C’era una volta…. Cominciano così tutte le
favole, vero? E anche questa non sarà da meno.
La storia che sto per raccontarvi narra di un principe dalla rara bellezza.
I suoi capelli erano neri come la notte senza stelle; i suoi occhi avevano
catturato la luce del cielo del tramonto e la sua pelle diafana rivaleggiava
con la candida neve.
Il suo era un regno molto fiorente e da tempo avevano abbandonato la ragione
delle armi per intraprendere la via della convivenza pacifica.
I suoi genitori, il Re Ryota e la regina Ayako, amavano il figlio e il loro
unico desiderio era di vederlo felice, ma da tempo il suo sorriso non
brillava più.
Il principe triste, così veniva chiamato, non riusciva a trovare un vero suo
pari che potesse sposare. La legge del suo regno gli impediva di sposare
principe o principessa di dubbio lignaggio e nel suo reame, a parte la
cugina Haruko, felicemente sposata con il conte Yohei, non vi era nessuno
che potesse arrogare tale diritto. Inoltre gli aspiranti mariti o moglie
dovevano essere esperti nel gioco della palla al balzo.*
Così, un giorno di pioggia, decise di partire.
Sulla sella di Ombromanto (NdA: furto schifoso da “Il signore degli anelli”,
il cavallo di Gandalf *_____*), salutò i suoi genitori e partì per un oscuro
viaggio che l’avrebbe portato oltre i confini del suo regno. Viaggiò notte e
giorno, in lungo e in largo. Attraversò villaggi, guadò fiumi e contrastò
tempeste, ma del principe non vi era traccia.
La gioia che lo aveva pervaso al momento della partenza a poco a poco
iniziava a scemare, lentamente come il giorno morente.
All’alba del quinto giorno si trovò nel reame
di Ryonan.
Sporco di fango, si confuse perfettamente nella cittadina capitale. Alloggiò
nella migliore locanda e si presentò il giorno dopo al palazzo reale.
Fu accolto dal Re Taoka e dall’erede al trono Akira. Fu organizzato un
grande banchetto in suo onore e vi furono invitate le persone più importanti
del Paese.
Kaede rimase qualche giorno ospite dei reali del Ryonan e nel frattempo ebbe
modo di conoscere meglio il principe Akira. Di lui aveva sentito parlare
anche nel suo regno. Era bello, molto alto e possedeva un fascino fuori dal
comune. Le sue maniere erano curate e raffinate ed era un campione nella
palla al balzo. Di lui si diceva che amava conversare e che affrontasse i
pericoli mostrando uno spavaldo sorriso. Amava le sfide e, si diceva, aveva
viaggiato per tutto il regno in cerca di degni rivali con cui confrontarsi,
con la spada e con la palla. E qui iniziava il vero problema. Durante uno
dei suoi viaggi aveva incontrato un potente mago, o almeno così affermava
chi lo aveva visto in azione. Il suo nome era Hiroaki (prendetevela con
Niane >.< ! NdA) ed era esperto nell’arte della magia bianca. Codesto mago
era temuto da tutti e il suo carattere forte, deciso e scontroso aveva il
potere di terrorizzare più della sua magia. Impauriva tutti tranne uno: il
principe Akira. Fra loro c’era una sorta di legame speciale che il principe
Kaede si trovò ad invidiare in più di un’occasione, rammaricandosi di non
aver ancora trovato un calore simile.
Il principe Akira e il mago Hiroaki trascorrevano tutto il tempo assieme e
fu questa la consapevolezza che spinse Kaede a lasciare il regno in cerca di
altra fortuna, oltre, si intende, ad un netto rifiuto di Akira a sposarlo ed
una palla di fuoco, lanciata dal mago, che aveva cercato faticosamente di
evitare.
Così, all’alba del nono giorno il principe Kaede decise di ripartire. Salutò
come si conveniva i regnanti del Regno di Ryonan e riattraversò il confine.
Due giorni dopo si trovò nel Regno del Kainan.
Dal maestro di corte aveva saputo che questo regno, soprannominato pure il
Reame di Kainan King, era uno dei più fiorenti che esistessero a sud del
continente. Il reame era governato saggiamente dal Re Takato e da suo
figlio, il principe Shinichi. Si diceva che ivi crescessero le pesche più
grandi e succose dell’intero continente e che il principe fosse bravissimo
nel gioco della palla. Un’alleanza fra i due Regni avrebbe portato la
fioritura di un legame importante. Certo il regno di Kainan era piuttosto
lontano dai confini del regno di Rukawa, ma volendo avrebbero potuto
invadere i regni confinanti e allargare il loro potere.
Con quest’effimera e materialista gioia nel cuore il principe Kaede si fece
ricevere a corte. Il principe Shinichi era un ragazzo dalla corporatura
possente e dallo sguardo acuto. Aveva pelle bronzea e un neo sotto l’occhio
destro che lo rendeva molto affascinante (dite quello che volete ma Shinichi
per me è lo è davvero! NdA.). Certo magari dimostrava più della sua età,
però la sua saggezza e la sua allegra compagnia facevano dimenticare ogni
problema.
Purtroppo dovette partire presto anche da questo regno. Shinichi era
irrimediabilmente, e neppure tanto inconsciamente, innamorato del piccolo
lolito Nobunaga, il giullare di corte. Costui aveva lunghi capelli neri e
occhi sfavillanti di luce. Si erano incontrati poco tempo prima, durante una
sfida a palla, ma già avevano iniziato i preparativi per l’imminente
matrimonio.
Al principe Kaede non era rimasto che andarsene, ancora più sconsolato.
All’alba del quindicesimo giorno ripartì in sella ad Ombromanto.
Tre giorni dopo attraversò i confini del
pacifico regno di Shoyo. Il suo Re era il giovane ed efebico Kenji. Aveva
ereditato il regno dopo l’improvvisa… partenza dei genitori per le isole del
sud. Di lui si narrava la saggezza e la dolcezza dei suoi lineamenti. C’era
chi diceva che bastasse un suo sguardo per ammaliare chiunque lo
incontrasse. Altri invece dicevano che i suoi modi erano così regali da
superare quelli dei principi dei regni di confine. La sua dolcezza e il suo
aspetto quasi femmineo avevano attraversato mari e monti e in molti avevano
abbandonato i regni ammaliati dal decanto di tali prodigi.
Quando Kaede giunse nel regno di Shoyo, dovette concordare con tali visioni
estatiche, ma dovette anche ammettere che, dietro il suo aspetto debole, si
nascondeva una volontà ferrea e decisa.
Avrebbe voluto fermarsi in quel regno e porre la parola fine alla sua
ricerca, nonostante il sentore di incompletezza che lo riempiva, ma qualcuno
decise per lui. Qualcuno che aveva l’aspetto di un gigante d’uomo, ma che
nascondeva il volto di un demone. Kenji, Re di Shoyo, era legato al demone
Toru da un patto d’amore sigillato anni prima e a Kaede non rimase che
risalire su Ombromanto e ripartire, nell’attesa di trovare qualcuno nato per
lui. Uomo o donna non aveva alcun’importanza, voleva solo che quel suono
sordo al centro del cuore smettesse di riecheggiare.
Certo avrebbe potuto affrontare il demone, ma la persona che lui cercava non
era Kenji quindi perché attardarsi troppo? Se poi ci mettiamo l’opera di
“persuasione” attuata da Toru, avvisato poco prima dalle sue Ombre del suo
arrivo, a Kaede toccò fare i bagagli due giorni dopo il suo arrivo.
Tornò a valicare confini e a guadare fiumi, ma
il venticinquesimo giorno ancora non aveva trovato nulla. I paesaggi, benché
verdi e sfavillanti, portavano con sé solo sparuti villaggi.
A poco a poco, affievolita anche dalle continue delusioni, la sua decisa
volontà andava sfaldandosi e, pieno di tristezza nel cuore, il ventottesimo
giorno giunse nel Reame di Shohoku. Questo era un regno pacifico, governato
con saggezza dall’attuale bonario Re Anzai. Il Re aveva un figlio che aveva
ritrovato da poco. Quando era solo un ragazzino era stato rapito da una
banda di briganti, almeno questa la ragione ufficiale. In realtà si
vociferava che fosse stato lo stesso principe Hisashi a chiedere al capo dei
banditi, il famoso Tetsuo, ad arruolarlo fra le file del suo sparuto, ma
potente, piccolo esercito di malfattori. Sempre si vociferava che
all’origine di tale decisione vi fosse stata una delusione d’amore. Il
principe Hisashi pare fosse segretamente innamorato del Conte Kiminobu,
della contea di Kogure. Non si conoscevano i particolari di tale vicenda, ma
pareva che fosse stato lo stesso conte ad andarlo a riprendere e a
riportarlo con sé al castello e che da allora vivessero lì, insieme e
felici.
Quando Kaede giunse nel reame di Shohoku, non poté che confermare tutte le
voci che volevano i due ragazzi intenti a preparare il loro matrimonio.
Volle comunque conoscerli e si presentò al castello come Principe di Rukawa.
Fu ricevuto con tutti gli onori e, nel breve tempo trascorso, poté godere
della compagnia dei due ragazzi e invidiare il loro rapporto elitario.
Pochi giorni dopo ripartì.
Quaranta giorni dopo la sua partenza, il
principe Rukawa fece il suo ingresso, a cavallo di Ombromanto, nel reame di
Rukawa. Ad attenderlo trovò la madre e il padre preoccupati da tanta
tristezza che scuriva gli occhi brillanti del figlio.
Trascorsero giorni tristi per il nostro principe. Passava il suo tempo nella
torre a leggere libri in solitudine e la notte c’era chi giurava di averlo
visto passeggiare in silenzio per i giardini di palazzo, come un’ombra
silenziosa.
Passò il tempo e tornò quello delle piogge.
Il principe triste si richiuse nei suoi appartamenti. Vi usciva solamente lo
stretto necessario.
Il Re e la Regina erano più infelici del figlio. Non sapevano che fare e
sembrava loro impossibile che un ragazzo tanto bello e dolce non riuscisse a
trovare una persona da amare e che lo amasse con la stessa intensità e
uguale trasporto.
Una mattina come tante, in un giorno di pioggia come tanti, bussò alla porta
del castello un forestiero. Aveva corti capelli di un rosso ribelle.
Indossava abiti che avevano visto sicuramente momenti migliori ed erano così
zuppi d’acqua che, strizzandoli, avrebbero potuto riempire una tinozza e
mezzo. Non aveva borse con sé, né medaglioni. Portava solo un bel cavallo
bianco, anch’egli zuppo come il cavaliere e visibilmente stanco. Aveva gli
zoccoli e le zampe sporche di fango.
I camerieri di corte cercarono di convincerlo a trovare rifugio in qualche
locanda, al paese, ma il ragazzo, spettinato e gocciolante, chiese di vedere
il Re di quel Regno inospitale che rifiutava alloggio ad un principe
straniero.
Subito furono chiamati il Re e la Regina e Kaede, richiamato dal trambusto
provocato dalle cameriere che accorrevano per vedere il “falso” principe,
uscì dalla camera con l’intento di verificare personalmente la situazione.
Il Re e la Regina accorsi per primi invitarono il principe ad accomodarsi
nella loro camera più bella, mentre il cavallo fu portato alle stalle con il
categorico ordine di dargli un aspetto degno di un servitore reale. Non vi
era nulla che potesse confermare che fosse un autentico principe, ma era per
sempre un viandante che aveva chiesto ospitalità e loro non glielo avrebbero
negato.
Tutto gocciolante il ragazzo, di dubbia origine, seguì il Re e la Regina
lungo i corridoi del palazzo e giunto davanti alla sua porta, adiacente a
quella del principe Kaede, i suoi occhi scuri come la notte incontrarono
quelli blu oceano dell’erede al trono. Fu solo un attimo, poi il ragazzo fu
fatto accomodare nella sua camera e fu stabilito tutto affinché gli fosse
riservata la migliore accoglienza.
Intanto in principe Kaede, scosso da quell’inaspettato incontro in
un’uggiosa giornata autunnale, non riusciva a rimanere nella sua camera. La
Regina, incuriosita, lo aveva visto girovagare senza sosta per i corridoi,
come fosse stato morso da un ragno velenoso e fosse sotto l’effetto di quel
maligno potere. Confusa da tale atteggiamento, andò a confessarsi con il Re.
Gli rivelò ciò che aveva visto e di come aveva sentito il muro di ghiaccio
sciogliersi con veemenza.
Il saggio Re Ryota sospirò affranto.
<< Non avete nulla di cui preoccuparvi, moglie mia. Nostro figlio si è solo
innamorato. Anche io, quando incontrai la vostra persona, mi comportai come
nostro figlio in questo frangente. >>
<< Ma allora è magnifico maestà! >> esclamò la Regina al culmine della
gioia.
<< Ahimè no e il Signore sa quanto lo vorrei. >> scosse mesto la testa.
<< Cosa dite maestà? >>
<< Mia Regina forse dimenticate la legge del nostro regno? L’erede al trono
deve sposare solo un ragazzo o una ragazza di indubbia stirpe regale. >>
<< Ma quel ragazzo… >>
<< Ma non ne siamo sicuri e non c’è modo per scoprirlo… >>
La Regina si accasciò triste sulla sedia, mentre il Re, incapace di trovare
soluzione a quell’inestricabile paradosso, solcava la stanza a grandi passi.
Improvvisamente la Regina ebbe un’idea: << Vostra maestà, forse ho trovato
la soluzione! >>
Nel frattempo il principe Kaede, confuso dalle
emozioni del proprio cuore, si ritrovò davanti alla camera del principe
straniero senza accorgersene. Quando il viandante uscì dalla camera lo trovò
ai piedi della porta, placidamente addormentato. Poiché impediva il
passaggio, fu “costretto” a smuoverlo, tirandogli un calcio. Il principe
Kaede, svegliato all’improvviso, si alzò di scatto.
<< Do’hao! Perché mi hai dato un calcio? >> chiese sbadigliando.
<< Stupida volpe! Ti sembra questo il modo di comportarsi di un principe? >>
<< E tu che ne sai? Sei forse un principe tu? >>
Intanto i due ragazzi avevano cominciato a scendere le scale.
<< Certo! Oseresti mettere in dubbio le mie parole? >> chiese furibondo il
principe dalla chioma scarlatta: << Io sono il Principe Hanamichi Sakuragi,
del regno Sakuragi, figlio del possente Re Takenori! Il nostro regno si
trova nelle luminose Terre del Sud. >>
<< E immagino sarai un campione anche nel gioco della palla al balzo… >>
<< Ci puoi scommettere, principe presuntuoso! Sono un Tensai della palla al
balzo! >>
Il principe Kaede condusse lo straniero nel piccolo campo che aveva fatto
creare anni prima e in cui, da tempo, giocava ormai da solo, da quando cioè
il conte Yohei, suo unico avversario, si era sposato con la cugina Haruko.
Sfidò il viandante e questi, con sua immensa gioia, accettò. Il principe
Kaede possedeva tecnica e agilità, mentre il principe dalla pelle color del
bronzo possedeva velocità e potenza, ma poca esperienza. Fu facile per
l’erede al trono del Regno di Rukawa vincere quella partita, eppure mai
prima di quel giorno si era sentito elettrizzato e pieno d’energia.
Lo straniero non accettò volentieri la sconfitta e a quella partita ne seguì
un’altra, vinta ugualmente dal principe Kaede, alla fine della quale, dopo
un gioioso battibecco, le guardie di palazzo faticarono non poco a dividerli
e a sedare la rissa.
Tutto contento, il principe Kaede accompagnò l’ospite nella visita al
castello e si rilassò ascoltando tutto ciò che il principe diceva.
Trascorsero così la mattina e il pomeriggio, l’uno in compagnia dell’altro,
inconsapevoli di quel che accadeva loro ma consci solo di ciò che la
presenza e l’assenza dell’altro provocavano al loro cuore.
La sera la Regina lasciò presto il piccolo banchetto, organizzato in onore
del principe Hanamichi, e, seguita dalle cameriere di fiducia, entrò di
soppiatto nella camera dell’ospite. Dalla tasca della gonna uscì un pisello
e lo mise sotto il letto. Sopra vi adagiò venti materassi e venti piumini e
poi uscì (come diavolo fa un pisello a non restare schiacciato O.O? NdH. Sta
zitto e recita! NdA. Senti autrice da strapazzo… NdH. Questa è la favola! Se
non ti sta bene metto al vostro posto qualcun altro è____é NdA. Non credo
che vi sia qualcuno più pazzo di me -.- NdH.). Se fosse stato un vero
principe… lo avrebbero scoperto il giorno dopo.
Quando il principe entrò nella camera assegnatogli, restò sorpreso
dall’altezza spropositata del letto, ma considerandola un’usanza locale, non
vi fece troppo caso e, sistematosi sotto le coperte, iniziò a dormire.
Il giorno dopo, quando si svegliò, brillava
già il sole. Il cielo era di un azzurro terso e la giornata limpida. Si
sistemò in fretta e furia e scese le scale velocemente. In fondo, ad
aspettarlo, trovò la famiglia reale al completo.
<< Dormito bene, do’hao? >> domandò Kaede, messo al corrente del piano della
Regina.
<< E me lo chiedi pure? È questa l’ospitalità che offrite ad un principe?
Non ho potuto chiudere occhio tutta la notte. Dio solo sa cosa vi fosse in
quel letto! Non tornerò mai più in questo reame inospitale! C’era qualcosa
di duro che… >>
Ma non riuscì a terminare la frase che si trovò stretto nell’abbraccio del
principe.
<< Alla fine ti ho trovato… >> gli sussurrò Kaede.
Il principe Hanamichi, troppo imbarazzato non riuscì neppure a parlare.
Ormai non vi erano più dubbi! Chi se non un principe avrebbe notato la
presenza di un pisello sotto venti materassi e altrettanti piumini? La
Regina Ayako, colma di gioia, spiegò al principe del regno di Sakuragi cosa
lo avesse tenuto sveglio. Il principe Kaede chiese la mano del ragazzo e fu
organizzato un bellissimo matrimonio. Furono invitati i Reali Sakuragi e
tutta la corte al completo. Si festeggiò per sette giorni e sette notti e
tutti, finalmente, tornarono ad essere felici, rincuorati dal caldo e
radioso sorriso che, finalmente, brillava sul volto del principe.
OWARI