In attesa dell’aggiornamento del quarto capitolo della mia storia, ho creato questa One shot. Spero vi piaccia.
 
 
 
 
 
 
 Piove.
Mi manchi.
Dove sei?
Vienimi a prendere.
E portami a vedere l’oceano.
Ti prego
 
Lo scrivo sul mio diario. Ma in realtà queste parole le ho incise sul mio cuore.
Il violento ticchettio della pioggia irrompe in camera attraverso la finestra.  Io sono seduta sul davanzale, a dar forma scritta ai miei pensieri, pensieri che riguardano te.  Fuori non si vede nulla. Un temporale estivo. Uno di quelli forti, che si manifestano come promemoria:  “ehi tra un po’ arriva l’autunno”.

Lampi, tuoni, un fulmine ha attraversato il cortile. Per fortuna non ha colpito nessun albero.
Le mie sorelle si sono spaventate così tanto che Tracey ha dovuto tranquillizzarle preparando loro una camomilla. Poi è passato in camera mia, per controllare se stessi bene.

-Ti sei spaventata? Vuoi una tisana anche tu?-

-No, no,  Tracey,  sto bene così,  grazie mille-

È tornato a studiare in camera sua. Sta frequentando l’Art Accademy qui, a Celestopoli. Così ha pensato bene di trasferirsi da noi. In cambio ci dà una mano con la palestra. È bravissimo.

Mi riempie di attenzioni, ma questo non basta,  non basta a farmi dimenticare,  anche solo per un secondo,  di te.

“Certo che ci rivedremo. Te lo prometto.”

Sto perdendo le speranze.

Ma tu lo hai promesso.

Forse non dovrei crederci troppo. Dovrei aver imparato la lezione.
La mia bici non l’ho più riavuta.

Scaccio questi pensieri e mi dico che una bici non vale quanto il tuo ritorno.

Il temporale non fa vedere l’orizzonte.

È tutto così confuso. Come me ora.

Non riesco ad immaginare il mio futuro senza te.
Sarebbe come un faro senza luce, una farfalla senza ali, un palazzo senza fondamenta.

I piccoli allenatori mi tengono impegnata tutto il giorno.

Poi la sera rientro a casa e trovo Daisy che prepara la cena.

Quanto mi ricordano te quei piccoli.
Sono determinati.
 Pronti a diventare “il più grande maestro di Pokemon al mondo”.

Io li incoraggio, do loro consigli.
Come facevo con te.

Piove.

E non vuole smettere.

Lampi.
Tuoni.

La sequenza è sempre uguale.
Uguale, come ogni giorno senza te.

Quanto mi mancano le nostre avventure.

Guardo il libro che sto leggendo, parla di un amore maledetto.

“Nei miei sogni lei ed io saremmo sempre stati due amanti che fuggivano in sella a un libro. Pronti a dileguarsi in un mondo immaginario,  fatto di illusioni di seconda mano.”

Quanto capivo il protagonista. Avrei voluto fuggire via con lui. Ma dovevo restare lì. Le mie responsabilità mi impedivano di seguire il mio amore.

Un altro lampo.

Guardo la parete di fronte la finestra, che si illumina, che mette in luce un bigliettino, che ho scritto un po’ di tempo fa. In un temporale come questo.

Piove,
perché se non sei,
è solo la mancanza …
e può affogare!

Forse sto esagerando, e le mie sorelle hanno ragione. Lui non mi pensa, e non tornerà mai.

Sono travolta dalle mie stesse parole.

È una bugia, solo una bugia.
Lui tornerà.
Prima o poi.

Dopo aver realizzato il suo sogno.

E io nel frattempo che faccio?

I miei pensieri vengono destati dal suono del campanello.

-Misty! Vai tu! Noi non possiamo, stiamo sistemando in cucina.-

-Sì, arrivo.-

Sempre così, io devo sempre fare tutto.
E poi con questo temporale, chi poteva essere? Ho disdetto tutti gli incontri. Forse un ragazzino ostinato voleva combattere lo stesso.
Scendo lentamente le scale, la penna ancora in mano, con non curanza prendo una giacca e apro la porta.

Lascio cadere la penna.

Mi sento mancare, ma il mio cuore dice che non ho ancora perso conoscenza, batte all’impazzata.

Era lì, sul serio, era lui?

Completamente fradicio sta lì, immobile, sull’uscio della porta.

Un piccolo topino elettrico giallo mi salta in braccio. E corre in casa.

Guardo dritto negli occhi quel ragazzo. Quegli occhi neri che tanto mi facevano sognare, soffrire, sperare.

Non riesco ad aprire bocca, non so che dirgli.

-Ash…-

Lui mi sorride.

-Hai intenzione di farmi prendere una polmonite? O mi fai entrare?-

Mi sposto, lo lascio entrare, e chiudo la porta.
Mi giro, lui è lì. Sul serio. Non è un sogno.

Mi fissa, incredulo.

Respiro a fatica.

Vedo i suoi occhi,sembrava avesse pianto da poco.
Ma no, era la pioggia.

Finalmente riesco a spiccicare qualche parola.

-Cosa ci fai qui? Perché? Cosa è successo?-

Continua a sorridere, e non mi dice niente.

Avanza, verso di me. Mi sembra di vivere una scena al rallentatore.
Mi viene vicino, vicinissimo. Riesco a sentire i battiti del suo cuore.
Il mio sembra voler scappare, uscire fuori.

-Oh Misty, quanto mi sei mancata.-

Mi scompiglia i capelli che inevitabilmente si inzuppano.

Poi sento la sua mano destra sulla mia guancia, ghiacciata.
Ma non avevo freddo. Anzi.

-Ash?-

Non capisco. Perché sta facendo tutto questo? Voglio una spiegazione.

-Ma tu non stai mai zitta un attimo?-

Mi sorride e un secondo dopo le sue labbra sono sulle mie.

Resto scioccata, ma sarei una stupida a sprecare questo momento.
Rispondo al bacio.

Quel bacio tanto atteso, che mi fa tornare viva in un attimo. Come se avessi ricaricato tutte le energie.

Lo abbraccio, non mi importa dei suoi abiti bagnati che creano piccoli rivoli d’acqua sulla mia pelle.

Dopo un tempo indeterminato lui si stacca da me, con una dolcezza infinita.

-Misty, sono qui, sono tornato per restare con te. E questa volta per sempre.-
 

Fine.








 
 
 
Piccola noticina: il libro che Misty sta leggendo è “L’ombra del vento” di Zafon. Il biglietto appeso alla parete è una parte di una poesia di Montale.
Se vi piace fatemelo sapere. Al prossimo aggiornamento!