INCUBI E ABBRACCI
Arya si stese accanto a Gendry e chiuse gli occhi.
Sotto le palpebre le danzavano i ghigni di mille e più morti. Primo fra tutti quello di suo padre, Ned. E poi ancora Robb e Cat e Lady. Sansa, forse...
Sbattè le palpebre e strinse i pugni.
Sentiva ancora la risata di Joffrey nelle orecchie, quell'abominevole suono suscitato dalla visione della testa del fiero Eddard Stark che rotolava ai suoi piedi. I piedi di un ragazzetto arrogante che il fato aveva nominato re. Il fato e Cersei Lannister.
Gendry si mosse nel buio della notte, facendosi un po' più vicino a lei. Arya allungò una mano dietro di sè e con fare sicuro prese il braccio dell'altro e se lo portò su un fianco.
Gendry la strinse a sè. La schiena di lei contro il petto di lui.
Erano ormai settimane che dormivano in quel modo. Non ne parlavano mai, non si domandavano mai niente. Si limitavano ad avvicinarsi l'un l'altra, abbracciarsi e - quando gli incubi lo permettevano - dormire. Niente di più.
Eppure ad Arya quello bastava, a volte. Gendry le bastava, a volte. Le bastava l'idea di un futuro insieme, una famiglia magari, dei figli...
Un bel sogno che il suo passato non le avrebbe mai concesso di realizzare. Perchè sì, forse Gendry le bastava, ma non era lei a decidere.
Erano loro.
Erano la testa mozzata di Ned, il petto sanguinante di Robb, il collo sgozzato di Catelyn e le lacrime di Sansa. Erano i ricordi di Grande Inverno, di Jon, Bran e Rickon. Era l'ululato di Nymeria.
Erano loro a decidere.
Un Valar Morghulis urlato dal sangue. Nel sangue. Per il sangue.
Arya chiuse di nuovo gli occhi e strinse Gendry a sè con maggior intensità.
"Dormi"
Il fiato caldo del ragazzo le solleticò la nuca.
Arya non era mai stata una di quelle persone che seguono gli ordini senza pensarci due volte, eppure per quella volta decise di fare un'eccezione.