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Autore: _Akimi    29/07/2016    2 recensioni
"Con l'altro, Hinata non sente mai il peso di quell'anno in più, dell'essere un primino con un talento speciale, ma senza esperienza.
Shouyou apprezza il suo carattere perché emana naturalezza, nessuna finzione, nessuna formalità a dividerli, e sono queste peculiarità che lo rendono degno di essere chiamato senpai."
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Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryuunosuke Tanaka, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore EFP: _Akimi
Titolo: 魔法の言葉 – Mahou no kotoba - “Parola magica/Parola di magia”
Personaggi: Hinata Shouyou, Tanaka Ryuunosuke.
Rating: Verde
Genere: Generale, Introspettivo (nel limite dell'essere una flashfic.)
Avvertimenti: //
Numero parole: 499
Note: La fanfic può essere letta con o senza pairing; personalmente shippo moltissimo la TanaHina, ma non mi sono soffermata sui possibili sentimenti tra i due; l'idea era di rappresentare la semplice ammirazione reciproca, ma non toglie che Hinata possa esserne anche un po' invaghito.


Mahou no Kotoba
 
{La leggerezza, quando riesce, è stimata virtù.}
 
Gli occhi di Hinata si spostano da una parte all'altra della palestra prestando attenzione a quel conseguirsi di movimenti che ha ormai imparato a riconoscere.
Non c'è grazia né regalità in quei gesti; basta un salto, una parola di troppo in un momento di pregno silenzio per obbligare la piccola esca a posare lo sguardo su di lui.
La sua figura non è elegante, non porta nessuno dei compagni di squadra a sospirare un genuino «Che leggerezza!», ma Hinata lo pensa, seppur consapevole che quelle non siano le parole più adatte per definirlo.
Shouyou lo trova davvero leggero: lo è quando gli sorride, quando gli tira una di quelle vigorose pacche sulla schiena per rincuorarlo o semplicemente quando urla, lasciando che la propria voce riecheggi tra quelle familiari pareti.
Sì, spesso lo sente gridare senza un motivo ben preciso ed è un comportamento naturale al quale Hinata non riesce a resistere; le gote diventano di un porpora leggero nel ricevere un complimento da parte sua e le iridi si trasformano in piccoli caleidoscopi che riflettono nient'altro che la sua vibrante energia.

Ne è incantato, sebbene non ancora certo di quale sia la fonte di tale stima nei suoi confronti.
Qualche volta si domanda se sia l'età, forse quell'anno di differenza lo rende bizzarramente eroico alla sua vista, eppure non è una spiegazione che basta per convincerlo.
Sa che c'è qualcosa di più, perché davanti a lui Hinata non si sente solo il piccolo sognatore della Karasuno, il ragazzino che ha spesso mal di stomaco prima di un match importante o quello che ha cuore e testa sempre in campo.
Con l'altro, Hinata non sente mai il peso di quell'anno in più, dell'essere un primino con un talento speciale, ma senza esperienza.
Shouyou apprezza il suo carattere perché emana naturalezza, nessuna finzione, nessuna formalità a dividerli, e sono queste peculiarità che lo rendono degno di essere chiamato senpai.

Deve ammetterlo, lo considera uno stupido suffisso da aggiungere al cognome del più grande; tuttavia, ci sono volte in cui lo utilizza consapevole delle conseguenze; è solo uno sciocco trucco per vedere il ragazzo reagire, è quella magia che Hinata si permette di utilizzare per vederlo sorridere, solo a lui, solo per lui.

Così, a fine allenamento decide di avvicinarsi alla sua figura; i metri che lo dividono dal più grande non sono poi molti e punzecchiandogli la spalla con le dita riesce finalmente ad attirare la sua attenzione.
«Tanaka-senpai, ti va di mangiare dei nikuman assieme?»
Concludendo la domanda i loro sguardi si incontrano, Tanaka ride, increspa le labbra non per schernirlo, ma semplicemente perché trova l'espressione di Hinata ingenua quanto divertente.
«E come potrei rifiutare, caro il mio kohai
Alza la voce per farsi sentire dal resto della squadra, ma non ottiene i risultati sperati.
Alla fine decide di essere gentile con il più piccolo poiché ne è convinto davvero e ha sempre un debole per quella parola che Shouyou gli riserva spesso.
«Offro io, ma solo per questa volta!»




 
  
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