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Autore: Lilla Wright    01/09/2016    2 recensioni
Pioveva.
Pioveva come poche volte si era visto.
Il cielo piangeva milioni di lacrime su quel campo abbandonato, pieno di soldati senza più sogni, pieno di dolore e orrore e pieno di morte e disperazione.

[Stucky]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica
Buona lettura :D

 

 

Pioveva.
Pioveva come poche volte si era visto.
Il cielo piangeva milioni di lacrime su quel campo abbandonato, pieno di soldati senza più sogni, pieno di dolore e orrore e pieno di morte e disperazione.
Sembrava quasi un deja vù.
Pochi mesi prima, in quello stesso campo pieno di fango dalla troppa pioggia, aveva ritrovato una speranza, una piccola luce in quegli sguardi vuoti che i commilitoni avevano posato su di lui al suo arrivo, qualcosa che gli aveva scaldato il cuore nel gelido vento della morte che soffiava sull'Europa.
Una speranza che sapeva di casa, di calore e di un dolce sorriso ma con il retrogusto dell'illusione, di uno sguardo spento e la rabbia di non poter fare in tempo.
Aveva preso coraggio e aveva lottato per ciò in cui credeva, per ciò a cui teneva.. Per colui che amava.
Non poteva neanche descrivere la gioia e la sensazione di sollievo nel stringere a sé quel corpo caldo che, nonostante tutto ciò che aveva subito, la sua unica preoccupazione era l'incolumità del suo salvatore.
Nessun tempo per abbracci o baci, nessuna dimostrazione di affetto in quella guerra senza senso a cui si era aggiunto un folle megalomane e il suo piano di controllo sul mondo. Solo la consapevolezza che, ormai, non si sarebbero più lasciati, neanche davanti alle calde fiamme dell'interno che reclamavano la loro vita di dolce peccato.
Quello in cui potevano sperare era una sorriso, uno sguardo e una stretta di mano.
Quel caldo contatto che sapeva trasmettere tutta la sicurezza e l'amore che sentivano; prima di ogni missione era come un rito mettersi spalla contro spalla e stritolare quella mano come un salvagente nel mare in tempesta. Quello stesso contatto che li faceva uscire vivi ogni volta, mano nella mano, per fare un passo in più verso la loro casa, quella stessa che avevano scordato ma che sbiadita si ripresentava tra le polveri e la nebbia del loro passaggio tra le file nemiche.
Le fiamme li avevano protetti e quella stretta di mano sapeva di salvezza.
La neve li aveva inghiottiti e quella mano a pochi centimetri dalla sua li aveva condannati.
Era tornato indietro con la mano vuota, fredda ed incompleta. Quella stessa mano che nel vedere il suo riflesso su un vetro l'aveva frantumato in mille pezzi, come il suo cuore, rotto e sanguinante quanto la sua pelle lacerata dai vetri.
Niente erano servite le parole dei compagni, niente era servito il suo grido di dolore nel mezzo della foresta e niente era servito piangere le lacrime di un dolore così immenso.
Il cielo si era sostituito ai suoi occhi dello stesso colore e la pienezza di quella pioggia aveva invaso il campo, riportando il gelo e la solitudine tra i soldati di nuovo speranzosi di tornare presto a casa.
Egoista con il mondo, era convinto che anche loro dovessero soffrire come lui soffriva, provando quella dolorosa ferita al petto che distrugge ogni sogno e ogni via d'uscita ad una guerra che forse mai sarebbe finita.
Il destino lo aveva beffato e la morte aveva alzato la sua falce, portando con sé l'uomo dagli occhi chiari e dal dolce sorriso.
Bucky Barnes era morto e il cielo piangeva le lacrime che Steve Rogers non aveva più.
Fermo in mezzo al campo, sotto la pioggia torrenziale, e gelido nel corpo e nell'anima, riusciva solo a pregare che quel dolore finisse presto.

   
 
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