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Autore: MagnusBane_    06/10/2016    1 recensioni
*SPOILER THE DEATH CURE*
Storia ambientata dopo il finale del terzo libro. Newt non è morto, eppure gli incubi che ha la notte gli fanno quasi desiderare di esserlo. Ma lui ha Thomas al suo fianco, il suo fidanzato.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt/Thomas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che Thomas si ripeteva ogni giorno era che poteva dirsi soddisfatto della sua vita: da quando il loro incubo era finito, stavano tutti più o meno bene. Minho aveva costruito delle case insieme agli altri radurai, e vivevano in pace tra gli immuni, lontani dalla Terra Bruciata.

L'epidemia si doveva essere estinta da anni, abbastanza perché il mondo avesse ripreso piano piano a funzionare, a rimettersi in piedi. Abbastanza perché tutti potessero far finta che niente fosse mai accaduto. Tutti, tranne coloro che avevano sofferto e perso più di chiunque altro: i radurai. Non sapevano cosa stesse effettivamente accadendo nel mondo reale, ma non avevano il coraggio di tornarci. Insieme vivevano bene ed in pace, e questo era tutto ciò che contava. C'era stato fin troppo dolore nelle loro vite, non avrebbero sopportato nient'altro.

Thomas aveva perso prima Chuck, e poi Teresa, quella che considerava al tempo l'amore della sua vita, ed era stato Newt ad aiutarlo molto, dopo la sua scomparsa. Gli era stato accanto come nessun altro, lo aveva consolato e protetto al punto che Thomas aveva finito per innamorarsi di lui. Non sapeva come fosse stato possibile, era semplicemente accaduto. Newt però all'inizio non era molto propenso ad iniziare una storia, dopo il modo in cui aveva tragicamente perso Alby, il suo primo ragazzo. Thomas aveva dovuto lottare con le unghie e con i denti per prenderselo, per dimostrargli che lui non se ne sarebbe andato, che non lo avrebbe mai lasciato solo. Era stato difficile, ma alla fine ce l'aveva fatta, ed ora era felice. Lui e Newt stavano insieme da due anni, ed aveva sempre tenuto fede alla sua parola.

Quel giorno aveva aiutato Minho con le provviste. Erano più di un centinaio, ed in qualche modo ci si doveva pur procurare da mangiare, la radura glielo aveva insegnato questo.

Era tardi, quando Thomas tornò nella piccola casa che condivideva con il suo ragazzo. Entrò, e la prima cosa che sentì furono delle urla. Il ragazzo rabbrividì, e per un momento il suo corpo rifiutò di muoversi. Quelle urla erano lancinanti, disperate, ma soprattutto, appartenevano a Newt. Riuscì finalmente a muovere un passo, poi un altro, poi iniziò a correre verso la camera da letto. Si precipitò alla porta, solo per scoprire che era chiusa a chiave. “Newt”chiamò. “Newt, amore, sono io, apri”

Le urla continuarono.

Thomas batté un pugno sulla porta. “Newt, per favore aprimi, mi sto preoccupando!-

“I dolenti! Sono dappertutto!”gridò Newt. L'altro sentì dei tonfi, poi il rumore di vetri rotti. Batté più forte il pugno sull'uscio. “Ne abbiamo già parlato: è tutto finito! Non siamo più nel labirinto! Ehi, mi senti?”

Silenzio.

Singhiozzi.

Thomas si accasciò sulla porta, mettendosi le mani nei capelli. Li avrebbe uccisi. Avrebbe trovato ed ucciso tutti quelli della C.A.T.T.I.V.O per quello che avevano fatto a Newt. Il biondo non aveva più incubi ricorrenti da molto tempo, eppure c'erano ancora notti in cui si svegliava convinto di essere ancora intrappolato nel labirinto, ed in quei momenti nemmeno la voce del suo fidanzato riusciva a raggiungerlo. Erano momenti di panico, delirio, di assoluto ed agghiacciante terrore. Momenti di dolore che facevano soffrire Thomas, perché infondo era anche colpa sua. Tommy aveva contribuito a ciò che stava distruggendo Newt; aveva guardato ciò che facevano a quei ragazzi per anni, e non aveva fatto niente, troppo accecato da falsi ideali. Si sarebbe preso a calci da solo, se avesse potuto.

“Mi dispiace così tanto”sussurrò, sperando che Newt lo sentisse. “è anche colpa mia, ma ora tu devi riprenderti, okay? Tu sei più forte di chiunque di noi, ed insieme, io e te, ce la possiamo fare a superare qualsiasi cosa. Ti prometto che non ti lascerò solo, ma ora devi aprire questa porta, va bene?”il suo tono era supplicante.

Silenzio.

“Newt, per favore.”

“Non posso aprire, entrerebbero”sussurrò debolmente il biondo dall'altro lato della porta.

Thomas sospirò. “Amore, non c'è nessuno”

“Tu vuoi imbrogliarmi! Sei uno di loro!”sbottò Newt, la voce ovattata dai singhiozzi.

Il moro chiuse gli occhi, cercando di ignorare quella morsa che gli aveva appena stretto il cuore, costringendo il battito a rallentare.

Inspirò.

Espirò.

“Newt, devi fidarti di me. Sono il tuo ragazzo, non potrei mai farti del male.”

Ora anche Thomas piangeva.

Risate.

Newt stava ridendo.

“Non potresti farmi del male? GIA' LO HAI FATTO, THOMAS. Sono un caspio di schizzato per colpa tua! Avresti dovuto salvarmi, salvarci, avresti dovuto fare qualcosa! Io ho cercato di uccidermi, brutta testa di caspio!”gridò il ragazzo dietro la porta,

Colpi alla porta.

Silenzio.

Thomas cercava invano di trattenere le lacrime che ormai già gli rigavano le guance. Sentiva il battito del suo cuore nelle orecchie, ed era un suono stranamente triste, malinconico. Gli faceva male il petto, il respiro gli risultava difficile.

-Hai ragione-sussurrò. -Hai ragione su tutto e non puoi neanche lontanamente immaginare quanto mi piacerebbe tornare indietro e fare qualcosa per risparmiarti tutto questo, non ne hai la minima idea. Il solo pensiero che tu stia così anche per colpa mia, mi annienta, lo capisci? E non osare mai più darti dello schizzato, tu non sei pazzo. Mi hai sentito? Non sei fottutamente pazzo. Tu stai...solo soffrendo”disse Thomas, passando le dita sul legno della porta, immaginando di star accarezzando il viso del suo compagno. “Voglio solo starti vicino, Newt, solo questo, e non perché devo, e nemmeno perché mi sento in colpa. Io voglio starti vicino semplicemente perché sono innamorato di te, testa di caspio”

Il silenzio durò un'eternità. Infatti, quando finalmente il biondo aprì la porta, a Thomas sembrò che fossero passate delle ore. In quel momento si trovò di fronte un ragazzo distrutto: le mani di Newt sanguinavano, forse a causa dei vetri che aveva rotto. Il volto era arrossato e rigato di lacrime, dei graffi autoinflitti gli marcavano il collo e le braccia.

Cercava di togliersi qualcosa di dossopensò Thomas.

Al moro era ritornata la voglia di piangere, ma non fece in tempo, le braccia di Newt gli circondarono il collo, e delle lacrime gli bagnarono la spalla.

“Mi dispiace tanto, Tommy. Scusami se sono...così...mi dispiace. Io ci provo davvero ad essere migliore di quel che sono, è solo che...”

Thomas non disse nulla, si limitò a stringerlo forte tra le braccia, rassicurandolo. Perché è questo che avrebbe sempre fatto, l'avrebbe sempre protetto da qualsiasi cosa, anche dalla sua stessa mente.

 

ANGOLO AUTRICE:

Sì, lo so. Lo so, dovevo scrivere altre mille cose e sono sparita per un periodo di tempo vergognoso, scusate. Purtroppo la scuola non perdona nessuno, eppure durante l'ora di chimica mi è venuta l'idea per questa storia (questo vi fa capire il mio livello di attenzione per questa fantastica materia). 
Comunque, spero tanto che la storia vi sia piaciuta, e non vogliatemene per le altre, arriveranno. Non so quando...ma arriveranno. Spero che passiate una bellissima serata, alla prossima <3

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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