono le risate; per questo motivo l'arma più efficace contro di loro è l'incantesimo ‘Riddikulus’ che trasforma il molliccio in qualcosa di divertente”
Rispose il moro semplicemente

Il professore sorrise applaudendo
“Benissimo! Altri 5 punti a Corvonero!”

Gli studenti della casata rivolsero tanti sorrisi d’ammirazione allo studente, che però non ci fece caso, avendo lo sguardo puntato tra le fila dei Grifondoro.
Nello specifico nell’ultima fila, dove lo studente di nome John ascoltava in silenzio. Si voltò verso Sherlock, che lo guardava sorridendo


“Secchione!” Sussurrò il biondo ricambiando il sorriso

“Ritardatario!” Ribattè Sherlock

Non si accorse che Lupin aveva notato la loro disattenzione “Capisco che lei è molto preparato e che quindi si può permettere distrazioni, signor Holmes. Ma non mi distragga gli altri studenti, per favore” Lo ammonì lanciando un occhiata anche a John

“Mi scusi” Rispose Sherlock abbassando lo sguardo

Lupin iniziò poi a spiegare tutta la storia dei “mollicci” e preparò tutto l’occorrente per la prova pratica
“Intanto che sistemo tutte le cose fate pure 10 minuti di pausa”

L’aula allora si riempì di chiacchiericcio e leggere risatine. I Corvonero parlavano con i Corvonero e i Grifondoro con i Grifondoro. Solo due studenti avevano deciso di fare diversamente.
Sherlock infatti aveva raggiunto John in fondo all’aula e si erano allontanati leggermente dal gruppo per parlare più tranquillamente


“Come mai hai fatto tardi oggi?” Chiese il moro

“Ho dormito troppo” Rispose John mettendosi una mano in tasca

Sherlock inclinò leggermente la testa alzando un sopracciglio “Stai mentendo”

E con un gesto veloce afferrò il braccio di John e lo costrinse a togliere la mano dalla tasca. A quel punto Sherlock sgranò gli occhi “Che hai fatto?!” Chiese prendendo la mano di John per vedere chiaramente le nocche ancora sanguinanti e violacee dell’amico.

John rabbrividì al contatto con la mano di Sherlock ma subito si ricompose
“Senti lascia perdere. Ho avuto un contrattempo. Tu piuttosto, come va la bruciatura?” Chiese liberando la mano da quella del moro e andando a prendergli il braccio per vedere la bruciatura che ancora lasciava il suo segno.

Era successo tre giorni prima. Uno scherzo di pessimo gusto da parte di un Serpeverde di nome Jim Moriarty.
Anche Sherlock rabbrividì al contatto con John, ma cercò di rimanere lucido
“Passerà” Ripose frettoloso liberando il braccio con uno strattone “Ora parlami del tuo ‘contrattempo” Disse aggiungendo un tono irritato sull’ultima parola.

“Sherlock non...”

“Bene ragazzi, iniziamo!”
Lo interruppe Lupin

I due ragazzi però rimasero in fondo all’aula a guardare gli studenti che uno a uno si esercitavano con l’incantesimo contro il molliccio.
Ogni tanto risero anche di gusto nel vedere ragni cadere su dei pattini, serpenti trasformati in molle e professori poco simpatici vestiti da donne.


“Paure così stupide” Commentò ad un certo punto il moro

“Perché? Tu di cosa hai paura?” Domando John

Sherlock alzò le spalle con disinvoltura “ Le paure sono solo difetti della nostra mente. Scherzi meschini che essa ci fa. Guarda per esempio i ragni. Sono normalissimi insetti, perché averne paura? Perché si permette alla mente di tramutare quei minuscoli insetti in qualcosa di spaventoso? Io non mi sono mai fatto influenzare dalla mia mente. Sono io che comando lei, non lei che comanda me. E questo mi ha permesso di non cedere mai a stupide paure”

“Quindi non temi nulla? Non hai paura di nulla?”
Chiese di nuovo John, dubbioso

“No, perché tu ne hai?”

“Holmes e Watson! Visto che vi piace così tanto parlare e dato che ormai la lezione è finita spero non vi dispiacerà rimanere qua anche dopo la lezione per provare l’incantesimo contro i mollicci”
Li interruppe Lupin rimproverandoli.“Ragazzi voi invece uscite pure” Disse per poi rivolgersi di nuovo a John e Sherlock “Voi due chiacchieroni rimanete qui”

La classe allora uscì dall’aula e si disperse nei corridoi

“Bene, chi dei due inizia?” Chiese il professore passando lo sguardo da John a Sherlock

“Io” Rispose quest’ultimo avanzando verso il baule in cui era contenuto il molliccio

“Molto bene signor Holmes. Come ha detto anche lei prima quando il molliccio uscirà pronunci ‘Riddikulus!’”

“D’accordo”
Rispose semplicemente il moro

A quel punto si concentrò. Chiuse ogni genere di sentimento in un angolo remoto della sua mente. Non voleva che qualcuno sapesse che anche lui, il freddo Sherlock Holmes,avesse una paura.
Una paura che teneva chiusa in un angolo remoto della sua mente, una paura che però ogni tanto lo faceva svegliare di colpo la notte. Una delle paure più brutte... La paura di perdere qualcuno...  L’unica persona che lo apprezzava per quello che era, l’unica persona per cui provava sentimenti.
Sentimenti di cui nemmeno sapeva l’esistenza prima di entrare ad Hogwarts. E quella persona era lì nella stessa stanza con lui a guardarlo mentre affrontava il molliccio.


“Nessuna emozione” Sussurrò chiudendo gli occhi

Respirò profondamente e poi li riaprì
Come aveva previsto, il baule si aprì e si richiuse senza che ne uscì fuori nulla


“Impressionante!” Commentò Lupin “Non ha trovato nessuna tua paura”

“Perché non ne ho”
Rispose Sherlock tranquillo per poi tornare accanto a John “Prego” Disse invitando l’amico ad andare avanti

John allora camminò lentamente avanzando verso il baule. Sentiva il cuore battergli sempre più forte. Sapeva qual’era la sua paura più grande. Quella che da quando era arrivato ad Hogwarts lo tormentava sempre. Quella fobia che senza saperlo era la stessa che aveva Sherlock.
Già... John ormai non poteva più stare senza il moro, per quanto tentasse di non darlo a vedere. Considerava l’amico come una persona fredda e impegnata solo con i suoi libri e studi... Non lo aveva mai visto in giro con nessuno. Una volta una ragazza Serpeverde di nome Irene Adler ci provò con lui, ma Sherlock la liquidò come se fosse niente. Quindi come poteva uno così essere interessato a lui?
Si voltò per un attimo a guardare Sherlock e lo sguardo gli cadde sulla bruciatura sul braccio e rabbrividì di nuovo all’immagine di quello che era successo


-3 giorni prima, Corridoi della scuola-

“Hey Holmes! Che leggi?” Chiese Jim Moriarty, uno studente Serpeverde, vedendo la sua preda preferita leggere appoggiato al muro del corridoio

“Non sono affari che ti riguardano, Moriarty” Rispose il moro, acido

Jim allora strappò il libro dalle mani di Sherlock e lo lanciò a un suo amico, un altro Serpeverde di nome Sebastian Moran, che però era più alto e muscoloso di Moriarty

“Hai sentito Sebastian? Oggi il nostro Sherlock è di cattivo umore” Commento Jim sghignazzando, così fece anche il suo amico

Il moro allora gli lanciò un’occhiata di puro veleno
“Tu e il tuo scimmione non potete andare altrov...” non fece in tempo a finire la frase ce si ritrovò a terra a causa di un pugno in faccia da parte di Sebastian, che una volta aver fatto cadere a terra Sherlock rincarò la dose dandogli un calcio nello stomaco

“Molto maturo” Ansimò Sherlock pulendosi via il sangue che iniziava a uscirgli dal labbro

“Questa volta il nostro amico riccioluto ha ragione” Disse Moriarty sorridendo sadico “Siamo in una scuola di magia, perché sporcarci le mani quando la possiamo risolvere con ciò che siamo qui ad imparare? Tiralo su, Sebastian”

Moran allora con un brusco movimento tirò in piedi Sherlock, che dovette appoggiarsi al muro a causa del dolore per via del calcio

“Forza, Holmes” Lo sbeffeggiò Jim “Studi tutto il giorno, sarà una passeggiata per te battermi, no?”
Sherlock allora, con fatica, prese la sua bacchetta. La prima idea che gli venne in mente fu di disarmare Moriarty, per porre fine alla questione.

“Expell...”

“INCENDIO!”
Urlò Jim prima che il moro potesse finire la frase. Una lingua di fuoco fuoriuscì dalla bacchetta andando a scagliarsi contro il braccio di Sherlock, che venne sbalzato indietro a causa della forza dell’incantesimo.

Picchiò la testa contro il muro e cadde a terra tenendosi il braccio colpito


“SHERLOCK!” urlò una voce in fondo al corridoio

Moriarty e Moran si scambiarono occhiate divertite “
Sta arrivando il tuo fidanzatino”

John arrivò di corsa in soccorso dell’amico. Si inginocchiò accanto a lui e lo aiutò a mettersi seduto, poi alzò lo sguardo verso Jim e Sebastian “Iniziate a pregare che non vi incontri in giro nei prossimi giorni!” Sbraitò

I due però non furono spaventati, anzi, scoppiarono a ridere voltando le spalle a John e Sherlock e andandosene via....

-Poche ore prima della lezione di Lupin, Corridoi della scuola-

John uscì con gli altri Grifondoro pronto per la lezione e tutti insieme si avviarono verso l’aula. Prima di arrivare però il biondo notò in fondo al corridoio, intento a leggere uno strano libro, proprio lui.... Jim Moriarty.

“Arrivo subito” Disse al suo gruppo per poi separarsi da loro e iniziando ad avanzare verso Jim.

Quando fu più vicino riconobbe subito che il libro che stava leggendo era quello che avevano rubato a Sherlock.


“Hey stronzo!” Urlò una volta vicino per poi strappargli il libro dalle mani e buttandolo a terra

“Oh! Ecco arrivato il fedele cagnolino!” Esclamò Jim

“E tu il tuo? L’hai lasciato in sala comune a dormire?” Ribattè John “Giorno sbagliato per farlo” Aggiunse per poi mollargli un pugno in faccia con tutta la forza che aveva

Jim cadde seduto a terra e John fece per dargli un altro pugno. Moriarty però si scansò poco prima dell’impatto, facendo finire il pugno dritto sul muro

John imprecò a bassa voce, dando un ulteriore pugno a Jim con la mano buona.

Questa volta non sbagliò mira.

Si inginocchiò davanti a lui e lo prese per il colletto
“Ringraziami per esserci andato leggero” Sibilò rabbioso “Tocca di nuovo Sherlock e la prossima volta ti concerò in un modo che neanche tua madre ti riconoscerà” Concluse lasciando Jim di scatto e facendolo ricadere a terra.

Si chinò a riprendere il libro di Sherlock e se ne andò.


-Presente, aula di Lupin-

“John? Sei tra noi?” Chiese il professore vedendo lo studente Grifondoro fermo immobile

“Hem... Sì. Mi scusi” Balbettò il biondo prendendo la bacchetta e preparandosi

Lupin allora si avvicinò al baule “Pronto”

John annuì

Quando il baule venne aperto uscì dello strano fumo che iniziò a vorticare su se stesso, pensando a che forma assumere.
Alla fine il fumo si spostò verso il basso, andando ad assumere la forma che John temeva che assumesse: Sherlock a terra in un bagno di sangue. Gli occhi azzurri sbarrati, senza vita, la bacchetta a terra vicino alla sua mano inerme.
John iniziò a tremare e gli occhi divennero lucidi. Abbassò lo sguardo per non guardare quella scena orribile

Il vero Sherlock dall’altra parte della stanza guardava senza sapere cosa dire. La sua stessa paura. Lui aveva il terrore di perdere John e John aveva il terrore di perdere lui...
Rivolse uno sguardo preoccupato al professor Lupin, anche lui stupito da quella scena. Fece per interrompere tutto ma Sherlock lo fermò
“Aspetti un attimo”

Il moro allora ignorò ogni singola cosa che gli diceva la ragione e corse verso John. Gli appoggiò una mano sulla spalla e quando lo fece sentì il biondo iniziare a tremare meno

“Non ce la faccio” Sussurrò John intanto che le lacrime cominciavano a solcargli il viso

“Non è reale, devi solo dire ‘Riddikulus’... Io sono qui con te, John”

“Ri- Ri-Riddikulus!”
Singhiozzò il biondo, senza però ottenere risultati.

Fu allora che Lupin decise di intervenire “RIDDIKULUS!” Esclamò ricacciando il molliccio nel baule “John tutto ok?”

Il biondo però non rispose, si voltò e si diresse verso l’uscita “Mi scusi” e si chiuse la porta alle spalle.

Lupin e Sherlock rimasero per qualche secondo in silenzio a fissare la porta, poi il professore si decise a parlare
“Tu lo sapevi?” Chiese

Il moro scosse la testa in segno di diniego
“Posso andare, professore?”

Lupin annuì e Sherlock si precipitò fuori dall’aula iniziando a correre per i corridoi alla ricerca dell’amico

“Avete visto Watson?” Chiese a un piccolo gruppo di Grifondoro

“Sì, stava correndo verso il giardino” Rispose una ragazza

Sherlock allora partì di nuovo in corsa verso il giardino, sapeva dove trovarlo ora. Aveva mostrato lui a John quella parte particolare del giardino della scuola dove non ci andava quasi mai nessuno dato che era molto isolato rispetto alla scuola.
Corse fino a li, sotto a quell’albero che ormai era il loro albero. Quel tronco che ormai era impregnato di ricordi. Risate, studi, chiacchierate.
John era lì, sotto quella quercia, a fissare il vuoto


“Sherlock non ne voglio parlare” Disse secco asciugandosi una lacrima

“Ok, non parlare. Parlo io ora” Iniziò il moro facendosi coraggio “La tua paura... E’ anche la mia” Disse d’un fiato per poi fissare il John in attesa di una sua reazione

“Avevi detto che non avevi paura di nulla... E il molliccio non ha assunto nessuna forma”

“Perché so tenere le mie paure nascoste”
Rispose Sherlock “Non mi piace che qualcuno venga a sapere dei miei punti deboli”

John a quel punto si voltò per guardarlo negli occhi“Quindi io sarei un punto debole?”

Sherlock a quel punto fu spiazzato. Come poteva spiegarglielo ora? Non era affatto il tipo da discorsi sentimentali. Non sapeva come trattare con i sentimenti.
Abbassò lo sguardo per evitare gli occhi di John e iniziò a sfregarsi le mani, cosa che faceva quando era sotto pressione


“Sherlock... La verità” Disse John alzando la testa di Sherlock in modo che tornasse a guardarlo negli occhi

Lo studente Corvonero a quel punto andò in panico. Ritornarono i brividi che aveva sentito anche prima a lezione quando John lo aveva toccato. Sentiva gli occhi del biondo piantati nei suoi... Sentiva una morsa allo stomaco, doveva parlare ma non trovava le parole.
Allora a quel punto decise di fare una cosa che mai aveva fatto prima, seguì quello che gli diceva il suo cuore


“Sì, sei la mia debolezza John. Perché da quando ti ho conosciuto ho capito che non posso più fare a meno di te. Perché tu mi dai forza, sei la mia forza... Ed io ho paura che un giorno qualcuno possa togliermi questa forza. E questa paura mi rende debole... Quindi sì, sei la mia debolezza John Watson, ma lo sei perché prima di tutto tu sei la mia forza”

Disse quella frase quasi tutto d’un fiato, parlando velocemente e quando concluse chiuse gli occhi aspettando l’inevitabile: che John se ne andasse. D’altronde, chi poteva mai amare uno come lui?

Sherlock però non sentì John alzarsi, era ancora lì accanto a lui, con la mano ancora sopra la sua
“Se vuoi andartene fallo. Tanto ci sono abituato” disse senza riaprire gli occhi

“Perché dovrei farlo? Tutto quello che hai detto sono le stesse parole che io avrei sempre voluto dire a te”

Il moro a quel punto aprì gli occhi, guardando John con sorpresa “Che cosa?”

Lo studente Grifondoro sorrise leggermente, il primo sorriso dopo l’accaduto in aula. Si sporse di più verso Sherlock fino a quando tra i loro volti rimasero solo pochi centimetri di distanza

“Hai capito bene. Anzi, io non avrei saputo dire di meglio” E a quel punto lo baciò.
Un bacio dolce, veloce, che però racchiudeva tutto quello che loro due non erano mai riusciti a dirsi a parole: Che si amavano, semplicemente, meravigliosamente.

Un amore che li rendeva dipendenti uno dall’altro. Non poteva esserci un John senza il suo Sherlock e non
poteva esserci uno Sherlock senza il suo John.


“Le nocche insanguinate... Moriarty vero?” Chiese il moro, concluso il bacio

“Perché rovinare questo momento?”

Sherlock allora prese la mano ferita di John, accarezzandogli le nocche violacee “Rispondimi”

Un brivido iniziò a percorrere la schiena di John per via di quella carezze, sarebbe rimasto così per tutta la vita

“Sì, ho dato a quel bastardo una lezione” Ammise alla fine

“Non avresti dovuto farlo” Lo ammonì Sherlock
John a quel punto sbuffò infastidito, ma non fece in tempo a iniziare a parlare che venne zittito con un bacio
“Ma grazie per avermi difeso” Sussurrò il moro

Poi si appoggiarono tutti e due al grosso tronco della loro quercia e Sherlock si accoccolò tra le braccia di John iniziando a dargli piccoli baci sul collo

Ogni bacio era un fremito lungo la schiena. Quanto aveva desiderato quel momento...
Sherlock intanto cominciò anche a giocare con i bottoni della camicia bianca di John e a ripassare con il dito la forma dello stemma di Grifondoro

Il biondo a quel punto gli prese la mano per fermalo un attimo

“Hey, ma da quando prendi tutte queste iniziative?”

Sherlock a quel puntò sobbalzò terrorizzato. Si stava lasciando troppo andare?
“Non ti piace?" Chiese sgranando gli occhi

John a quel punto scoppiò a ridere, dandogli un bacio sulla fronte “Stavo scherzando, stupido”

Sherlock incrociò le braccia offeso e iniziò a guardare qua e la il paesaggio intorno a loro, per non guardare il compagno

John allora gli presa il volto tra le mani e lo fece voltare verso di lui
“Mi perdoni?” Chiese cercando di trattenere una risata

Sherlock in risposta gli stampò un bacio veloce sulle labbra per poi appoggiare la testa di nuovo sulla spalla del biondo e riprendendo a giocare con i bottoni della camicia


“Bravo ragazzo, 100 punti a Corvonero” Commentò John riuscendo a strappare una risata al moro, che lo abbracciò stringendolo forte.

Erano una cosa sola, un unico cuore che se una parte se ne fosse andata, l’altra l’avrebbe inevitabilmente seguita  e se invece una  si fosse fortificata anche l’altra avrebbe fatto lo stesso.

Loro erano così, l’uno per l’altro erano sia una forza che una debolezza.
Ma finchè erano , nulla poteva dividerli, perché si sarebbero guardati le spalle a vicenda.

Sherlock per John

John per Sherlock


ALWAYS


angolo dell'autrice: Salve miei piccoli Ricci! Scusate per la mia sparizione improvvisa, ma sono stata via per una settimana e non avevo il PC e poi ho avuto un periodo un po' denso di impegni... But I'm back! Spero che questa ff vi piaccia e che mi faccia perdonare per la mia scomparsa :3 
   
 
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