Ripasso di giorni senza nome
Tornaconto superiore nel marchingegno dell’orrore
e tutto brucia svelto se si parla del mio cuore.
Veleno inteso come dolore,
ma il mio satura l’anima dalla putrefazione.
Petali stanchi si poggiano sul petto,
demoni danzano al mio cospetto,
fantasie erotiche pervadono ogni momento
di inutile nevrastenia; e di colpo mi accontento.
A che serve scoprirsi veri per poi non mostrarsi
alla luce del giorno; sembriamo fantasmi
che si trovano per caso alla ricerca di se stessi,
condannati alla vita eterna in un mondo senza letti.
Malinconia, è la prima nei miei concetti,
se potessi parlerei solo di quelli,
eppure ti sto parlando dei miei difetti
che non riesco ad esser me stesso se sono in mezzo a tanti specchi.
Dove non sarò?
se potessi trovar me stesso ti direi di no.
Ho già l’armadio pieno di maschere,
se ne aggiungessi un’altra potrebbe cedere.
Macchio fogli con l’inchiostro della penna
e non dico scrivere perché odio chi lo afferma.
Perché sfogarsi significa dialogare con la coscienza;
dipingere di nero il bianco che ti lascia senza
amici, parenti, amanti o te stesso
che sei l’unico che è rimasto a ballare questo lento,
l’unico a cercare di trovare un pretesto
per arrivare fino al letto per morire senz’impegno.
Ma ancora una volta mi sveglio e mi tormento,
fuori è ancora notte, ma lo è sempre stato dentro.
Non mi spavento, mi giro e mi addormento,
e se ce l’ho fatta oggi, ieri è stato un giorno in meno.
Monotonia all’apice della classe sociale
che non voglio seguire per una ragione culturale,
preferisco destarmi con il verbo amare,
come quando il cielo entra in empatia con il mare.
Dove non sarò?
se potessi trovar me stesso ti direi di no.
Ho già l’armadio pieno di maschere,
se ne aggiungessi un’altra potrebbe cedere.
Sono pronto a scegliere, solo con te posso ora vivere .
-DreamEater