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Autore: Nami93_Calypso    09/10/2016    1 recensioni
[SPOILER DEL PREQUEL "IL CODICE"]
[No, davvero, c'è un megaspoiler perciò se non volete odiarmi non leggete]
(Ambientazione: all'inizio de "La Rivelazione")
Dal testo:
"-Ti chiami Lizzy, giusto?- le domandò.
La vide sollevare il capo e guardarlo con aria confusa, le sopracciglia aggrottate.
-No- rispose -No, mi chiamo Sonya-
Fu il suo turno di corrucciarsi. Che strano, era sicuro che si chiamasse così. Ma forse si sbagliava, forse l’aveva solo scambiata per un’altra ragazza del gruppo B che portava quel nome. Del resto erano stati insieme troppo poco tempo per memorizzare i loro nomi.
-Tu come ti chiami?- la domanda della ragazza lo fece riscuotere dai suoi pensieri e riportare l’attenzione su di lei.
-Newt, il mio nome è Newt-"
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt, Sonya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vicini ma lontani

 
Si stava scorticando la pelle a furia di sfregarvi sopra nervosamente le dita. Lunghi solchi rossi percorrevano gli avambracci là dove i polpastrelli erano passati già ripetute volte.
Dondolò leggermente e inconsciamente avanti e indietro sulla sedia su cui si trovava tenendo lo sguardo fisso sulla superficie bianca del tavolo che aveva di fronte.
Tutto in quella stanza era bianca: le pareti, il pavimenti, i tavoli, le sedie. Persino i suoi vestiti. Immaginava che anche la sua pelle lo fosse. Ma non quei segni rosso vivo sulle braccia.
Aveva gli occhi dilatati dal terrore mentre cercava di regolarizzare il respiro con il movimento oscillatorio costante del suo corpo.
Nella mente continuavano a sfilare ripetutamente e inesorabilmente le immagini che avevano usato per torturarlo nella terza prova.
Lo avevano chiuso in una stanza per due giorni mostrandogli incessantemente immagini di catastrofi naturali, delle Eruzioni Solari, di Spaccati, persone aggredite dagli Spaccati, Spaccati ben oltre l’Andata che si attaccavano a vicenda fino alla morte.
Gli impedivano di dormire e di distogliere lo sguardo.
Più volte aveva vomitato davanti a quelle immagini crude e impressionanti, anche quando nel suo intestino non c’era ormai più nulla da rimettere oltre alla bile acida.
Rabbia, collera e frustrazione si erano impadronite di lui in quei due giorni, sentimenti rivolti alla WICKED e a quel folle mondo che li circondava.
E, per fortuna, era durata solo due giorni. Non sapeva cosa avrebbe fatto se fosse durata di più.
Quando lo avevano scortato in una stanza, quella che gli avevano detto sarebbe stata la sua stanza, la sera prima, gli avevano detto che era stato il primo a terminare la terza prova e che ora avrebbe potuto stare tranquillo in attesa che anche tutti gli altri finissero.
Poi, quella mattina, gli avevano mostrato gli spazi comuni, i salotti e la mensa dove ora si trovava seduto, da solo, senza sapere cosa fare.
Non sapeva dire da quanto tempo era lì quando la porta venne aperta.
Entrò una guardia accompagnando una ragazza. Appena fu entrata l’adulto uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Sollevò lo sguardo sulla nuova arrivata.
Aveva capelli castano chiaro di media lunghezza, la pelle candida.
Era visibilmente terrorizzata.
Gli occhi erano sgranati dalla paura mentre continuava a far saettare lo sguardo per tutta la stanza, registrando ogni cosa che vedeva, senza mai soffermarsi su qualcosa in particolare, nemmeno su di lui. Come se vedesse senza realmente guardare.
Vedendola lì, impaurita, che si stringeva in s’è stessa sfregandosi le mani sulle braccia, la collera che lo attanagliava si attenuò un po’.
Provava pena per quella ragazza. Chissà cosa aveva vissuto nella terza prova, se aveva visto le stesse cose che aveva visto lui.
Aveva un’aria familiare. Sapeva che apparteneva al gruppo B ma non ricordava di averci mai parlati in quei rari e caotici momenti in cui i due gruppi si erano incontrati.
Ma erano comunque sulla stessa barca.
Davanti a quella considerazione si sentì in dovere di metterla a suo agio, proprio come aveva fatto con tutti i pive che aveva visto arrivare nella Radura una dopo l’altro.
-Ciao- la salutò, richiamando così la sua attenzione.
La ragazza voltò la testa di scatto verso di lui e finalmente i suoi occhi si concentrarono su qualcosa per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza.
Vedendolo i suoi occhi tornarono di dimensioni normali, non erano più sgranati, e anche tutto il suo corpo parve rilassarsi. Crollò le spalle e la mani smisero di afferrare convulsamente le braccia.
Sospirò prima di rispondere.
-Ciao-
Dal suo tono traspariva nervosismo e paura ma, nonostante ciò, si incamminò lentamente verso di lui.
Spostò la sedia che si trovava di fronte a lui e vi si lasciò cadere sopra. Appoggiò i gomiti sul tavolo e si prese il capo tra le mani, portandosi ripetutamente delle ciocche di capelli dietro le orecchie.
La fissò. Aveva un aspetto orribile, probabilmente lo stesso che aveva avuto o che tuttì’ora aveva lui.
Il desiderio di confortarlo almeno un po’ si fece ancor più vivo in lui.
Non voleva chiederle nulla di cosa aveva vissuto nei giorni precedenti, voleva distrarla da quelli che certamente erano brutti ricordi.
-Ti chiami Lizzy, giusto?- le domandò.
La vide sollevare il capo e guardarlo con aria confusa, le sopracciglia aggrottate.
-No- rispose -No, mi chiamo Sonya-
Fu il suo turno di corrucciarsi. Che strano, era sicuro che si chiamasse così. Ma forse si sbagliava, forse l’aveva solo scambiata per un’altra ragazza del gruppo B che portava quel nome. Del resto erano stati insieme troppo poco tempo per memorizzare i loro nomi.
-Tu come ti chiami?- la domanda della ragazza lo fece riscuotere dai suoi pensieri e riportare l’attenzione su di lei.
-Newt, il mio nome è Newt-

 




Angolo di Calypso
Ciao a tutti. È solo la seconda volta che scrivo di questo fandom e spero il risultato non faccia proprio schifo.
Avete presente il prequel di Maze Runner, “Il Codice”? Ecco, ero convinta uscisse a novembre! Quando invece ho scoperto che era già uscito mi sono precipitata a comprarlo e l’ho letto in un giorno e mezzo.
Tra tutte le cose questa mi ha stretto il cuore più di tutte. Il mio piccolo Newt, già abbastanza bastonato dalla vita, aveva pure una sorella, Lizzy. Quando ho scoperto che Lizzy era Sonya sono corsa a sfogliare “La Fuga” e “La Rivelazione” alla ricerca di una qualsiasi scena con loro due. Non si parlano mai direttamente, non si rivolgono mai l’uno all’altra, ci sono solo un paio di momenti in cui stanno conversando/discutendo tutti insieme e ognuno dice la propria.
E nulla, mi è venuta una profonda tristezza a immaginare loro due che si parlano e non si riconoscono, non sanno di essere fratello e sorella. E il mio cuore si è sgretolato ancora un po’.
Perciò ho immaginato questa scena dell’inizio de “La Rivelazione” in cui ognuno è alle prese con la propria terza prova.
Newt ricorda realmente il nome di sua sorella? No, è semplicemente un lapsus, qualcosa talmente radicato nel suo inconscio che il filtro non è riuscito a eliminare, o almeno non del tutto.
Se qualcuno ha letto “Il Codice” e vuole sfogarsi io sono qui stracolma di feels che richiedono di essere liberati! Spero questa breve storia sia stata in qualche modo di vostro gradimento.
Alla prossima!
   
 
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