Martedì 11 Gennaio, 3°... anzi, forse 4°.
Nessun omicidio, nessuna scomparsa...
Nessun caso.
Jhon è a lavoro, non tornerà prima delle 20.
4 ore, 20 minuti, ed un numero indefinito di secondi per rivedere Jhon.
Rivedere Jhon.
Sarebbe bello vederlo adesso, ma non perchè mi preparerebbe del thè, ma perchè è Jhon.
E' solo Jhon.
Sbuffo sonoramente, alzandomi dalla poltrona: ma che penso?
Apro il frigo, trovando la solita testa mozzata.
.... Noioso.
Tutto è noioso, tutto è monotono... tutto grigio.
Persino i casi stanno diventando monotoni, se non fosse per Jhon.
Lui è l'unico che potrebbe risolvere i casi al mio fianco.
Nessuno mi capisce, tranne Jhon.
Non è intelligente quanto me, certo, ma riesce a capire ciò che provo, anche se non lo dimostro, controllando il mio linguaggio del corpo.
Volgo lo sguardo all'orologio: mancano ancora 3 ore e 10 minuti per rivedere Jhon.
Mi siedo nuovamente sulla poltrona, sbuffando, e abbandonando il capo sullo schienale, chiudendo gli occhi.
Sento la porta aprirsi, mi desto immediatamente dal mio stato di noia, concentrandomi sui rumori: passi, composti, tipici di un soldato... Jhon.
Lo guardo varcare la soglia della porta.
"Oggi ho finito il turno prima, dato che da ore non arrivava nessun paziente" mi informa.
Gli sorrido, e come sempre, in sua presenza avverto una strana sensazione, come di euforico.
Ricambia il sorriso, avvicinandosi per riporre la giacca sulla poltrona dinanzi alla mia.
Osservandolo meglio sorrido, facendo una risatina, ottenendo, inevitabilmente uno sguardo confuso dall'altro.
"Hai fatto conquiste" dissi, avvertendo un profumo femminile.
Lui arrossì, poi farfugliò: "Una paziente...e...e... non è successo niente!" scandendo bene l'ultima frase.
"Bene" affermai.
"Sei geloso?" chiese.
"Perchè dovrei esserlo, Jhon?" risposi, mentendo: eccome se lo ero! Nessuna stupida donna poteva toccare il mio Jhon.
"Si che lo sei!" mi disse, sorridendo.
Distolsi lo sguardo, arrossendo e cercando di replicare, ma invano: Jhon capisce sempre quello che provo.