« Gekkōin. »
Silenzio.
« Neh, non mi rispondi? »
Il demone sollevò appena la testa, rannicchiato nel suo angolo buio.
« Su, dimmi che ti succede. Lo sai che sono qui con te. »
Il castano, suo umano e detentore dell'arma che infestava, si inginocchiò ad un passo da lui, divaricando poi le gambe piegate per sedersi al suolo, e posizionò le proprie mani sulle ginocchia, in attesa di una sua reazione, sorridendogli dolce per incoraggiarlo.
« ... Ti piace prendere il mio corpo per manifestarti nel sonno, vero? Sai, fa davvero strano vedere un "altro me stesso" davanti, con un paio di piccole corna e gli artigli e- »
« Sì, mi piace come sei fatto. »
L'arciere schiuse le labbra, tradendo un lieve stupore nell'udire una risposta repentina e troncante. Ripresosi, ridacchiò come suo solito, osservando il demone dal volto celato nell'ombra.
« Mi dici sempre cose opposte! Alterni lodi e insulti in un modo che non- »
« Io non insulto. Io dico la verità e quello che penso. »
Beh, perlomeno sembrava essersi deciso a discorrere, anche se non lo lasciava finire.
« Quindi, pensi davvero che io abbia una faccia da ebete? »
« Sì. La più ebete che ho visto in secoli di esistenza. »
« Sembra quasi un primato! Ah ah! »
L'altro tacque, pur continuando a tenere la testa e probabilmente anche lo sguardo rivolti a lui.
« Dai, scherzavo. Sei davvero così vecchio, Gekki? »
« No, idiota. Sono un demone giovane. Quelli vecchi sorpassano i millenni. »
Batté le palpebre, sgranando leggermente gli occhi alla consapevolezza di quell'informazione; come mai non ne avevano parlato, a scuola di addestramento, dell'età dei demoni? Anzi, pensandoci, non avevano mai accennato nemmeno al loro sesso, né alla loro modalità di nascita o di morte... solo di come usarli e come resistervi.
« I-In effetti, credo di sapere poco di voi... di te. Mi piacereb- »
« Non ho voglia di rispondere alle domande di un umano curioso e chiacchierone. »
Lui, chiacchierone? Questa proprio non se l'aspettava, ritenendosi un ragazzo piuttosto silenzioso, ma intuì che il demone potesse avere quest'impressione a causa del semplice fatto che parlasse solo con lui, tutte le notti e durante le battaglie.
« Scusami, hai ragione. Non devo immischiarmi nella tua vita privata. Allora, ehm... hai voglia di fare qualcosa insieme? Abbiamo parecchie ore prima dell'alba. »
« ... »
Lì, Yoichi ebbe un brivido. Si sentiva le iridi del demone fissate addosso, nonostante non potesse vederle ancora. Lentamente però, quella figura si mosse, rivelandosi con i suoi familiari marchi a triangolo invertito sulle gote, i canini appuntiti sporgenti dalle labbra e le pupille feline, facendo inevitabilmente inarcare il suo umano all'indietro per istinto, pur mantenendosi in posizione seduta.
« Gekki, cosa stai... »
Nemmeno il tempo di capire, che di colpo il demone si fiondò addosso a lui, incurante di averlo steso all'indietro e di avergli fatto sbattere la schiena e la nuca; serrati i denti e strizzati gli occhi, emise un lamento di dolore, essendo poco tollerante a quello fisico; tornato a guardarlo, lo vide ghignare a pochi centimetri dal suo viso, malevolo come mai lo era stato, determinato nell'approcciarsi a pronunciare le sue velenose parole.
« ... Mi stai preparando la strada perfetta per sconfiggere la tua volontà una volta per tutte, Saotome Yoichi. »
Fece per rispondere, ma sarebbe stato inutile: lo sapeva anche lui. Sapeva che innamorarsi lo avrebbe portato alla rovina della possessione. Poiché per quanto buono ed altruista potesse essere, l'amore sarebbe sempre riuscito a portare dolore.
Un amore non corrisposto, poi, lo avrebbe portato a tradire la sua stessa personalità.
« ... Yuu-kun... »
Sussurrò flebile, chiudendo del tutto gli occhi pur di non vedere Gekkōin leccarsi le labbra nel pregustarsi la vittoria sull'umano più resistente che avesse mai incontrato.
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L'amore è una falla che s'apre sotto i piedi, e tutto è possibile durante la caduta - ma ahimé, sfortunati coloro che da soli precipitano e da soli colpiranno il suolo, dissanguandosi a favore dei demoni e non dell'amato.