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Autore: Hatsumi    25/04/2009    2 recensioni
Jonathan e Christian sono per tutti la coppia perfetta. Balle. La perfezione non esiste, è solo illusione. Lacrime, dolore, risentimento. Su questo scenario la coppia "perfetta" crolla, non esiste più. E di fronte a ciò entrambi pensano se sia possibile sopravvivere dopo la rottura di un rapporto di interdipendenza durato quindici anni. Come riusciranno ad andare avanti senza il reciproco sostegno? E' difficile chiedere scusa, imputare la colpa ad uno dei due, ma riuscendoci è davvero abbastanza, si può davvero tornare indietro?
***VI INVITO INOLTRE A LEGGERE EVENTUALI "AVVISI" in testa ai capitoli. Grazie e buona lettura. ***
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jonathan & Christian'
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5. Temporary (Provvisorio)

-Perché hai aspettato così tanto tempo a venire da me Jonathan?

Jonathan fa un lungo respiro. Ha lo sguardo fisso nel vuoto. Si accoccola nella sedia, cercando di rilassarsi. Avrebbe bisogno di una sigaretta, di una delle sue Lucky Strike, in quel momento.

Sono mesi che non vede Gregor. Gli pare invecchiato. I capelli una volta brizzolati sono quasi completamente grigi, le rughe sulla fronte sono solchi più profondi, persino i suoi particolari occhi grigi sembrano più piccoli, più infossati, più stanchi. Ha cinquant’anni Gregor ma non l’ha mai dimostrata la sua età, fino a quel momento perlomeno. Vorrebbe fargli qualche domanda ma il suo ruolo in quella situazione non glielo permette, in quello studio, quello strano studio, il paziente è lui ed è Gregor l’unico a cui è concesso fare domande.

E’ sempre stato intimorito da quell’ufficio, così antico, così buio. Libri antichi e polverosi riposti su enormi librerie, tende scure, quasi nere, dai drappeggi pesanti, per non parlare del parquet, rosso scuro, rosso sangue. E’ un ufficio molto vecchio e le pareti sono solide, i muri sono ben isolati. Jonathan è sempre stato convinto che se Gregor morisse da solo in quello studio, nessuno se ne accorgerebbe per mesi.

Nulla di ciò che entra in quel posto riesce ad eludere quei muri e allo stesso modo nulla può penetrarli.

-Non lo so perché.
Risponde Jonathan, dopo qualche minuto di silenzio.

-Quanti mesi sono che non ci vediamo… tre?

Jonathan lo corregge.

-E mezzo.

Gregor sospira.
-Eppure ti ho sempre detto che uno psichiatra ha bisogno a sua volta di una visita. O sbaglio?

Jonathan non risponde.

-Bene, dopotutto ora sei qui.

Gregor sposta la sedia un poco lontano dalla scrivania, per poter essere più comodo e inizia ad osservare Jonathan a braccia conserte, in attesa che inizi a dire qualcosa. Sono sempre così le sedute da lui. Se ne sta zitto e lo fissa in attesa che parli. Sa bene di non dover attendere troppo, perché lui non è in grado di sopportare il silenzio, lo spaventa, lo confonde, fa emergere ogni sua paura, il più recondito dei suoi pensieri.  

E quando Jonathan avrà iniziato a parlare, dovrà soddisfare le esigenze di Gregor che non parlerà, non dirà nulla, non farà nemmeno il minimo gesto, finché non avrà ottenuto le informazioni necessarie, finché non riterrà di aver saputo tutto il possibile.

Cede, Jonathan.

-Non ce la faccio più Gregor, mi sento in gabbia.

Gregor questa volta parla.

-Per questo saresti dovuto venire da me. Il tuo problema Jonathan è che tu pensi di poter fare a meno delle persone e poi, pagando il doppio del prezzo, ti accorgi che non è possibile.

Smette di parlare per qualche secondo.

-Pensi si fare a meno di me e sai che non è possibile.Hai pensato di poter fare a meno persino di lui nel momento in cui hai fatto… quello che hai fatto.

Jonathan rimane stupito.

-Quindi hai capito, quindi non c’è bisogno che parli? Possiamo passare alla fase successiva?

Gregor sorride e scuote il capo.

-Oh no. Se pensi di potertela cavare con così poco, non sai fare il tuo mestiere.

Avrebbe dovuto aspettarselo. Cala di nuovo il silenzio ed inizia a parlare.

***

Non sa come comportarsi Morgan, dopo quella rivelazione, dopo quel fiume di informazioni che Kyle le ha gettato addosso. E’ passata una settimana da quel giorno e ha cercato di non toccare l’argomento con l’amico. Non saprebbe come affrontarlo, non saprebbe cosa dirgli né quale reazione aspettarsi da parte sua.

Lo osserva, è distratto. Ha il gomito destro poggiato sul banco, il mento posato sul palmo della mano e sta scarabocchiando. Lo fa spesso quando è annoiato, quando è pensieroso. Osserva la finestra ogni tanto, studia le gocce di pioggia scorrere sul vetro.  

Poi la direzione del suo sguardo cambia.

 Morgan si sporge per osservare meglio ma non riesce a capire. Deve ritenerlo molto interessante quello che sta fissando perché dopo qualche minuto di contemplazione comincia a disegnare frenetico su un foglietto, che strappa con rapidità da un block notes.

Morgan non riesce a vedere cosa stia disegnando, il foglietto è troppo piccolo e il braccio di Kyle le copre tutta la visuale. Cerca di guardarsi intorno per scoprire quale possa essere l’oggetto d’interesse di Kyle, incrocia lo sguardo di Antony e decide.

E’ lui, Antony Edwards, il soggetto del disegno di Kyle, deve esserlo per forza. La ragazza se ne convince, senza voler pensare ad un'altra possibile alternativa.
E’ seduto in una posizione simile a quella di Kyle, Anthony, nemmeno lui sta seguendo, ha lo sguardo fisso nel vuoto, pare.

E’ un quarterback, di buona famiglia, un bravo ragazzo, tutto sommato.A a scuola se la cava egregiamente. Per questo motivo molte ragazze ambiscono ad uscire con lui e molti ragazzi cercano di entrare nelle sue simpatie. Fisicamente, togliendo il corpo da atleta, è un ragazzo comune, nessun particolare che possa distinguerlo dalla massa, carino nel complesso.

Morgan non riesce a togliersi dalla testa il pensiero che tra lui e Kyle possa esserci qualcosa. Non sa con precisione quando le sia nata questa certezza ma giorno dopo giorno è sempre più convinta. Decide di aver trovato il modo per distrarre Kyle, per non fargli pensare ai suoi problemi; deve far nascere qualcosa di concreto tra lui e Anthony.

Per i restanti minuti di lezione cerca di ideare un piano. Le vengono in mente le idee più strane, più bizzarre, poi, la campanella suona e si alza per raccogliere le sue cose. Voltandosi verso Kyle osserva che al suo banco si è avvicinato proprio Anthony. Comincia a pensare che la fortuna possa esserle amica e che forse non c’è nemmeno bisogno del suo aiuto per avvicinare i due.
Dovrebbe andare a lezione di biologia ma non ha intenzione di perdersi la scena, così svuota la cartella e cerca di sistemare lentamente i libri, gettando ogni tanto lo sguardo verso i due ragazzi.

-Davvero non ti da fastidio prestarmeli, Kyle?
Chiede Anthony, bandendo il quadernetto degli appunti di Kyle.

-No figurati. Me li hai prestati tu l’ultima volta, prendili pure.
Risponde Kyle. I due ragazzi si scambiano un sorriso reciproco, di cortesia, di circostanza. L’unica a vedere della malizia in quel sorriso è Morgan che ormai, dopo aver spostato per una ventina di volte gli stessi tre libri nella cartella, decide di avvicinarsi all’amico per evitare di far scoprire il suo tentativo di spionaggio.

-Kyle, andiamo a biologia? Oh ciao Anthony!
Esclama, fingendo di non aver nemmeno notato il ragazzo. Kyle si alza dalla sedia ed inizia frettolosamente a radunare le sue cose.

-Ciao Morgan.
Risponde Anthony.

-Quando te li devo riportare?
Domanda.

-Venerdì… ti va bene?
Chiede. Kyle annuisce.

-Benissimo.
-D’accordo allora… grazie di nuovo, ciao. Ciao ancora Morgan.

Si allontana, lasciando i due in classe da soli. Dopo qualche secondo anche loro escono, per raggiungere l’aula di biologia.

Morgan decide di indagare.
-E’ un bel tipo Anthony…
Commenta.

-Pensavo odiassi i ragazzi della squadra di football.
Risponde lui. Non era certo la risposta che Morgan si stava aspettando. Decide di azzardare di più.

-Infatti non parlavo di me… dico che in generale alla gente può piacere, un tipo come lui.
Si pente. Ha azzardato troppo. Kyle si è sicuramente accorto di ciò che vuole sapere. Si morde il labbro e attende di sentirlo sbraitare.

-Se ti piace il tipo…

Nulla. Non si è accorto di nulla. Morgan tira un sospiro di sollievo. Decide di fermarsi per il momento, attenderà venerdì, alla restituzione degli appunti, per fare altre domande.

***

Christian sta lavorando. Ronald lo guarda. E’ seduto in una posizione strana, come sempre, è quasi a gambe incrociate sulla sedia, le sue braccia sono poggiate sul tavolo e sta correggendo i suoi appunti e i testi propostigli dai suoi studenti.

Non conosce nessuno, Ronald, che abbia la stessa passione per il proprio lavoro come Christian e dubita di riuscirne trovare al mondo molti come lui. Lo invidia, lo invidia profondamente. Quel suo impegno nel lavoro, quel suo amore per quello che fa.

Lo conosce da dieci anni, da quando è arrivato, la sua passione per l’insegnamento non si è mai scalfita. Era solo in ragazzino neo-laureato, non aveva mai lavorato in una scuola, a differenza sua. Stava sulle sue, sembrava non volesse parlare troppo con nessuno, non si perdeva in confidenze, si limitava a qualche saluto, qualche sorriso timido. Era rimasto incuriosito Ronald da quel ragazzo e aveva deciso di seguire una delle sue lezioni, per osservarlo spiegare. Voleva vedere in quale modo un ragazzo così giovane fosse capace di spiegare qualcosa di antico, e generalmente poco divertente, come la storia d’arte classica.

Gli brillavano gli occhi.

Cambiava completamente in aula. Era sicuro di sé, parlava a briglia sciolta e camminava tranquillamente avanti e indietro per l’aula, gesticolando di tanto in tanto. A volte indicava uno dei suoi alunni per fare qualche domanda e sorrideva, sempre, che la risposta datagli fosse adeguata o meno.
Per Ronald Christian é un attore, il migliore, una star. Le fredde e austere aule dell’accademia sono il suo palcoscenico, il luogo dove é in grado di esprimersi nel migliore dei modi.

Ha una grande abilità Christian, sa coinvolgere i suoi studenti come nessun professore che conosca è in grado fare e Ronald, a distanza di anni , continua a chiedersi come ci riesca, quale sia questa qualità di Christian che lui invece non possiede.

Si siede anche lui, poco distante da Christian, per evitare di disturbarlo. Ha un profilo distinto, lineamenti delicati, mascella poco pronunciata e labbra molto sottili, per non parlare dei suoi occhi azzurri, dei suoi capelli.

Non è solo la capacita d’insegnamento di Christian ad attirare Ronald, è attratto da lui, dal suo carattere, dal suo bel viso, lo è da sempre ma non lo ammetterà mai, né a Christian né a se stesso.

Sta sorridendo.

Lo fa spesso mentre corregge gli appunti di qualche suo studente, quando ritrova scritto nero su bianco ciò che ha spiegato, quando si rende conto che le sue lezioni sono state rielaborate, capite, apprezzate. Gli basta questo per farlo sorridere, è così semplice Christian, ingenuo a volte. Anche Ronald sorride di riflesso, ha un sorriso particolare quel ragazzo.

-Di’ un po?, cos’hai da sorridere?
Domanda Ronald.

-Uhm?!

È completamente assorto in ciò che legge Christian, non ha attenzione per altro, non si fa distrarre da nulla, un’altra dote che Ronald gli invidia.

-Niente, niente… piuttosto, hai da fare questa sera?
Si alza e si avvicina a lui.

-Non so…

Prende la sua agendina rossa ed inizia a scorrere le pagine. Ronald non sopporta le persone che tengono la propria vita appuntata in un assurdo giornaletto. Afferra furiosamente l’agenda del collega e la spinge lontano dalla sue mani.

-Ma quale agenda! Li conosci i tuoi impegni.

Christian annuisce, si alza e raccoglie la sua agenda, finita quasi all’altro capo del tavolo.

-La verità è che cercavo un modo carino per rifiutare un tuo invito in un altro squallido bar…
Confessa, con decisione.

- E se ti proponessi qualcos’altro?

Christian si volta.

-Tipo?

Ronald gli sorride.
-Uscire io e te, insieme, da soli.

Christian spalanca gli occhi, lo fissa, senza dire niente. Il suo sopracciglio sinistro è leggermente alzato, la sua bocca semi-aperta. Quella strana espressione ha qualcosa di molto divertente per Ronald, scoppia ridere, confondendo ancora di più il povero Christian.

-Scherzavo! Scherzavo! Dio dovresti guardarti allo specchio, la tua faccia è così… ridicola!

Christian porta gli occhi al cielo, raccoglie le sue cose e lo lascia da solo nella sala.
“Già, scherzavo” pensa, non riuscendo a togliersi la curiosità di sapere cosa avrebbe risposto Christian una volta sparitagli dal viso quell’espressione buffa.

***
-E’ una nuova casa, quello che ti serve.

Così gli ha detto Gregor. Ha ascoltato tutto quanto avesse da dirgli e poi se n’é uscito con quella frase. Cammina per il centro Jonathan, sconvolto. Sapeva che non avrebbe potuto vivere in quella stanza d’albergo in eterno, che non vi si sarebbe potuto nascondere a lungo eppure, intimamente, c’aveva sperato.
Durante quel periodo ha guardato i vari volantini, raccolti per strada o nei metro, riguardanti appartamenti in vendita ma non ha mai trovato qualcosa che gli interessi o meglio, non ha mai voluto trovarlo.

La sua casa, la casa di Christian, é tutto per lui. C’é la sua vita, i suoi ricordi. Non poterla più definire propria, averne un'altra, lo farebbe sentire perduto, gli farebbe sembrare tutto quanto reale. Durante quel periodo gli é parso quasi di camminare per aria, non si é reso bene conto di cosa gli stia succedendo, se ne sta accorgendo solo ora.

In quella casa lascia la parte migliore di sé, quella che Christian e Kyle amano, quella in cui si riconosce.  Non potrà riprendersela e portarla con sé, nel nuovo appartamento ci sarà  il Jonathan attuale, il vigliacco solo e sovrastato dalle colpe di cui si è macchiato. E' con quella figura che deve convivere ora.

Cammina e calpesta un volantino, l’ennesimo annuncio di appartamenti, lo raccoglie, lo  legge e lo getta di nuovo a terra.
Prende una sigaretta, l’accende e respira. Quella situazione temporanea, provvisoria, in cui si è trovato sta diventando sempre più reale. Non ha la forza ora di pensare a concretizzarla, aspetterà a cercare l’appartamento, un altro giorno almeno, lasciandosi il tempo per dare a quella situazione dai contorni sfuocati delle forme ben definite.


--> Buondì! Beh sarebbe buonasera visto che sono quasi le 5... comunque, eccomi con il quinto capitolo! Entra in scena un personaggio molto strano in questo capitolo, Gregor. Potrete odiarlo o amarlo ma è un tipo irrimediabilmente "losco" XD Poi... mi fa molto piacere avere visto aumentare il numero dei commentatori a partire dal quarto capitolo, sono molto felice, davvero. Vorrei quindi passare a ringraziare e rispondervi uno per uno.

Mana: Mi fa piacere che ti piaccia questa storia, sì i dettagli sui motivi della rottura verranno svelati poco a poco, nello svilupparsi della storia... vi lascio un po' con la "sorpresa" ^^  Ti ringrazio poi anche per i consigli sulla forma, ho ingrandito il carattere a partire da questo capitolo, come si nota e ho anche cercato di mettere i puntini di sospensione attaccati alla parola. Se noti altre "imperfezioni" non esitare e farmele notare, mi fa piacere ricevere "dritte" e poi significa che siete attenti nella lettura ;)

Tao: Sì,la mia mente contorta ha un talento naturale per la tortura dei personaggi XD Sono contenta che continui a ritenere realistica la mia fic, anche nel capitolo 4 che è quello che personalmente mi è piaciuto di meno.

Felicity89: Si, come ho scritto a Mana, pian piano avrete tutti i dettagli, ma proprio TUTTI XD Sì, Johnathan è un personaggio molto interessante, particolare. Ha anche una serie di "turbe" mentali e di questo ve ne accorgerete nel capitolo 6...


Ok, detto questo... alla prossima!! <--

  
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