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Autore: _Schwarz    01/09/2016    3 recensioni
Questa OS vorrebbe essere una AU post X-Men L'Inizio, dove Magneto, sempre fermo nelle sue idee che la convivenza con gli umani sia impossibile, decide comunque di unirsi alla Xavier School e aiutare il telepate a trovare e addestrare i giovani mutanti - anche se ho la sensazione che la sua sia più una strategia per avere un esercito a portata di mano. Potrebbe diventare una raccolta, sempre di roba collegata a questa idea. Potrebbe.
Comunque, eccovi uno spezzetto:
"«Com’è andata la giornata, Erik?».
«Come se non l’avessi controllata minuto per minuto »."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 In fondo poteva anche abituarsi a quella vita
 
«Where's your telepath friend?»
«Gone. Left a bit of a gap in my life, if I am to be honest»
~ Emma Frost to Magneto


 
A Emmevic.
 
 
 


Mentre osservava Charles aiutare la piccola Jean  a usare i suoi poteri – che di normale e controllabile avevano davvero poco –, Erik si chiedeva quanto tempo mancasse prima che questa piccola quotidianità che stavano riuscendo a creare in quella enorme villa esplodesse in tanti piccoli pezzi.
Sentiva che non sarebbe durata a lungo – nulla durava a contatto con gli esseri umani – e, sicuramente, anche meglio di lui lo sapeva Charles; aveva comunque deciso di dare una possibilità a quell’assurdo progetto di convivenza tra umani e mutanti: non tanto per una qualsivoglia immaginaria fiducia in tale visione, ma per la fede che da mesi a questa parte nel giovane telepate che ora parlava dolcemente alla bimba rossa e lentigginosa seduta nella poltrona di fronte a lui.
Con quell’immagine in mente Erik riprese a scendere il corridoio nel familiare percorso verso la cucina, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Non aveva fatto che pochi passi quando una voce calma e conosciuta parlò nella sua testa: “Non è più probabile che tu abbia semplicemente accettato il fatto che avevo ragione, Erik?”.
“E su cosa avevi ragione esattamente, Charles?” chiese lui, nemmeno troppo sorpreso di essere stato ascoltato.
“Ho ragione sul fatto che noi possiamo - dobbiamo - essere migliori di loro”.
“Non importerà quanto siamo migliori di loro se non saremo pronti a difenderci quando metteranno a punto un piano per distruggerci”.
“Non succederà” rispose l'altro, ma Magneto, già stanco di quella conversazione sempre uguale, chiuse il discorso con un secco “Vedremo”.

 
***

La sua nuova vita nella scuola era di un tranquillo che sfiorava il noioso: non che rimpiangesse la vecchia, continuamente alla ricerca di un mostro, senza nessuno con cui condividere il suo dolore, ma anche passare quasi tutto il proprio tempo a leggere e allenarsi non poteva essere definito il massimo del divertimento. Gli mancavano, ma non lo avrebbe mai ammesso volontariamente con nessuno, le serate nella sede della CIA, dove risuonavano le chiacchiere e le risate degli altri X-Men, che scarseggiavano nella scuola di Xavier, tutti troppo impegnati nella ricerca di altri mutanti.
A volte gli pareva quasi che il tempo fosse fermo, tanto scorreva lento, e non poteva fare a meno di ripensare ai primi tempi, quando le partite a scacchi con Charles riempivano gli spazi tra una missione e l’altra.
Improvvisamente la porta si aprì, rivelando l’ultima persona che il Signore del Magnetismo – come lo aveva da poco ribattezzato Raven, poteva giurare che il passatempo preferito di quella ragazza era diventato cercare soprannomi per mutanti – si aspettava di vedere: Charles Xavier.
«Buona sera, Erik» sorrise il telepate, probabilmente compiaciuto di averlo colto di sorpresa.
«Charles. Cosa ti porta qui a quest’ora? La bambina?» chiese l’altro, tentando celermente di cambiare argomento.
«Dorme; stanotte sembra serena, forse potrò evitare di veicolare il flusso dei suoi sogni» rispose, avvicinandosi al tavolino da caffè della stanza, su cui era appoggiata una bella scacchiera in mogano che pareva attendere solo loro.
Erik scosse la testa, sorridendo lievemente, per poi sedersi nell’unica poltrona posta a fianco del tavolino.
«Com’è andata la giornata, Erik?».
«Come se non l’avessi controllata minuto per minuto ».
«Perché domani non vieni a fare lezione con me?».
La sorpresa dovette essere evidente sul volto di Magneto, ma prima ancora che lui formulasse la domanda, il telepate stava già dando la risposta: «Non posso allenarla io per la telecinesi, quello con il potere più simile sei tu, quindi dovrai darmi una mano».
Dopo un lungo attimo di silenzio, in cui fissò quegli occhi blu alla ricerca di qualcosa – anche se non sapeva esattamente cosa – Erik mosse in avanti il primo pedone, senza dare alcuna risposta verbale.
Tanto Charles la conosceva già.
   
 
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