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Autore: Tisifone1301    04/09/2016    10 recensioni
Fanfiction scritta per il contest "Quel semaforo rosso…" indetto dal gruppo di Facebook "Takahashi Fanfiction Italia"
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Correva come un forsennato, la milza gli faceva un male cane e sembrava quasi che stesse per esplodere da un momento all’altro; la gola e i polmoni gli bruciavano per via del freddo. Correre in pieno novembre non era un’attività molto salutare, ed essere un assiduo fumatore non migliorava di certo la situazione. Ma non poteva rallentare o sarebbe arrivato tardi al suo appuntamento e non se lo sarebbe mai perdonato.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction scritta per il contest "Quel semaforo rosso…" indetto dal gruppo di Facebook "Takahashi Fanfiction Italia".
 
 
 
 
UNA LUNGA CORSA
 
 
 
Correva come un forsennato, la milza gli faceva un male cane e sembrava quasi che stesse per esplodere da un momento all’altro; la gola e i polmoni gli bruciavano per via del freddo. Correre in pieno novembre non era un’attività molto salutare, ed essere un assiduo fumatore non migliorava di certo la situazione. Ma non poteva rallentare o sarebbe arrivato tardi al suo appuntamento e non se lo sarebbe mai perdonato.
 
 
Doveva raggiungere il centro di Tokyo e i mezzi, quella mattina, non gli erano stati molto d’aiuto. Il tram su cui era salito era incappato in un ingorgo, provocato da un   grave incidente. Rimase ad ascoltare per dieci minuti l’autista che strombazzava e inveiva contro gli altri automobilisti, come se in quel modo avesse potuto risolvere rapidamente la cosa, ma servì solo a creare un fastidioso coro di clacson, che provocò una leggera emicrania al ragazzo. Quando capì che non si sarebbero mossi per un bel po’, gli chiese di aprire le porte e di farlo scendere; il centro non era molto lontano da lì ed era meglio proseguire a piedi. Come lui, anche gli altri passeggeri ebbero la stessa idea.
 
 
Controllò per l’ennesima volta l’orario sul display del suo cellulare; mancava appena un quarto d’ora alle 10:10, quindi gli restava un piccolo margine di tempo. Ma era quasi arrivato, riusciva già a scorgere il grande orologio del campanile. Poteva ancora farcela, doveva solo fingere di non sentire i dolori lancinanti che pulsavano in ogni angolo del suo corpo.
 
 
Schivò con agilità una vecchietta che stava passeggiando con il suo cane e ignorò il semaforo rosso per i pedoni. Quella sua evidente mancanza di rispetto nei confronti del codice della strada, costrinse due macchine a inchiodare di colpo, evitandogli così che la sua corsa finisse dritta all’obitorio. Si limitò a sollevare una mano in segno di scuse; non restò però lì ad ascoltare gli accidenti che sicuramente gli erano stati lanciati e che giustamente si era meritato.
 
 
I minuti scorrevano veloci, uno dopo l’altro e, la sua maglietta blu era ormai zuppa, sentiva le goccioline di sudore che gli scorrevano lungo la schiena, provocandogli dei leggeri brividi di freddo. Sarebbe stato un miracolo se, dopo quella corsa non prevista, ne fosse uscito incolume, perché un bel raffreddore non gliel’avrebbe tolto nessuno. Ma nemmeno l’idea di dover restare a letto con quaranta di febbre, gli impedì di aumentare il passo. I muscoli delle sue gambe erano ormai allo stremo delle forze e gli imploravano a gran voce di fermarsi, ma non diede loro retta, si sarebbe riposato una volta arrivato al luogo dell’appuntamento.
 
 
Finalmente arrivò ai piedi del campanile e questa volta dovette fermarsi per forza all’ennesimo semaforo rosso. Si concesse qualche minuto per riprendere fiato. Poggiò i palmi delle mani sulle ginocchia e fece un paio di profondi respiri. Avrebbe anche voluto bere qualcosa dato che la gola gli si era seccata, ma ci passò su, non era quello il momento. Per fortuna quella mattina non aveva fatto colazione, altrimenti a quell’ora avrebbe finito col rimetterla sul marciapiede e non sarebbe stato uno spettacolo gradevole. Si tamponò la fronte madida con la manica della felpa. Sembrava quasi che si fosse fatto la doccia con i vestiti addosso.
 
 
Il semaforo diventò verde e, mentre lasciava scivolare distrattamente lo sguardo sui pedoni, i suoi occhi si posarono indomiti su di lei. Sentì il cuore battergli velocemente nel petto e le ginocchia presero a tremargli. Era proprio lei, la ragazza con le codine rosse. Era seduta dietro al tavolino di un locale che si affacciava sulla strada, intenta a contemplare il cappuccino che aveva davanti.
 
 
Si incantò a guardarla. I raggi solari che riflettevano su di lei, accentuavano il rosso dei suoi capelli, mentre la sua carnagione olivastra, metteva ancor di più in risalto il verde dei suoi intensi occhi; la trovò più bella che mai. Rimase ad osservarla con la coda dell’occhio, in attesa che il semaforo diventasse di nuovo verde. Un improvviso colpo di vento le scompigliò le lunghe codine. La vide stringersi nel suo cappotto, accavallare le gambe e sistemarsi una ciocca di capelli andata fuori posto. Il ragazzo rimase stregato da tanta bellezza, rendendosi conto di non averla mai guardata in quel modo prima di allora.
 
 
Finalmente il semaforo non era più rosso, non perse altro tempo e immediatamente le andò in contro. Quando lei lo scorse tra la folla, uno splendido sorriso le illuminò il volto, era raggiante.
- Ciao Ayame. È da molto che aspetti? – chiese il ragazzo con voce roca, sedendosi sulla sedia di fronte.
- Ciao Koga. No, tranquillo. – gli rispose la giovane, scuotendo vigorosamente la testa e facendo ondeggiare così le codine.
Lui la guardò intensamente, pensando tra sé e sé, che ne era valsa la pena fare quella lunga corsa per lei.
Sì, quella si preannunciava una splendida giornata, constatò sorridendo.
  
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