Tyler cammina svelto per l’aeroporto di Londra con il cappello calato sugli occhi, attento a non farsi riconoscere. È atterrato alle prime luci dell’alba ma il numero di persone presenti in quel luogo è comunque consistente. Un taxi lo sta aspettando all’uscita secondaria, pronto per portarlo a destinazione. Non ha difficoltà ad individuarlo. Saluta educatamente l’autista e gli comunica la destinazione. Mette le cuffie alle orecchie sperando di riuscire a dormire un po’, anche se sa che non ci riuscirà. È il suo compleanno e dovrebbe passarlo in famiglia. Eppure eccolo lì, dall’altra parte del mondo per il secondo anno consecutivo, per poterlo passare con il suo ragazzo.