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Autore: Sonia6    25/07/2016    5 recensioni
Questo breve racconto è stato scritto in pochi minuti. E' ovviamente Olicity. Ed è visto esclusivamente dal punto di vista di Oliver.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ti ricordi la prima volta che ti ho vista?
No, certo che no. Perché non sai quando ti ho visto la prima volta. Non era quando sono entrato nel tuo ufficio alla Queen Consolideted per chiederti aiuto con il mio computer (che poi non era mio ma di Floyd Lawton) come hai sempre creduto. Ti ho vista la prima volta circa un paio di anni prima. Quando mi credevano ancora disperso. La Argus mi aveva reclutato per un lavoro qui a Starling City, mi intrufolai nell’ufficio di mio padre, era sera inoltrata, ad un tratto un rumore di passi mi costrinse a nascondermi. Eri tu. Una biondina niente male che parlava da sola. Dicesti che ero carino anche se morto. Mi facesti sorridere. Per la prima volta dopo tantissimo tempo sorrisi di nuovo. E’ stato quello il nostro primo incontro. Ma tu non puoi saperlo.
Poi c’è stato il nostro vero momento, quello che conosci anche tu. Quando entrai nel tuo ufficio mentre sgranocchiavi il tappo della tua penna rossa. Quando mi dissero che se volevo un aiuto per il mio Pc avrei dovuto chiedere a Felicity Smoke io non avevo idea che fosse quella ragazza che avevo visto quella notte. Rimasi piacevolmente colpito. Te ne uscisti con le tue frasi sconclusionate che fai ogni volta che ti senti in imbarazzo. Ricordo che sorrisi anche quella volta. E sempre per merito tuo. Per un lunghissimo periodo avevo smesso di farlo. Tu mi hai permesso di ricominciare.
Quando mia madre mi sparò mi trovai in difficoltà. Probabilmente la cosa più logica da fare era chiamare Dig e farmi venire a prendere, ma non so perché qualcosa di misterioso mi ha attratto verso la tua macchina, mi sono nascosto dentro aspettandoti. Ricordo di averti spaventato tantissimo. Non so perché l’ho fatto, sentivo di potermi fidare di te. Quando mi ripresi da quella ferita e ti chiesi di entrare a far parte della squadra, o OTA come piace chiamarlo a te, Diggle mi mise in guardia. Era preoccupato per te. Quello che facevamo era pericoloso e tu eri così  piccola e delicata. Ma io fui risoluto. Ti volevo nella squadra. Ti avrei protetta a costo della vita.
Ricordi i nostri primi scontri? Le nostre discussioni? Dio quanto odiavo discutere con te! Lo odiavo ma lo amavo anche. Lo odiavo perché sapevo che la discussione faceva stare male entrambi, e io non volevo che tu soffrissi. Considerando poi la mia testardaggine e il mio orgoglio era difficile chiederti scusa. E lo amavo perché eri l’unica con la quale confrontarsi voleva dire crescere. Tu mi insegnavi sempre qualcosa. Soprattutto quando litigavamo.
Io sapevo di piacerti. L’ho sempre saputo. Anche tu mi piacevi, forse all’inizio non come avresti voluto, ma mi piacevi davvero. Non avevo mai conosciuto una come te. Nella mia vita prima dell’isola avevo incontrato molte donne. Donne belle, bellissime. Ma nessuna era te. Poi Laurel, Sarah, Helena, McKenna, Shado. Tutte donne straordinarie. Ma non erano te. In quei cinque anni in cui sono scomparso sono dovuto diventare qualcuno che non ero io. Questa era la realtà. O mi trasformavo o morivo. E io non volevo morire. Sono diventato un guerriero. Ho conosciuto il male, la paura, il dolore, la magia, uomini malvagi, ed io ero solo, in qualche modo dovevo sopravvivere. L’oscurità è entrata dentro di me e si è adagiata bene, così bene che quando sono tornato la vita che il resto del mondo definiva normale a me sembrava una giungla, una guerra perenne. Non sapevo come uscire. Come guarire da questa malattia.
L’affetto della mia famiglia, rivedere Tommy, Speedy… mi dava piacere si, ma nessuno di loro, nessuno di quelli che mi conoscevano da una vita sapevano cosa stavo provando dentro. Com’ero logorato da tutto quello che avevo passato e che non potevo, non riuscivo a raccontare. La facciata che tenevo era quella di Oliver Queen, dentro di me ero Arrow. Arrow l’assassino. Quello di cui aver paura. Ma non tu. Tu mi sfidavi. Non ti mettevo in soggezione, sapevi che non ti avrei mai fatto del male. Avevo minacciato con il mio arco mia madre, ma questa cosa non ti fermava dal cercare di aprirmi gli occhi. La mia vita era un casino, chi era al mio fianco era in pericolo. Non volevo ti facessi male. Perciò ti tenevo abbastanza vicino da proteggerti ma abbastanza lontano da non farti male. Devi aver sofferto molto per la situazione.
Hai visto passare molte donne al mio fianco, e non hai mai detto una parola (a parte Isabel e a ragione aggiungerei). Il tempo passava e cresceva in me la consapevolezza di poter fare a meno di chiunque della mia vita ma non di te. Ma non potevo dirlo. Il mio istinto era allontanarti. Sarah me lo disse un giorno, forse non te l’ho mai raccontato. Quando mi lasciò per tornare nella Lega degli Assassini mi disse che meritavo qualcuno nella mai vita che alimentasse la luce che era in me. Parlava di te. Aveva ragione, non obbiettai. Quando ti portai a Villa Queen per ingannare Slade, ti dissi che ti amavo. Che bisogno avevo di dirlo? La frase “Ha scelto la donna sbagliata” doveva bastare per fregarlo, ma la mia mente e soprattutto il mio cuore parlarono da soli. Poi ritrattai. Tipico di me, tipico di Arrow. Chiudersi a riccio e non far entrare nessuno. Leggere la delusione nei tuoi occhi fu atroce.
Passai mesi a cercare il coraggio di dirti di amarti davvero. Avevo una paura tremenda. Paura di perderti, perdere il mio faro, la mia luce, la mia speranza. Te. Ti chiesi di uscire e il ristorante saltò in aria. “Oliver ho avuto appuntamenti peggiori nella mia vita” mi dicesti. Ma non ci credevi nemmeno te. Quale appuntamento può essere stato peggiore di quello?! Ma non fu l’appuntamento in se ad essere orribile, ma le mie parole subito dopo. Non riuscivo ad essere Oliver Queen ed Arrow. Perciò non potevamo stare insieme. Piangesti ricordi? Dio credo di essermi infranto in mille pezzi quel giorno! Non avrei potuto raccoglierli tutti mai più! Poi arrivò Ray ed io ero geloso ed incazzato perché dovevo esserci io al suo posto, volevo esserci io! Ero io l’uomo che doveva renderti felice.
Ricordi Nanda Parbat? La prima volta che abbiamo fatto l’amore. Pensavamo fosse l’ultima. Con Arrow era possibile anche che lo fosse. Lo so. Io lo so. So che mi hai dato tutta te stessa quella notte, me ne sono reso conto, ti ho sentita. Ed anche io mi sono dato a te come se fosse stata l’ultima cosa che potessi fare nella vita. Non lo rimpiango affatto. E’ stato romantico, dolce, profondo. La notte più bella della mia vita. Con la persona più importante della mia vita. Ma Arrow doveva combattere il male, non poteva concedersi il lusso di amare. Quando uccisi Ras mi liberai della mia maschera. Io ti amavo e non contava tutto il resto del mondo. Volevo te, solo te.
Partimmo per i 5 mesi più spensierati della mia vita. Tornai a vivere con te. le tue risate, le tue carezze i tuoi baci. Dio come vorrei tornare indietro e poter provare anche solo per un momento le sensazioni che tu mi hai fatto provare! Ne abbiamo passate tante, il tuo incidente, la tua convinzione che ti volessi lasciare perché eri su una sedia a rotelle. Ho cercato di starti accanto, ma non riuscivo a farti capire che non ti avrei mai abbandonata. L’universo non poteva perdere la sua stella più importante. Perché eri questo per me. Per anni ho combattuto contro la morte, poi sei arrivata tu: la vita. La mia vita. Sono stato in apnea per la maggior parte del tempo, tu sei stata la boccata d’aria che il nuotatore prende appena esce dall’acqua. Forse non sono riuscito a fartelo capire a fondo.  E’ passato molto tempo, ci siamo persi poi ritrovati. Ho tradito la tua fiducia, ti ho deluso, ma ti ho anche amato, molto, moltissimo. Ti ho amato da fare male, da piangere la sera prima di addormentarmi. Sei stata e sei tuttora il mio “per sempre”.
Sei bellissima, lasciatelo dire.
Morirò amore. Tra esattamente 12 anni. Così mi ha detto Harrison Wells, cioè il finto Wells. Il nostro amore è immortale. La morte non riuscirà a dividerci. Non ci è mai riuscita! Aspettami amore, questi anni senza di te saranno lunghissimi da passare. Ma ti rivedrò nella nostra casa, nelle nostre cose, nei nostri ricordi. Perché l’amore che provavamo era reciproco. Tu sei un Angelo adesso. Un bellissimo Angelo biondo. Aspettami alle porte del Paradiso, ti abbraccerò come non ho fatto mai. Ti dirò le cose che non sono riuscito a dirti. Io non ti perderò mai amore,  perché il nostro per sempre è infinito.
“Mi dispiace Signor Queen, dobbiamo chiudere sua moglie se è pronto”
“Sono pronto, non sarà una cassa di legno a farmi smettere di amarla”
 
 
CIAO A TUTTI!!!
TENGO PARTICOLARMENTE A QUESTA STORIA PERCHE’ POCHI MESI FA HO PERSO UNA PERSONA A ME CARA DOPO UNA LUNGA MALATTIA. SE LEGGETE QUESTE RIGHE SIGNIFICA CHE SIETE ARRIVATI IN FONDO AL RACCONTO E QUESTO PER ME E’ GIA’ UN BEL TRAGUARDO.
GRAZIE… BACI
   
 
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