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Autore: MM_White    19/08/2016    4 recensioni
[Eric x Christina][Spoiler!]
Buio totale. Tabula rasa. Knock-out.
Non è un doposbronza come tanti altri quello che Christina deve affrontare. Aperti con difficoltà gli occhi, infatti, scopre di essersi svegliata accanto ad Eric, il capofazione sadico e spietato degli Intrepidi. Ma non sa assolutamente come diamine sia potuto accadere. E la sua vocina da Candida esige che venga scoperta la verità...
* * *
Dal capitolo 16:
«Che ci fai qui?» Chiedo affiancandolo. «Credevo che i Capifazione avessero delle palestre private.»
«Ne abbiamo, infatti.» Mi guarda con la coda dell'occhio. «Ma oggi avevo nostalgia di questa...»
«Nostalgia...» Ripeto. «Non ti sembra un sentimento troppo profondo per te, Eric? Sai, per abituarti potresti cominciare con qualcosa di più semplice. Con l'ammirazione, per esempio, oppure con...»
«Smettila.» Si scosta dal sacco e mi lancia un'occhiata caustica. «Okei, non avevo nostalgia di questa merda di posto. Sono qui solo perchè speravo di vedere te.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christina, Edward, Eric, Will
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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«Allora perchè sei qui?»

 


 

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28.
Un atto di fiducia


 


 

 

«Tu che ci fai in questo posto?» Eric si avvicina lentamente a Kaimy, facendo il giro del letto.
Kaimy ha improvvisamente perso la parola. Se ne sta lì, immobile, ipnotizzata dalla figura di Eric. I suoi occhi si posano sulla t-shirt scura, sulle spalle larghe, sui capelli biondi. La pelle del collo è bianca, ma sugli avambracci si intravedono i segni iniziali di un tatuaggio ancora da terminare.
«Anche se hai preso già la tua decisione, forse sarebbe meglio chiarire alcune cose.» Si china di nuovo su di lei e inizia a sciogliere il nodo della fasciatura. «I matrimoni Intrepidi non hanno nessun significato romantico. Alcuni si sposano per amore, ovvio, ma sono davvero pochi i coniugi che possono affermare di essere innamorati l'uno dell'altro...»
«Non riesco a trovare un altro valido motivo per cui ci si dovrebbe sposare...» Ammette Kaimy in un sussurro.
Manda giù la saliva mentre Eric incomincia a rifasciarle il piede con movimenti decisi ma attenti.
«Pensaci bene,» riprende il ragazzo. «Qui il senso di cameratismo si avverte più che in ogni altra fazione. Ma ti sei mai chiesta perchè? Non lo si può attribuire solo allo stile di vita militaresco, ma anche e soprattutto alla consapevolezza che per sopravvivere dobbiamo affidarci a qualcuno. Non basta il coraggio... E così, quando ci si sposa, è perchè si è scelto l'alleato, il complice, il compagno che ci coprirà le spalle per la vita. É un atto di fiducia.»
Sgrano gli occhi, sconcertata, mentre nella mia testa scoppia una tempesta. Davanti ai miei occhi rivedo immagini rapide come lampi, e sento parole forti e impetuose come tuoni.
Sono ancora in questo appartamento, ma ci sono io, stesa sul letto, non Kaimy. Ed Eric è con me. Il ricordo è così dolce e inaspettato che mi assale un senso di nostalgia.
«Tu hai sempre scelto di starmi accanto,» mi dice Eric in questo ricordo. «Eri al mio fianco quando credevo di essere solo.»
Allo stesso tempo rimbomba un'altra frase, più vivida.
«...quando ci si sposa, è perchè si è scelto l'alleato, il complice, il compagno che ci coprirà le spalle.»
Che poi si fonde con le parole del mio ricordo.
«Voglio tutto di te. La tua mente, il tuo cuore, il tuo corpo. Voglio un'amica, un'amante, una complice.»
Eric ha scelto me. Non Kaimy, non un'altra donna, ma me. E se me lo avesse detto a voce non gli avrei mai creduto. Dovevo vederlo, per capirlo.
Ma anche adesso mi è così difficile crederci, vedendolo flirtare con quella che di lì a poche ore sarebbe diventata ufficialmente sua moglie...
Mentre formulo questo pensiero, il giovane Eric ha terminato di fasciare il piede della ragazza.
«Adesso è perfetta...» Mormora Kaimy senza neanche guardarla.
«Se te ne vai avrai preso una saggia decisione...» Sospira lui. «Non sei fatta per stare tra gli Intrepidi.»
«Lo so. Ma ci devo provare lo stesso.»
«Allora la saggia decisione va a farsi fottere?»
«Sì.»
«Posso farti una domanda?»
«Sì.»
«È così importante per te?»
«È tutto.» I loro sguardi si incrociano per qualche secondo, poi Kaimy lo abbassa e inizia a giocherellare con le dita. «Per raggiungere il mio obiettivo ho lasciato decine di progetti in sospeso, una casa e... E un fidanzato...»
«Ma quel ragazzo non ti serviva per raggiungere questo famoso obiettivo, dico bene?»
«Già...» Gli occhi di Kaimy diventano lucidi.
«Allora ascoltami bene.» Dice Eric tirandosi su. «Gli Eruditi che non ascoltano il cervello fanno sempre una brutta fine. Smettila di giocare a fare l'Intrepida e tornatene dal tuo fidanzato. Qui non c'è spazio per una come te.»
«Grazie per il consiglio.» Afferma Kaimy con amarezza. «Ma un'altra categoria di Eruditi che non fa una bella fine appartiene a quelli che si affidano ai ragionamenti di qualcun altro.»
Eric la fulmina con gli occhi, prima di aprire la porta.
«Il mio non era un consiglio.»
E detto questo, esce dall'appartamento.

 

*

 

Abbasso le palpebre e mi concentro sugli altri sensi.
Olfatto. Udito. Tatto.
Lo scenario sarà cambiato perchè adesso il naso mi pizzica leggermente.
Odore di bruciato.
Quando riapro gli occhi, sono sulla terrazza del quartier generale degli Intrepidi. E dietro la figura immobile di Eric c'è una fiaccola che produce tantissimo fumo. Ha le braccia conserte sull'addome, in attesa.
Nella penombra, i suoi occhi chiarissimi brillano come quelli di un felino pronto ad attaccare.
Mi chiedo per quale motivo sia così buio, finchè non mi rendo conto che ci sovrasta un cielo notturno privo di luna.
Alla destra di Eric c'è un'altra fiaccola, ma è spenta.
Alla sua sinistra invece c'è un uomo che non conosco. É alto quanto me e indossa i colori degli Intrepidi.
Mi rendo subito conto che sto per assistere ad una cerimonia. Sì, alla famosa cerimonia che renderà Eric e Kaimy uniti dal vincolo del matrimonio.
E il tempo sembra scorrere lentamente, in questo silenzio spettrale. Finchè all'improvviso si sente il rombo di un treno in arrivo. I vagoni scorrono rapidamente uno dietro l'altro, senza che accada nulla.
Intuisco che è da lì che dovrebbe scendere Kaimy.
Verrà? Oppure ha cambiato ancora una volta idea e ha deciso di fare dietro front?
Io conosco già la risposta ma Eric no. Con la coda dell'occhio mi accorgo che sta trattenendo il fiato.
Perchè è agitato? Perchè ci tiene così tanto che lei sia su quel treno?
Il rumoroso veicolo rallenta, percorrendo una curva, e dall'ultimo vagone si vede una piccola mano aprire con fatica il portellone di ferro.
Anche se so che in questo ricordo vedrò finalmente il matrimonio fra Eric e Kaimy, per un attimo penso che non ce la farà. Che non farà in tempo a scendere dal treno.
Ma pochi secondi dopo vedo Kaimy riuscire a spalancare il portellone, prendere velocemente fiato e gettarsi nel vuoto senza neanche un attimo di esitazione.
É un demonio.
Penso, e non so se provare invidia o ammirazione.
«É un'Intrepida.» Commenta invece l'uomo che affianca Eric. E sul volto del ragazzo si allarga un sorriso soddisfatto.
Kaimy atterra su un ginocchio, si alza, pulisce i pantaloni dalla polvere e rivolge ai due un'occhiataccia.
«Dov'è il mio testimone?» Chiede con voce ferma, come se su di lei non abbia avuto nessun effetto lanciarsi da un treno in corsa.
«Sono qui.» Asserisce una voce femminile.
Quando mi volto verso la fonte, la schiena viene percorsa da un brivido freddo.
Jeanine sta salendo gli ultimi gradini che conducono alla terrazza, con al seguito quattro uomini. Due Intrepidi e due Eruditi.
Raggiungono gli altri con andatura lenta, pomposa. Dopodichè la donna ordina a uno dei suoi sottoposti di passarle qualcosa. É un accendino, e lo usa per infiammare la fiaccola spenta.
Kaimy prende posto davanti alla fiaccola, con Jeanine alla sua destra.
Indossa dei blue jeans attilati e un'ampia canotta di veli, coperta da uno scialle azzurro. Incrocia lo sguardo con quello di Eric, per poi rivolgerlo a Jeanine. Le due donne muovono il capo all'unisono, in un impercettibile cenno di assenso.
É tutto pronto.
La prima a parlare è il Capofazione degli Eruditi, rivolta all'uomo che a quanto pare è lì in veste di testimone di Eric.
«Questa notte, io, Jeanine Matthews, testimonio al cospetto della città intera e delle stelle che questa donna, Kaimy Hawthorn, ha espresso il suo desiderio di sposare l'uomo che mi è di fronte. Ella dovrà abbandonare la propria fazione di origine, rinnegare i propri principi ed abbracciare la fazione di appartenenza del marito. Dovrà pensare come un'Intrepida, comportarsi come un'Intrepida e parlare come un'Intrepida. Vergogne e umiliazioni, attendono la moglie che non rispetta il marito.»
Detto questo, con gesti ossequiosi Jeanine solleva dalle spalle di Kaimy lo scialle e lo posa per terra.
«Questa notte,» ripete l'altro testimone, con voce cavernosa, «io, Axel Bounce, testimonio al cospetto della città e delle stelle che questo uomo, Eric Adam Walker, ha espresso il suo desiderio di sposare la donna che mi è di fronte.»
L'uomo solleva la torcia e l'avvicina allo scialle, che prende immediatamente fuoco. Subito dopo passa ad Eric uno scialle identico a quello di Kaimy, ma nero.
«Egli dovrà accogliere nella propria fazione la moglie. Dovrà insegnarle e pensare come un'Intrepida, a comportarsi come un'Intrepida e a parlare come un'Intrepida. Vergogne e umiliazioni, attendono il marito che non rispetta la moglie.»
Eric appoggia sulle spalle magre di Kaimy lo scialle nero, guardandola dritto negli occhi blu.
Non le dice nulla, limitandosi a tirarla per mano verso la voragine. Lei guarda giù. Lo faccio anch'io. Ricordo che quando toccò a me venni assalita dal terrore. Non era paura di cadere, ma piuttosto di essere circondata dal vuoto e dal buio senza poterci fare niente.
Quella volta era giorno, il sole picchiava alto sulle nostre teste. Ma anche così non si riusciva a vedere il fondo della voragine. E adesso che è notte... Cielo se fa paura! Sembra la bocca enorme di un mostro che non aspetta altro che divorarti.
Rivolgo di nuovo lo sguardo verso i neo sposini. Il lancio nel vuoto con Eric rappresenta l'inizio del percorso da Intrepida che Kaimy dovrà intraprendere da quel momento in poi.
«Ti fidi di me?» Chiede in un sussurro.
«No...» Mormora Kaimy. «Ma è per questo che lo chiamano atto di fiducia, no?»
Sarà l'effetto delle candele, sarà che il cuore mi batte a mille, ma quando vedo Eric tirare a sè Kaimy stringendola dallo scialle, e Kaimy sollevarsi sulle punte per toccare le labbra di Eric con un casto bacio, le immagini mi sembrano sfuocate, instabili, quasi liquide.
Solo quando sento una lacrima scivolare lungo una guancia fredda, mi rendo conto del perchè.
Sto piangendo.
Intanto Kaimy ed Eric, tenendosi ancora per mano, fanno un salto in avanti.

 

In questo posto niente è vero.
La brezza fredda che mi fa rabbrividire non esiste. I palazzi che si stagliano scuri contro il cielo stellato non esistono. Perfino le persone che mi circondano non esistono.
E non esisto neanche io.
Qui sono solo lo spettro di Christina. La prioezione che Eric ha creato di me per entrare nella sua testa.
Ma questa morsa che mi chiude lo stomaco. L'angoscia, il dolore che sento...
Tutte queste sensazioni sono vere, e mi divorano dentro.
Intorno a me le immagini si fanno sempre più scure, finchè non vengo circondata solo da un vuoto di cui non si intravede la fine.
La mia paura che diventa realtà. Ecco, anche questo è vero.
Chiudo le braccia intorno al corpo, in un abbraccio tormentato.
Sono sola. E devo trarre forza solo da me stessa.
Attendo che mi si presenti davanti un altro scenario, ma questo tarda ad arrivare, lasciandomi in balia di questo vuoto cosmico.
«É finita?» Sussurro tra me e me.
«É finita,» conferma la voce di Eric.
Mi volto di scatto e lui è a due passi da me. Quando lo vedo sento l'impulso di raggiungerlo. E giuro che volevo farlo, correre da lui, abbracciarlo e poi urlargli contro che fa male da morire quando non è con me. Ma qualcosa di più grande mi spinge a rimanere immobile.
Orgoglio. Amore per me stessa. E l'orribile sensazione di essere stata presa in giro per tutto il tempo.
«Non può essere finita,» dico sforzandomi di rimandare indietro le lacrime. «Il matrimonio è solo l'inizio. Cosa è accaduto dopo? Perchè vi siete allontanati?»
«Sei così convinta che tra me e Kaimy ci sia stata una rottura definitiva...» Inidietreggio di qualche passo, mentre Eric cerca di avvicinarsi a me. «Ma questo sarebbe potuto accadere se si fosse prima creato un legame. Cosa che non è mai avvenuto.»
«Smettila di prenderti gioco di me, Eric!»
«Volevi la verità? Te la sto dando.»
«Non ti credo. Come... Come può non esserci niente dopo quel salto nel vuoto?»
«L'ho semplicemente abbandonata a se stessa, ecco come! Ma perchè diamine non vuoi che ti tocchi?»
Non colgo in tempo il movimento rapido di Eric verso i miei polsi, così, in un attimo, mi trovo ingabbiata nella sua presa. Mi afferra con entrambe le mani in un gesto possessivo, quasi disperato. Mi è mancato, ma, forse, gli sono mancata anch'io.
«Non so più come fare con te, Christina...» Mi sussurra tra i capelli, abbracciandomi.
Le mie mani ricadono inerti ai lati del corpo, come se non avessi più le forze per reagire.
«Ti sei così impuntata sull'idea che io ti voglia prendere in giro che non riesci a capirlo neanche se te lo mostro...»
«Dimmelo tu,» mormoro spingendo la fronte contro il suo petto largo. «Cosa dovevo vederci in quei ricordi...»
«Che non ho mai amato quella donna, che il nostro è stato un matrimonio combinato, che...» Eric mi allontana per guardarmi negli occhi, ma io abbasso lo sguardo. «Che l'ho solo usata.»
«Ma per fare cosa?» Gli urlo in faccia. «A cosa poteva servirti sposare una transfazione?»
La sua risposta giunge in un flebile sussurro.
«Non posso dirtelo...» E poi, dopo un pò. «Ma vorrei tanto che tu ti fidassi di me.»
É un atto di fiducia.
«E finire abbandonata come Kaimy? Anche lei si è fidata di te.»
Le mani di Eric si ritraggono con uno scatto.
«Non paragonarti mai a Kaimy. Io non l'ho mai voluta.» Dice con una nota dura nella voce, poi mi volta con forza il capo costringendomi a guardarlo negli occhi. «É con te che ho scelto di stare...»
I suoi occhi mi penetrano l'anima, toccando luoghi profondi sotto la pelle, sotto la corazza che ho creato per non permettere più a un uomo di farmi del male. Raggiungono il mio cuore, aggressivi, invadenti, prepotenti.
Così, solo così e non in altri modi, io mi sento sua.
É con te che ho scelto di stare...
Ma lo avrà detto veramente? O me lo sono solo immaginato?
Il buio si fa meno buio, Eric si fa meno consistente. E nel giro di qualche secondo mi ritrovo a guardare il led accecante della camera delle simulazioni.
Paro la vista con un braccio indolenzito, mentre sotto di me sento muoversi gli arti di Eric.
Faccio forza sui gomiti per sollevarmi, ma Eric mi ferma abbracciandomi con forza.
«Aspetta, fammi riprendere.»
Ansima.
Ma la frase era suonata più come: «Aspetta, non mi lasciare.»
Rimango qualche secondo sdraiata sul suo corpo caldo, in attesa. Intorno a noi regna il silenzio e tutto quello a cui ho appena assistito assume la consistenza di un sogno molto vivido.
Adesso niente mi sembra vero.
Dopo un pò Eric mi spinge delicatamente in avanti. Scendiamo dalla poltrona stando attenti a posizionare per bene i piedi e a calibrare i pesi, come se stare tanto tempo in quella strana dimensione adesso ci abbia costretti a rieducare i sensi.
Mentre mi riprendo, Eric si avvicina al computer e digita dei rapidi comandi.
«Stai bene?»
«Mhmm...»
«Volevo solo dirti che durante la simulazione potevo sia vederti che sentirti.»
«Allora?» Chiedo sulla difensiva.
Mentre Eric apre la porta, mi rivolge una rapida occhiata.
«Allora mi sei mancata anche tu, in questi giorni.»
Sento il viso avvampare. Sicuramente Eric intendeva dire che gli è mancato fare sesso con me, e non stare con me in generale. Ma non ho il tempo di ribattere perchè Quattro fa capolino nella stanza.
«Christina, tutto okei?» Il suo tono è stranamente allarmato.
«S-sì, credo di sì... Perchè?»
«Perchè sei stata sotto simulazione per...» Consulta rapidamente l'orologio che ha al polso. «Quarantasei minuti.»
«Cooosa?» Rivolgo ad Eric un'occhiataccia e lui si limita a fare un'alzata di spalle.
«Bhè, vorrà dire che la prossima volta dovrà fare del suo meglio, se non vuole risultare tra gli ultimi in classifica.» Dichiara con indifferenza.
Ma non è giusto!
«Ah comunque,» riprende «io sto andando via.»
«Ma come, non avevi detto che volevi seguire un pò di iniziati?» Lo canzona Quattro avvicinandosi al PC.
«Dopo averne seguita una che ci mette quasi un'ora per superare la simulazione? Grazie ma ne ho abbastanza!»
«Sì, sì, certo. Però aspetta un attimo.» Lo ferma l'istruttore. «La registrazione dov'è?»
Eric mi indirizza un'occhiata complice, poi si rivolge nuovamente a Quattro.
«Ma che sbadato. Me ne sono completamente dimenticato...»
La schiena di Eric che si allontana diventa sempre più piccola fino a scomparire del tutto.
Io rimango imbambolata sull'uscio della stanza, tra le occhiate pazienti di Quattro e quelle divertite dei miei compagni. Tris mi osserva con un'espressione di apprensione dipinta sul volto.
Quarantasei minuti sono davvero troppi, se li si somma alle precedenti sedute. Che non sono state poi tanto più brillanti.
Ma io non riesco a muovermi. Non riesco a reagire. Lascio che gli altri pensino che sia per via della simulazione, per via dello shock. E perfino io inizialmente pensavo fosse quella la ragione.
Troppe rivelazioni tutte insieme.
E in qualche modo le rivelazioni c'entrano qualcosa. Più che le rivelazioni, qualcosa che non è stato detto...
«Ma che sbadato. Me ne sono completamente dimenticato...»
Quante cose hai dimenticato, Eric? Quante altre cose avresti dovuto dirmi?
In questo posto niente è vero.
Ed Eric non solo mi ha fatto vedere solo ciò che conveniva a lui, mi ha anche mentito.
Adesso so cosa mi sfuggiva prima, nel ricordo dell'appartamento. Quell'appartamento asettico, impersonale, che si presentava quasi come lo ricordavo io.
Quasi, appunto. Sono stata una stupida a non essermene accorta subito.
A non essermi accorta che mancava la stampa del Manifesto.


 


 


 

~ Approfitto di questo spazio per ringraziarvi tutte, non solo chi recensisce
ma anche chi ha inserito la storia tra le suguite, ricordate, preferite.


 

   
 
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