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Autore: Starry Romance    15/08/2016    1 recensioni
"Quella ragazza lo osserva, ci ha fatto caso – e come potrebbe non averlo mai notato? Sono mesi che la vede, che sente il suo sguardo posarsi ogni tanto su di lui, distratto e un po’ timido. E normalmente le chiederebbe il perché, ma non ne ha la forza. Non gli interessa neanche più di tanto, a dire il vero; magari è una a cui piace parlare di argomenti insulsi, e lui non ha voglia di conversazioni frivole e normali.
Si chiama Mabel; lo sa perché frequenta il suo stesso corso di storia dell’arte, al college."
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mabel
 
 
 
“Correrei a salvarti, a dirti che così non può durare.
Correrei a parlarti, a consolarti, niente più dolore”
 
 
 
 
Zayn è seduto sull’erba fresca del suo giardino, con Ira – il suo gatto bianco – che gli si struscia sulla guancia e miagola in cerca di coccole.
Zayn ha una sigaretta tra l’indice e il medio, e lo sguardo perso nel vuoto davanti a lui.
Da qualche mese a quella parte gli è stata diagnosticata una forma di depressione. Prende regolarmente dei farmaci, ma lui non si sente affatto come dicono i dottori. Lui prova a parlare, ad urlare, ma quello che gli esce dalla gola sono solo respiri strozzati. Non si sente pazzo, ma infondo loro lo pensano, anche se non lo danno a vedere. Zayn lo sa, e vorrebbe dirgli che non capiscono un emerito cazzo, e che si stanno sbagliando, ma non lo fa, non può farlo.
Non può semplicemente perché non ci riesce. Non può perché non ci sono parole per descrivere come si sente. Non riesce a trovarle, è inutile. Ed in ogni caso, non pensa che servirebbe poi a molto, in fin dei conti. Non è sufficiente vedermi, per capire come sto?si chiede sempre.
Parlare è una tortura ogni volta, e lui preferirebbe morire piuttosto che esprimere il suo malessere a uno sconosciuto.
Decisamente.
 
 
 
«Allora, Zayn, come andiamo?»
Non lo vedi? Di merda, vorrebbe rispondere, ma non lo fa.
«Così», si limita a dire. Non pensa che serva dire come sta, ridurre il suo stato d’animo ad un “bene” o “male”: tanto sa che il suo aspetto parla per lui. Ha gli occhi infossati, il viso pallido e le occhiaie di chi sta tutta la notte a piangere senza un motivo apparente, anziché a dormire.
«Così come?» Lo psicologo affonda il coltello nella piaga, non contento nel vederlo essere ridotto praticamente ad un corpo morto.
Lui sospira, come a voler smaltire tutta la rabbia – anche se, a ben pensarci, non avrebbe nemmeno la forza necessaria per provare rabbia, e questo lo fa arrabbiare ancora di più.
«Male», ammette alla fine. «Malissimo, in realtà», abbassa gli occhi, pieno di vergogna.
«Ecco», fa lo psicologo. «Già ammettere il fatto di stare male è un passo verso la guarigione», lo rassicura, con un sorriso.

Ma Zayn riesce solo a pensare che quella è solo una delle tante frasi tipiche degli strizzacervelli, dette e ridette.
Solo frasi fatte, formate da parole vuote, che ti fottono il cervello e alla fine non si avverano, pensa amaramente.
 
 
****
 
 
Mabel ha lunghi capelli biondi, e un piercing alla lingua. Gli occhi sono vitrei, quasi spenti, e forse lei il motivo lo sa. Mabel ama truccarsi e vestire sempre in modo casual; ama ballare e bere, e le Winston Blu sono la sua carne. Ha una voglia sul fianco sinistro, e un tatuaggio sulla schiena. A Mabel piace guardare fuori dalla finestra. Le piace osservare il paesaggio, il cielo, le persone: lo trova rilassante, e l’aiuta a sfogare i pensieri. Vive da sola, ma le basta la compagnia di se stessa. Non ha tante pretese, lei. E vorrebbe che fosse lo stesso anche per Zayn, il suo vicino di casa. Lo vede arrovellarsi nei suoi demoni, nella sua tristezza, in quel dolore lancinante che proprio non riesce a sopportare. Lo vede tirarsi le punte dei capelli, e piangere. Lo vede accarezzare il suo gatto, e restare in silenzio. E lo trova strano, eccome se lo trova strano! Ma sa che, infondo, quel suo comportamento è dovuto a qualcosa, o qualcuno. E vorrebbe tanto sapere che cos’ha, che cos’è che lo turba così tanto... Ci sta un po’ male Mabel, ma non lo ammette, o non ci bada, perché forse ha un po’ di paura di affezionarsi, se solo imparasse a conoscerlo.
Eppure non può fare a meno di sentirsi attratta da lui. Perché semplicemente, da uno come Zayn non si può non sentirsi attratti. È sempre stato quel genere di persona che ha l’aria del tipico fighetto, ma che in realtà è molto di più, e basta guardarlo negli occhi per capirlo. Mabel non lo conosce, non ha mai capito chissà quanto di lui, sebbene sia da ben due anni che vivono accanto. Al college sono persino nella stessa classe, ma fondamentalmente sono due completi estranei.
È desolante, a pensarci. E lei si sente una maledetta stalker a guardarlo dalla finestra ogni volta, ma non può farne a meno: è preoccupata per lui.
Da un po’ di tempo a quella parte lo vede spento, assente; ai corsi viene una volta sì e tre no, fuma troppo spesso – non che lei non tocchi mai una sigaretta, ma insomma, non fuma così tanto – ed ha costantemente lo sguardo perso nel vuoto. Quando esce per andare in qualche locale, non lo incrocia più su pianerottolo, mentre anche lui esce con i suoi amici, ridendo e scherzando.
È da un po’ che vorrebbe chiedergli come sta, che cosa sia stato a ridurlo così, ma non riesce a trovare il coraggio necessario per farlo davvero.
 
 
 
****
 
 
Quella ragazza lo osserva, ci ha fatto caso – e come potrebbe non averlo mai notato? Sono mesi che la vede, che sente il suo sguardo posarsi ogni tanto su di lui, distratto e un po’ timido. E normalmente le chiederebbe il perché, ma non ne ha la forza. Non gli interessa neanche più di tanto, a dire il vero; magari è una a cui piace parlare di argomenti insulsi, e lui non ha voglia di conversazioni frivole e normali.
Si chiama Mabel; lo sa perché frequenta il suo stesso corso di storia dell’arte, al college. Ha lunghi capelli biondi, occhi azzurri un po’ vacui, ma incredibilmente intelligenti, e un pacchetto di sigarette che sbuca sempre dalla borsa. Zayn ha sempre pensato che fosse una ragazza attraente, ma non gli ha mai dato l’idea di una particolarmente sicura di sé. Prima si faceva mille congetture su di lei, su come fosse realmente e su come mostrasse di essere, e su quale fosse il confine tra le due cose. A lui piacevano, questo genere di cose: gli piacevano le riflessioni improbabili sulle persone, sulle cose e su ogni minimo particolare di ciò che lo circondava.
Ma ora tutto questo gli sembra appartenente alla vita di qualcun altro; è tutto sbiadito, inghiottito inesorabilmente in un buco nero senza fondo fatto di tristezza, silenzi e lacrime insensate.
E vorrebbe tanto tornare a qualche anno prima; a quando ancora niente era come adesso; a quando era ancora tutto colorato.
 
 
 
Zayn, alle sette in punto riceve un messaggio sul cellulare: è Liam.
“Vieni, o altrimenti faccio una pazzia.”
Il messaggio recita quelle parole, quelle parole che sembrano un urlo straziante. Si veste alla svelta, e corre, corre più forte che può verso casa di Liam.
“Zayn…” Un altro messaggio, un altro urlo, e quei puntini che stanno a significare forse una sola cosa. Zayn è appena arrivato davanti alla palazzina; sale le scale di emergenza sul retro, e scorge la finestra della camera del suo migliore amico aperta; le tende che si muovono scosse dal vento. Entra velocemente, e studia ogni minima stanza in cerca di Liam, che sembra svanito nel nulla. Lo trova poi penzoloni in salone; la corda stretta al collo, e il viso privo di sensi, di vita, esangue. Ha una sedia sotto ai piedi, ed il cellulare in mille pezzi anch’esso ai suoi piedi. Si è suicidato. Zayn cerca di farlo riprendere, di scuoterlo, ma non c’è più niente da fare, perché Liam è morto, e non tornerà più indietro.
E’ scosso dalle lacrime e dai singhiozzi mentre chiama disperatamente il 911, con le mani che tremano forte.
Perché cazzo l’hai fatto, Liam? Potevo aiutarti, qualunque cosa fosse, si ritrova a pensare.
Ma sa che ormai è tardi.
 
 
 
Lui lo sa, lo sa che quell’immagine non se ne andrà mai dalla sua testa, e che continuerà a tormentarlo fino alla fine dei suoi giorni. Sa che non si riprenderà più, perché Liam era come un fratello per lui, quello che da sempre portava ordine nella sua vita e nella sua testa, quello che gli diceva di smettere di evitare la gente perché chiunque avrebbe potuto trovarlo interessante, o di smettere con il fumo perché altrimenti si sarebbe rovinato i polmoni.
Liam era un pilastro, un porto sicuro. Con lui, Zayn sapeva sempre dove andare, cosa fare, come comportarsi. Era una sicurezza. E ora... ora Zayn non sa neanche dove si trovi, senza di lui. È smarrito, immobile, perso, con la consapevolezza insopportabile di non essersi mai accorto di ciò che il suo migliore amico si portava dentro. Perché ora è troppo tardi per saperlo, troppo tardi per porre un rimedio, troppo tardi per riportare i colori al mondo.
Afferra il pacchetto di sigarette e se ne va in terrazza strascicando i piedi in passi svogliati, facendo come per accendersene una.
Cosa diresti di me adesso, Liam?
Non ce la fa, lo sente che non può farcela; non è forte, non è coraggioso come lo era Liam, che sicuramente al posto suo avrebbe reagito in modo diverso.
Lascia cadere la sigaretta e piange, lasciandosi andare in singhiozzi pesanti, disperati e arrabbiati, come lui.

 
****
 
 
Mabel sta scendendo le scale di casa con tenacia, con sicurezza; ha una sigaretta ancora spenta tra le dita, e uno snapback al contrario; i pantaloncini e una maglia larga. Non si è truccata, ma non le frega proprio un cazzo, adesso. Raggiunge casa di Zayn in un battibaleno, e non appena bussa, una testa corvina e un paio di occhi rossi e gonfi spuntano dalla porta, e la invitano ad entrare. Il silenzio che ancora regna tra di loro.
La bionda scruta per un attimo il mulatto, e si aggira timidamente per l’enorme salone; Ira che le si struscia sulle gambe e non la molla più.
«Le stai simpatica.», sussurra Zayn, sorridendo leggermente e accucciandosi per prendere la gatta in braccio. Lei le dà una leccatina sulla guancia, e miagola contenta. Mabel ricambia il sorriso e «Come si chiama?» domanda poi, osservando il ragazzo appoggiarla delicatamente sul divano.
«Ira.» Le parole gli escono a fatica dalla bocca, e si sta un sacco sforzando, sta cercando di essere gentile.
«Perché?», chiede lei di nuovo, sedendosi vicino a Zayn sul divano.
«Non… Come mai sei qui?», svia lui, perché proprio non ce la fa a rispondere a quella domanda.
«Volevo conoscerti.», ammette Mabel, e si sente avvampare subito dopo. Ha lasciato cadere la sigaretta sul tavolino davanti a loro, insieme allo snapback. «Capire il tuo dolore e curarlo, in qualche modo.»
Zayn aggrotta le sopracciglia.
«Il mio dolore?»
«Sì.»
Quando il ragazzo alza lo sguardo ed incontra quello di lei, vede qualcosa che non si aspettava di vedere – non addosso a lei, perlomeno. Mabel ha un coraggio negli occhi, una forza che non ha mai visto in nessuno.
Forse solo in...
Scaccia via quel pensiero e distoglie lo sguardo, perché solo per quei pochi secondi in cui l’ha sostenuto ha sentito che gli occhi gli si invadevano di lacrime.
«Zayn», il suo nome gli sembra quasi musicale accarezzato dalla sua voce. «Lo so che non ti conosco, ma vedo che stai male, ed è assurdo che nessun altro se ne sia accorto finora. Io...» balbetta, «non ti chiedo di raccontarmi che ti è successo, solo... voglio farti stare meglio.»
Lui fa un leggero sbuffo.
«Se la tua è compassione...»
«No», lo ferma subito lei. Vorrebbe darsi una manata in fronte per quello che ha detto: come ha fatto a non averci pensato prima, a non aver pensato che lui potesse prenderla male? «Non è compassione. È solo che...» Sospira anche lei, poi raccoglie tutto il coraggio che ha in corpo e dice:
«Ti va un caffè, più tardi?»
Zayn sembra soppesare la domanda, quando solleva quei suoi occhi nocciola e li pianta in quelli chiari di lei.
«Io...» Per un momento sembra a disagio, in imbarazzo, e Mabel teme di essere stata troppo avventata come al solito. Si dà mentalmente della stupida, mentre gli occhi di lui sembrano studiarla, come a voler cogliere il perché di quella richiesta improvvisata da parte di una sconosciuta. Sente ogni nervo vibrarle sotto la pelle per la tensione; sta quasi per implorarlo di rispondere quando Zayn dice:
«Per me va bene. Grazie dell’invito.»
«Okay» Le labbra di Mabel si aprono in un sorriso sincero, mentre quelle di Zayn sono appena sollevate. «Allora a dopo. Magari... magari vado a darmi una sistemata», dice poi, ridendo leggermente.
«Già», la ricambia lui. «A dopo.»
 
 
 
Non appena si richiude dietro la porta di casa sua, il telefono di Mabel vibra.
 
 
Grazie.
 
Zayn
 
 
E la ragazza si ritrova a sorridere di nuovo, senza sapere perché. 
 

 

Ehilà! :)
In realtà è da un po' che scriviamo a quattro mani, ma questa è la prima storia che pubblichiamo sul nostro account; che cosa ne pensate?
E' nata un po' per caso, da un'idea di Stella (che ha fatto anche il banner); volevamo scrivere qualcosa di un tormentato, ed è venuta fuori questa shot :)
Abbiamo uno Zayn chiuso in se stesso, ma che grazie a Mabel ritrova un pochino la luce. Ci fa tanta tenerezza, è così indifeso *si sciolgono*
Insomma, speriamo che questo brano sia piaciuto anche a voi :)
Alla prossima,



Stella & Sara
   
 
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