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Autore: nattini1    29/08/2016    2 recensioni
Storia ispirata dall'undicesima stagione (in particolare leggeri spoiler per le puntate 11x04, 11x08 e 11x11; un piccolo riferimento alla 8x15), che spero divertirà ed emozionerà, sviluppata come un'originale avventura dei fratelli Winchester alle prese con un caso che potrebbe non essere nulla, ma si rivelerà vitale e catalizzante per il loro rapporto. Alcuni dialoghi sono volutamente ripresi dalla serie e rimaneggiati. Wincest.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Si sono svegliati presto (Sam perlomeno, Dean proprio non è riuscito a prendere sonno: troppi pensieri dal quasi casto al quasi reato, dal «Era solo un gesto d'affetto» al «Ma che cazzo stavo facendo?») e si sono appostati vicino alla casa degli Adams con due bicchieri di caffè in mano. La loro pazienza viene premiata e, dopo un po', vedono i bambini che escono di casa con gli zaini in spalla e la nonna che li accompagna a prendere l'autobus. Seguono l'autobus fino alla scuola; non sembra un edificio molto in ben in arnese, è solo una delle tante scuole pubbliche sparse in tutti gli Stati che i due cacciatori conoscono fin troppo bene per esperienza personale.

«Hai qualche idea che non contempli il sequestro di minori?» chiede Dean.

Sam pensa un momento e poi si porta una mano sulle labbra con apparente fare pensoso, ma in realtà vuole nascondere un sorriso: «A dire il vero sì… Mi hai dato tu lo spunto con una frase che hai detto ieri…».

Dieci minuti dopo entrano nella scuola (Dean è visivamente a disagio e continua a recriminare sottovoce: «Ma non era meglio farci passare per psicologi dei servizi sociali che dovevano controllare lo stato di salute dei bambini, anche se è passato del tempo dalla morte dei genitori?» «Rapirli comincia a sembrarmi un'idea migliore!») e bussano alla porta di un ufficio che riporta la targhetta: «V. Norris, preside». Un uomo di mezza età, quasi completamente calvo, un po' grassoccio apre e domanda educatamente: «Desiderate?».

Den si infila le mani in tasca e si volta verso il fratello. Sam riesce miracolosamente a non sollevare gli occhi al cielo e cerca di sembrare disinvolto: «Buongiorno, sono George Fillion. Io e mio marito Steve – accenna a Dean, che non sa più come mascherare il disagio, mettendogli una mano attorno alla vita e attirandolo gentilmente; una cosa è fingersi agenti del FBI, ma questo proprio…! – ci stiamo trasferendo a Menomonie; abbiamo visto una casa qui vicino e pensiamo di iscrivere nostra figlia Claire in questa scuola. Ma prima vorremmo sincerarci se può davvero andare bene per noi, ci teniamo molto che nostra figlia cresca in un ambiente che possa darle stimoli adeguati».

Den riesce ad annuire, con troppa foga, cercando di sembrare convincente.

Il preside, dopo un momento di smarrimento, si dimostra subito disponibile: «Oh, certamente. Vi illustrerò i nostri programmi scolastici e vi farò fare un giro per la scuola. Quanti anni ha vostra figlia? Non è con voi?».

«Ha nove anni. – risponde svelto Dean – L'abbiamo lasciata con sua zia Jody, preferiamo trovare una sistemazione prima di portarla qui, non vogliamo sballottarla in giro da un posto all'altro».

Il signor Norris approva la scelta e trascorre l'ora successiva a spiegare come le lezioni di musica e arte siano fondamentali nell'educazione delle giovani menti, trascinandoli da un'aula all'altra e assicurandoli di come nella loro scuola non si faccia alcuna differenza tra famiglie tradizionali o famiglie con due mamme o due papà. Sam sembra fin troppo divertito dalla situazione e Dean decide di vendicarsi mettendolo in imbarazzo: con nonchalance, prende la mano di Sam. Quest'ultimo sobbalza leggermente, ma non ritira la mano. Dopo un po', Dean si accorge che la stretta è calda e sorprendentemente piacevole, e allora indugia con il suo pollice sul dorso della mano del fratello, carezzandogli la pelle. Contrariamente a quello che si aspetterebbe, Sam non sembra infastidito, anzi: le sue labbra si schiudono in un sorriso che ha un che di malizioso.

Arrivati all'aula di arte – Sam e Dean stanno ormai perdendo le speranze e il maggiore è stanco di commentare «Meraviglioso!» ogni volta che vedono un nuovo laboratorio –, per una volta la fortuna sembra essere dalla loro parte: nell'aula, nell'ultima fila di banchi ci sono i due bambini che stanno cercando.

Sam ne approfitta subito: «Signor Norris, questi bambini sembrano abbiano l'età di nostra figlia, pensa che potremmo fare qualche domanda sulla scuola a qualcuno di loro per sapere come si trovano qui a scuola?».

Il preside acconsente. Subito Sam e Dean si avvicinano ai due bambini; non sono molto abituati ad avere a che fare con dei bambini e il maggiore (non lo ammetterà mai, nemmeno sotto tortura, ma vorrebbe che ci fosse Garth con Mr. Fizzles, il calzino con i bottoni azzurri al posto degli occhi e le labbra rosse) apre il discorso rivolgendosi al maschio commentando il disegno che sta facendo il bambino: «Un drago blu con le ali rosa? Il rosa è roba da femminucce!». Leo lo guarda male e risponde piccato: «È il mio amico Lelle e tu sei il tizio che è venuto a casa nostra ieri. Non dovresti comprarla sai, ci sono i fantasmi!». Per fortuna il preside stava parlando con l'insegnante e non seguiva la conversazione.

«Io non credo ci siano i fantasmi. Sai che anche io ho un amico con le ali? È un angelo, si chiama Castiel, può apparire e scomparire quando vuole e veglia su di me e mi protegge».

«Anche Lelle protegge me e mia sorella».

«Pensi che potrei parlare con lui? È qui con te ora?».

«No, lui ci aspetta sempre a casa e no, non ci puoi parlare!».

«Sai, volevo chiedere a Lelle perché mi aveva lavato la faccia se poi voleva sporcarmela con la fetta di torta; che poi è stato un vero spreco!».

Leo diventa tutto rosso e fissa lo sguardo sul foglio, riprendendo a disegnare borbottando qualcosa di incomprensibile.

Sam intanto sta cercando di iniziare un dialogo con la bambina: «Ciao».

«Ciao» risponde lei timidamente guardandolo di sottecchi.

«Ti piace stare qui?».

Lei annuisce.

Sam non sa davvero che pesci pigliare, come relazionarsi con i bambini, non ci ha mai avuto a che fare e non ha l'istinto di Dean per queste cose. Prova con un: «Ti ricordi di me, ci siamo incontrati ieri a casa tua».

Lei esita, poi gli chiede: «Vuoi portarcela via?».

«No, vorrei solo capire cosa succede nella tua casa».

«Se te lo dico mi prometti che non ce la porti via?».

«Promesso».

Con sommo dispiacere, non riesce a concludere la conversazione perché il preside ritorna da loro. Dopo avergli assicurato che avrebbero riflettuto sull'iscrivere la loro figlia nella sua scuola, ritornano al motel.

«C'ero quasi, la bambina mi stava dicendo tutto! – sospira Sam – Dunque, riassumendo: abbiamo capito che di sicuro il responsabile è questo draghetto blu, che probabilmente è uno Zana e che non lascia la casa».

«Quindi, prossimo passo?» chiede Dean.

«Troviamo una strega che ci venda un incantesimo per vedere gli Zana?».

No, Sam non può dirgli una cosa del genere! Dean vuole qualcosa a cui sparare, da uccidere, ma per favore, niente streghe! In effetti, sparare a una strega gli andrebbe bene, dover fare un accordo con una di loro – perché con donne del genere si tratta sempre di do ut des – è invece un'idea potenzialmente terribile.

Alla fine Dean accetta di mala voglia: «Dobbiamo cercare una strega solo per riuscire a risolvere un caso che non è nessun caso. Se è la scelta migliore che abbiamo… Ora usciamo, ho bisogno di un po' di tempo speso bene».

«Puoi darti alla pazza gioia, io farò qualche ricerca per vedere di trovare una strega» Sam cerca di dare alla frase un tono allegro, ma in fondo al cuore sente una fitta di dispiacere; sa che suo fratello vuole uscire per andare in cerca, non necessariamente in quest'ordine, di birra, di donne e di soldi facili vinti al biliardo. Si rende conto che la cosa gli dà fastidio probabilmente già da un po' e stasera è abbastanza sincero con se stesso da ammettere che quel fastidio porta il nome di gelosia. Se Dean vuole andare che faccia pure, ma stavolta Sam non resterà a guardare il fratello maggiore mentre sorride ammiccante alla più o meno procace cameriera di turno con quel suo sguardo così dannatamente accattivante, non dopo aver avuto il coraggio di dirgli quelle cose l'altra notte.

«È una cosa patetica! Devi imparare a divertirti» lo saluta Dean chiudendosi la porta alle spalle. In realtà, la sua è una fuga: dopo quello che è quasi successo la notte scorsa vuole tenersi a distanza da Sam.

Torna parecchie ore dopo, è quasi mattina, il cielo si sta appena schiarendo; ha bevuto parecchio, ma non tanto da perdere del tutto lucidità (ormai non si ubriaca così facilmente) e ha svariate banconote da 10 e 20 dollari in tasca. Entrando nella stanza nota subito che Sam non è lì; ha un momento di incertezza, ma poi vede che la porta del bagno è semiaperta e sente il rumore dell'acqua che scorre. Attraverso la fessura della porta coglie la silhouette di Sam dietro la tenda opaca della doccia; intuisce, più che vedere, il getto d'acqua che cade sulle sue ampie spalle per scivolare lungo la schiena e… oltre.

Dean deglutisce un po' troppo rumorosamente.

«Mai sentito parlare di privacy?» gli grida Sam che si era reso conto da un pezzo della sua presenza, esattamente da quando aveva lasciato Baby nel parcheggio di fronte alla camera.

«Se volevi della privacy potevi chiudere la porta» grida lui in risposta, lieto che il fratello non possa vedere che sta arrossendo.

Sam esce dalla doccia con un asciugamano avvolto attorno alla vita, le goccioline d'acqua che brillano sulla sua pelle segnata da diverse cicatrici e dal tatuaggio sul torace, e lo squadra soffermandosi con occhio critico sulla pelle del suo collo: «È un succhiotto quello?».

Ok, Dean non può farsi mettere in imbarazzo dal suo fratellino: «Aiutare tutte le donne single è parte del mio dovere civico e con loro non devi essere quello giusto, solo quello al posto giusto. E tu cosa hai fatto? Ti sei messo sotto le coperte alle nove di sera?».

«Ho passato parecchie ore a spargere la voce tra le nostre conoscenze che stiamo cercando James Frampton». Quella sì che era stata una buona idea! I Winchester non avevano affatto buoni rapporti con le streghe, ma ne avevano incontrata una (anzi, uno) a cui avrebbero potuto rivolgersi: James Frampton, un ex-detective che si interessato del mondo dell'occulto, facendo diventare la magia il centro della sua vita e utilizzandola per svolgere al meglio il suo lavoro.

«E bravo il mio Sammy!» approva Dean dandogli una pacca sulla spalla.

Ma Sam si scosta, irritato da quel contatto, e Dean non può far altro che entrare nella doccia lasciando che l'acqua calda lavi l'odore del cocktail di birra e sesso che ha addosso; vorrebbe che insieme a quello se ne andassero via anche i suoi pensieri.

 

 

 

NdA

Ho preferito lasciare il termine «strega» al femminile, anche se riferito a un uomo, mi sembra più calzante di «stregone» o «mago».

La storia si sta evolvendo e di pari passo si evolvono anche i sentimenti dei due fratelli; Sam sta cominciando davvero a provocare Dean. Se state pensando «Uffa, nemmeno stavolta! Datevi una mossa ragazzi!», sappiate che lo sto pensando anche io! Al prossimo (e ultimo) capitolo!

   
 
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