Fanfic su artisti musicali > Mika
Ricorda la storia  |      
Autore: Life In Fangirling Motion    31/08/2016    3 recensioni
Andy è solo in casa, con la sola compagnia dell'orologio del forno e del telefono che s'illumina incessantemente, ricordandogli che ha diverse chiamate a cui deve rispondere. Ma nessuna di quelle chiamate ha importanza, ha bisogno della voce di qualcun'altro per riuscire a superare la notte e poter condividere la dolorosa notizia ricevuta quella mattina.
Dal testo:
"Con occhi pesanti e un bruciore nel petto, solleva lo sguardo verso il cielo vuoto che lentamente sfuma in un blu più chiaro, e si prepara per una lunga ed insonne attesa."
Tradotta da "Smoke and cold ashes" di raetsuki.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ehilà!
Guardate un po' chi è tornata, stavolta con una novità. Ho letto questa bellissima storia qualche settimana fa su AO3 e ne sono rimasta talmente colpita che ho chiesto all'autrice, la quale ha accettato volentieri, di poterla tradurre e postare qui su EFP.
Specifico quindi che, ovviamente, questa fic non è mia e il mio unico ruolo è stato quello di traduttrice.
Qui trovate la versione originale, dove, se vi va, potete lasciare un "kudos" o un commento direttamente all'autrice. 
http://archiveofourown.org/works/7273204
Buona lettura.



Smoke and cold ashes




E' tardi quando riceve la sua chiamata. In realtà potrebbe anche essere considerata mattina presto a questo punto, ma Andy non può saperlo. E' passato parecchio tempo da quando ha smesso di guardare i numeretti nell'orologio del forno che illuminano ad intermittenza l'oscurità della stanza.
Mezzanotte, l'una, l'una e venticinque.. l'una e ventisei, l'una e ventisette.. e di colpo si erano fatte le due e mezzo e Andy aveva perso la cognizione del tempo appena passato, perciò aveva semplicemente smesso di dargli importanza.
Con gesti lenti allunga il braccio verso il tavolo da pranzo e afferra svogliatamente il telefono.
I suoi occhi ci mettono qualche secondo ad abituarsi all'improvvisa luminosità e a focalizzare il nome che compare sullo schermo, ma stavolta preme il tasto verde, accettando una chiamata per la prima volta da ore.
Si porta il telefono all'orecchio e il suono della sua voce lo porta ad esalare il respiro che non sapeva neanche di star trattenendo.
Non sente neppure le parole, all'inizio, ma quando la voce dall'altro capo del telefono assume un tono preoccupato, si risveglia dal suo intontimento.
<< Mi hai chiamato sei volte, stai bene? >>
Andy non risponde. Ha la voce bloccata in gola, la quale è secca e asciutta. Sta bene?

<< Seriamente, hey, inizi a preoccuparmi. E' successo qualcosa? >> fa una pausa, come se cercasse di soppesare la situazione da laggiù a L.A. << O sei ancora arrabbiato con me perchè ho dimenticato di lavare i piatti prima di partire? E' stato due settimane fa, amore. Non puoi tenere il muso per così tanto, dai. >>

La sua voce è spensierata, nonostante la stanchezza che inizia a farsi sentire. Sta cercando di farlo ridere, per dissolvere quella tensione che riesce a percepire anche da chilometri di distanza, anche dopo ore ed ore di lavoro. Andy non può fare a meno di sentirsi un po' in colpa, sapendo che renderà nulli i suoi sforzi, che dovrà dargli la brutta notizia e far sparire quell'esitante sorriso appena abbozzato dalla faccia del suo compagno.
<< Mi spiace, lo sai che Greg mi costringe a spegnere il telefono quando sono con lui in studio. Si lamenta ancora di quel giorno che ho passato a messaggiare con te piuttosto che a lavorare con lui, riesci a crederci?
E stavamo lavorando su una canzone e ho scordato di controllare il telefono e quando sono uscito ho notato tutte le chiamate perse e... >>

Andy sa che adesso dovrebbe dire qualcosa. Quando Mika inizia a parlare a vanvera non è mai un buon segno, soprattutto se si trova ad affrontare una situazione che non capisce. Quindi glielo dice.

Gli dice che suo padre è venuto a mancare nel sonno, nella sua casa su quell'isola greca che ama tanto. Inaspettatamente.
Gli parla dello stupore e della confusione che sono giunti all'inizio, annebbiandogli la mente fino a non fargli più a sentire alcuna parola pronunciata dall'altro capo del telefono.
Sembra tutto un deja-vu, tranne per il fatto che la sua mente è più lucida ora, quasi pulsante per via di quell'informazione che avrebbe dovuto accettare ore fa. Quell'opprimente pensiero di cui non vuole ancora completamente rendersi conto.
Gli dice che suo padre non avrebbe voluto questo. Che avrebbe dovuto avere più tempo. Che si meritava ancora altre mattinate per guardare il sole sorgere ed irrorare con i sui colori e la sua lucentezza la superficie del mare.
Ancora altri giorni passati a pescare, a guardare i suoi figli giocare a calcio quando andavano a trovarlo, a bere caffè con i vicini. Ancora un altro po' di quella vita tranquilla che si era meritato, dopo tutti quegli anni.
Gli parla di quella sensazione di impotenza che in quel momento gli invade il petto. Di sua madre che piangeva al telefono quella mattina. Di quel vuoto che si è di colpo aperto davanti a lui quando gli era stato così brutalmente ricordato che la morte non accade solo alle altre persone.
O forse non gli dice niente di tutto questo, forse le parole sono troppo pesanti per riuscire ad uscire dalla sua bocca e superare il groppo che ha in gola. Ma quando Mika parla di nuovo la sua voce suona gentile e preoccupata, e Andy sa che ha capito sia ciò che ha detto, sia ciò che non ha detto. Poi, dopo qualche parola che gli da come la sensazione di dita che si intrecciano dolcemente con le sue, sente Mika dire:
<<  Sto venendo lì, va bene? >>

Un inaspettato singhiozzo si solleva nel petto di Andy a quelle parole. Lo ricaccia indietro, costringendo la fitta di angoscia ed assoluto sollievo mischiati insieme ad affievolirsi dentro di lui.
Mika non aspetta una risposta, gli dice che lo ama e che prenoterà immediatamente un volo per Londra.
Anche se non vorrebbe nient'altro che stare al telefono con lui, è Andy quello che attacca. Ormai è solo questione di tempo prima che Mika attraversi quella porta, dice a sé stesso.
Presto non sarà più da solo con il suo lutto, l'incertezza e la verde luce del forno che scandisce il tempo che passa, con il silenzio della casa avvolto attorno a lui come una coperta.
Presto tutto sarà più chiaro e saprà cosa fare.

Andy fissa il telefono poggiato nuovamente lì sul tavolo, con lo schermo nero ma la lucina delle notifiche che lampeggia in continuazione, ricorgandogli che ha ancora diversi messaggi e chiamate perse che lo aspettano. Li ignora, non esattamente desideroso di parlare con nessuno ora come ora, sia che si tratti della sua famiglia o di amici intimi che vogliono piangere sulla sua spalla o esprimere le loro condoglianze.
Andy assottiglia gli occhi, ricordandosi ad un tratto le parole di Mika.
Davvero lo aveva chiamato per sei volte? Non ricorda di aver cercato il suo nome tra i contatti, né di aver premuto il tasto della chiamata. Non così tante volte, almeno.
Dopo aver inutilmente cercato per un minuto di ricostruire i suoi ricordi, si alza e va verso la finestra.
Si accende un'altra sigaretta, cercando di rallentare il doloroso battere del cuore contro le costole e di liberarsi delle lacrime che minacciano di cadergli dagli occhi.
Con occhi pesanti e un bruciore nel petto, solleva lo sguardo verso il cielo vuoto che lentamente sfuma in un blu più chiaro, e si prepara per una lunga ed insonne attesa.
Quando apre gli occhi un paio d'ore dopo e realizza che ad un certo punto dev'essere crollato sul divano, scopre che, dopotutto, riesce a dormire. Non ricorda esattamente di aver sognato o cose del genere, ma se anche lo ha fatto è probabilmente una buona cosa che l'abbia dimenticato.

Il sole splende ora, e la sua lucentezza filtra attraverso il grigio e pesante cielo londinese, avvolgendo la stanza con una luminosità quasi spettrale.
Il giorno scorre lentamente. Andy gira per la casa, vagando da stanza a stanza senza meta, allineando i libri sugli scaffali. Non è il tipo di persona che inizia a pulire compulsivamente quando succede qualcosa di brutto, di solito tende ad affrontare i propri problemi facendo sport o esercizio fisico, ma stavolta non ha alcuna voglia di uscire di casa. Sta aspettando.

Quando il sole inizia a tramontare scomparendo oltre i profili dei palazzi che riesce a vedere dal suo posto sul divano, Andy non ce la fa più. Si sente irrequieto, quasi nervoso, come se ogni muscolo del suo corpo gli stesse pregando di muoversi, di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Si passa una mano sul viso per l'ennesima volta in quella giornata, alzandosi dal divano, ed è a quel punto che sente la porta aprirsi.
E' quasi come un elettroshock. Sta lì in piedi, stupidamente paralizzato in quella posizione, ad ascoltare il suono dei passi finché un paio di occhi marroni si incatenano con i suoi dall'altra parte della stanza. Andy articola una specie di saluto, ma non ha il tempo di finire la frase che improvvisamente si ritrova avvolto da uno stretto abbraccio che sa di casa più di quanto non lo sia quell'abitazione che lo ha circondato per tutto il giorno.
Andy rinuncia a provare a parlare e ricambia l'abbraccio del suo compagno, seppellendo il viso nell'incavo del suo collo e semplicemente stringendolo a sé.
Odora di fumo e di ceneri fredde, ma Mika non dice nulla, non si lamenta della puzza che gli ricorda sempre la potenziale morte nascosta dietro ogni boccata. Lo stringe tra le sue braccia desiderando che il suo corpo gli infonda un po' di conforto, spera che il calore e la forza del suo abbraccio siano abbastanza. E se deve stare lì fermo in piedi fino a non sentire più le braccia e le gambe, se è questo ciò di cui Andy ha bisogno, allora così sia.
Se Mika ha passato 10 ore su un aereo per essere lì, è perché è esattamente dove ha bisogno di essere.





Note dell'autrice:
Il Greg di cui parlo è ovviamente Greg Wells. Tra il Settembre e l'Ottobre del 2014 Mika era a Los Angeles per lavorare sul suo album (poi è andato a Milano per XFactor verso il 19 Ottobre).
Ho immaginato che il padre di Andy sia venuto a mancare più o meno nel Settembre (o Ottobre, forse) del 2014, ma non ho intenzione di stare qui ad elaborare la cosa, né a dire con certezza che io abbia ragione perché mi sembra una cosa irrispettosa. Ovviamente non ho idea di cosa sia realmente successo, né di quando sia successo, ma questo resta pur sempre un lavoro di fantasia e non è il posto giusto per fare alcuna ipotesi.

Spero che vi sia piaciuta! Sono sempre felice di parlare con i lettori/ altri fans e discutere praticamente di qualsiasi cosa, quindi non abbiate paura di dirmi che ne pensate, sia in positivo che in negativo ;)




Io vi aggiungo che, se volete lasciare una recensione ma preferite farlo in italiano, e non direttamente sotto la versione originale, potete scrivere un commentino anche qui e lo farò avere all'autrice.
Adieu xX 


Ps. Un grandissimo grazie a VvFreiheit per avermi fatto da beta *w*
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Life In Fangirling Motion