"Ehi, vieni qua…voglio farti leggere una cosa…"
Distesa sul letto a pancia in giù, Bulma fece segno a Vegeta di sedersi
accanto a lei.
Com'era bella nella sua succinta camicetta da notte, che le lasciava le
gambe tornite scoperte, pareva così delicata e fragile con il viso pulito e
i sottili capelli celesti che le ricadevano disordinati sulla fronte, lo
sguardo malizioso, le labbra leggermente ricurve a causa di uno sforzo
immaginario, il naso rosso e un sopracciglio alzato. Se Monet avesse avuto
la possibilità di ritrarla, allora la sua Impressione non sarebbe più
stata quel rosso e intenso albeggiare, ma un intrigante blu oltremare
intriso di luminoso azzurro di acque cristalline, come quelle che bagnano le
sabbie dorate di tanto lontane e paradisiache spiagge tropicali, che
nascondono tra i loro lembi le abitazioni di creature coloratissime e
altrettanto belle; se la penna di Shakespeare avesse potuto attingere a
quella sì misteriosa e seducente fonte, allora né Verona, né nessun altro
luogo terrestre avrebbe potuto fare da sfondo a una così immensa e
meravigliosa quanto improvvisa necessità di scrivere la storia della più
bella e irraggiungibile Giulietta della storia, e pure nessun poeta avrebbe
mai saputo rendere giustizia alla sua Bulma, che non avrebbe mai finito
d'amare e ringraziare abbastanza.
Con studiata indifferenza, Vegeta si trascinò accanto alla sua donna.
"È quello che tua figlia pensa di te…" sventolandogli davanti
un foglio di carta
La calligrafia era incerta, le lettere esageratamente grandi e la
punteggiatura pareva piuttosto messa lì a caso, giusto per ornare un
altrimenti lugubre cimitero di pensieri puerili. D'altronde Bra aveva
soltanto sei anni e quello era il suo primo indimenticabile tema. Aveva
sempre detestato quei tipi di compiti, da piccola anche lei era stata
costretta a ingegnarsi su argomenti che le maestre ingenuamente credevano
sorgente di una miriade inestimabile di parole, quando invece non avevano
nessun altro effetto che quello di chiuderle il cervello: 'La tua mamma ',
'Il tuo papà ', 'I tuoi nonni ', 'Cosa chiederesti a Babbo Natale?', e
così via. Tuttavia lei non era mai stata tipo da perder tempo a buttar giù
qualche riga sensata sulla vita, aveva sempre prediletto integrali e rotori
piuttosto.
Si schiarì la voce e lesse solennemente:
"Tema: il mio papà…" spiando le reazioni del compagno
Vegeta non mosse un muscolo, ma se qualcuno avesse potuto misurargli la
frequenza cardiaca, avrebbe sicuramente pensato ad un principio d'infarto.
Se da una parte era estremamente curioso di sapere quello che sua figlia
pensava di lui, dall'altra aveva il terrore di udire una dolorosissima serie
di insulti. Deglutì, tentando di non darlo a vedere a Bulma.
"Il mio papà non è come il signor Goku, neanche come il signor Gohan
e neanche come gli altri papà dei miei amichetti."
"Sono felice che se ne sia accorta!" disse lui orgoglioso
"Lui si allena sempre sempre, ma con me ci gioca qualche volta, quando
non si allena sempre sempre…"
Il saiyan si lasciò sfuggire un mezzo sorriso, che cercò disperatamente di
nascondere sotto il suo solito cipiglio, dopo che la sua compagna si era
voltata a guardarlo, fallendo miseramente come ogni volta che voleva fregare
Bulma.
"Logica di ferro…" disse semplicemente
"Non so perché si allena sempre sempre, io penso che lo fa perché
vuole essere forte per difenderci, mamma dice che lo fa perché non ha altro
da fare e Trunks dice che lo fa perché dice che i grandi, quando i bambini
vanno a dormire, giocano a un gioco strano che non ho capito bene e che è
molto faticoso…"
"Ricordami di strangolare nostro figlio più tardi…"
Bulma rispose con una squillante risata e poi continuò:
"Il mio papà è forte forte e se si arrabbia tanto può pure far
scoppiare il pianeta. Dice sempre che la terra è solo uno stupido sasso…VEGETA!"
"Che c'è?"
"È questo quello che insegni a tua figlia?"
"MA NO! Avrà capito male…"
"Sì, come no!" seguitò a leggere:
"Ma io penso che lo dice solo perché così la mamma si arrabbia e poi
litigano e poi fanno pace, perché Trunks mi ha detto che i grandi fanno
sempre così, perché loro poi hanno un modo più bello di noi bambini di
fare la pace…"
"Mi correggo: ricordami prima di TORTURARE quel piccolo pervertito di
TUO figlio e poi strangolarlo!"
"Dai, non esagerare come al solito!"
"Io esagero! Se dico una cosa a Bra ti arrabbi subito, tuo figlio
invece può insegnare quello che gli pare a sua sorella, che tanto tu non
gli dici mai niente!"
"Vegeta, non fare il ragazzino! Piuttosto, ascolta: Il mio papà è
anche bello, ma anche mammina è bella, e pure io, solo Trunks è brutto,
solo quando è cattivo però, perché se è buono allora è bello. Il mio
papà è forte e coraggioso, non ha neanche paura del buio, e quando sono
con lui mi sento forte anche io. Il mio papà non ride mai, mamma dice
perché ridere troppo fa venire le rughe, ma lei ride sempre e non ce le ha
e anche io rido sempre e non ce le ho. Trunks dice che papà è solo strano,
ma io invece penso che è triste, però non so perché è triste. Io non
voglio che il mio papà è triste, io gli voglio bene tanto tanto e non
voglio che piange…" Bulma si asciugò una lacrima da sotto le lenti
degli occhiali da vista, che già da un po' era costretta a portare, e
osservò Vegeta.
Era rimasto immobile, con lo sguardo fisso sul foglio, incapace di dire
qualsiasi cosa, senza avvertire una fitta che lo strozzasse all'altezza
della gola, mentre gli occhi gli si inumidivano di sale.
"Il mio papà è il più meglio del mondo, gli voglio bene tanto tanto
e sempre sempre e non lo cambiavo mai neanche con il signor Goku, il signor
Gohan e neanche con i papà dei miei amichetti, perché il mio papà è il
mio papà e mi piace così, e gli voglio bene tanto tanto tanto."
Le lacrime avevano preso a scorrere spontanee, ma di quella infinita
sofferenza, Bulma poteva vedere solo quelle, ché Vegeta non sapeva neppure
come si piangesse. Ci erano voluti i pensieri, con tutti i relativi orrori
di ortografia, della sua piccola peste a regalargli il lusso di vederlo
singhiozzare come un comune essere umano, di condividere forse solo per un
istante il suo dolore, le sue angosce, i suoi tormenti, di sentirlo
rilassarsi un poco tra le sue braccia di donna, esili, fragili, eppure così
capaci di sprigionare calore e amore, di sentire il raso perla della sottana
bagnarsi della pena di un duro e glaciale saiyan, di essere lei per una
volta, o per l'ennesima volta, a salvarlo dall'abisso del rimorso e del
rimpianto, di essere lei a colmare il vuoto lasciato da tutti quei perché
senza risposta, di essere lei di nuovo la più forte.
"Anche per me sei 'il più meglio ' dell'intero universo…"
Lo stava cullando come un bambino; si sarebbe arrabbiato per questo,
l'avrebbe forse lasciata sola quella notte, per rinchiudersi probabilmente
dentro quella maledetta stanza a sfinirsi, non le avrebbe parlato per un
po', dacché il suo leggendario orgoglio sarebbe uscito distrutto da quello
sfogo, o forse solo rinnovato. Quante volte avevano litigato per questo?
"Perché non ti confidi con me?" gli aveva sempre chiesto e
rinfacciato, sempre aveva sperato che per una volta si lasciasse andare, che
gli avrebbe pure fatto bene. "Non siamo fatti di pietra, ma di carne,
il più grande e doloroso pregio che ci contraddistingue, tutti". Lo
sentì muoversi tra le sue braccia e già si preparò alla consueta ritirata
strategica del compagno.
Invece Vegeta quella sera sarebbe rimasto con lei, ormai suo unico conforto,
le avrebbe concesso di guardargli dentro, solo per quella notte, solo per
quell'occasione, le avrebbe donato tutto se stesso, ché se lo meritava
davvero quella debole terrestre, eppure così forte, la quale gli aveva teso
la mano parecchi anni prima e gli aveva regalato per la prima volta in tutta
la sua esistenza i colori della vita, che era stata sempre solo nera per
lui, ma che ora, a ritmi alterni, iniziava a tingersi di giallo, rosso,
violetto, verde e tutte le mille sfumature più cangianti, tutta grazie a
Bulma Brief, la sua donna, la madre dei suoi figli, il suo nemico più
valente, la sua speranza e la sua salvezza…per sempre.