Eccomi! Dunque, per
farvi capire queste
storia vi faccio qui una brevissima spiegazione dell'universo di Seven
seas.
Eterei: Sono appunto manifestazioni
di
magia stabilizzati in forma umana grazie a speciali bracciali. sono
mossi da
un’insaziabile curiosità, spirito di avventura e
voglia di sperimentare ogni
cosa. sono
mossi da un’insaziabile
curiosità, spirito di avventura e voglia di sperimentare
ogni cosa, Gli
eterei provano sentimenti ed emozioni intensissimi.
Dionee: sono umanoidi parzialmente
vegetali,
necessitano di mangiare molto e di frequente talvolta si nutrono anche
di
esseri umani, le dionee sono generalmente gradasse, sanguigne e superbe.
Nohokai: una delle quattro nazioni
di
questo mondo, conta tre isole principali, Nerisa, Toluca e
Roatàn; qui per
molti secoli venivano confinati i personaggi scomodi. Selvaggia e
tribale, vi
vivono molte dionee.
Melidissa: Un tempo era la regina
dei
Sette Mari, ma secoli di guerre e scontri con le altre nazioni ne hanno
fiaccato la potenza. Ha tentato varie volte di conquistare Nohokai, una
volta
anche schiavizzando delle dionee.
Tra queste due nazioni non corre
proprio
buon sangue.
Fine intro! Ora vi lascio
alla lettura!
Umani, che gente buffa... un po'
triste
in effetti, ma immagino sia inevitabile esserlo quando non si ricordano
tanti
anni, i primi, forse i più importanti. Io il giorno della
mia nascita non
vorrei mai dimenticarlo, in effetti non potrei visto quanto ci penso.
L'inizio
è un po' confuso, come quando hai troppi pensieri per la
testa e non riesci a
metterne a fuoco nemmeno uno.
Poi tutto è cambiato. D'improvviso sentivo un forte vento caldo sulla pelle, la pelle! forse non vi rendete conto, io .. sentivo! e non sentivo, come le emozioni che stanno dentro, tra la testa e i visceri, ma sentivo per davvero quello che c'era attorno a me! c'era un intorno e c'ero io! Io!! Proprio io, tutta fatta e finita! sentivo quel vento caldo sulla pelle, l'aria profumata nei polmoni, poi piano ho aperto gli occhi, e tra gli strani fuocherelli sospesi nell'aria, ho visto Gualfredo. Lui era inginocchiato accanto a me, azzurro intenso come il cielo, mi sorrideva e mi porgeva una veste leggera. Sempre col suo sorriso pacifico, mi ha aiutata ad indossarla, dico aiutata ma ha fatto tutto lui.. non è cosi facile riuscire a muoversi! e non è nemmeno facile concentrarsi quando attorno ci sono cosi tante direzioni in cui guardare e scoprire cose! Se non mi fossi concentrata non avrei visto Randolfo, con la sua carnagione rosso rubino, stava poco distante da noi e teneva le briglie di un cavallino attaccato ad un carretto.
Ovviamente mica le sapevo tutte
quelle
cose, e non lo conoscevo Gualfredo, e nemmeno Randolfo e non sapevo
cosa fosse
quella distesa azzurra sopra la mia testa, o quella che avevo sotto il
sedere e
nemmeno tutto il resto, ma con il tempo le ho imparate tutte! ci ho
messo un
po' di anni, ma ora le so!
Ero cosi affascinata dall'ambiente che
mi sono accorta dei bracciali solo quando Randolfo me li ha fatti
notare verso
sera, che sciocca, li avevo proprio addosso, e non mi ero accorta di
quei due
oggetti luccicanti che avevo ai polsi. Gualfredo
e Randolfo hanno iniziato a spiegarmi ogni
cosa, all'inizio li capivo molto poco, le parole era tante e non
volevano
entrarmi tutte nella zucca, ma anche se non comprendevo ciò
che dicevano, non
potevo fraintendere i sorrisi e gli
sguardi dolci.
Di
nuovo avevo anche un nome! L'ho scelto una delle prime sere, davanti ad
un
fuocherello, Gualfredo
e Randolfo ne elencarono
diversi, e io ho scelto questo. Arisinda.
Mi sembrava cosi.. morbido, mi piaceva tanto muovere tutta la bocca per
dirlo.
Cosi, con il mio nome, le gambe, i bracciali e tutto il resto, ho
iniziato la
mia vita con Gualfredo e Randolfo.
I primi giorni sono passati in una calma
contemplazione, poi ho preso confidenza col mio corpo, riuscivo a
muovermi in
modo decente, e di calmo non c'è stato più molto.
Insomma, dovevo far pratica,
era impossibile star fermi! Per fortuna Randolfo aveva gambe
più lunghe delle
mie e evitava che mi cacciassi nei guai.
Di giorno ci spostavamo quasi
sempre, la
sera ci accampavamo nelle grotte o trovavamo ospitalità. Con
il tempo ho
imparato tanto: Gualfredo era un buon medico, più antico,
infatti era molto
posato, sempre calmo e rilassato, la sue pelle assumeva le sfumature
dell'azzurro, che ricordava tanto le sfumature di alcuni fiori, e
girava il
mondo per stabilizzare noi eterei. Randolfo invece
era stato un combattente ma si era stufato
della battaglie e aveva deciso di seguire il suo amico; aveva un
carattere più
giocoso e impulsivo, lui cambiava spesso colore, ma era facile vederlo
di un
bell'arancione o di un rosso carico. Solitamente affidavano gli eterei
"neonati" alle altre persone che assistevano alla stabilizzazione,
quando sono apparsa io non c'era nessuno, cosi avevano deciso di
prendermi con
loro.
Entrambi
erano natii di Melidissa, mentre io sono nata su Toluca, a Nohokai. Ho
viaggiato con loro 12 anni, anche se è difficile tenere il
conto quando ci sono
tante cose a cui interessarsi. Spesso ci fermavamo qualche tempo nei
villaggi
che incrociavamo quando c'era più bisogno.
Io approfittavo delle soste per esplorare
i boschi, così misteriosi e pieni di creature fantastiche.
Ho imparato a mie
spese che le dionee sono bellissime ma poco socievoli.. Alla fine
Gualfredo ha
dovuto insegnarmi a curarmi le ferite, così che non dovessi
sempre correre da
lui. Randolfo, vedendo la mia bravura nel prenderle dagli altri, mi ha
insegnato invece come fare a difendermi ed essere offensiva,
così da poter continuare
le esplorazioni senza dover temere quelle antipatiche delle dionee.
Eravamo giunti da qualche mese
sull'isola di Roàtan, stavamo in un villaggetto
poco distante dalla capitale, Gualfredo era molto impegnato con una
donna gravida, Randolfo invece passava le giornate con il fabbro, un
uomo massiccio
dai grandi baffi neri che cercava modi nuovi per forgiare armi;
abbandonata a
me stessa io giravo per il villaggio. Un giorno mi è
comparsa davanti una
vecchina, mi arrivava sotto al naso e camminava appoggiandosi ad un
bastone
ritorto: inizialmente pensavo fosse una dionea tanto la sua pelle era
rugosa e
cotta dal sole. Quella donna mi incuriosiva, non avevo altro da fare,
quindi ho
iniziato a starle dietro, ad una discreta distanza per osservarla: se
ne andava
per il paese borbottando arrabbiata, ma tutti la salutavano con
affetto. Quando
poi si è accorta che la seguivo si è girata e mi
ha dato una bastonata proprio
in testa: quella buffa vecchietta era nodosa come il suo bastone ma i
suoi
riflessi avrebbero fatto invidia a chiunque.
"Perché
un'eterea mi segue?
Cosa vuoi?" sbottò lei, "Non voglio nulla, solo vedere cosa
fai. Possa sapere come ti chiami?" le
risposi. "Sono Maaret e non mi
piacciono le eteree che spiano le persone". "Io invece mi
chiamo Arisinda e se
mi inviti a seguirti smetto di spiarti" le dissi col più
sincero sorriso.
Lei sputò tre volte per terra
"maledetta Melidissa... Invasori spudorati. Vieni con me, delle braccia
giovani son buone per zappare ". Mi portò nel suo orto,
pieno zeppo di
fiori appariscenti e piante rigogliose e mentre se ne prendeva cura,
iniziò ad
insegnarmi i nomi di quelle splendide erbe, ovviamente non prima si
avermi
indicato una zona di terra e una zappa.
La sera tornai esausta,
ma estremamente
contenta ed entusiasta di tutte le nuove conoscenze che mi erano state
offerte.
Parlai di lei a Gualfredo e lui mi disse di essere contento che questa
signora si
interessasse a me. Mi parlò del fatto che ognuno deve
cercare il proprio posto
nel mondo, e che forse il mio era lì con lei.