Videogiochi > Kingdom Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: GemmaD    05/08/2016    0 recensioni
Ecco perché fallisce un triangolo: Saïx è attratto da Axel e Xemnas, ma le loro vite finiscono per scorrere parallele. Un'analisi di come evadere dal piano logico e razionale, perché i punti possano tornare a congiungersi.
E chissà chi è il misterioso personaggio che ha il coraggio di parlare?
---------------
"Saïx si sente in colpa, ogni giorno più vuoto. Perché non riesce ad entrare in quel sogno, che rimane separato da sé." [...] "Non ha bisogno di chissà quale rapporto meraviglioso, perché è già abbastanza meraviglioso e complesso ciò che c'è in lui -per quanto lo renda triste e diverso dagli altri."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Saix, Xemnas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao e grazie a tutti quanti passeranno per dare un'occhiata.
Buona lettura!


Ecco Saïx, seduto nella sala. Mi capita di vederlo ogni giorno, qui nel Mondo Che Non Esiste. Le sue abitudini sono regolari, il suo umore praticamente costante.

Lo vedo proprio in questo momento, nella mensa comune. Si sente il vociare della gente, fra le chiacchiere allegre e il discutere brontolante delle missioni.

Saïx è lì. E' seduto da solo, ogni giorno. Qualcuno gli si avvicina, prima Saïx lo guarda come se fosse pronto a rispondere a qualsiasi domanda, perché lui è lì, capace di rispondere a qualsiasi situazione.

Appena non capisce qualcosa, aggrotta la fronte e diventa subito impaziente. Mette l'altro sotto pressione, perché si renda un po' più preciso, si sforzi di più a gestire la cosa, come fa lui. Del resto, se lui sta facendo il massimo perché tutto fili liscio, anche l'altro in qualche modo ha quella logica da seguire. E' per questo che le sue conversazioni non durano molto a lungo.

Dopo un po', il visitatore occasionale la fa finita e si allontana, un po' a disagio. Saïx, voltate le spalle, diventa ancora più stanco. Si fionda di nuovo con sollievo sul cibo, trovandolo lì davanti.

Un istante dopo si infastidisce, poi si ritrae disgustato. Guarda un po' il piatto, come chiedendosi chissà cosa. Sospira, pensando: le cose importanti della vita sono altre.

Poi si costringe a mangiare, un lento boccone alla volta, col pensiero che avrà altro da sbrigare dopo e dev'essere pieno. Il primo boccone non lo uccide, il secondo lo trova un po' più rilassato, finisce di mangiare un po' più tranquillo. E' riuscito a prendersi un attimo per sé.

Ti colpisce, vederlo mentre lavora. La sua mente è totalmente impegnata, perfino il suo corpo. Le sue spalle si tendono sul tavolo, sempre tese. I chili di fogli che compila, sono i pesi sulla sua schiena, che variano di giorno in giorno.

La sua espressione è nervosa, corrucciata. La sua fronte si aggrotta, mentre cerca la parola perfetta, mentre si chiede cos'altro c'è da fare. Pianifica perfino le pause, quando si ricorda di farle. Va bene, così si sente più sicuro. Le pause sicuramente servono, se vuole continuare in modo efficiente, senza perdere troppo la testa. Se invece sono gli occhi a fare male, allora non importa. Può andare avanti comunque.

Quando Saïx si riposa, in realtà non è molto diverso da quando lavora. Di per sé non fa una vita noiosa, sono tante le attività che si trova da fare e fa parecchie cose interessanti. Quello che non cambia, è il suo modo di farle.

Si aspetta che ogni cosa sia perfetta e vada al suo posto. Anche il divertimento ha regole abbastanza precise, che in qualche modo può prevedere. In qualche modo, può arrivare anche a controllare.

Ogni cosa segue un corso nella sua testa. Se qualcosa scorre fuori dall'ordine, comincia ad agitarsi. Ha imparato a coprirlo, sotto uno scatto di rabbia. Se a sorpresa gli chiedessi se in quel momento è davvero arrabbiato, credo direbbe di no. Mi guarderebbe disorientato e si sentirebbe solo stanco. Per poi chiedermi cosa voglio.

Saïx è esaurito da un pezzo e non ha più molta voglia di seguire l'Organizzazione. Fortunatamente, però, dentro ha qualcosa di eccezionale: una forza di volontà incredibile. Alcuni la seguono e realizzano progetti per molti impensabili. Lui è fatto così: la usa per pianificare e per fare in modo che tutto svolga un ritmo regolare ogni giorno.

Saïx si sente stanco della sua vita uniforme. Lotta con le unghie e con i denti, per mantenere una vita che non gli interessa così tanto. Questo è evidente, quando si chiede perché debba ancora mangiare, perché deve ancora stare con gli altri, poi arriva a letto la sera sentendo sollievo nel buio.


La cosa triste, è che non c'è nulla che lui non sappia. Niente di tutto questo gli è sfuggito.

Sa benissimo che quello che fa, non va bene. Sa benissimo che il suo atteggiamento non lo rende più speciale degli altri. E' consapevole, in qualche antro del suo cervello, di sentirsi stufo, di non farcela, che non può sopportare un'altra giornata così.

Qualcuno gli ha anche detto che si merita qualcosa di più, che può provare ancora gioia di vivere. Semplicemente, sono sensazioni che non ha in mente perché ancora non le conosce.

Allora spera e si agita. Si mette in testa che non può vivere così, che si può ancora migliorare.


Saïx è una persona che vale qualcosa, questo qualcuno l'ha notato.

Col passare del tempo, mentre era nell'Organizzazione, ha stretto alcuni rapporti più intimi degli altri. In queste persone, lui trova sollievo. Riesce ancora a distrarsi dai pensieri che lo assalgono. E a trovare una conferma. Che allora non è proprio pazzo, che riesce ancora ad essere ben inserito, con un suo posto nel mondo.

Axel è la persona che ama. Ragazzo, amico, ha poca importanza. Axel è il suo legame con il mondo umano.

Prova un rapporto ambivalente verso di lui. Lo detesta, ma resta aggrappato a lui come un bambino. Saïx è convinto che se Axel se ne andasse, lui perderebbe tutto. Perderebbe quel poco che lo tiene ancora legato alla vita, alla gioia, ai sentimenti veri, perché quello che prova lui è tutto falso.

Axel è il fuoco caldo, la luce. E' ciò che riscalda il freddo ghiacciato che sente, stando sempre a contatto con la morte che ha dentro. Axel è un faro, quasi un cavaliere. E' colui che lo salva dal tedio quotidiano, colui che saprà farlo vivere ancora.

Ma soltanto se saprà arrendersi a delle condizioni: dovrà aprirsi, rendendosi disponibile a lui. Dovrà cedere col suo desiderio costante di controllo. Dovrà cominciare ad essere felice per le piccole cose della vita.

In cambio, potrà finalmente essere felice. Il peso sulle sue spalle sarà sgravato. Sarà apprezzato e non avrà più il bisogno di cercare conferme. Significherà vivere senza che arrivino quei pensieri e quei problemi sciocchi di prima.

Ha fatto cento di questi sogni, va a dormire ripetendosi le scene nella testa. E' così che deve andare: il lieto fine è uno, è proprio lì, già scritto ed è quello. Tutto ciò che manca da fare, è il lavaggio del cervello per cominciare a viverlo.

Saïx si sente in colpa. Si sente ogni giorno più vuoto. Perché non riesce ad entrare in quel sogno, che rimane separato da sé.

Axel è così vicino, al suo fianco. Se non si sbriga a trattarlo bene, a mostrare che è in grado di dargli la felicità che merita, lui se ne andrà. E Saïx finirà solo, in preda ai suoi pensieri idioti, con in più un insopportabile senso di rimpianto e nient'altro.

E' lui che è sbagliato, perché non sa apprezzare tutto questo. Perché attorno a lui, gli altri sono felici con molto meno e vivono delle vite anche belle. E' lui che è sbagliato, perché reagisce sempre con gli stessi meccanismi, addirittura anche se sa che sono sbagliati. Questo dovrebbe bastare, a non farglieli ripetere! Allora è sbagliato lui, perché non è capace di cambiare.

Passa la sua giornata con un copione costante. Resta nervoso e collerico, ansioso e controllato, mentre sente per tutto il tempo che un altro modo di vivere è ad un passo da lui, se soltanto avesse più coraggio. Sente che tutti gli altri fanno praticamente le sue stesse cose ma vivendole in modo più leggero. Allora si sente impazzire, all'idea di non essere all'altezza.

Il rapporto con Axel sta fallendo inesorabilmente. Ogni giorno lo sente più lontano, ma è solo colpa sua. Sa già che nessuno merita di ritrovarsi attorno una persona noiosa e problematica come lui, così non gli spiega nulla. Non ha nulla da spiegare. Non può spiegare che lui si sente un nulla.

La tattica di Saïx è semplice. Raccoglie le sue energie per dargli ad intervalli regolari qualche dimostrazione d'affetto, qualcosa di bello che lo riavvicini di nuovo. E continua così, lottando con la sua stanchezza.

Quando poi riesce a stare con Axel come vorrebbe, finisce per sentirsi nauseato, distante. Gli pesa troppo. Ci vuole troppa energia a vivere così, come se fosse la vita di un altro ed avessero chiamato l'attore sbagliato.

Ma lui dopotutto vuole solo una cosa: essere più felice, far andare le cose meglio. Che male c'è? Non ha il diritto di desiderarlo?


Era normale, che prima o poi finisse intrappolato nel fascino di Xemnas.

L'aveva sentito fin dal primo giorno, covandoselo dentro. Quella sensazione non aveva avuto fretta, aspettando, come un cacciatore sapiente, che col semplice passare del tempo venissero meno tutti i motivi per rifiutarsi di cedere. Perché non c'era qualcosa che la potesse cancellare; solo cose che la potessero tenere a bada.

Lui era il modello di ogni virtù, il simbolo del completamento di ogni obiettivo.

Ma non voleva dire semplicemente che desiderava diventare Xemnas: piuttosto, lui concentrava tutto ciò a cui Saïx avrebbe voluto stare vicino. La sua ambizione era di diventare solo il Secondo in comando: chi gli è più vicino e che merita la sua fiducia. Il suo modello, era possedere le caratteristiche giuste a soddisfare il Modello.


La verità era che non poteva diventare né Axel (spensierato e leggero), né Xemnas (bello, perfetto, coerente). E per dire la verità aveva anche senso: lui era Saïx, un'altra persona ancora.

Voleva diventare come Axel, per certi versi: meno ansioso, più morbido verso la vita. Ma non poteva arrivarci con la stessa strada, gli stessi metodi che usava Axel. Su di lui non erano efficaci ed era inutile provarci. Non poteva semplicemente lasciar perdere, darci meno peso, smettere di farsi problemi. Questo causava solo distanza fra loro due, perché Saïx finiva per sentirsi estraneo e demotivato.

Ovviamente, non poteva neanche pretendere troppo da se stesso. Forse Saïx poteva amare Xemnas, anche se impersonava qualcosa di diverso dal perfetto ideale, forse Xemnas l'avrebbe amato indietro anche così. Del resto, con i ritmi che aveva adesso, gli stava per venire un esaurimento nervoso, che lo stava portando ad autosabotarsi nei suoi obiettivi.


Io, che vedo da così vicino l'Organizzazione, in qualche modo sono presente ogni giorno e qualcosa di lui ormai l'ho capita.

Che a lui io tenga molto, può darsi, ma per dire la verità non ha tutta questa importanza. Potrei andare da lui per offrirgli tutto il mio amore e la mia protezione, al posto di Axel o potrei provare a spiegargli tutto, così comincerà ad interpretare tutto in modo diverso. Ma nessuna delle due andrebbe a buon fine.

Dover prima imparare ad amare se stessi, prima di amare un altro, non significa che intanto deve stare da solo per arrivare ad amare la solitudine -imponendoselo come una punizione. Si sente così e non ha proprio voglia di restare da solo.

In fondo sa già che non è un male lasciarsi un po' andare con gli altri. Piuttosto, ha una paura tremenda che nel farlo, potrebbe dimenticare che non sarà un altro a renderlo felice, ma solo se stesso. E così, smarrirsi nell'altro, perdere la ragione, la propria forza di volontà.

Non glielo posso spiegare io, che non se lo dimenticherà. Che quella consapevolezza che lo rende infelice e di cui immagina di doversi disfare, per diventare sereno come gli altri, lo accompagnerà sempre e non è qualcosa a cui bisogna rinunciare. Lo tiene ancorato su questa terra, al suo corpo ed alla sua identità, alle certezze di cui ha bisogno.

Può restare immusonito, dubbioso ed esitante, farsi i fatti suoi tutto il giorno. Non deve imporsi di diventare amabile (cioè degno di essere amato).

A lui sembra impossibile che a qualcuno piacerà lo stesso, semplicemente perché è lui che non riuscirebbe mai a piacersi. Ed essendo una persona così razionale, figuriamoci se può credere qualcosa al di fuori della sua testa.

Ma non ha bisogno neanche che arrivi un'altra persona come me, a spiegargli quello che gli succede o che arrivi con la sua indulgenza e il suo buon cuore ad amarlo ed accettarlo.

Assolutamente! Sarebbe proprio nel suo carattere immusonito e diffidente sputarmi in un occhio! Io che lo conosco, lo so, so che non ha bisogno di un amore esibito così.

Non lo tormenterò, non farò sacrifici generosi per lui. Non riuscirebbe a sopportare di prendere qualcosa da me, né la sofferenza, né il senso di debito di un dono.

Non vuol dire che è come se non ci fossi. Sono presente e do una mano, delle volte in cui non ce la fa. E sono abbastanza forte da sostenere me stesso, così che non si debba preoccupare troppo per me -senza essere troppo orgoglioso da chiedergli qualcosa e farlo sentire utile, di tanto in tanto.

Non ha bisogno di chissà quale rapporto meraviglioso, perché è già abbastanza meraviglioso e complesso ciò che c'è in lui -per quanto lo renda triste e diverso dagli altri. Il nostro rapporto non è lo scopo della sua vita, ma lo aiuta a tenersi in vita.


C'è solo un dubbio che mi assale ogni tanto. Se arriverà mai un giorno, in cui potrà abbassare le armi abbastanza per riconoscermi -in fondo, per dare uno spazio di tregua anche a se stesso. Per parlare insieme di tutte queste cose, dirgli anche il mio punto di vista sulle cose, diverse da come le conosce lui e che quindi da solo non potrebbe sapere.

Prima che un giorno mi dimentichi di tutto questo e finisca per lasciar perdere, concentrato su cose nuove.

Non posso dare per scontato se Saïx ci riuscirà, perché è una persona, quindi è imprevedibile.

Ma continuo a dargli tempo e ad avere fiducia, perché è questo che merita, io che lo considero una persona.

Grazie della lettura!
Spero sia stata interessante, fatemi sapere con un commento se vi è piaciuta.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: GemmaD