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Autore: DoumekiChikara    11/08/2016    2 recensioni
Sequel di Like in Ghost, ancora una volta i Klaine immersi nel mondo della Dalton Academy.
Dalla Storia
«Blaine, sei bellissimo» ansima nel suo orecchio baciandogli la pelle sensibile del collo.
Riconoscerebbe quella voce fra mille.
«Kurt» sussurra Blaine inarcandosi e stringendo Kurt tra le sua braccia, mentre infossa il viso nell'incavo del suo collo inspirando il suo profumo.
Inspirato da una fanart
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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That's Why They Invented Masturbation 
 

«Sei sicuro che starai bene?» chiede Kurt Hummel per quella che non deve essere la prima volta a giudicare dalla reazione del suo compagno di stanza.

Infatti, Blaine Anderson ruota gli occhi nascondendosi dietro al libro che sta leggendo – Uomini e Topi, un libro assegnato dal professor Herman che gli sta particolarmente piacendo – mentre un sorrisetto gli stira le labbra. Il suo amico si preoccupa sempre troppo.

«Sì Kurt, stai tranquillo. Non è la prima volta che non torno a casa per il fine settimana».

Kurt lo guarda smettendo per un attimo di riempire la sua valigia.

Blaine sente il suo sguardo attraverso la copertina del libro, lo scosta e gli restituisce lo sguardo. È uno sguardo intenso. È un dialogo, un dialogo che hanno molto spesso da quando si sono conosciuti. Blaine sa che cosa gli sta chiedendo Kurt, per questo lo anticipa prima che possa anche solo formulare una frase: «Kurt, davvero è inutile che torni a casa. Sarei da solo. Sai che i miei sono andati a quella crociera...» Kurt a quel punto apre per la bocca come per aggiungere qualcosa, ma Blaine lo interrompe di nuovo «- E no, davvero non ti rovinerò il weekend in famiglia. Sì, lo so che sono il benvenuto ma non ho ancora mai incontrato tuo padre... è meglio di no, davvero. Poi se accettassi di venire con te, dopo aver rifiutato l'offerta dei gemelli mi sottoporrebbero agli scherzi più atroci per una settimana.» sente Kurt mugugnare qualcosa che non coglie, mentre abbassa lo sguardo e torna a sistemare i vestiti con una faccia corrucciata.

«Ho un sacco di compiti che ho sempre rimandato in queste settimane, prenderò questo weekend di pace in accademia per finirli» ritenta il moro per non far sentire in colpa il suo amico, una colpa che ovviamente non ha.

«Ma sarai da solo!» si lamenta Kurt chiudendo la valigia.

«No, in realtà ci sarà Sebastian» alla sua affermazione vede Kurt irrigidirsi.

Smythe, pensa Kurt, maledetto Smythe. Non sa ancora che cosa ci trovi Blaine in quell'orribile mangusta che parla sempre per doppi sensi e allusioni, che spesso non sono nemmeno velate! Accompagnando sempre il tutto con quel maledettissimo sorriso sghembo che fa venire persino a Kurt la voglia di tirargli un pugno.

«Ah, Smythe...» il castano chiude la cerniera e si dirige in bagno.

Blaine si accorge del cambio di espressione, anche se accade in un battito di ciglia. Kurt da preoccupato è passato a furioso anche se sta cercando di nasconderlo. Inutilmente.

«Kurt» prova, posando il libro al suo fianco: «Sei... uhm, geloso?»

Certo che sono geloso, stupido Anderson! Smythe la Mangusta che nonostante stia in una pseudo-relazione con Thad, non perde occasione di flirtare spudoratamente con Blaine... se flirtare è il termine giusto, diciamo che fa apprezzamenti che sfiorano il volgare sul fondoschiena di Blaine! Inaccettabile perché lo fa di fronte a Kurt la maggior parte delle volte – sarebbe difficile non farlo visto che lui e Blaine sono praticamente inseparabili, ma questo è un dettaglio! - e Dentidacavallo lo fa solo per infastidirlo! Perché è a conoscenza della cotta stratosferica che il castano prova nei confronti di quello che in pochi mesi è diventato il suo migliore amico. Il punto non è che Kurt non si fidi del giudizio che Blaine ha su Sebastian, il punto è che Blaine è ingenuo e – e Kurt non si fida di Smythe, quel ragazzo pensa solo con una parte del corpo... che non è famosa per i pensieri razionali ecco! Ha paura che nonostante le voci su Sebastian e Thad... ha paura che il francese ci provi con il suo Blaine e che il piccolo dolce Blaine caschi nella rete di quel maledetto! Una sorpresa che Kurt non è pronto a ricevere, né ora né mai!

«Kurt...?» Blaine è davanti a lui, lo sta scrutando con quegli occhioni ambra che cercano tracce di sconforto nel suo compagno di stanza.

Kurt sospira, cercando di guardarlo con sguardo indifferente: «Geloso di Smythe? E perché dovrei esserlo, di grazia?»

Blaine gli sorride «Appunto, non devi esserlo. Perché sei tu il mio migliore amico, lo sai vero?»

Grazie mille Anderson il dolore al cuore per la mia cotta a senso unico non era già sufficiente, aumentiamolo dicendomi implicitamente che non potrei essere nient'altro!

Kurt stende un sorriso e annuisce. «Vieni qui» sussurra Blaine prendendolo per le braccia e cingendosi la vita affinché Kurt lo abbracci. Il castano asseconda i movimenti dell'altro e in men che non si dica si stanno abbracciando, Blaine appoggiato alla sua spalla con il viso nascosto nell'incavo del collo di Kurt, e quest'ultimo che infossa il naso tra i ricci, fortunatamente liberi dal gel, del più basso.

Kurt non sa per quanto rimangono così, sta di fatto che vorrebbe stare tra le braccia di Blaine per sempre. Lo fa sentire così a casa, così al sicuro, non vorrebbe essere da nessun'altra parte se non qui, abbracciato a Blaine mentre respira l'odore del suo shampoo, misto alla sua colonia e a quell'inconfondibile odore di Blaine.

Ma purtroppo il destino, il fato o chi per esso decide diversamente.

Infatti, i due sobbalzano quando un urlo arrabbiato percorre il corridoio del loro piano. I due ragazzi di guardano per un secondo, prima di divincolarsi dalla loro stretta e incamminarsi rapidi verso la porta. Blaine ha l'onore di aprirla e entrambi si affacciano curiosi.

Non sono i soli affacciati al corridoio, infatti molte teste di curiosi studenti affiorano tra le porte; altri invece sono fermi vicini ai muri, come se si fossero fermati appena sentito l'urlo.

Sta di fatto che la fonte dell'urlo non è altri che Thad Harwood che, aperto la porta della sua camera, sta trascinando il suo trolley verso le scale, il tutto mentre inveisce contro il suo compagno di stanza, che altri non è se non il nemico di Kurt... Sebastian Smythe!

«Hai passato ogni limite! Vaffanculo Sebastian!»

«Harwood andiamo non fare così... non fare il bambino!» il francese è a pochi passi dietro al messicano, e cerca in tutti i modi di afferrargli un braccio per fermarlo ma l'altro è veloce, troppo veloce a divincolarsi.

«Every single day

I walk down the street

I hear people say “Baby” so sweet» Sebastian inizia a cantare e tutto il corridoio si ferma. Immobili, aspettando una reazione da Thad, il quale è rimasto come ghiacciato sul posto. Blaine con la coda dell'occhio vede uno dei gemelli, gli sembra Evan, con in mano una telecamera intento a filmare la scena.

«Ever since puberty Everybody stares at me Boys, girls I can't help it Baby» Sebastian fa un passo in avanti, il messicano si gira lentamente e lo guarda. Blaine è sicuro di non aver mai visto il suo amico così furioso, può quasi vedere del fuoco divampare nei suoi occhi neri.

«So be kind

And don't lose your

Just remember

That I'm your baby

Take me for what I am

Who I was meant to be

And If you give a damn

Take me baby or leave me» il viso di Sebastian è stirato con il suo sorrisetto beffardo e malizioso, ciò sembrava mandare ancora più sulle furie Thad che irrompe, quasi urlando: «Stai scherzando vero?». Ma il francese non demorde e continua a cantare la parte di Maureen.

«A tiger in a cage

Can never see the sun

 This diva needs his stage

Baby let's have fun!» Sebastian ha preso la mano di Thad, quella che stringeva spasmodicamente il manico della valigia, tra le sue e la sta accarezzando gentilmente. Un gesto che vorrebbe calmare il latino, ma evidentemente non funziona. Thad sottrae la mano al tocco come se si fosse scottato, e forse è successo. Non la pelle, ma l'orgoglio.

«Possiamo giocare in due a questo gioco lo sai?» butta fuori in mezzo ai denti acido il latino, guardando con rabbia negli occhi verdi del francese, che continua a cantare.

«You are the one I choose

Folks would kill to fill your shoes

You love the limelight too, now

Baby»

«Smettila Sebastian!» riprova Thad scuotendo la testa incredula alla faccia tosta dell'altro.

«Devo dire che la parte di Maureen è perfetta per Smythe» sussurra Kurt a Blaine che, senza staccare lo sguardo dalla coppia in mezzo al corridoio, gli dà una lieve gomitata nel fianco redarguendolo. Il castano sbuffa, bofonchiando qualcosa di molto simile a “Lo stavi pensando anche tu”, al quale il suo amico ruota gli occhi esasperato riportando poi l'attenzione alla faida.

«So be mine

And don't waste my time

Cryin' “Oh honeybear

Are you still my my my baby?”»

«Non osare!» avverte rabbioso Thad e ancora una volta l'avvertimento non viene ascoltato.

«Take me for what I am

Who I was meant to be

And if you give a damn

Take me Baby or leave me

No way, can I be what I'm not

But hey, don't you want yuor boy Hot?

Don't fight, don't lose your head

'Cause every night, who's in your bed» Sebastian ritenta avvicinandosi di più al suo compagno di stanza e cingendogli la vita con le braccia.

«Who, who's in your bed?

Kiss, pookie» Sebastian avvicina il viso pericolosamente in un chiaro tentativo di baciare l'altro, ma Thad gli mette le mani sul petto e lo spinge via iniziando a sua volta a cantare: «It won't work,

I look before I leap

I love margins and discipline

I make lists in my sleep Baby, what's my sin

Never quit, I follow through

I hate mess but I love you

What to do with my impromptu

baby

So be wise

'Cause this boy satisfies

You've got a prize, so don't

compromise

You're the one lucky baby» Thad punta un dito contro il petto di Sebastian prima di proseguire: «Take me for what I am»

Come da copione Sebastian interviene, sorridendo sicuro di aver vinto: «A control freak»

«Who I was meant to be» giocano quindi sul botta e risposta.

«A snob, yet over-attentive»

«And if you give a damn»

«A lovable, droll geek» A ogni risposta però le vene del collo di Thad si fanno sempre più pronunciate. Kurt ha paura che fra un po' esploda.

«Take me baby or leave me»

«An anal reten-»

«Basta! Ho chiuso! Guess I'm leaving! I'm gone!» e con questo Thad riprende il suo trolley e si dirige verso l'uscita, tempo venti secondi e sparisce.

Sebastian rimane impalato con la bocca semiaperta, gli occhi spalancati, come se non potesse credere a come si sono evoluti i fatti. È evidente che non era così che si aspettava che finisse la sua canzone.

Il corridoio è ancora in silenzio. Kurt nota degli scambi di sguardi tra gli Usignoli: Wes lancia uno sguardo a David, che è vicino ai gemelli, e il ragazzo annuisce prima di prendere con un gesto repentino la telecamera dalle mani di Evan; Nick osserva Jeff e gli fa un cenno al quale il biondo risponde con un sorriso tirato prima di girare i tacchi e camminare nella direzione dove Thad si è dissolto.

Blaine si gira verso Kurt con un'espressione che lascia pochi dubbi su ciò che ha intenzione di fare, e le ipotesi di Kurt vengono verificate dalle parole del moro:«Ti saluto adesso... penso che Seb abbia bisogno... ci sentiamo, Kurt. Scrivimi appena arrivi e salutami tutti» detto questo lo abbraccia un'ultima volta, lasciandogli addirittura un lieve bacio nell'incavo del collo – che blocca il respiro del castano - prima di dirigersi verso Sebastian. Gli poggia una mano sulla spalla e gentilmente lo conduce verso la sua stanza, Kurt nota che Blaine sta parlando con tono dolce e Seb risponde scuotendo la testa leggermente. La porta della stanza 210 si chiude dietro le spalle dei due Usignoli.

Dopo un attimo di smarrimento, gli studenti di Winsdor ritornano a preparare i bagagli per affrontare il weekend con l'usuale confusione - abituati ai comportamenti stravaganti, Kurt scuote la testa leggermente e chiude la porta alle sue spalle, ritornando con la testa sulla scelta di quali abiti portare a casa, per non pensare che Blaine è in una stanza da solo con Smythe emotivamente scosso.

*

«Allora Bas… cosa hai fatto?» inizia Blaine una volta che i due ragazzi si sono seduti, Smythe sul suo letto e il moro sulla sedia della scrivania, in modo tale da fronteggiare l'altro.

«Perché deve essere colpa mia?» scatta sulla difensiva, l'altro ma appena vede lo sguardo che gli lancia l'amico, sospira e rassegnato confessa sotto voce: «Ok è colpa mia… smettila i guardarmi così…»

«Vuoi dirmi cosa hai fatto?» sorride gentile.

Sebastian sospira di nuovo: «Lo sai che non abbiamo mai detto che – insomma noi non stiamo…»

«Insieme ufficialmente?» tenta Blaine, corrucciando la fronte.

«Sì… Noi abbiamo iniziato a- a- divertirci se capisci cosa intendo» ammicca Sebastian ma appena Blaine alza il sopracciglio e lo guarda con biasimo riabbassa la testa, trovando davvero interessanti le trame del tappeto.

«Quindi fammi capire … avete iniziato una relazione basata sul sesso -»

«Non la definirei una relazione»

«E come la vuoi chiamare?»

«Non la chiamo... eravamo - siamo solo due adolescenti che si divertono tutto qua»

«E sei sicuro che anche Thad vi considerava tali? Sei sicuro che per Thad non fosse qualcosa di più?»

Sebastian incontra il suo sguardo per un secondo prima di sospirare un «Sì» non molto convincente.

«Allora perché Thad si è arrabbiato così tanto con te?»

«Non lo so»

«Sebastian smettila! Pochi minuti fa hai ammesso di aver fatto qualcosa... cosa hai fatto?»

«Io -» Bas si sta torcendo le mani «io- ho scopato con un altro … e Thad lo ha scoperto»

Blaine annuisce lentamente e poi chiede con tono lieve: «E perché lo avresti fatto?»

Sebastian espira un sospiro tremolo e Blaine nota che le sue mani stanno tremando: «Per cercare di – non volevo provare – io volevo vedere se - » prende un respiro a occhi chiusi prima di parlare di nuovo: «Volevo vedere se i sentimenti che provavo sarebbero spariti... volevo provare a fare tornare tutto come prima»

«Prima di cosa?»

«Di Thad»

«Ha funzionato?»

«No … mi sono sentito peggio, mi sono sentito una merda»

«E Thad lo ha scoperto. Per questo si è arrabbiato?»

«Per questo e perché gli ho detto che non poteva farmi la predica o i discorsetti del cazzo, perché non avevo mai detto che io e lui fossimo esclusivi, che non – che non potevo certo privare il mondo di Sebastian Smythe. Gli - gli ho detto che fra di noi era solo divertimento, che era un gioco  e – e che se provava qualcosa per me, beh non era un problema mio, io ero stato chiaro fin dall'inizio … io -» la voce di Sebastian si rompe e le sue mani vanno a coprire i suoi occhi. Blaine non lo ha mai visto così vulnerabile. Si alza e si siede vicino a lui sul letto appoggiandogli una mano sulla spalla.

«Sai dov'è andato?»

«Dai suoi credo... perché?»

«Perché andrai a trovarlo e andrai a dirgli ciò che provi»

«È un'idea del cazzo Anderson lasciatelo dire»

«Perché sei dispiaciuto per il tuo comportamento, no? Vuoi che cambi stanza? Non vorresti riavere un buon rapporto con Thad? Lo vorresti perdere per delle stupide botte e via? Non dirmi che non provi qualcosa per lui, perché entrambi sappiamo che stai mentendo solo a te stesso, e a Thad»

«Non mi vorrà neanche vedere»

«Fintanto che non provi non lo saprai … Seb digli quello che provi, digli che hai fatto una cazzata»

«Io non sono sicuro di cosa provo, non ho mai -»

«Lo so ma – Thad capirà … Devi solo spiegarti. Lo so che è difficile ma -»

«E tu allora? Quand'è che dirai a Faccia da Checca ciò che provi?»

Blaine è preso in contropiede e lo guarda strabuzzando gli occhi:«Io e Kurt siamo solo amici … »

«Va beh ho capito. Almeno uno di noi deve attuare il tuo stesso consiglio. Mi sai dare l'indirizzo di Thad?»

«Posso fare questo e anche aiutarti a fare la valigia» risponde Blaine contento che il discorso si sia allontanato da lui. In questo momento non può pensare ai sentimenti che prova per Kurt, non- non è il momento giusto. E poi non è come se provi qualcosa di più profondo per Kurt, bellissimo, stupendo, talentuoso, schietto Kurt. Proprio no. E anche se fosse... non può permettere a degli stupidi sentimenti di rovinare l'amicizia che si è creata. Non può perdere Kurt.

«La valigia?» Sebastian lo riporta alla realtà. Giusto, amico in difficoltà. Aiutare a riconquistare l'amato. Ruolo di Cupido della Dalton. Giusto.

Blaine annuisce con un sorrisetto malizioso: «Sono convinto che Estella ti farà restare … anche se forse non nella stessa stanza ed è meglio se ti comporti bene, sai sua sorella è abbastanza spaventosa»

«Che? Hobbit in che casino mi stai ficcando? Non pensavo di dover imbattermi nella sua famiglia!»

«Stai andando a casa sua!»

«L'incontro con i parenti non è il passo successivo dopo un certo periodo di frequentazione?»

«Tecnicamente tu e Thad siete già avanti anni luce... e non mi riferisco solo al fatto che siete già in casa base, ma insomma è come se vi foste frequentati per mesi»

Sebastian non risponde, si alza e apre il suo armadio tirando fuori un trolley nero: «Beh? Vuoi aiutarmi o no?» dice rivolgendosi all'amico, il quale sorride e «Agli ordini sua eccellenza!».

 

Blaine, dopo aver passato il venerdì pomeriggio ad aiutare Smythe a fare le valigie e dopo averlo salutato, ritorna nella sua camera con un panino al burro di arachidi per finire la serata con una maratona di Star Wars.  Ai compiti ci penserà sabato, d'altronde come disse Rossella O'hara “Domani è un altro giorno”.

*

Sabato mattina passa molto velocemente. O meglio sabato pomeriggio passa molto velocemente, visto che Blaine ha dormito fino a tardi, perché dopo la maratona di Star Wars è seguita una visione di alcuni musical – sì gli mancava Kurt, di solito il venerdì è la serata musical – e si è fatto tardi, non lo ammetterà mai ma si è addormentato guardando Grease.

Tra i compiti, le pulizie della camera e un po' di box è già ora di cena. Evidentemente la telefonata con Kurt è durata più del previsto, ma che sia dannato, lo richiamerebbe subito. Gli manca troppo.

Blaine sospira mentre si dirige verso le cucine del dormitorio, con i riccioli bagnati e con indosso solo dei pantaloni della tuta.

Guarda distrattamente nel frigo e nella credenza alla ricerca di cibo … finisce di nuovo per farsi un panino al burro di arachidi e già che c'è decide di prendere anche un pacchetto di patatine.

Appena è seduto sul letto con il portatile davanti e sandwich in mano, intento a iniziare un episodio di Sherlock – uno qualsiasi tanto li sa tutti a memoria, e non è come se ce ne fossero molti – il cellulare, che è sul comodino, vibra segnalando un messaggio. È di Kurt ovviamente: “Spero che tu non stia mangiando schifezze!”

Blaine ride mentre addenta il panino e velocemente digita una risposta:”Assolutamente no, Mamma! … Non è come se ci fosse una grande scelta …“.

Non è nemmeno ai primi dieci minuti che il telefono vibra di nuovo.

“Potevi ordinare qualcosa!”

“Perché è molto meglio”

“Beh meglio di un panino al burro di arachidi!”

Blaine ride immaginandosi lo sguardo che deve star facendo Kurt. Quell'inconfondibile sguardo giudicante, dall'alto verso il basso accompagnato da un sopracciglio alzato.

Blaine posa il laptop da parte chiudendolo, concentrandosi soltanto sulla conversazione con Kurt che presto si tramuta in una vera e propria conversazione telefonica, che lo accompagna dolcemente verso il sonno.

 

È strano.

Non riesce a capire dove si trova.

Attorno a lui riecheggia il ritmico suono di una goccia che cade.

Nella penombra riesce a distinguere un corridoio.

Sta camminando verso una luce, che aumenta sempre di più d'intensità fino a scomparire rivelando un luogo.

Più lo osserva più lo riconosce, più un senso di oppressione cresce.

Sbatté le palpebre sperando invano di ritrovarsi da un'altra parte, qualsiasi altra parte, l'importante è non trovarsi qua.

Qua esattamente dove è successo tutto.

Dove le sue sicurezze sono crollate.

Dove la paura è serpeggiata dentro di lui prendendo il controllo.

Un sospiro tremolo esce dalle sue labbra.

Non può essere davvero in quel parcheggio, quel parcheggio buio, isolato e lontano dalla palestra della sua vecchia scuola.

«Blaine, mi stai ascoltando?»

Un brivido gli percorre la schiena.

Non è possibile.

Blaine si gira e si ritrova davanti a Colin, il suo amico che lo aveva accompagnato al Sadie Hawkins.

Quel maledettissimo ballo.

Sente che gli spunta un sorriso sul viso, involontariamente.

Non riesce a controllare il suo corpo, è come se si fosse estraniato da tutto.

Il suo corpo è lì davanti a Colin, che parla animatamente, vede e sente il suo capo che si piega in senso affermativo, per enfatizzare la propria risposta. Eppure non è lì, non è lì con la mente, perché come se si guardasse da fuori. Come se ci fossero due Blaine: uno davanti a Colin e uno invisibile che assiste alla scena.

Vede se stesso e il suo amico scherzare e ridere, ignari dei giocatori di football che escono dalla porta sul retro della scuola.

Non sanno che gli energumeni si stanno dirigendo verso di loro, che li stanno puntando da tutta la sera, e che aspettavano di trovarli da soli.

Non sanno, i due ragazzini, che gli altri sono armati di spranghe e cocci di bottiglia – nonostante siano passati anni, nessuno gli ha mai detto dove li abbiano presi.

Non può fare niente per fermarli e non può dire a se stesso e a Colin di scappare.

Non può fermare la mano che si avventa sul colletto di Colin per farlo cadere di schiena, non può fermare il pugno che colpisce lo stomaco di Blaine.

Eppure nonostante sia fuori da sé sente il dolore, sente il fiato mozzato in gola.

Sente la spranga che lo colpisce ripetutamente sulla schiena, sulle gambe, nell'addome.

Non respira, il dolore è insopportabile, sente le urla di Colin.

Sente i nomignoli taglienti tanto quanto il coccio di bottiglia che gli hanno trafitto nel fianco, eppure il dolore è più straziante.

Finocchio

Frocio

Checca

Ricchione

Mostro

Urla.

Chiude gli occhi sperando che tutto finisca.

Ma non si fermano mai.

Diventano quasi più accaniti con il passare del tempo.

Non ce la fa più.

Non sta succedendo di nuovo.

Non può.

Urla di nuovo, come se cercasse una via d'uscita.

Sobbalza al suono dilaniante che gli attraversa i timpani.

È attorniato dal buio, ma non è più in quel parcheggio.

È circondato dalle lenzuola di cotone della Dalton, zuppe di sudore, così come la maglietta del suo pigiama. Le orecchie pervase da un ronzio sordo.

È seduto sul materasso, come se il suo stesso urlo lo avesse destato.

Si passa una mano sugli occhi: sono bagnati.

Tira sul col naso cercando di prendere dei respiri abbastanza profondi da calmare il battito del cuore.

Rimane qualche minuto raggomitolato su se stesso con le mani tra i capelli e la fronte appoggiata alle ginocchia, respirando.

Trema ancora.

Kurt

Se fosse qui lo avrebbe già preso tra le braccia, anzi se fosse qui lo avrebbe svegliato non appena il primo mugolio di dolore gli avesse raggiunto le orecchie. 

Ma non c'è Kurt.

Blaine tira sul col naso di nuovo, poi un'idea gli attraversa la mente.

E se...

È un'idea un po'- assurda?

Eppure è convinto che lo aiuterà a stare meglio, così si alza dal letto e togliendosi la maglietta sudata – non vuole che Kurt lo rimproveri più tardi – si dirige verso il letto di Kurt, lo disfa e ci si infila dentro.

Espira lentamente con il viso infossato nel cuscino del suo migliore amico.

È tutto molto più confortante.

L'odore di Kurt tutto attorno a lui è rassicurante, il cuore ha già ripreso il suo ritmo regolare.

È questioni di attimi prima che Morfeo lo riprendi tra le sue braccia.

 

Geme per la seconda volta quella notte, ma per un motivo del tutto diverso.

Sente il peso di un corpo su di sé. Un corpo solido e caldo, tanto caldo.

La sensazione di leggeri baci sul collo lo fanno rabbrividire.

Le mani, che gli accarezzano la pelle sotto la maglia, sono quasi intossicanti.

Respira affannosamente mentre infossa le dita nella pelle della schiena dell'altro ragazzo, inarcandosi quando i loro bacini collimano.

«Blaine, sei bellissimo» ansima nel suo orecchio baciandogli la pelle sensibile del collo.

Riconoscerebbe quella voce fra mille.

«Kurt» sussurra Blaine inarcandosi e stringendo Kurt tra le sua braccia, mentre infossa il viso nell'incavo del suo collo inspirando il suo profumo.

Si stringono sempre più forte mentre strusciano i bacini l'uno contro l'altro.

Blaine si sente quasi bruciare. È tutto così eccitante e confuso, frettoloso ma dolce.

Raggiungono l'apice insieme, chiamando l'uno il nome dell'altro.

Blaine chiude gli occhi e quando li riapre non sta abbracciando Kurt, ma un cuscino.

Un cuscino che profuma di Kurt.

Grugnisce e si gira sulla schiena.

Si passa una mano sugli occhi stanchi.

Un sogno erotico.

Ha avuto un sogno erotico.

Ha avuto un sogno erotico sul suo migliore amico.

Ha avuto un sogno erotico sul suo migliore amico, mentre giaceva nel letto del suddetto amico.

Scuote la testa rassegnato e leggermente in colpa con se stesso.

Ma non è come se potesse fermare il lavoro del suo cervello, no?

Ecco, quello che potrebbe fare invece è cercare di prendere dei respiri davvero profondi per far andare via l'erezione tra le gambe.

Perché capitano tutte a lui?

Gira la testa verso il comodino di Kurt, ci dovrebbe essere quella maledetta sveglia, che suona a orari improbabili durante la settimana sulle note di Defying Gravity – ora grazie a ciò Blaine odia quella canzone, ma non può certo dirlo a Kurt.

I numeri verdi lampeggiano che sono passate le undici del mattino.

L'incubo deve averlo svegliato molto presto quella mattina.

Meno male che poi la mente ha deciso di navigare altri lidi.

Già … Blaine lascia vagare la mente sui ricordi confusi del sogno. Non è nulla di definito, solo sensazioni: le labbra di Kurt sul collo, il suo respiro caldo che solletica la pelle, i tocchi delle dita leggeri che lo fanno ancora rabbrividire, la sensazione del membro duro premuto contro la sua coscia … se solo potesse provare davvero queste sensazioni, se solo potesse toccare Kurt.

Non si accorge della sua mano che è scesa un po' troppo a sud e che sta palpando il rigonfiamento nei suoi pantaloni, mentre la sua mente è impegnata a immaginare Kurt.

Il suo corpo agisce quasi automaticamente.

Scosta le coperte di lato, tira giù i pantaloni e l'intimo, quanto basta per liberare il suo membro e mentre continua a fantasticare su Kurt, inizia ad accarezzarsi.

È talmente coinvolto tra il piacere fisico e le immagini di Kurt che svolazzano incoerenti nella sua testa che non si accorge del rumore metallico di chiavi che girano nella toppa.

Troppo preso dal piacere e dalla sensazione che avrebbero le morbide labbra di Kurt sul suo collo, o come sarebbero se lambissero un suo capezzolo. Chiude gli occhi, gemendo senza fiato.

La porta della stanza si apre.

«Kurt» geme, è vicino lo sa è molto vicino.

«Blaine?!»

Ma tutto si infrange quando alle sue orecchie giunge quella voce.

La voce che riconoscerebbe fra mille, ma che non assomiglia per niente a quella vogliosa e bassa del suo sogno. Anzi ha un tono molto più sconvolto e sorpreso.

Blaine sbarra gli occhi e guarda fisso Kurt.

Kurt che sta in piede fermo immobile sulla soglia, una mano ancora sulla maniglia e l'altra che tiene la sua valigia.

Blaine ingoia e spinge gli occhi più su, sul viso di Kurt. Ha le guance rosse e gli occhi sbarrati fissi su di lui. O meglio fissi su una parte ben specifica di lui. Una parte che Blaine tiene ancora in mano. Il moro abbassa lo sguardo per seguire quello dell'altro.

“Merdamerdamerdamerda” pensa Blaine. Con una mossa fulminea si tira su i pantaloni, scende dal letto di Kurt – ci mancava anche questa “Maledizione!” - e fa un passo avanti verso Kurt nello stesso momento che questi lo fa verso di lui.

«Kurt io - »

«Blaine...»

Dicono all'unisono.

Blaine però non riesce a sostenere lo sguardo dell'altro, sa che sta arrossendo per la vergogna e l'imbarazzo, come farà a farsi perdonare?

Biascica uno «Scusa» veloce prima di raggirare il castano e uscire dalla stanza velocemente, a piedi scalzi e senza maglietta, solo con i pantaloni della tua addosso.

Kurt sbatte le ciglia incredulo.

Ha appena visto il suo migliore amico, per cui ha una cotta stratosferica, masturbarsi.

Il suo migliore amico per cui ha una cotta si stava masturbando sul suo letto.

Il suo migliore amico per cui ha una cotta si stava masturbando sul suo letto e ha detto il suo nome tra i gemiti.

Kurt sente una sensazione di caldo piacere solleticargli lo stomaco.

Questa immagine lo perseguiterà a vita già lo sa. Sospira e si gira verso la porta, ancora spalancata. Ora dovrà solo trovare il coraggio di parlare con Blaine.

Blaine Anderson lo farà ammattire questo è certo.

 

*

Blaine cammina per i corridoi del suo dormitorio in fretta. Deve raggiungere i telefoni vicino alla sala comune. Incontra alcuni studenti che stanno rientrando dopo la pausa weekend, alcuni lo guardano strano per – beh – per il suo non-abbigliamento, altri lo salutano allegri – abituati alla stranezza dei ragazzi di Windsor – saluti a cui lui non risponde troppo preso a commiserarsi.

Che diamine ha fatto?? Oddio, adesso come farà a guardare Kurt negli  occhi??

Kurt sarà traumatizzato.. penserà che sia un pervertito! Santo cielo, ma che cosa diamine gli è preso?!!!

Sente le lacrime pungergli gli occhi calde.

No, non può ancora piangere non fintanto che non è al sicuro dietro la porta di una stanza.

Arrivato ai telefoni, si accorge di non aver il portafogli – ovviamente chi ha il portafogli nei pantaloni del pigiama? - di conseguenza non aveva né una monetina né la tessera degli studenti. Rimane seduto con la cornetta in mano a guardare perso il telefono che squilla a vuoto.

E adesso?

Non può chiamare Wes e chiedergli aiuto.

Sente i rintocchi del pendolo dell'ingresso.

È l'ora di pranzo. E lui non può andare in mensa in pigiama e a piedi scalzi, ma non può nemmeno tornare in camera con la possibilità di incontrare Kurt.

Sente i pochi studenti che iniziano a scendere le scale per dirigersi in refettorio. Chiude la porta della cabina e tira la tendina, cercando in tutti i modi di nascondersi.

Sente il petto stringersi, i polmoni non hanno più abbastanza spazio per dilatarsi, il cuore batte frenetico, il rumore di voci e passi si confonde fino a diventare un fischio sordo nelle orecchie.

Merda.

Un attacco di panico no.

Respiri profondi.

Prova fare respiri profondi, Blaine.

Stringe i pugni e chiude gli occhi cercando di prendere di nuovo il controllo del suo corpo.

Espiro.

Inspiro.

Espiro.

Inspiro.

I rumori fuori dalla cabina sembrano essere cessati.

I polmoni riprendono a funzionare normalmente e il cuore si calma.

Fa ancora alcuni respiri per sicurezza.

Riapre gli occhi e contemporaneamente tira la tendina.

I corridoi sono vuoti.

Ora sa dove si può nascondere e dove può schiarire le idee per decidere quale sarà la sua prossima mossa con Kurt, cosa tenterà per non distruggere la loro amicizia appena nata ma che conta già così tanto.

 

*

Blaine non era a pranzo.

Blaine non era nemmeno nella sala comune.

Blaine non era stato avvistato né da Wes, arrivato dopo pranzo, né da Nick o Jeff, arrivati nel tardo pomeriggio. David non aveva avuto notizie da Blaine.

Blaine non è comparso nemmeno a cena.

Kurt è preoccupato.

Ha chiesto a chiunque incrociasse per i corridoi: alcuni ragazzi lo hanno visto scendere le scale prima di pranzo in pigiama, ma nessuno sa dove sia finito ora.

Sparito.

Scomparso.

Volatilizzato.

Kurt sa che non è tornato in camera, perché il telefono e le chiavi sono esattamente dove li ha lasciati, così come tutte le altre cose del moro.

Kurt, seduto sulla sedia della scrivania, fissa il proprio letto sfatto.

Dove può essere andato Blaine?

Diamine starà morendo di fame...

Se fossi Blaine Anderson e volessi stare da solo per pensare, dove andrei?

Pensa Kurt.

Restare da solo.

Cosa fa Blaine quando deve raccogliere i pensieri?

Cosa piace a Blaine?

Musica... Il piano!

Ah no, non era nella sala comune.

Allora dove può essere andato a nascondersi per tutto questo tempo? Un posto  in cui era sicuro di rimanere da solo...

Kurt sbarra di colpo gli occhi.

Ma certo! Come ha fatto a non pensarci prima!

Prima, però, una tappa obbligata: la cucina.

*

Kurt arriva alla soglia dell'area sportiva con il cuore in gola e in una mano un tappewuare e un sacchetto nell'altra.

Prende un bel respiro e chiude gli occhi, pregando un Dio a cui non crede di mandargliela buona almeno una volta.

Apre piano la porta  cercando di fare meno rumore possibile.

Sbircia dentro.

Il campo da basket è vuoto.

I suoi passi rimbombano sul parquet.

Raggiunge la sala pesi, il cuore gli batte più veloce.

Sente dei suoni attutiti e costanti seguiti da leggeri ansiti.

Un sorriso gli appare sul volto. Gira l'angolo e... eccolo lì.

In tutta la sua bellezza.

Blaine di spalle intento a colpire un sacco da boxe.

Senza maglia, i muscoli della schiena che si contraggono e si rilassano in una danza continua. I bicipiti messi in mostra.

I riccioli madidi di sudore che ondeggiano a ogni movimento.

Il sudore della schiena ha raggiunto persino i pantaloni, creando una piccola macchia proprio sopra le curve dei glutei, quei meravigliosi glutei.

Kurt arrossisce e scuote la testa.

«Tana per Blaine» dice cercando di tenere la voce più ferma possibile, e non farla uscire come un sospiro.

Blaine sobbalza spaventato e si gira di scatto.

Appena i loro sguardi si incontrano Blaine si irrigidisce e spalanca gli occhi.

Kurt lascia vagare lo sguardo dal petto ampio adombrato da una leggera peluria scura, all'addome piatto, fino a quelle maledette fossette che si immergono nei pantaloni.

Si schiarisce la gola: «Ehm- ti ho portato la cena... probabilmente starai morendo di fame» dice e nel mentre gli porge il contenitore.

Blaine non si muove, lo scruta spostando gli occhi dal viso di Kurt alla cena.

«Grazie» gracchia, abbassando lo sguardo.

«Blaine - »

«Mi dispiace Kurt!» lo interrompe il moro, sempre attento a far viaggiare gli occhi ovunque ma mai che si fermassero in quelli blu «Davvero non so cosa dire se non che mi dispiace … ti prego perdonami! Non sono un pervertito è che io – non smettere di essermi amico, ti prego! Non so cosa farei senza di te! Lo so che ci conosciamo da poco ma -»

«Blaine!» lo chiama cercando di fermare quello sproloquio. Inutilmente.

«Per favore Kurt! Non odiarmi, se puoi. Urlami addosso, sfogati ma ti prego non smettere di essere mio amico! Sei il mio migliore amico! Ti prego perdonami – dì qualcosa»

«Se me ne dessi il tempo, lo farei! Blaine, smettila di parlare a vanvera»

Il moro chiude la bocca e annuisce piano, aspettandosi la sfuriata.

Kurt lo guarda.

Santa Gaga sembra davvero un cucciolo di cane abbandonato.

«Vai a fare una doccia» il tono è calmo ma fermo «Qui ci sono dei vestiti» gli porge il sacchetto «appena finisci parliamo di quello che è accaduto».

Blaine tira su con il naso cercando di nascondere le lacrime, annuisce mesto.

«Blaine non smetterò di esserti amico, stai tranquillo e vai a farti la doccia prima che ti prenda un raffreddore»

Il moro lo guarda da sotto quelle lunghissime ciglia cercando un qualsivoglia segno che smentisca le sue parole. Non trovandolo, annuisce di nuovo e prende il sacchetto dirigendosi verso le docce, dopo aver rovistato nel suo armadietto. A Kurt non sfuggono le macchie rosse che sporcano la fasciatura bianca sulle nocche di Blaine.

Così mentre aspetta paziente, decide di prendere la cassetta del pronto soccorso.

Si siede sulle panchine degli spogliatoi.

Blaine torna pochi minuti dopo. Vestito. Fortunatamente. Anche se è sempre da togliere il fiato con i riccioli umidi che gli cadono soffici sulla fronte.

Si avvicina mesto con lo sguardo puntato al pavimento grigiastro degli spogliatoi.

«Siediti qui» il tono di Kurt è leggero mentre gli indica con la mano la panchina su cui è seduto lui stesso.

Blaine esegue senza fiatare, ancora si aspetta la catastrofe.

«Dammi le mani» ordina dolcemente porgendogli le proprie e aspettando che il moro appoggi le proprie nelle sue. Appena le loro mani si toccano Kurt cerca di non notare il rossore sulle guance di Blaine, che sicuramente rispecchia quello sulle proprie.

«Blaine…» sospira, esaminando le nocche dell'altro, sbucciate per la forza dei pugni.

Il moro alza le spalle, come per dire che non è poi un grosso problema.

«Brucerà un pochino» Kurt inizia a tamponargli le ferite con  del cotone imbevuto di disinfettante.

Il tempo sembra come sospeso, ma forse è solo il silenzio denso che si è creato fra i due, un silenzio così innaturale e estraneo per loro.

Nessuno dei due sa come spezzarlo.

Una volta finito di medicare le nocche del moro e averle avvolte in strisce di garza morbida, Kurt porge il contenitore a Blaine sorridendo dolcemente.

Blaine lo prende e lo apre, adocchiando curioso – e deve ammetterlo è davvero affamato – una ricca insalata mista accompagnata da pezzi di pollo, noci e condita come piace a lui: olio e salsa Caesar.

Sorride a Kurt grato – lo conosce davvero troppo bene!

Il castano aspetta che Blaine abbia iniziato a mangiare prima di schiarirsi la gola di nuovo e cominciare a parlare: «Non devi- non smetteremo di essere amici Blaine… non è – ehm – poi così grave»

Blaine quasi soffoca a quelle parole e un rossore gli pervade le guance, gli occhi fissi testardamente a terra.

«Kurt – io non – mi dispiace davvero» pigola dopo aver ingoiato.

«E di cosa? Di esserti masturbato sul mio letto? O di aver detto il mio nome tra i gemiti?» il tono di Kurt è leggero, vorrebbe rendere l'atmosfera meno pesante, ma non raggiunge l'effetto sperato. Infatti Blaine posa il contenitore di lato e sospira tremulo: «Non ho davvero scuse…» la voce rotta dalle lacrime, la testa bassa per nascondere gli occhi lucidi.

«Blaine guardami»

Il moro alza la testa riluttante. Oro caldo e brillante in un mare blu calmo e sicuro.

«Non mi hai – ehm – sconvolto» Blaine alza un sopracciglio scettico.

«Ok, forse un pochino. Ma andiamo non mi aspettavo certo di assistere a te che ti- che ti- beh davi piacere»

Blaine ridacchia sommessamente, nascondendo il volto tra le mani: «Kurt davvero mi dispiace...»

«Posso solo sapere perché eri nel mio letto?»

«Avevo -» Blaine si interrompe e fissa lo sguardo in quello dell'altro «Era tornato e io – tu non – ho pensato che se avessi dormito nel tuo letto sarebbe stato come se tu fossi stato lì...» la voce gli muore in gola sulle ultime parole, non sa se per l'imbarazzo o per il dolore al ricordo dell'incubo.

«Oh Blaine» Kurt lo abbraccia stretto, una mano che inizia a giocare con i riccioli per calmare il respiro del moro che aveva accelerato inconsciamente.

«Mi dispiace non esserci stato…» sussurra tra i suoi ricciolo umidi.

«Non potevi saperlo … Non so nemmeno perché è tornato … non accadeva da -  era stata una bella serata, eravamo rimasti a parlare fino a tardi … io non capisco - » risponde il moro, la voce sommessa, in quanto ha il viso infossato nell'incavo del collo di Kurt.

«Blaine, non puoi controllare il tuo inconscio … Non è colpa tua» la voce e ile carezze lievi di Kurt iniziano a calmare Blaine, che si stringe solo ancora un po' di più all'amico. Giusto per trovare conforto non perché il profumo di Kurt è inebriante.

«Lo so lo so... solo non - » biascica in risposta sentendosi troppo vulnerabile.

«Shhh»

Kurt lo stringe più forte mentre il moro lo stringe di rimando. Rimangono così in silenzio per quelle che sembrano ore ma possono benissimo essere minuti, giorni non ha importanza. Tutto ciò che importa sono loro. Insieme, stretti l'uno all'altro. Il sostegno l'uno dell'altro.

«Sai» rompe il silenzio Kurt, mormorando piano nell'orecchio di Blaine «Ti ho sognato una volta... »

Blaine fa un verso per spronarlo a continuare.

«Un sogno ehm-»

«Un sogno...?»

«Unsooetico» Kurt lo dice troppo veloce camuffando la voce tra i morbidi riccioli.

Blaine corruga la fronte e si divincola lentamente dalla stretta, quel tanto che basta per guardarlo negli occhi: «Kurt. Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa... ma se non te la senti non fa niente... Dopotutto quello che è successo sono ancora fortunato se continui a parlarmi»

«Smettila di fare il melodrammatico» Kurt lo stringe di nuovo obbligandolo nella posizione di prima. È più facile se non lo guarda negli occhi «Ho detto che non ti devi preoccupare, perché – come sappiamo entrambi – i sogni non si possono controllare … e inoltre anche io ho fatto un sogno erotico su di te» disse tutto d'un fiato.

Silenzio. Ecco come è accolta la sua ammissione. Dal silenzio e dalla tensione che invade i muscoli di Blaine.

«Tipregodìqualcosa» sussurrò Kurt.

«Cosa facevamo?» lo sa anche lui che non è la risposta giusta da dare né la domanda se è per questo. Ma il suo cervello è andato un attimo in cortocircuito. È leggermente sconvolto dall'ammissione di Kurt.

«Come?» sussurra Kurt sbigottito che tutto si aspettava tranne questo.

«Nel sogno cosa facevamo?» argomenta Blaine stringendo Kurt che si stava divincolando per guardarlo negli occhi. Ma non può continuare questa conversazione se quegli occhi azzurri lo scrutano.

«Ehm ci masturbavamo a vicenda... nel laboratorio di ceramica» Kurt è rigido mentre risponde.

Blaine può quasi sentire il rossore invadere le guance di Kurt, è sicuro che anche le sue stiano prendendo lo stesso colore.

«Laboratorio di ceramica? Che laboratorio?» chiede fra le risate.

«Quello della Dalton...?» chiede insicuro, non è davvero certo che ci sia... è all'accademia solo da poco e non ha certo avuto il tempo per un tour completo.

«Non abbiamo nessun laboratorio di ceramica. Come ti è venuto in mente» ormai Blaine sta soffocando le risate nel collo di Kurt.

«Ehy smettila di ridere! I sogni non si comandano... comunque credo di essere stato influenzato da Ghost... avevamo appena finito di guardarlo» ride anche lui perché la risata di Blaine è contagiosa.

«Non ci credo!»

«E nel tuo che facevamo?» chiede un po' per spostare l'attenzione sul suo stupido sogno un po' per curiosità.

«Niente di particolare... ci strusciavamo l'uno contro l'altro... non era chiaro mi ricordo sensazioni più che altro» la risata completamento morta, sostituita da una voce sommessa e incerta.

«Capisco» sussurra Kurt, che sente il rossore crepitare fin sulla punta delle orecchie solo all'immagine creatasi nella sua mente.

Rimangono in silenzio per un po' incerti sul da farsi e sull'allontanarsi troppo l'uno dall'abbraccio dell'altro.

«Siamo a posto vero Kurt?» chiede Blaine che ha bisogno di aver questa certezza. Non può davvero perdere Kurt per una stupidata.

«Non abbiamo mai avuto un problema... e comunque direi che adesso siamo pari!» sorride Kurt.

«In che senso?»

«Non devo più sentirmi in colpa di aver fatto un sogno a luci rosse su di te» risponde gioviale Kurt.

Al che Blaine scoppia a ridere: «Non penso che il mio si possa definire a luci rosse»

«Andiamo smettila hai capito» Kurt gli dà un lieve scappellotto per farlo tornare serio … invano.

«Si si ho capito... siamo pari» continua a ridere e quando la risata scema stringe il castano un po' più a sé e sussurra: «Grazie Kurt»

«Di cosa?»

«Di non aver dato di matto - »

«Ci hai pensato tu per entrambi» lo interrompe alleggerendo l'atmosfera che si sarebbe creata se Blaine fosse andato avanti.

«Grazie anche per essere rimasto mio amico» sorride e arroscisce il moro. Diamine non pensa di essere mai arrossito tanto in vita sua in un arco temporale così limitato.

«Lo avresti fatto anche tu! Non vedo perché rompere un'amicizia per una cosa che non si può controllare no?»

«Già... Grazie lo stesso...sei il migliore amico che potessi mai desiderare».

Kurt sospira e un sorriso triste gli stira le labbra mentre non può fare a meno di pensare Yey relegato di nuovo in questo posto... quante volte mi dovrai friendzonare? Prima di rispondere sicuro: «Già migliori amici»

«Sempre?» chiede il moro.

«Sempre» rispose prontamente l'altro e dopo un altro po' batte una leggera pacca sulla schiena di Blaine continuando:«Forza andiamo a dormire è tardi e domani è lunedì»

«Nooo- possiamo non andare a lezione?» borbotta il riccio accasciandosi su Kurt.

«No...»

«Perché?»

«Perché no»

«Uff»

«Forza alzati!» Kurt tenta invano di spingere Blaine via da sé ma il moro gli stringe le braccia attorno alla vita lasciandosi cadere sull'altro e urlando:«NO»

«Blaine non fare il bambino» sbuffa ruotando gli occhi.

«Non volio andale a scuola! Non volio non volio NON VOLIO» ribatte l'altro con una vocetta infantile.

«I bambini non fanno così tanti errori di pronuncia...» risponde cercando di mantenere un tono serio, nonostante la visione di Blaine, che in questo momento è adorabile, lo faccia sorridere.

«Io sì... balbettavo anche da piccolo... Sono andato da una logopedista per quasi tutte le elementari» confessa il moro alzando il viso dalla sua spalla e guardandolo.

«Davvero?»

«Sì»

«Beh ciò non cambia il fatto che dobbiamo andare via da questi spogliatoi»

«Kuuuuurt» lo supplica di nuovo. Quei maledetti occhi enormi da cucciolo bastonato. Kurt sbuffa di nuovo.

«Fai come vuoi io non rimango ancora qui... nonostante la Dalton sia frequentata da ricchi, gli spogliatoi puzzano come quelli del McKinley»

Blaine scoppia a ridere:«Allora è per questo! In effetti hai ragione... dopo un po' ci si abitua»

«Io non voglio abituarmi! Andiamo alzati» lo spinge ancora gentilmente.

«Okok» si arrende Blaine e insieme si alzano dalla panchina. Blaine raccatta le sue cose, mentre Kurt riprende il tupperware e insieme ritornano al dormitorio.

Non c'è nessuno in giro. Deve essere quasi il coprifuoco.

Una volta in stanza si preparano per andare a dormire in silenzio.

«Mi sei mancato Kurt» dice Blaine a un tratto, quando entrambi stanno per mettersi sotto le coperte.

«Anche tu e non ho nemmeno avuto un bentornato come si deve...non che non mi sia piaciuto lo spettacolo eh per carità ma mi aspettavo - » si interrompe perché Blaine è sbiancato all'improvviso e ha abbassato lo sguardo al pavimento: «Non ci si può ancora scherzare sopra?»

«Facciamo passare almeno qualche giorno, o meglio delle settimane anzi facciamo anni....»

«Melodrammatico»

«Shh, come se tu non fossi la regina del Drama! Dai, stai zitto e vieni qui dammi un abbraccio»

«Abbiamo appena finito di abbracciarci, sei inguaribile! Sempre in cerca di coccole» ruota gli occhi ma si avvicina a Blaine e apre le braccia per accogliere il moro, che gli si tuffa addosso.

«Già che ci vuoi fare! Come se a te desse fastidio»

«Non ho detto questo... dormi con me?» sussurra all'orecchio di Blaine, che sente irrigidirsi lievemente e allora continua «Nel caso tornino gli incubi»

«Ok … prevenire è meglio che curare no?» gli sorride Blaine, un sorriso di sbieco.

«Già»

Prima che abbiano la possibilità di sistemarsi nel letto, il telefono di Blaine squilla avvisando dell'arrivo di un nuovo messaggio.

“Non so dove sei, ma spero che con Faccia Da Checca sia tutto a posto, prima sembrava sul punto di una crisi di nervi! Wes ha detto che non ti trovava, e francamente non vederti a cena ci ha fatto preoccupare un po', ma immagino che voi due ora ve la stiate spassando fra le lenzuola!! ;) Comunque ti disturbo solo per ringraziarti! Io e Thad abbiamo fatto pace... domani se la Fatina non ti ha tolto tutte le forze, caffè dopo scuola? Così io aggiorno te e tu aggiorni me!  ;)”

Blaine sbuffa leggermente mentre ruota gli occhi al cielo. Poi ripone il telefono sul comodino di Kurt, spegne la lampada e si rigira sistemandosi tra le braccia accoglienti del castano.

Sospira felice e si lascia cullare dal profumo e dalle carezze leggere tra i suoi riccioli.

Questa notte è sicuro che nessun incubo verrà a fargli visita. E se anche osassero beh, lui ha il suo cavaliere a proteggerlo.








Note di una Pseudoautrice
Heylà! Non sono sparita, sì lo so dispiace anche a me non aver esaudito i vostri desideri e essermi dileguata con l'ultima storia, ma purtroppo ho concluso un'altra stupidata e quindi... 
Actually è conclusa da giugno, visto che era il regalo di compleanno per Truppy, ma tra la Maturità (purtroppo ero l'ultima per l'orale maledetto destino) e il viaggio post Esame di Stato a Barcellona (città meravigliosa dove ci sono più italiani che catalani) ho avuto il tempo di sistemare la storia solo ora. Nonostante dovrei fare di nuovo le valigie e magari studiare per i test universitari ma va beh!
Niente basta scelri inutili e concentriamoci su come è nata la storia. Questo sclero lungo otto mila e passa parole è nato dalla visione di una fanart stupenda di un autore purtroppo per me sconosciuto, dopo un breve sclero con Ale ho deciso di scrivere ancora su i Dalton!Klaine Au (visto che è presente Sebastian e come ben sappiamo non giunge alla Dalton se non dopo che sia Kurt che Blaine sono al Mckinley) e quindi niente è nata un po' tra i banchi di scuola cercando una distrazione da interrogazioni di matematica noiose o ore buche, un po' nella comodità della camera. La storia è sì il sequel di Like in Ghost ma non è necessario leggerla visto che viene citata solo alla fine. Spuntano i Thadastian perché ero fissata con Rent e ce li vedevo troppo come Maureen e Joanne e quindi una cosa tira l'altra.
Se siete arrivati fin qui complimenti e grazie mille per aver letto! Se vi va di lasciare qualche commento sono ben accetti (anche le critiche basta che siano costruttive). Spero di riuscire a pubblicare di più visto che tanto non riuscirò a entrare in nessuna università... ho un sacco di storie in cantiere e molte molte idee, quindi non è un addio ma è un arrivederci sfortunatamente per voi!

 

  
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