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Autore: Taliesin NicoMak    21/08/2016    2 recensioni
Salve a tutti! Questa è la mia prima storia su Soul Eater, yeah! Conoscete tutti sicuramente l'ossessione del momento, il famigerato Pokémon Go, no? Ho cercato di immaginare cosa succederebbe se Spirit si innamorasse improvvisamente di questo gioco e cercasse di coinvolgere Stein, giocando nel suo laboratorio mentre lui sta effettuando dei delicatissimi (e potenzialmente esplosivi) esperimenti chimici. Secondo voi, riuscirà il Dr. Stein ad evitare una crisi di nervi quando anche i suoi studenti ne saranno ossessionati o cercherà di vendicarsi del povero Spirit che ne è stato la causa? E riuscirà quest'ultimo a sopravvivere o perlomeno ad evitare la terapia? A voi l'ardua sentenza, ahah.
Nella speranza di farvi ridere un po' o perlomeno di strapparvi un sorriso. =)
Probabilmente un po' AU per la presenza del gioco Pokémon Go e non ambientata in un momento preciso della storia, data la compresenza di Marie e Medusa (ancora alla Shibusen come dottoressa).
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franken Stein, Marie Mjolnir, Medusa, Spirit Albarn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Missione Pokémon Go: Quali Pokémon ci sono a Patchwork Lab?


Era una mattinata tranquilla a Patchwork Lab: Marie era appena tornata dalla Shibusen e stava iniziando i preparativi per la cena mentre il dottor Stein era impegnato in un importante esperimento di legame tra elementi chimici (altamente esplosivi) che richiedeva la massima attenzione. Una giornata normale, dunque. Eppure c’era un’unica cosa che si poteva dire che disturbasse l’oscura quiete di quel luogo e questa aveva la forma di una certa Falce della Morte:

-STEEIIINN!- gridò all’improvviso il nuovo arrivato, facendo saltare in aria il povero scienziato che per errore fece cadere due gocce di un elemento esplosivo nel becher, avendo a malapena il tempo di imprecare prima che la reazione chimica gli scoppiasse in faccia.

-Stein! Stein! Il tuo laboratorio è fantastico, guarda cosa ho trovato- disse Spirit Albarn entrando tutto entusiasta nel laboratorio del suo ex partner, troppo concentrato sullo schermo luminoso del suo nuovo ipad per notare il fumo dell’esplosione nella stanza o l’aura omicida che circondava Stein all’idea di dissezionare dalla testa ai piedi il suo sciagurato amico per avergli rovinato l’esperimento. Spirit però a quanto pareva possedeva ancora il suo formidabile istinto di autoconservazione e optò per non avvicinarsi troppo allo scienziato tedesco né a mostrargli subito ciò che aveva trovato sull’ipad.  

-Spirit, mi spieghi per l’amor di Shinigami che diavolo stai facendo nel mio laboratorio con quel coso?- stava facendo del suo meglio per rimanere paziente mentre indicava la sciagura (per lui) elettronica che Marie l’aveva obbligato a regalare a Spirit per Natale.

-Semplice, gioco a Pokémon Go!- fu la risposta della Falce, con un sorriso raggiante e una stretta orgogliosa sull’apparecchio elettronico per tutti i Pokemon che era riuscito a catturare.

-Pokémon Go- ripeté Stein, in tono piatto.

-Sì! Lo conosci? È un gioco divertentissimo in cui praticamente tu vai in giro con uno di questi dispositivi dotati di realtà aumentata e poi, bla bla bla …- continuò a spiegare, felicissimo che l’amico fosse interessato alla sua nuova passione.

“Non ho dovuto nemmeno fare esperimenti sul sistema nervoso, il tasso di crescita della sua stupidità è notevolmente superiore alla media”, pensò Stein con un sospiro stanco poggiando sulla scrivania gli occhiali ormai inservibili per via della fuliggine e sfregandosi le tempie con l’altra mano per qualche secondo. Alzando lo sguardo notò che né il sorriso ebete sulla faccia di Spirit né il suo discorso appassionato erano svaniti e decise che il modo più veloce per liberarsi di lui (dissezione a parte) fosse quello di assecondarlo. Nel peggiore dei casi, pensò, aveva ancora un paio di fiale di cloroformio come ultima risorsa.

- … e una volta trovati puoi usare le sfere poké per catturarli. Non è meraviglioso?

-Si, si, fantastico- rispose Stein, cercando il più possibile di essere credibile per convincere Spirit a lasciarlo tornare al più presto ai suoi esperimenti.

-Davvero la pensi così?- le stelline negli occhi di Spirit erano ridicole agli occhi di Stein, che ringraziò più volte la sua vista carente per mostrargliele solo sfocate, ma nonostante questo annuì.

-Si si, meraviglioso. Anzi, perché non glielo spieghi anche a Marie, che sono giorni che cerca informazioni su questo famoso gioco- propose Stein, che non ce la faceva più ad aspettare di tornare al suo lavoro ed era disperatamente alla ricerca di un modo per scollare dal suo nuovo divano la Falce della Morte, trasferitosi lì in pianta stabile sin da quando aveva iniziato a parlare: ovvero da quando era entrato. A salvarlo fu proprio l’entrata tempestiva di Marie nella stanza.

-Franken, cosa è successo qui dentro? Ho sentito un botto prima e mi sono preoccup… ahahah!- disse prima di scoppiare a ridere quando, dopo essere entrata tutta trafelata, notò lo scienziato esasperato ricoperto di fuliggine e nerume (probabilmente il risultato del botto) e Spirit Albarn spaparanzato sul divano tutto eccitato che parlava senza sosta di non aveva capito che cosa.

-Non ti preoccupare, Marie, non è successo niente- rispose Stein, ignorando le sue risa e cercando di farle capire con lo sguardo che se non avesse portato al più presto Spirit ad almeno una decina metri lontano da lui, il sommo Shinigami si sarebbe dovuto trovare una nuova arma preferita.

-Ehm, a cosa stai giocando, Spirit?- tentò Marie, che aveva colto l’allusione e desiderava salvare la vita del collega Falce della Morte.

-Pokémon Go! L’hai mai visto? Mi ha detto Stein che da giorni stavi cercando informazioni su questo gioco … - lo sguardo di Marie si diresse scettico verso il meister che si limitò ad una scrollata di spalle e lei sospirò- … quindi se vuoi ti posso insegnare io, che ne dici?- domandò Spirit, balzando giù dal divanetto e mettendo l’ipad nelle mani sottili della ragazza bionda.

-Penso che sia una buona idea. Andiamo in cucina, però, così ne approfittiamo anche per mangiare qualcosa- propose Marie con un brillante sorriso che unito alla menzione del verbo “mangiare” convinse immediatamente Spirit a seguirla, lasciando solo Stein nella stanza.

-Ah, e chiudete la porta quando uscite- fu l’unica cosa che disse lo scienziato prima di tornare al suo tavolo di lavoro con una leggera spinta alla sua fida sedia mobile. Quando non sentì più i passi delle due falci della morte sospirò, soprattutto perché la loro assenza non fu seguita dal rumore della serratura della porta.

-Quei due mi faranno impazzire prima o poi- disse il meister a bassa voce, affettuosamente, prima di tornare ad occuparsi della sua amata chimica, ridisponendo le sostanze con cui stava lavorando prima in un nuovo becher (l’altro giaceva ancora in pezzi di fianco alla lampada).

-Va bene, adesso aggiungiamo una goccia di quest’acido e sarà quasi perfetto- esclamò lo scienziato tedesco con un sorriso esaltato sul volto. “Dove ho lasciato il contagocce?” pensò, andando a cercarlo nell’armadietto vicino la scrivania e dopo averlo riempito dell’acido desiderato lo dispose esattamente all’altezza dell’ampolla, con la massima fermezza.

-MARIE, vieni presto ho trovato un Gengar!- gridò di nuovo Spirit, rientrando nella stanza senza alcuna delicatezza, dato l’urlo e l’impatto rumoroso della porta contro il muro ed iniziando a vagare per la stanza, ipad in mano e Marie che seguiva il gioco alle sue spalle. “Povero me, ha rincretinito anche lei” sospirò Stein, girando un paio di volte la vite nella sua testa e cercando di concentrarsi di nuovo sulla reazione che stava cercando di realizzare da almeno un quarto d’ora e non su quell’irritante via vai alle sue spalle.

-Forza Spirit, dovrebbe essere qui da qualche parte!- l’incoraggiò la donna, che ci stava prendendo gusto nel seguire l’arma nella sua corsa entusiastica per il tetro laboratorio in cui ogni tanto gridava cose come “Non mi sfuggirai!” o “Diventerò il miglior cacciatore di Pokémon del mondo” e nel frattempo cercava di non inciampare in mezzo al disordine del laboratorio di Stein. Il quale stava davvero dando fondo a tutto il suo autocontrollo per ignorare il desiderio spasmodico di avere un bisturi tra le mani e la cui vena sulla fronte sembrava pronta ad esplodere dal nervosismo.

Marie lo notò e si limitò a sorridere, dopotutto non era certo una cosa da tutti i giorni vedere l’algido Dottor Stein in quelle condizioni e non certo per un attacco di Follia! Inoltre, non aveva alcuna ragione per fermare Spirit: primo, Franken se  lo meritava per averla usata come scaricabarile e secondo, era troppo divertente vedere come l’entusiasmo di Spirit era direttamente proporzionale all’irritazione di Stein. Quasi rise, vedendo come lo scienziato cercava di respirare a fondo un paio di volte, contare fino a cento, sopprimere i tic nervosi all’occhio e alle mani, ormai troppo poco ferme per continuare il suo lavoro e scuotere la testa come per scacciare qualche pensiero (probabilmente qualcosa di estremamente pericoloso per il rosso, che ignaro andava avanti e indietro come un forsennato alle sue spalle). Stein, infatti, alla fine emise un sospiro esasperato, girò un paio di volte la vite nella sua testa per calmarsi, facendo rabbrividire le due armi, e aggiunse tra i suoi promemoria mentali di costruire una botola all’ingresso, dato che a quanto pare il cartello: “Sparite, a meno che non vogliate donare il vostro corpo alla scienza” posto di fronte al cancello non erano sufficienti per tenere lontani qualche ospite irritante.

Alias Spirit Albarn.

-TROVATO!!!- urlò Spirit, saltando di gioia mentre Stein cercava di tenere la mano più ferma possibile per immettere solo due gocce e non di più di acido muriatico nella sua soluzione, già sospettando che fosse una pessima idea. Il rosso, infatti, per l’entusiasmo e la scarsa luce non vide la pila di libri sul pavimento ed, inciampando, urtò proprio la sedia di Stein che perdendo l’equilibrio versò tutte le gocce di acido sul tavolo, ora decorato con un grande buco circolare.

-SPIRIT!!- gridò Stein, ben oltre il limite della sua pazienza già scarsa, sbattendo i pugni sul tavolo (Marie non avrebbe approvato la faccia di Spirit come bersaglio) e voltandosi verso l’amico terrorizzato.

-Ehm, che c’è, Stein?- domandò Spirit cercando di fare finta di niente, nonostante a quello scatto d’ira si fosse nascosto con un gridolino ben poco virile dietro la schiena di Marie. Dimenticandosi che, essendo lei circa cinquanta centimetri più bassa di lui, fosse ancora perfettamente visibile agli occhi iniettati di sangue dello scienziato.

-Ti rendi conto di cosa hai combinato?!- gridò, ancora fortemente incazzato, indicando il suo tavolo di lavoro ormai sciolto e inservibile. Spirit alzò leggermente la testa da dietro la spalla di Marie e non osò nemmeno sorridere alla vista di quel disastro (aveva tutte le intenzioni di mantenere la testa attaccata al collo, lui).

-Beh, se vu-vuoi te lo ricompro- tentò, ma quello sguardo omicida non si ammorbidì nemmeno un po’. Stein sembrava ancora sul punto di dissezionarlo e nemmeno Marie, rimasta in silenzio a godersi la scena, sembrava preoccuparsi troppo di aiutarlo.

-Però almeno l’ho trovato!-disse all’improvviso Spirit, mettendo lo schermo dell’ipad con l’immagine del Gengar catturato a pochi centimetri dal volto di Stein, che gli lanciò contro un bisturi preso chissà dove ad altrettanti centimetri dalla faccia, causando un gridolino isterico e fin troppo acuto.

-FUORI DI QUI!-

Non se lo fece ripetere due volte.

 

*********************************************

 

Infermeria della Shibusen, quello stesso pomeriggio …

 

“È inutile, quel gioco mi perseguita” pensò Stein al limite di una crisi isterica, con la testa quasi pressata nervosamente sulla sua scrivania. Non gli era bastato Spirit, adesso pure i suoi studenti si erano ossessionati a quel gioco malefico! Non avevano fatto altro che parlarne sottovoce per tutta la durata delle sue ultime quattro lezioni, cosa che aveva richiesto gran parte della sua sanità mentale (e un intero set di bisturi chirurgici) per poter continuare a spiegare. Soprattutto quando un ragazzo aveva chiesto se dare la caccia alle uova di Kishin fosse come andare in cerca di Pokémon. La classe era scoppiata in una serie di risa incontrollate e ci è mancato molto poco che quello studente non diventasse l’oggetto della lezione al posto di quello stupido pennuto in via d’estinzione. A quel pensiero, sbatté un paio di volte la testa sulla scrivania, emettendo un grugnito di esasperazione per l’emicrania che non accennava a svanire. E pensare che quel giorno non aveva nemmeno le sue care sigarette ad aiutarlo a scaricare la tensione, dato che Marie l’aveva costretto giustamente a smettere, dicendo che se lui fosse un vero medico saprebbe che quegli oggetti demoniaci lo uccideranno.

Un altro grugnito, seguito dall’ennesima craniata sulla scrivania.

-Ehi ehi, quanta energia. Se continui così dovrò chiamare il mobiliere per un altro tavolo- scherzò Medusa, che appena entrata aveva subito sorriso alla vista dello scienziato esasperato dall’altro lato della stanza. – C’è forse qualcosa che ti preoccupa? O cerchi soltanto un modo per velocizzare il processo di diffusione della tua follia?

-Molto divertente, dottoressa Medusa- rispose lo scienziato, sarcasmo   ancora con la testa poggiata sul legno e i capelli grigi che le impedivano di vedere la sua espressione.

-Oh, andiamo, Stein. Qual è il problema?- domandò, avvicinandosi allo scienziato, in un tono dolce molto simile a quello che si usa quando si ha a che fare con un bambino testardo. Infatti, Stein non rispose né si spostò di un solo millimetro dalla sua posizione, nonostante Medusa potesse quasi sentire le ossa del suo corpo implorare pietà per la postura che erano costrette a sostenere. Accorgendosene, sorrise di nuovo e riprovò, questa volta accarezzando gentilmente le spalle del meister con la punta delle dita per alleviare la tensione, ma ciò che ottenne fu solo un mugolio inarticolato.

-Non me lo vuoi proprio dire? Sai che ti fa male trattenerti e, poi, tirati su, ti romperai la schiena se continui a stare piegato sul tavolo- continuò, con il tono più gentile che riuscisse a modulare e, si accorse con sorpresa, con genuina preoccupazione. La sorpresa maggiore, però, fu che le sue parole ebbero proprio l’effetto sperato.

-Quel maledetto gioco … mi sta facendo impazzire- la risposta fu detta in un tono talmente basso che Medusa dovette chinarsi per poter sentire. Era quasi come se lui si vergognasse di ammettere che uno come il temibile Dottor Stein potesse essere tanto sconvolto da un semplice videogioco e questo pensiero rese ancora più ampio il sorriso della strega.

-Quale gioco? Non vorrai dire il famigerato Pokémon Go- chiese lei con un’espressione forzatamente scioccata per prenderlo un po’ in giro e Stein annuì seppur ancora riluttante. Per quanto ci scherzasse su, in realtà comprendeva benissimo l’esasperazione dell’uomo dato che quando Elka aveva deciso di insegnare a Crona come giocare mentre lei stava meditando non passarono nemmeno 5 minuti prima che lo polverizzasse con il suo Vector Arrow.

-Ehi, ti capisco, sai?- continuò la “dottoressa”, andando alla fine a sedersi sulla scrivania di fronte al dottore, staccando a malincuore la mano dalla sua spalla. Finse anche di non notare lo sguardo scettico che le rivolse, continuando il suo discorso. -Si, è davvero un gioco snervante per chi come noi è soggetto a coloro che lo usano.

-Ma molto divertente per quelli che ci giocano- ribatté lo scienziato, ripensando al sorriso ebete ma felice sul volto del suo ex partner mentre andava avanti e indietro per il suo laboratorio con il gioco in mano, anche se era certo che uno dei principali fattori di divertimento fosse la possibilità di farlo esaurire.

-Ah, non mi interessa che ci giochino gli altri, non sono affari miei dopotutto, ma mi serve un modo per dissuadere Spirit dall’invadere il mio laboratorio per una semplice caccia digitale!- l’affermazione di Stein fu accompagnata da un leggero tic all’occhio al sol pensiero. -Mi ha fatto esplodere un esperimento in faccia!- continuò, mettendosi le mani ai capelli, senza rendersi conto che questo particolare esaurimento nervoso gli stava facendo dire dettagli di cui probabilmente più tardi si sarebbe vergognato e ne ebbe la conferma quando sentì Medusa ridere genuinamente.

-Oh, povero Stein, ti sta facendo davvero impazzire tutto questo. Beh, se vuoi liberartene, puoi provare a: non lo so cancellare i suoi dati di gioco, impedirgli di giocare oppure dimostrargli il tuo interesse nei confronti dell’argomento così dopo un po’ smetterà di parlartene- suggerì Medusa e, mentre osservava quell’espressione pensierosa, si rese conto che se si fosse concentrata abbastanza avrebbe potuto quasi ascoltare il suono degli ingranaggi che giravano nella mente contorta dell’uomo, finché non fu ridestata dai suoi pensieri dal suono di una risata demoniaca, per lei, meravigliosa che non presagiva nulla di buono per il povero Spirit.    

-St-Stein?

-Sei un genio, Medusa!- disse lo scienziato, alzandosi di scatto e addirittura abbracciando la donna ancora seduta sulla scrivania per l’euforia dell’idea crudele e diabolica che lei gli aveva inconsciamente suggerito. Medusa non fece nemmeno in tempo a realizzare cosa era successo (o a maledirsi per aver permesso al suo viso di arrossire) che lui era già sparito nel corridoio, ghignando come il pazzo sadico che era e parlottando di come Spirit avrebbe “apprezzato” il suo interesse e chiedendosi poi dove avesse lasciato bisturi e pinze. Gli sarebbero stati molto utili per la sorpresa che aveva in mente …

 

*************************************************

 

Casa Albarn, quella sera stessa …

 

-Che giornataccia, ragazzi- commentò Spirit al vuoto del suo appartamento, come se quest’ultimo fosse stato un vecchio amico fidato, entrando a casa e posando in automatico la giacca senza neanche accendere la luce.

-Prima rischio di perdere un paio di organi da Stein solo perché volevo giocare a casa sua (anche se devo ammettere che è stato divertente mandargli a monte gli esperimenti), poi una riunione delle falci della morte su solo Shinigami sa cosa e infine -i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime al sol pensiero- Maka, la MIA Maka, che parla di quelle cose orribili con quel taglia-ricotta di una falce teppista!- finì per gridare senza nemmeno accorgersene con le lacrime agli occhi e le labbra tremanti in una delle sue famose crisi di pianto che erano comiche e drammatiche in un modo che solo Spirit riusciva a fare.

-Non ti preoccupare Maka, Papà non ti permetterà di sentire di nuovo parole così terribili come “fidanzamento” da quel Soul! Tuo padre sarà sempre accanto a te per preservare la tua innocenza!- promise, rialzandosi da terra con un’espressione determinata che solo un padre che crede di essere nel giusto può avere. Quello che non sa è che a quest’ora Maka starà affilando la sua enciclopedia per i Maka-Chop, ma forse è meglio non dirglielo.

In ogni caso, Spirit si diresse verso la porta della cucina, accese la luce e posò le buste della spesa sul tavolo come faceva sempre, ma questa volta rimase sorpreso di vedere una piccola scatola incartata fare capolino esattamente al centro della tovaglia a quadri.

-Che roba è? Non mi ricordo di aver ordinato nulla e poi, non è nemmeno il mio compleanno!- esclamò, cercando di pensare ad una possibile motivazione per cui qualcuno si possa essere intrufolato di nascosto a casa sua e depositato una scatola sul tavolo della sua cucina. Ci rifletté un paio di minuti, ma poi scosse la testa e notò lo stile inconfondibile della carta regalo. Bianca con delle contorte linee nere seghettate, suture presumibilmente.

Stein.

Al pensiero, non seppe se essere più compiaciuto o spaventato all’idea che l’amico avesse deciso di fargli un regalo. Conoscendo lo scienziato, decise di optare per la seconda e prese con cautela il biglietto rosso in cima alla scatola.


" "Caro" Spirit,

volevo scusarmi per essere stato così scortese con te l’ultima volta che sei passato al mio laboratorio e desideravo dimostrarti che il gioco di cui mi parlavi ha catturato il mio interesse nel migliore dei modi. Ho scoperto che il mondo dei Pokemon mi affascina sin nel suo cuore, nella sua essenza e volevo condividerlo con te. Spero che ti piaccia. (perché quel suo terrificante ghigno sadico riusciva a dargli i brividi persino mentre leggeva?)

Franken Stein

 

Ora aveva decisamente la certezza che avrebbe dovuto iniziare preoccuparsi e anche parecchio. Franken Stein non si scusava, mai, tantomeno con lui o per una cosa di cui era assolutamente convinto di essere nel giusto.

-Respira, Spirit, respira. Anche se sai che la tua crisi di panico è perfettamente giustificata, devi calmarti e respirare. Hai appena ricevuto un regalo da Stein con un biglietto a dir poco inquietante, ma non potrà essere poi così male no? È il fatto che l’evidenziatore sulla parola “cuore” ti abbia fatto gelare il sangue non significa che devi averne paura. Perciò adesso fai l’uomo e apri questa scatola!- si impose, con un espressione risoluta e un “Fai vedere a Maka che il suo Papà non ha più paura di quel pazzo sadico”, ma non durò a lungo perché subito dopo sentendo lo scricchiolio raccapricciante di quel coperchio mentre lo sollevava ritirò la mano di scatto e gridò: “Sì, che ne ho paura, invece!” con un tono di un paio di ottave superiori a come gli sarebbe piaciuto.

Comunque, dopo un paio di minuti e parecchi tentativi di autocontrollo, riuscì finalmente a togliere il coperchio e visualizzare quale fosse il suo contenuto. Quindi, Spirit alzò la testa, vide cosa c’era nella scatola, sbiancò fino alla punta dei capelli ed ebbe appena il tempo di pensare di gettare la scatola e il suo contenuto (soprattutto il suo contenuto) tra i rifiuti speciali e/o radiattivi di Death City, prima di avere l’unica reazione coraggiosa che riuscì a pensare.

-AAAAHHHHHHHHHHH!-

E svenì.


...

 

-Ah, musica per le mie orecchie- commentò Stein a bassa voce, felice come un bambino dopo aver sentito l’urlo terrorizzato e parecchio acuto che aveva appena straziato l’intera Death City e che per lui significava solo una cosa:

-Spirit ha ricevuto il mio regalo- dedusse, con il sorriso più sadico che avesse mai avuto, mentre continuava il suo ritmo frenetico sulla tastiera del computer, dove stava stilando il programma delle lezioni.

-Mi dispiace solo di non aver potuto assistere alla scena- sussurrò poi, sempre ghignando, ma in tono più alto stavolta, tanto che Marie lo sentì dall’altra stanza e come prevedibile, dopo pochi secondi:

-Hai detto qualcosa, Franken?- chiese lei un po’ preoccupata sentendolo parlare da solo e sghignazzare, di solito i classici segni dei suoi raptus di follia.

-Niente, Marie. Non preoccuparti- le disse per rassicurarla, senza mai smettere di ridacchiare. Non vedeva l’ora di incontrare Spirit lunedì e assistere alla sua reazione traumatizzata. 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

 

Ed eccoci qua, ritornati dall'Oltretomba dopo più di un anno su Efp con l'intenzione (si spera) di rimanerci. Comunque è la prima volta che mi inoltro nel fandom di Soul Eater (manga conosciuto solo tre mesi fa grazie ad un cosplayer) e sinceramente non so come mi sia venuta in mente questa one-shot, ahah. Certamente, è solo grazie a mia sorella che ha scaricato questo gioco giorni fa e il suo entusiasmo mi è sembrato un po' come quello di Spirit. Comunque, a me piacciono molto i Pokémon e anche il gioco lo trovo carino, anche se vederci giocare le persone a volte è un po' snervante se stai facendo qualcos'altro. Che dite, secondo voi ormai dovremmo mettere anche i Pokémon come specie in via d'estinzione ora che anche Stein se ne è interessato?

Sono aperte le scommesse su quale possa essere stato il regalo di Stein!

Spero che la storia vi sia piaciuta =). Mi raccomando, non siate timidi, fatemi sapere se c'è qualcosa da migliorare o se almeno per strapparvi un sorriso andava bene così. Pure per farci due chiacchiere insieme, per dire, mi farebbe davvero molto piacere. A presto! 

  
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