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Autore: pit12    30/07/2016    2 recensioni
Una sera qualunque, Lok ha una cena e Sophie è fin troppo curiosa per poter resistere così lo cerca... e lo trova. Ma avrà una brutta sorpresa e una notte non esattamente "semplice", anche se forse una delle migliori della sua vita.
Signori e signore, giovani e anziani, sono lieto di presentare a voi la nuova stesura della mia prima storia pubblicata sul fandom (e anche sul sito...). Spero possa piacervi più della precedente versione.
Ovviamente, is Lok x Sophie.
Con probabilità di essere leggermente OOC, non sono del tutto sicuro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lok Lambert, Sophie Casterwill
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa prima di lasciavi al testo, troverete dei piccoli commenti nella storia, posti in corsivo per evidenziarli. Potete leggerli come no. Buona lettura.

Erano appena tornati da una missione, cioè spediti in giro per il mondo ad evitare trappole e tranelli di ogni tipo, per non parlare poi della solita organizzazione di turno che cercava di fermarli… insomma, una classica giornata di lavoro per il team.

«Ceniamo insieme, Lok?» chiese la brunetta andando a sistemarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e guardandolo poi con occhi civettuoli, risultando quasi maliziosa.

Non che fosse voluto quell’effetto così frivolo… ma sapendo bene che effetto scatenava sul biondino in questione, che sembrava trasformarsi in un animale addomesticato pronto ad ubbidire al padrone, lo sfrutto a suo vantaggio per il massimo della rendita.

Subdolo, non trovate?

«Oh… ecco, stasera non posso proprio Soph» disse il suddetto “cagnolino” arrossendo, portandosi una mano a grattare la guancia insieme ad una risatina che mostrarono a pieno il nervosismo del ragazzo «Ho un impegno che mi è proprio impossibile da rimandare»

Una cosa che tutti avevano imparato col tempo riguardo Sophie, è che per quanto fosse seria, matura, studiosa e tutti gli altri aggettivi buoni e giusti per “L’ultima ereditiera Casterwill” ricevere una risposta negativa, era davvero uno smacco enorme. Per questo evitavano in ogni modo di farlo… eppure Lok continuava a non capirlo.

Dev’essere proprio dura la testa del ragazzo…

«Capisco» in un primo momento assottiglio gli occhi, poi decise che non avrebbe mostrato il minimo interesse per la cosa, così mise in scena una perfetta finzione, usando un tono assai annoiato e portando la sua attenzione alle unghie anche se un attento osservatore avrebbe notato la scintilla d’ira presente in quel verde smeraldo «E cos’è che avresti da fare? » pose la fatidica domanda, che avrebbe sancito l’adeguata pena e vendetta a tempo debito.

Infondo, la vendetta non è forse un piatto freddo?

«Ma niente, solo una cena» continuo lui ignaro del fatto che ad ogni parola si accompagnasse da solo al patibolo, ma fortunatamente resto sul vago. Forse, per quanto stupido poteva essere, non aveva ancora sviluppato manie suicide o masochiste. Oppure era stato salvato in calcio d’angolo dai famosi geni “Lambert”.

Oh, muy caliente

Nel frattempo, gli altri due membri umani del team erano rimasti in disparte a contemplare la scena, valutando se era il caso di salvare il ragazzo dalla sua stupidità nel peggiorare la sua, già critica, situazione o aspettare e godersi lo spettacolo della sua morte cruenta.

«Allora ragazzi, noi andiamo» a richiamare la loro attenzione non fu altri che Zhalia, che più stufa che altro di quella patetica scena, scelse di optare per la prima opzione, cosa per cui il biondo l’avrebbe probabilmente adorata… se solo avesse realmente compreso la sua pessima posizione.

«Be’ sarà il caso che mi avvii pure io» constato a quel punto il biondo condannato, alzando lo sguardo e notando che ora si era fatta.

Fu così che dopo un saluto generale, ognuno prese la strada di casa. Chi accoppiato e chi spagliato, chi felice e chi con la voglia di uccidere, tutti tornarono alle loro abitazioni o castelli che fossero. Fu proprio in quel… “castello” che una giovane anima si tormentava e bruciava in un lento fuoco, attizzato a dovere da un piccolo mostricciatolo verde e le sue “dolci” paroline.

Fossi in te, aggiungerei un po’ di sale, non vogliamo mica che sia sciapa.

Era ormai un abbondante quarto d’ora che Sophie, dopo una suntuosa cena composta da un tale ed esiguo numero di portate da essere considerata più uno spuntino che un pasto, rimuginava riguardo quel due di picche ricevuto nel tardo pomeriggio mentre con le gambe misurava a grandi passi la sua camera da letto. Infondo poteva capire che magari si era già impegnato in anticipo eppure… eppure quella sensazione di tristezza non l’abbandonava anzi, si andava a stringere in una morsa sempre maggiore man mano che il tempo passava.

Ormai dava quasi per scontato che sarebbe stato sempre presente e disponibile nel caso in cui gli chiedesse qualcosa, per questo non aveva mai pensato ne contemplato che prima o poi gli avrebbe detto di no. Le parve… strano, provava un senso d’impotenza ed abbandono che non provava ormai da tempo.

Così, carica di quei sentimenti opprimenti decise di comporre il numero del biondino e chiamarlo. Anche se non aveva una minima idea su cosa avrebbe potuto dire per giustificare una sua chiamata.

*

«Vado a darmi una rinfrescata e poi andiamo, d’accordo? » disse una donna bionda alzandosi, poso il tovagliolo di stoffa sul tavolo e portando con se la borsa si allontano.

«Certo, fai pure con calma» rispose Lok in modo tranquillo, sentendo il telefono suonare. Lo prese dalla tasca interna della giacca e vedendo il nome sul display rispose il più velocemente possibile «Che succede?»

*

«Ecco… non riesco a capire il tuo rifiuto, capisco l’impegno che avevi preso ma non capita sempre che ti inviti e…» alla fine opto per dire la verità, esporre i suoi dilemmi al diretto interessato ma fu costretta ad interrompersi, al sentire una voce femminile che richiamava il ragazzo. Oltre alla voce che aveva smesso di uscire dalla bocca, anche il cuore decise di evitare un battito, saltando a quello successivo.

Tutti acrobati qui. Anche un muscolo che non può saltare.

«Ne parliamo domani ok? Ora devo lasciarti»

Riprendendosi un istante dopo, la ragazza cerco di fermalo, ma riuscì a parlare solo quando ormai si trovo ad ascoltare il vuoto proveniente dall’apparecchio «Niente! Non mi ha neanche considerata! » tiro malamente il telefono sul letto, per poi sbuffare in modo fin troppo rumoroso e teatrale per la situazione poi decise di raggiungere il suddetto apparecchio lasciandosi cadere di peso sul materasso.

Porto un braccio sul viso, coprendo gli occhi smeraldo mentre pian piano la sua aria da ragazzina viziata l’abbandonava mentre dentro di lei si chiedeva come poteva essere successo, e soprattutto quando.

“A cena fuori, magari anche in un bel ristorante. Una ragazza, che sicuramente si sarà messa un bel vestito e truccata di tutto punto per apparire irresistibile” si giro su di un fianco, portandosi le gambe al petto mentre qualcosa tornava pian piano ad espandersi nel suo petto “Lui vestito in modo elegante, con i capelli in ordine per una volta” alla fine impreco contro se stessa e la sua immaginazione che le mostravano idee simili.

Non riuscendo più a sopportare la situazione, infilo al volo le scarpe ed uscì di gran carriera, sbucando in una delle vie principali della città. Senza una meta precisa e neanche un idea su dove potesse essere Lok, prese girare facendosi guidare dall’istinto fino a trovarlo.

E lo ripianse l’attimo dopo, quando li trovo.

Seduti al bar di un tavolo, che gustavano tranquillamente un caffè mentre parlavano, vide la ragazza che prendeva a ridere facendo muovere i capelli biondi, unico dettaglio che Sophie vedeva dalla sua posizione.

Senti un improvviso picco al petto, come se avesse appena subito una stilettata mortale, atta ad uccidere il cuore di qualcuno. Trovava che fosse tutto sbagliato, lei ferma a fissarli da lontano e una altra che rideva alle battute sciocche quanto inopportune, alle volte, ma che sempre la facevano sorridere e finalmente comprese che voleva essere lei quella ragazza che rideva… ma questo era improbabile.

Si giro su se stessa, sentendo le lacrime pungergli gli occhi e corse via di gran carriera cercando di allontanarsi il più possibile e scacciando quell’immagine ormai marchiata a fuoco nella mente. Chiuse gli occhi scrollando la testa per mandare via tutto, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di andare a sbattere contro qualcuno. «Mi spiace, non l’avevo vista» disse in fretta mentre riprendeva a camminare

«Che ti è successo? » domandarono da dietro di lei, con una voce conosciuta «Hai per caso visto qualcosa di sgradito? »

Sophie sapeva bene di chi fosse la voce, e non dubitava neanche dell’espressione che avrebbe avuto la donna sul volto. E girandosi, trovo esattamente quello che si aspettava. Zhalia, che con un sorrisetto la guardava dall’alto in basso mentre sollevava un sopracciglio. E al suo fianco, uno scintillante Dante tirato a lucido le sorrideva con il suo solito modo pacato e tranquillo.

Nessuno si preoccupi, non prenderà a sbrilluccicare come un certo vampiro.

La ramata si riscosse, cercando di nascondere almeno per qualche minuto, tutto ciò che provava in quel secondo e scuotendo la testa mise su un sorriso semplice quanto finto «Come mai in giro? » chiese evitando volontariamente di rispondere alla domanda.

«Ho perso una scommessa, ed ora pago pegno» affermo semplicemente Dante in risposta, senza scomporsi troppo «In realtà dovremmo andare, o faremo tardi» constato sempre lui, dopo aver guardato l’ora. Così i tre si salutarono, con grande sollievo della più piccola delle due donne, che poté finalmente tornare a casa dove un LeBlanche l’aspettava preoccupato per averla vista uscire in quel modo.

«Tutto bene, signorina? » chiese premuroso mentre Sophie saliva le scale, facendola fermare per un momento “Bene… che parola complicata da usare in questo momento” «Si, tutto bene, non preoccuparti» scelse di mentire e prima l’uomo potesse aggiungere altro, lei sali le scale il più velocemente possibile chiudendosi nella sua camera.

Si tolse le scarpe in malo modo, buttandole alla meno peggio in un angolo della stanza e si avvio verso il bagno ma fermandosi prima, quando con la coda dell’occhio vide il suo riflesso nel grosso specchio della stanza. Fece un piccolo giro su se stessa, attenta a non perdersi di vista e si fermo proprio di fronte a quella superficie tanto odiata quanto amata dalle donne, e sbuffo portando le mani sui fianchi, strinse un attimo gli occhi e quando vide che non cambiava nulla sbuffo nuovamente.

Alla fine, afferrò quella strana maglietta che tanto gli piaceva e la tolse con un unico movimento fluido facendo poi cadere anche i manicotti sulle braccia e si guardo di nuovo, tastandosi i fianchi, il ventre e accarezzandosi il seno fasciato in un reggiseno scuro. Poi tocco alla gonna e le calze, restando così in intimo, mentre si guardava allo specchio cercando chissà cosa “Eppure ho un bel fisico, capace di attirare perfino dei ragazzi più grandi… allora perché era con Lei, e non con me?” alla fine, rassegnata e stupita dai suoi stessi pensieri sospiro in modo depresso e si diresse alla sua destinazione ultima portando con se il necessario per cambiarsi.

Quando usci dal bagno, era avvolta in un caldo pigiamone rosa con tanto di calzini anti-scivolo e maniche troppo lunghe per le sue braccia. Spense la luce, infilandosi direttamente nel letto, con la speranza che almeno il sonno gli portasse sollievo dalla visione che continuava a perseguitarla da prima, peccato però che quest’ultima non fosse del suo stesso avviso ed infatti non permise alla ragazza di prendere sonno.

Sarebbe stato troppo bello, non trovi?

Più girava se stessa tra materasso e coperte, e più sentiva crescere in sé un senso di profonda irritazione. Scalciava e si dimenava sul letto, ogni movimento era un fastidio e una sofferenza poiché non facevano che accrescere quella sensazione che dilagava nel suo petto in modo ormai incontrollato, cresceva il caldo e ogni poro della sua meravigliosa pelle inviava al cervello impulsi di pruriti che non aiutavano la ragazza già instabile a trovare pace.

Infine si arrese di fronte alla pura e semplice se pur crudele realtà. Non poteva dormire con quella vocina che gli sussurrava, nell’orecchio, di infauste e poco caste azioni compiute dai due biondi. Soprattutto di uno dei due.

“Chissà che anche in questo momento, lui non la stia sbattendo contro la parete, incastrandola, con il suo corpo così da bloccarla impedendogli ogni via di fugga” lei sbuffa sollevando una ciocca di capelli che gli era finita sul viso e si passa una mano sull’orecchio, a scacciare qualcosa di invisibile e inesistente “Poi, l’afferra una gamba e sollevandogliela la prende con forza, facendola gemere per il piacere travolgente”

Signori, qualcuno levi i romanzi rosa a questa donna.

Sophie si mise a sedere di scatto, buttando via le coperte in malo modo e passandosi una mano sul volto, lo trovo lievemente bagnato dal sudore. “Ma cosa cavolo sto pensando? Non sarebbe da Lok fare una cosa così…” cerca di convincersi, ma sa che il pensiero di quella situazione la fa accaldare in modo eccessivo, soprattutto se mette se stessa insieme al biondo. “Quanto sono caduta in basso…” si compiange da sola, nel buio della camera che ora le sembra troppo grande e vuota per poterla aiutare a calmarsi. Così si alza e va in bagno, dove si rinfresca il volto ma evita accuratamente di guardare lo specchio posto sopra il lavandino, sa che vedrebbe un mero fantasma di se stessa con la pelle pallida e delle profonde occhiaie per la nottata insonne fatta finora. Eppure non resiste e posa lo sguardo sul suo riflesso, e vede quello che immaginava, con la sola differenza che le occhiaie sono meno marcate di quello che pensava, così posa l’asciugamano che aveva tenuto in mano fino a quel momento e torna in camera dove vedendo i vestiti sceglie di seguire il suo istinto.

Si veste in tutta fretta, e forse mette anche le calze nel modo sbagliato ma ora non ha tempo per sistemarle anche se vorrebbe apparirgli davanti nel modo migliore. Dimentica anche i manicotti per quanto va di fretta e anche se ora non ci fa caso, sa che se ne pentirà mentre è per strada con il freddo della notte. Non si accorge neanche dell’ora tarda, o forse preferisce evitare di saperla così da avere una scusa quanto meno plausibile e si accorge di quanto forte stia piovendo solo quando si trova per strada perché presa dalla foga e dalla paura, il suo cervello la informa solo successivamente che sta piovendo mentre lei rischia di spezzarsi l’osso del collo per i tetti completamente bagnati e scivolosi. È fortunata, trova il portone del palazzo aperto e sale le scale due gradini alla volta, poi quando si trova davanti la sua porta si ferma a riprendere fiato e solo allora riesce a capire realmente il suo stato.

Bagnata dalla testa ai piedi, così tanto che l’acqua che sta cadendo dai suoi vestiti sta formando una piccola pozza ai suoi piedi, i capelli completamente attaccati alla fronte, sul viso e sulla schiena. E gli occhi, che la fissano incredula per come si è ridotta. Ma ora che è lì davanti, ad ormai pochi passi da lui si blocca. Vorrebbe alzare il braccio e suonare il campanello o bussargli, o fare entrambe le cose, ma il suo corpo non si muove.

***

Era appena uscito dal albergo in cui alloggiava la graziosa signorina che gli aveva tenuto compagnia quella sera e che lui si era premunito di riaccompagnare come farebbe un bravo cavaliere, quando alzando gli occhi al cielo vide dei grossi nuvoloni neri che si avvicinavo velocemente cavalcando le correnti d’aria. S’incammino a passo veloce, nella speranza di scamparsi la doccia non desiderata e per suo fortuna riuscì nell’intento, poiché prese a piovere appena lui mise piede nel suo modesto appartamentino che si manteneva tra missioni per la Fondazione e piccoli lavori trovati qua e la per la città. Poso la giacca nera su una delle sedie che era nel piccolo salone e gli occhi caddero su quel pezzo di carta appeso sulla parete che si era guadagnato con tanta fatica.

La laurea sostava in una cornice di legno molto semplice e affianco ve ne era una più piccola che proteggeva una foto dagli angoli sbiaditi dal tempo. Ritraeva lui da piccolo e il padre, Eathon, mentre risolvevano un enigma. Sospiro, pensando che ormai non aveva più un indizio o un idea su dove potesse essere ma decise di scacciare il pensiero e andò nella camera dove si cambio mettendosi degli abiti più comodi e prendendo un quaderno e una penna si mise a fare i conti di fine mese, cercando di capire quanto gli servisse di rimediare o quanto potesse mettere da parte.

Alla fine, dopo un oretta, si passo una mano sul viso e si massaggio delicatamente gli occhi per poi chiudere il quaderno sbuffando “Almeno questo mese non sono andato in rosso con le spese” spense la luce della stanza e torno nella camera da letto che venne illuminata per un secondo da un fulmine enorme che taglio il cielo in due. Si mise sotto le coperte, con la strana sensazione che quella nottata non era ancora giunta al suo compimento.

Abbiamo anche un veggente tra noi.

Apri gli occhi, sentendo un fastidioso rumore e con il cervello ancora annebbiato non riusciva a capire cosa fosse. “La lavatrice? No, devo ancora farla. Il forno? Assolutamente no, o sarebbe già esploso tutto” scosto le coperte in malo modo, posando i piedi sul freddo pavimento cercando le pantofole. Fu al secondo suono, che comprese che qualcuno stava per l’appunto, suonando il suo campanello.

L’occhio gli cadde sulla sveglia che aveva sul comodino e impreco in modo colorito quando vide l’ora che segnava, ma ormai era sveglio e così di mala voglia si diresse verso la porta per vedere, e in caso scacciare, chi fosse a quel ora infamia della notte o della mattina.

Dipende dai punti di vista, no?

Quando apri la porta, già amabilmente sul piede di guerra alle prime ore della giornata, era pronto a scannarsi con qualsiasi persona si sarebbe trovato davanti. Fosse stato anche il padre riapparso dal nulla, dopo tutto il sonno era una cosa santa per i ragazzi. Ma quando gli occhi misero a fuoco la figura completamente bagnata di Sophie, il suo cervello si scollego un momento dando il messaggio di “Error 404: Not Found”

«Posso entrare? » la voce di lei arrivo flebile come un soffio di vento, e il biondo la capto riavviando il suo cervello in meno di un nanosecondo si fece di lato facendola entrare controllando poi se qualcuno dei vicini si fosse affacciato per vedere cosa fosse quel baccano e trovando il corridoio vuoto chiuse la porta. Fu il secondo dopo, che ricordandosi dello stato della ragazza corse a prendere degli asciugamani per, appunto, asciugarla almeno un po’.

«Soph… cosa ci fai? » glielo chiese mentre l’avvolgeva in quella stoffa per scaldarla un po’ ed evitare di farle prendere un malanno. Evito anche di chiederle come mai fosse in quello stato poiché sentiva il temporale che imperversava di fuori. Lei però non diete segno di aver sentito la sua domanda, prendendo a tremare molto forte per via del freddo che pian piano gli stava entrando nelle ossa «Fila in doccia, io intanto di procuro qualcosa da metterti» continuo allora Lok, portandola davanti al bagno per poi andare in camera sua a cercare degli abiti.

Dopo qualche minuto di ricerca trovo qualcosa di vagamente accettabile e li lascio fuori dalla porta del bagno informandola, poi prendendo un panno asciugo l’acqua caduta dai vestiti di lei ed infine si lascio cadere seduto sul letto, in attesa che Sophie finisse di lavarsi ed asciugarsi. Non seppe dire quando accade di preciso, ma ad un certo punto prese a sbadigliare e le palpebre si fecero pesanti ed infine il buio.

*

Uscendo dal bagno, trovo la casa avvolta dal silenzio e nonostante avesse chiamato il biondo più volte non aveva ricevuto nessuna risposta, così forte della sua memoria si diresse in camera di lui seguendo l’istinto una volta tanto e grazie ad un fulmine che illumino la stanza per un secondo lo vide sdraiato sul letto. Si avvicino ancora di più e quando arrivo a toccare il letto si fermo, allungando poi un braccio e scuotendolo leggermente riuscì a destarlo dal sonno.

«Bel modo di acc-.. » lo senti sbuffare, ancora assonnato e con un movimento inaspettato la prese per il polso tirandola sul letto, facendo accadere tutto così velocemente che non ebbe neanche modo di finire la sua frase o ad opporre resistenza. Ma quando si senti avvolgere dal profumo e le braccia di lui, seppellì l’ascia di guerra che non sapeva neanche di avere in mano ed abbandono ogni proposito di commenti o gesti di ribellione verso l’atto del biondo.

«Domani Sophie, ora dormi» fu questo che Lok le sussurro con voce assonnata prima di ricadere addormentato e rendere il suo respiro più profondo e regolare. Lei, allora, si accoccolo meglio contro il petto di lui e dopo pochi secondi cadde addormentata a sua volta, senza nessuna sensazione di disaggio per la prima volta nella nottata.

*

Sentendo un raggio di sole sul volto, Lok, si giro su un fianco ma quando provo a spostare il braccio sinistro lo trovo incastrato da un peso non meglio identificato così apri gli occhi azzurri e girandosi a controllare cosa lo bloccasse, si ritrovo davanti una lunga chioma fluente dal colore ramato e la proprietaria con addosso alcuni dei suoi vestiti, fu così dopo un avvio rapido del suo cervello, prima che entrasse nel panico più totale, ricordo cosa era accaduto quella notte e quindi di come fosse finito in quella situazione.

Ma certo, infondo è normale che lei stia dormendo con te eh?

Si mosse con calma e cautela, e grazie alla sua mente abituata a risolvere enigmi, dopo un paio di minuti era finalmente libero di muovere il braccio e sempre nello stesso modo si alzo, andando nell’altra stanza della casa dove, dopo aver bevuto un lungo sorso d’acqua, apri la finestra appoggiandosi con le mani al battente e affacciandosi si trovo davanti una Venezia bagnata e che si stava via via movimentando e risvegliando sotto un tiepido sole dopo una tempesta notturna. Il cielo era ora terso e pulito con qualche nuvola passeggera, prometteva quindi una piacevole giornata dalla temperatura mite.

Ecco a voi, Lok il meteorologo

Fu per questi pensieri, che s’irrigidì un momento quando Sophie lo abbraccio da dietro prendendolo un attimo alla sprovvista, ma subito dopo si rilasso trovando quella situazione così insolita che era quasi naturale e giusta ai suoi occhi, come se non vi fosse altro da fare. Cullati dal silenzio e da una leggera brezza, restarono immobili per qualche minuto che parvero invece delle ore.

«Perché ti sei alzato? » alla fine fu lei ad interrompere quella pace quasi innaturale e che poco era adatta al carattere dei due ragazzi «Mi sono sentita triste nel trovare il letto vuoto…» ma questo lo disse in tono molto basso, quasi avesse paura di infrangere un qualche tabù. Lok invece sussulto, stupito da quella spontaneità insolita alla ragazza così prese un profondo respiro e pose la domanda che aleggiava nell’aria dalla notte precedente.

«Come mai sei qui? » si giro, restando però tra le di lei braccia. Davanti a lui, sostava l’immagine che in più occasioni si era ritrovato a sognare di poter vedere dal vivo ma in cui riponeva assai poche speranze. In quei vestiti un po’ larghi per lei, con la maglietta che pendeva un po’ da un lato mostrando tutta quella porzione di pelle che andava dal collo alla spalla, i capelli arruffati con qualche ciocca fuori posto, il visto con ancora addosso le tracce residue del sonno appena abbandonato. Infine gli occhi, quelli in cui si perdeva quando era a lezione perché più affascinanti di qualsiasi lezione di storia o archeologia a cui assisteva e che più volte si era ritrovato a definire come “gli unici smeraldi che desiderava ma non poteva avere”, ma che ora erano li, e lo fissavano.

Sophie abbasso la testa, poggiandola contro il suo petto, non riuscendo a reggere il suo sguardo e imbarazzata dalla situazione che le aveva fuso il cervello rendendolo una mera pappetta simile ad un omogenizzato. I minuti passavano, e mentre uno aspettava tranquillo l’altra cercava di trovare le parole per fare un discorso sensato.

«Io… ho avuto paura, quando ho sentito la voce di quella ragazza al telefono» inizio lei, con un tono di voce assai basso, continuando a tenere il viso abbassato «Non sono riuscita a controllarmi, così vi ho cercato… ma quando vi ho visto, mi sono sentita debole e sono corsa via da li. Poi, nella mia camera mentre cercavo in vano di prendere sonno, ho capito che dovevo vederti» Sophie lascio il ragazzo e si giro senza guardarlo allontanandosi di qualche passo mentre lui la guardava, troppo stupito dalle sue parole per poter fare altro se non quello. Continuo con altri passi fermandosi poi davanti al tavolo «Però mi sono chiesta come mai avessi questo bisogno, ma non riuscivo a capirlo perché ero troppo presa da me stessa. Forse Zhalia non sbaglia a dirmi che sono una ragazzina…» il suo viso prese una piega triste, con gli occhi bassi e la labbra serrate come le mani che aveva poggiato sulla sedia, così strette da rendere le nocchie bianche.

Prese un respiro profondo, e riprese a camminare, senza girarsi verso il biondo poiché il suo sguardo non l’aveva abbandonato la sua schiena neanche per un momento. Poi quegli smeraldi si posarono su di una foto che incorniciava la parete, e un piccolo sorriso si fece largo sulle sue labbra al ricordo di quando era stata scattata.

«Eravamo a New York, durante il periodo natalizio» esordi lui, stupendo Sophie del fatto che avesse capito la direzione del suo sguardo, ma poi capi che aveva solo immaginato per via del riflesso e si avvicino per osservarla.

**

Flashback.

Avevano da poco completato l’incarico e siccome il loro volo sarebbe partito solo l’indomani, avevano deciso di fare un giro per il centro della città per passare il tempo. Avevano mangiato in un piccolo ristorante e poi avevano preso a camminare ma seguendo un passo tutto loro, mentre intorno a loro tutti correvano dietro a impegni, ai figli e alle famiglie, in cerca dei regali, circondati dal caos della città sempre sveglia, la grande mela. Solo per caso notarono quella piazza, in cui troneggiava una grossa palla dell’albero di natale fatta interamente da quelle luci che si usa mettere insieme alle palline come addobbo. Inizio a nevicare, portando altra neve a quella che già contornava la città e il quartetto dopo aver attraversato la strada si fermo proprio davanti a questa. Poi fu tutto un insieme di coincidenze.

Dante prese la macchinetta che, stranamente, aveva con sé ma solo dietro e sotto consiglio quasi ordine della corvina che anche ora gli stava domandando di fotografare quella gigantesca sfera fatta di luce, senza accorgersi che nello stesso frangente Lok aveva preso Sophie per un polso e se l’era tirata dietro portandola davanti alla sfera con sé. Quando lui si fermo, lei fini contro la sua schiena e questo le fece massaggiare il naso per via dell’urto ma quando lo vide girarsi, i loro occhi s’incontrarono, finendo per incastrarsi e incantarsi come a non volersi più lasciare.

Così, con le mani intrecciate e i corpi così vicini da consentire solo all’aria di passare, vennero fotografati con il risultato di creare un immagine perfetta.

**

Non disse mai al biondo che anche lei aveva una copia di quella foto, appoggiata sul comodino vicino a quella dei genitori. Ne quanto Zhalia la prese in giro per la sua testardaggine, ma infondo non era importante in quel momento, così riprese il suo discorso.

«Infine, sono arrivata a capire il motivo solo poco prima di suonare quel campanello, questa notte. Avevo bisogno di dirti delle cose che ho sempre taciuto» si volto, mettendo su un timido sorriso ma con gli occhi bassi, ancora spaventata da cosa sarebbe potuto accadere «Tu ci sei sempre, che sia perché ho un problema da risolvere o che sia di un sostegno che nessun altro può darmi. Arrivi sempre quando devi, anche se non accedo nessun Lok-segnale in cielo»

«Dove vuoi arrivare? » parlo di nuovo, ma stavolta senti la sua voce proprio di fronte a se, e quasi cadde per lo spavento visto che non l’aveva neanche sentito avvicinare.

«Voglio solo ringraziarti per questo… non so se possa significare qualcosa o meno per te ma dovevo fartelo sapere o sarei vissuta con questo rimorso fino alla fine dei miei giorni» alzo un secondo lo sguardo per vederlo in volto, e vi trovo un espressione di stupore per quelle parole così inattese e forse neanche mai sperate così per evitare di rovinare il momento serio con una sua risatina inopportuna che probabilmente sarebbe scoppiata in un pianto dettato da troppi fattori diversi, lo supero di qualche passo.

Anche stavolta fu più svelto dei riflessi della ragazza, e la fermo abbracciandola da dietro, e quel calore unita alla vicinanza che sentiva la fece esplodere in un pianto disperato che quasi le impediva di respirare per l’intensità delle emozioni che stavano martellando nel suo petto.

Oh, ecco dove ho lasciato il martello pneumatico

Sophie senti le gambe tremare e successivamente cedere sotto il suo peso, e pian piano fini seduta sul pavimento freddo accompagnata dal corpo di lui che gli aveva fornito un sostegno per non farla cadere, tenendola a se e bloccandola contro il suo petto con le braccia e le gambe mentre lei continuava a piangere.

«È solo.. che i-i-io non voglio.. perderti» nonostante i singhiozzi e i grossi respiri fatti per cercare un po’ d’aria decise di provare lo stesso a parlare, anche se a tratti per via del suo corpo che era fin troppo agitato in quel momento. Lok resto in silenzio, limitandosi ad accarezzarle i capelli con una mano per tranquillizzarla almeno un minimo.

«Non devi ringraziarmi, per me è un piacere farlo» le parlo con calma, cercando di usare un tono più tranquillo possibile così da aiutarla «Mi chiedo ancora come tu faccia a sopportarmi.. » la ramata lo disse con un filo di voce, appena udibile ma grazie alla vicinanza risulto abbastanza forte da farsi capire, mentre la crisi di pianto andava via via scemando permettendole di tornare a respirare normalmente nonostante il volto rigato dalle lacrime.

Il biondo non rispose subito, limitandosi a continuare quel movimento ormai cadenzato dell’accarezzarla come se da quello dipendesse la salvezza del mondo intero. Per questo quando parlo nuovamente, dopo alcuni minuti, la sua voce parve risuonare ancora di più nella stanza «Per gli occhi di un innamorato, la persona amata sarà sempre gradita, e mai insopportabile» lei resto basita di fronte a quelle parole, non aspettandosele e fu per questo che dopo un istante si giro di scatto facendo sbattere le loro teste con un suono secco. Entrambi mugugnarono un attimo ma Sophie era concentrata su altro e quindi non calcolava più di tanto la botta «T-t-tu cos’è che hai detto? » completamente rossa in viso e con due pupille enormi, Lok rise quando la vide in quello stato anche per il fatto che era bastato così poco a farla andare in confusione.

«Ho solo esternato i mie senti-..» ma non fini mai la frase, perché la ragazza si getto su di lui facendogli perdere l’equilibrio tanto era forte lo slancio che aveva usato per permettere alle loro labbra d’incontrarsi una prima volta. Dopo qualche secondo, lei si stacco, restando però sopra il ragazzo che non si lamentava neanche troppo, preso forse dal fatto che era appena stato baciato da Sophie.

Per favore… qualcuno riavvi il cervello di quest’uomo

Non ci penso su molto, e prima che potesse dire altro, Lok la bacio di nuovo. Solo che stavolta fu più lungo, tanto che alloro parve che il tempo si allungasse senza una fine. Più profondo, tanto che le loro anime arrivarono a toccarsi per la prima volta e infine così carico di sentimenti che stordì entrambi quando si staccarono.

***

 

 

Ed è qui che li lasciamo, immersi nella luce del mattino che illumina la stanza da una finestra aperta e che mostra il mondo sempre in movimento. Soli su quel pavimento freddo, ma riscaldati dai loro sentimenti che dovranno affrontare per poter decidere cosa fare. Li lasciamo ad un bivio, in cui sceglieranno una strada ma che rimarrà sempre un segreto per noi, ma una realtà per loro.

Ah, e per i più curiosi e meno svegli, la biondin non era altri che Cathy.

  
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