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Autore: Dark_TimeLady    29/07/2016    1 recensioni
[ModernAU; exR pre-slash]
Dal testo:
''Io credo in te..'' sussurrò, inascoltato, guardandolo uscire come un tornado.
Grantaire si accasciò sulla panca di fronte al pianoforte, prendendosi il volto tra le mani.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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''Io credo in te..'' sussurrò, inascoltato, guardandolo uscire come un tornado.
Grantaire si accasciò sulla panca di fronte al pianoforte, prendendosi il volto tra le mani. Avrebbe dovuto aspettarsi una risposta simile, se solo avesse pensato prima non...si invece, avrebbe parlato comunque. Avrebbe evitato di bere quell'ultimo bicchiere però.
Prese un respiro profondo, emergendo dal suo insulso nascondiglio e si rese conto di essere solo. I pochi rimasti del gruppo dovevano essere usciti dopo la risposta caustica di Enjolras, mentre lui era troppo impegnato a ignorare la solita e fin troppo familiare stilettata  per rendersene conto. 
Per una volta, strano ma vero, non gli andava neanche di bere; gli sarebbe sembrato di sentire lo sguardo di disprezzo di Apollo bruciargli sulla pelle, ci scommetteva, e in quel momento non poteva reggerlo ancora, nemmeno immaginario.  
Altre volte gli aveva rivolto parole simili e quello sguardo duro e inquisitorio, ma stavolta, forse perchè le sue intenzioni erano più serie delle precedenti, gli aveva fatto male più del dovuto.
Col bisogno impellente di sfogarsi in qualche modo si voltò verso il pianoforte e accarezzò i tasti con un sorriso triste e stanco. Sapeva fare qualcosa oltre ubriacarsi, anche se al rivoluzionario di marmo non sembrava, peccato che non se ne sarebbe mai reso conto. 
Le sue dita premettero delicatamente alcuni di quei tasti bianchi creando qualche melodia improvvisata, per poi prendere forma in una ben precisa, dolce e risuonante di sentimento. 
Grantaire schiuse le labbra in un respiro tremolante, socchiuse gli occhi, e iniziò a cantare con un filo di voce. 
 
''What would I do without your smart mouth..''

Nella sua testa tante immagini di Enjolras che parlava delle riforme, dei suoi grandi ideali, della sua amata Francia; del bellissimo sorriso che gli nasceva sulle labbra quando parlava con Ferre o Courf, ma che non avrebbe mai rivolto a lui.
 
''Drawing me in and you kikking me out..''

Serrò forte gli occhi, le parole che per un attimo gli scivolavano sulla lingua con rabbia, ricordando tutte le volte che dal biondo aveva ricevuto solo sguardi che lo sorvolavano e parole tutt'altro che gentili. 
Avrebbe dato qualunque cosa perchè Enjolras per una volta, una volta soltanto, lo guardasse davvero.
 
''Got my head spinning, no kidding..I can't pin you down''

La sua voce prese una vena di scherno, mentre cantava e riviveva in un attimo l'assurda sensazione che l'aveva sommerso quando l'aveva visto per la prima volta, quell'unico sorriso...per un attimo aveva avuto un capogiro. Riderebbe di lui se mai glielo raccontasse, credendo che fosse ubriaco, e gli volterebbe le spalle ancora una volta, come fa sempre. 
Perchè non si rende mai conto di quanta devozione R gli rivolga davvero.
 
''What's going on in that beautiful mind? 
I'm on your magical mistery ride..
And I'm so dizzy,
don't know what hit me,
but I'll be alright''

Eppure era ancora lì, senza neppure credere alla causa, e dannazione, qualcosa se la dovrà essere chiesta anche Enjolras, no?! 
L'uomo che non crede in niente si è unito ad un gruppo idealista che non si sa che fine farà, e sì, era maledettamente confuso quando ha iniziato ad andare agli appuntamenti al Musain, ma non certo per via dell'alcool.
Voleva solo rivederlo..avvicinarsi a quella fiamma ardente, brillante di calore, e alla fine era rimasto scottato. Senza nemmeno sapere cosa fosse successo, o forse sapendolo fin troppo bene, era precipitato per esserci avvicinato troppo al sole, al suo Apollo. 
Ma si sarebbe ripreso...o perlomeno ci avrebbe provato, come faceva sempre.

°°°°°°°°°

''Apollo, esci con me.''
''Grantaire, sei ubriaco.''
''Non stavolta. Dico davvero, usciresti con me?''
''Dici di non essere ubriaco, ma si sente la puzza di vino sin da qui. Vai a smaltire la sbornia da un'altra parte.''
''Ho capito, non vuoi uscire con me, ma posso sempre aiutarti coi volantini..''
''Ti ho detto di andartene Grantaire. Stiamo cercando di cambiare il mondo, non come te che sai solo ubriacarti. Non capisco neanche perchè vieni ancora alle riunioni''
''Sono più di quello che credi...''
''Non sai credere, pensare o volere, nè tantomeno vivere. Non c'è nient'altro che mi serva sapere!''

Era uscito di corsa, freddo come il ghiaccio, senza più badare allo scettico del gruppo, e aveva preso a camminare in direzione della piazza a passo sostenuto.
Tempo qualche minuto e venne affiancato da Combeferre, che esordì con finta nonchalance.
''Non pensi di aver esagerato?''
''E perchè mai? Ho detto solo la verità, dovrebbe smetterla di sprecarsi nel fondo di una bottaglia e fare qualcosa nella vita. Non gli servirà a niente nascondersi nell'alcool''
''Si nasconde si, ma non da quello che credi..''
''Cosa intendi dire?''
''..Lascia perdere Enj..Grantaire non è quello che credi, sei l'unico a non vederlo. A volte ignoriamo le cose più evidenti...gli ideali sono importanti, ma le persone non sono da meno''
Con questa frase si allontanò, un cenno della mano a salutare il leader degli Amis.
Enjolras continuò a camminare, ora rabbuiato, verso il centro del paese, gli occhi pieni dei dubbi che le parole di Ferre gli avevano suscitato.
Che avesse ragione? Avrebbe dovuto stare più attento all'ubriacone del gruppo..?
Si tastò distrattamente le tasche, accorgendosi di aver sbadatamente lasciato i nuovi volantini sul tavolo, e subito fece dietro front. 
Arrivato al Musain diede per scontato che se ne fossero andati tutti, era passato un pò da quando con la sua uscita di scena aveva sciolto l'incontro ed era anche piuttosto tardi. 
Per questo rimase di sasso quando avvicinandosi alla saletta sentì una voce stranamente familiare, che faceva qualcosa di assolutamente inaspettato.
 
''My head's underwater
but I'm breathing fine...
You are crazy 
and I'm out of my mind..''

Era Grantaire. 
E, accompagnato da un pianoforte, cantava.
La sua voce, che si solito sbiascicava sciocchezze, ora si innalzava nel corridoio piena di sentimento, per poi scivolare roca e vibrante nelle note più basse. 
Enjolras si nascose dietro la porta socchiusa della sala, rubando quel momento come un ladro, occhieggiando all'interno senza osare interrompere l'altro.
Lo vide di spalle, la schiena dritta, le braccia che si muovevano fluide. D'un tratto, il cinico del gruppo aveva un portamento completamente sconosciuto, e addirittura suonava magnificamente. Non fosse stato per il timbro di voce che comunque riconosceva, avrebbe pensato che uno sconosciuto gli avesse rubato i vestiti e si fosse introdotto nel retro del locale.
Era conscio di profanare un momento senza dubbio intimo, ma non riusciva a fare a meno di restare in contemplazione di quel Grantaire così diverso dal solito. 
Si rese conto che Combeferre forse aveva davvero ragione.
 
'' Cause all of me loves all of you..
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections..
Give your all to me, I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning..''


°°°°°°°°°°°°

Intanto, senza sospettare minimamente di essere osservato, Grantaire continuava a cantare. Senza pensare, eppure pensando ad ogni cosa, stava mettendo tutto se stesso in quelle parole e su quei tasti neri e bianchi. Sembrava quasi che una parte di lui intuisse di avere uno spettatore speciale.  
 
''How many times do I have
to tell you,
even when you're crying
you're beautiful too..
The world is beating
you down
I'm around
through every more..''

Gli venne in mente d'un tratto quell'episodio, fino ad allora custodito gelosamente nella sua memoria. 
Enjolras aveva avuto una crisi di nervi. 
Era il leader, ogni cosa ricadeva sulle sue spalle, chi poteva rimproverargli qualche sporadico crollo dovuto alla troppa pressione? Senza contare che in quel periodo aveva degli esami importanti in facoltà, e chissà quali problemi per la testa. Insomma, pensando che lui e Combeferre fossero soli, il biondo si era lasciato andare. 
Non lo erano. Grantaire era accasciato in un angolo buio della sala, dopo aver bevuto troppo come al solito, e non si notava affatto. Assistette a tutta la scena, paralizzato di fronte ad un Enjolras così umano, desiderando solo che fossero le sue braccia a consolarlo e non quelle di 'Ferre. 
Sì, era una piena invasione della privacy di Enjolras, ma era più sbronzo che sobrio, e pensava di stare avendo una delle solite allucinazioni visionarie, se ne può fargli davvero una colpa? A distanza di settimane continuava ad avere dei dubbi che quella scena fosse reale, ma il suo ricordo di quel bellissimo Apollo d'un tratto fattosi uomo era troppo vivido perchè non lo fosse.
Dopo quell'episodio, Grantaire aveva controbattuto molto meno ai discorsi ispirati di Enjolras, e il suo cinismo si era fatto meno incisivo. Gli sguardi più gentili, i movimenti meno grossolani. Aveva smesso presto ovviamente, prima che il leader se ne accorgesse, ma intanto Apollo aveva superato a pieni voti il suo esame, le sue spalle erano più rilassate e i suoi occhi scintillavano come non mai, e R era felice così. 
Tutt'oggi non sapeva come ricordare quel momento rubato, se non con infinita dolcezza.
 
''You're my downfall,
you're my muse,
my worst distraction,
my rhythm and blues''

La sua mente vagava, gravitava intorno al ricordo di Enjolras come la Terra intorno al Sole. 
Riviveva i giorni peggiori dei primi mesi, quando ancora non sapeva gestirsi e passava ore e ore a bere per dimenticare che il suo Apollo lo disprezzava.
E allo stesso modo non poteva non soffermarsi sui suoi quadri migliori, che nessuno aveva mai visto, perchè avevano tutti Enjolras come soggetto e la sua adorazione verso di lui si notava davvero troppo.
Passava momenti interi a fissarlo quand'erano al Musain, e giornate intere a dedicargli segretamente le melodie che cantava in piazza, perfettamente inserito nel gruppo degli artisti di strada di Parigi. 
La sua voce non faceva che alzarsi e modulare le parole, accentuandole, dolce e forte nel suo tormento da artista innamorato.
 
''I can't stop singing,
this ringing in my head for you..
My head's underwater
but i'm breathing fine...
You are crazy 
and I'm out of my mind..''

Non riusciva a smettere, stava affondando pur restando presente a sè stesso. Gli occhi gli si stavano inumidendo fin troppo velocemente. Infinitamente triste, definitivamente innamorato, completamente e assolutamente-
I suoi pensieri vennero interrotti di colpo, la mano scivolò in un accordo stonato, la sua testa scattò dietro di sè verso la porta che si era aperta di colpo. 
Per terra, con due grandi occhi mortificati, stava Enjolras.
Il biondo, sporgendosi troppo oltre la soglia, aveva perso l'equilibrio e non era riuscito a impedirsi di ruzzolare a terra, spingendo violentemente la porta.
Grantaire si alzò, scivolando goffamente sulla panca del pianoforte e guardando verso l'ingresso con due occhi da cerbiatto spaventato.
''A-Apollo?'' balbettò l'artista, il suo sguardo completamente allucinato che si fissava sul viso dell'altro. 
''Ehm..ciao R maiuscola..'' Enjolras si alzò lentamente dal pavimento, arrossendo sempre di più, rivolgendogli sottecchi uno sguardo di scuse.
''C-cosa ci fai qui?'' R distolse lo sguardo e nel farlo notò i volantini abbandonati.
''Io..ecco...ero tornato per..''
Senza dargli il tempo di finire, Grantaire si era allungato verso il tavolo, e l'attimo dopo gli porgeva il plico di fogli colorati.
''Si, quelli..'' Enjolras sembrava aver perso completamente l'uso della parola, che di solito sfoggiava tanto brillantemente. 
Nel prendere i volantini si guardarono negli occhi e improvvisamente anche Grantaire arrossì.
Apollo era piombato dentro all'improvviso. Questo voleva dire che l'aveva sentito cantare. Oh mio- l'aveva sentito. Per quanto tempo era rimasto là fuori? Perdio, aveva bisogno di bere.
Enjolras distolse rapidamente lo sguardo e sussurrò un 'grazie', muovendosi a disagio. Indietreggiò, serrando le labbra in una linea chiarissima, come indeciso, intanto che Grantaire fissava la sedia nell'angolo, diventata improvvisamente interessante.
''Io ora andrei, devo..lasciare questi in facoltà..''
Grantaire annuì, la sua testa che pensava una sequenza infinta di 'vattene Apollo vattene' intervallata da fantasiose bestemmie.
''...Comunque, canti molto bene R maiuscola''
Questi alzò la testa di scatto, senza neanche rispondere, troppo sorpreso. 
Quello era il primo complimento che riceveva dal biondo.
Il primo in assoluto.
Un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra, enorme e vero, tutto denti. Lasciare da parte la bottiglia era stata una buona idea infondo! Oh, per Diana, sarebbe potuto morire da un momento all'altro e non gli sarebbe importato.
Neanche il tempo che quel sorriso affiorasse ed Enjolras era già sparito fuori dalla porta. 
Grantaire si sedette a cavalcioni della panca, la testa vuota, mentre si stropicciava gli occhi e si dava pizzicotti per essere sicuro di non stare sognando.
''La proposta per l'appuntamento è ancora valida?''
Enjolras era sulla porta, gli occhi luminosi e un sorriso dolce e un pò timido sulle labbra.
Ora si che Grantaire poteva morire felice.


Note autore:
Salve fandom di Les Mis! 
Quando ho ascoltato All of me di John Legend non ho potuto fare a meno di pensare alla Enjoltaire (perchè quei due sono l'ammmmore) e io, da piccolo rivoluzionario ossessionato da George Blagden e da R, non ho potuto fare a meno di immaginarmi Taire che la dedicava a Enj! Anche se la collocazione temporale è decisamente ambigua, preferisco considerarla una modern Au, perchè secondo me in questo secolo il nostro imbrattatele avrebbe avuto molta più voglia di vivere di quanta ne abbia avuto nel 1800. 
Non ringrazierò mai abbastanza Victor Hugo per aver creato dei personaggi così fantastici e..niente, spero vi sia piaciuta!
Se vi va, donate una minuscola recensione a questo piccolo autore in erba, pls 
 
  
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