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Autore: Aki_Saiko    27/09/2016    2 recensioni
[MariChat / Adrianette] [What if?] [Song-fic ispirata a Koi ni Naritai AQUARIUM delle Aqours] [Parte della serie Music: Start]
Le immense porte a vetro scorrevoli della struttura si aprirono, lasciando che l’aria condizionata scompigliasse leggermente i capelli dei due ragazzi.
Marinette ancora non riusciva a crederci. Ci aveva impiegato una settimana per riuscire a formulare quell’invito, e almeno un’altra per trovare il coraggio di proporlo al diretto interessato. E già lì, essere in grado di concatenare una parola all’altra per formare una frase di senso compiuto era stata un’impresa di titanica, a dir poco. Quando poi Adrien le aveva risposto che sì, sarebbe stato felice di visitare il nuovo acquario insieme, Marinette era stata decisamente sul punto di svenire.
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Music: Start'
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Personaggi: Marinette Dupain-Cheng e Adrien Agreste/Chat Noir
Avvertimenti: What if? Marinette in questa shot non è anche Ladybug, che comunque esiste, non è saprita, anche se a noi ciò non interessa.
Soundtrack: Koi ni Naritai AQUARIUM - Aqours; QUI trovate il testo tradotto in inglese
Note: primo esperimento di fanfiction in questo fandom, ma le novità relative alla S2 mi hanno fomentata troppo. E' probabilmente una delle cose più banali e cliché che potessi scrivere, ma con Aquarium non potevo abbinare niente di troppo serio o impegnato. Spero mi perdoniate i probabili OOC ecco(?). E buona lettura c:
(Se vi state chiedendo il perché dell'assenza di Ladybug, in questo caso complicava troppo le cose e poi avevo voglia di scrivere qualcosa imbarazzantemente MariChat, dato che non so se shippo più quella o la LadyNoir, davvero)




 

In the aquarium, (Yeah!) a fantasy of our encounter
It's surprisingly heart-throbbing, that's the magic of love (Fantastic love!)
In the aquarium, (Yeah!) notice it, what I've hidden at the back of my chest
My true feelings, I'll try being honest from here onwards
I won't hide my love anymore (No!)
 


I want (you) to fall in love at the Aquarium

 
 
Marinette non sapeva indicare con esattezza quando, di preciso, lei e Chat Noir fossero entrati così tanto in confidenza da esporre a lui i suoi problemi di cuore; del resto, però, era già da qualche mese che il giovane eroe parigino passava con costanza, la sera, a farle visita sul balcone della camera.
Quel giorno in particolare, la ragazza si era infervorata in merito alla sua migliore amica, Alya, sostenendo quanto sarebbe stata bene insieme ad un suo compagno di classe, Nino, e quanto fossero carini ogni volta che si facevano gli occhi dolci. Il discorso era poi slittato, assolutamente contro la sua volontà, sulle sue questioni di cuore. Perché Chat era un terribile ficcanaso e, seppur con un’ingenua battutina, sapeva fin troppo bene come coglierla in fallo.
Marinette aveva allora vuotato il sacco, raccontandogli di questo suo compagno al liceo, assolutamente bellissimo, gentilissimo, bravissimo e perfettissimo, per cui si era presa una cotta imbarazzante, senza (quasi) alcuna speranza di essere ricambiata.  Il giovane, che in tutta onestà voleva solo canzonarla bonariamente e non credeva davvero che lei gli avrebbe confessato tutto, non potè fare a meno di rimanerci male. Quando era con lei, tutto il suo fare da gran supereroe poco modesto veniva meno, perché proprio non riusciva a fare il cascamorto con una ragazza così semplice e spontanea, tanto da essere per lui, ormai, come un libro aperto. Sapeva di avere poche speranze con lei, a maggior ragione perché da parte sua non c’era mai stato il minimo segno di interesse, se non in qualità di buon amico, ma il pensiero che nel cuore di Marinette ci fosse già qualcun altro faceva male ugualmente.
«Che sciocchezze, come potrebbe qualcuno non ricambiarti?» disse, mentre si voltava a guardare altrove, timoroso che lei gli leggesse la delusione in viso.
«Perché lui è troppo… tutto! Non sarò mai alla sua altezza» rispose lei, sospirando e appoggiandosi alla ringhiera del balcone.
Chat, o per meglio dire Adrien, vagliò mentalmente l’elenco di tutti i loro compagni, alla ricerca di chi potesse piacere a Marinette, dal momento che lei non aveva fatto nomi. Forse Nathan? Del resto, era discretamente popolare fra le ragazze della scuola, non era un’ipotesi da scartare. Alla fin fine, non se la sentiva di scoraggiarla, si sarebbe sentito troppo meschino ed egoista a suggerirle di lasciar peredere. L’avrebbe aiutata, almeno un po’, anche se questo voleva dire perdere definitivamente ogni possibilità con lei.
«Sei una ragazza fantastica, Marinette» farfugliò Chat, sempre distogliendo lo sguardo « secondo me dovresti solamente parlargli. Magari invitarlo ad uscire.»
«EHHH? Non troverò mai il coraggio di fare una cosa del genere Chat!»
«Sono certo che Alya sarebbe d’accordo con me, principessa»
Marinette lo fulminò con lo sguardo: eccome se sarebbero andati d’accordo, quei due. Fin troppo, per i suoi gusti. Cercò di ignorare, per l’ennesima volta, il nomignolo che il giovane le aveva affibbiato: provava sentimenti contrastanti a riguardo, e se da un lato la metteva in imbarazzo, dall’altro non le dispiaceva poi così tanto, quando lui non ne abusava.
«Questo per esempio» suggerì, indicando con il bastone un opuscolo che era appoggiato sul tavolino, vicino alle piante grasse «questo nuovo acquario ha l’aria di essere estramente figo, direi che per un appuntamento non ancora “da coppia” potrebbe andare benissimo.»
Beh, di certo a lui non sarebbe dispiaciuto. In realtà, nessun posto gli sarebbe risultato sgradito, in compagnia di Marinette. Ma doveva cercare di non pensarci.
«M-ma io, cioè, d-devo chiederglielo per forza?»
Chat Noir si spostò sulla ringhiera nella sua direzione, finché i loro visi non si trovarono a pochi centimetri di distanza e i loro sguardi si intrecciarono: era bellissima.
“Certo che no!”
«Certo che sì.» fu invece la sua risposta. Notò con piacere che era diventata tutta rossa, e un ghigno divertito si fece spazio sul volto del giovane. La ragazza si allontò di scatto, imbarazzata.
«Va bene, va bene! Lo farò. Ce la posso fare! …spero. »
 
-
 
Le immense porte a vetro scorrevoli della struttura si aprirono, lasciando che l’aria condizionata scompigliasse leggermente i capelli dei due ragazzi.
Marinette ancora non riusciva a crederci. Ci aveva impiegato una settimana per riuscire a formulare quell’invito, e almeno un’altra per trovare il coraggio di proporlo al diretto interessato. E già lì, essere in grado di concatenare una parola all’altra per formare una frase di senso compiuto era stata un’impresa di titanica, a dir poco. Quando poi Adrien le aveva risposto che sì, sarebbe stato felice di visitare il nuovo acquario insieme, Marinette era stata decisamente sul punto di svenire. E quando pensava di aver già affrontato la parte peggiore (Alya che saltellava con dei cuscini in mano a mo’ di pon-pon compresa) si era resa conto che quella poteva essere l’occasione perfetta per rivelare ad Adrien ciò che provava per lui, e l’ansia non l’aveva abbandonata nemmeno per un attimo durante il periodo che la separava dall’incontro. Perfino la mattina stessa si era svegliata con più di un’ora di anticipo, finendo comunque per fare tardi perché non riusciva a mettere insieme un pantalone e una camicia senza imbrattarsi con qualcosa (l’acqua, il succo di frutta, la marmellata dei pancakes).
Ma ora era lì, e doveva cercare di portare a termine la sua missione, o Alya l’avrebbe disconosciuta, Adrien l’avrebbe odiata, la sua vita sarebbe finita e…
«Guarda, un distributore per le bibite!»
Le parole di Adrien la riportarono a terra.
«Vuoi qualcosa da bere? »
«Io, no, cioè sì, cioè non lo so, scegli tu, lascio fare a te»
Fantastico, e lei che pensava di aver fatto dei progressi. Trattenne l’impulso di darsi uno schiaffo da sola, e iniziò a guardare la cartina della struttura per capire quale area vedere per prima. Quando Adrien fece ritorno con due lattine di soda in mano, decisero insieme per la vasca delle tartarughe. Il ragazzo le offrì la bevanda già aperta, chiedendole se fosse di suo gradimento. Marinette ebbe la malaugurata idea di voltarsi a guardarlo prima di rispondere, e le parole le morirono in gola.
«È bellissima- cioè buonissima! La bibita, buonissima!» riuscì malamente a balbettare dopo l’ennesimo attimo di panico. Non poteva farcela ad arrivare indenne, fisicamente e mentalmente, alla fine di quell’appuntamento: se lo sentiva, sarebbe morta d’infarto prima.
«Va tutto bene? » domandò il ragazzo, con espressione preoccupata. Entrambi smisero di camminare, incuranti del fatto di trovarsi nel mezzo di un corridoio di passaggio, che tuttavia era semideserto: erano uno di fronte all’altra, in silenzio, gli sguardi intrecciati. Le luci al neon della galleria rendevano tutto quanto più freddo, ma l’atmosfera nel complesso non era affatto sgradevole, anzi. Marinette iniziò ad avvicinarsi piano al volto di Adrien e…
 
 
«MARINETTE»
La ragazza si riscosse di colpo. Se quello fosse stato un fumetto, una candinda nuvoletta sarebbe appena scoppiata sopra la sua testa con un sonoro pop.
«Lo so che la tua immaginazione è un luogo fantastico pieno di unicorni e ragazzi affascinanti, ma mi devi delle scuse per avermi ignorato tutto questo tempo, Marinette Dupain-Cheng» la rimbrottò Chat Noir con fare da finto offeso. La ragazza si coprì il volto imporporato con una mano: era ancora sul balcone, con il suo migliore amico, e non aveva concluso nulla: era stato tutto un sogno ad occhi aperti. L’ennesimo.
«Sono terribile»
«Più che terribile, direi che sei un caso perso, principessa » la canzonò l’altro, con una certa tenerezza nella voce «ma potrei sempre pensare di perdonarti se mi prometti, domani, di andare da questo ragazzo e invitarlo ad uscire.»
In quello stesso momento, la voce di Alya nella sua testa le ricordarono di smettere di vivere di fantasie, e di iniziare a farlo nel mondo reale.
«Sai cosa? Hai ragione. Anche Alya ha ragione. Domani andrò dritta da Adrien e lo inviterò ad uscire!» proclamò esultante, alzando il palmo della mano ad attendere un ‘cinque’ da parte dell’altro, che però non arrivò mai.
Chat Noir la fissava accovacciato sulla ringhiera, basito, con un’espressione insieme di stordimento ed incredulità. Si convinse di aver capito male.
«C-cosa hai detto, scusa?» chiese con voce tremante.
«Che domani andrò da Adrien e gli chiederò se la prossima settimana vuole venire all’acquario con me» ripetè la ragazza, sempre più perplessa.
La situazione non migliorò quando l’altro scese con salto sul pavimento del balcone e la abbracciò, quindì iniziò a ridere come se non riuscisse a trattenere alcuna emozione e dovesse rilasciare tutta la tensione accumulata sino a quel momento.
«Non ci credo, non è possibile. Sto sognando» riflettè ad alta voce tra una risata e l’altra. Era lui, era sempre stato lui, e non se ne era mai accorto. Si sentì stupido per non averlo capito prima: i croissant freschi di forno, Marinette incapace di rivolgergli la parola senza balbettare, le occhiate d’intesa di Alya e di Nino. Che idiota.
«Chat Noir, cosa…?»
«Scusami principessa, sono un’idiota»
Con la mano destra coprì gli occhi della ragazza, mentre premeva le proprie labbra sulle sue, morbide e rosee, semplicemente bellissime: per quanto tempo aveva sognato quel momento? Quante notti, in ronda, si era soffermato ad osservare Parigi pensando alla fanciulla che in poche settimane aveva catturato il suo cuore?
Con le dita della mano sinistra si sfilò l’anello dal dito, annullando forzatamente la trasformazione e facendo uscire Plagg.
Marinette, che non sapeva se essere più confusa, arrabbiata o felice, avvertì la stoffa della tuta del ragazzo scomparire, lasciando il posto alla sua pelle liscia. Aveva un odore familiare.
«Chat si può sapere cosa accidenti…? Non è possibile!» fu la sua reazione quando il ragazzo si allontanò, scoprendole gli occhi. Era Adrien, lo stesso Adrien con cui non riusciva a parlare senza qualche balbettio incomprensibile, lo stesso che era sempre tanto gentile con tutti. Lo stesso che, all’inizio dell’anno scolastico, le aveva offerto l’ombrello un giorno all’uscita di scuola, perché pioveva e lei come al solito non era stata in grado di non dimenticarsi niente a casa.
«Quindi, principessa? Settimana prossima si va all’acquario?»
Già che c’era, voleva divertirsi ad essere Chat Noir ancora per un attimo.
«Tu, io, Adrien, acquario, sì, certo- no aspetta cosa? »
«Perdonate l’interruzione, fanciulli»
Un esserino nero a forma di gatto svolazzò davanti ai loro visi.
«Sono discretamente affamato, potrei avere del camembert? Ne esigo una porzione super abbondante come compenso per aver sopportato per mesi le paranoie adolescenziali da primo amore di questo qui».
«Solo un attimo, Plagg» rispose Adrien al kwami. Si avvicinò quindi nuovamente al viso di Marinette, che questa volta fun ben felice di gettargli le braccia al collo e baciarlo con entusiasmo e gratitudine.
  
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