- Ricominciare -
*Prefazione*
Nel corso di tutti quegli
anni lei si era sempre e solo fatta da parte.
Gli aveva permesso di
agire come meglio credeva, l’aveva visto commettere errori uno dietro l’altro,
l’aveva visto rincorrere senza sosta, disperandosi, il fantasma di una persona
che non sarebbe mai più tornata…una persona svanita nel nulla ormai da tempo.
Eppure, nonostante tutto,
lei non aveva mai preteso niente da lui, si faceva viva solo se strettamente
necessario, solo se il suo Auto-mail al braccio richiedesse un’urgente
manutenzione.
Una volta, quando lui
faceva parte dell’esercito, lo rimproverava sempre, gli diceva che doveva avere
più cura dell’Auto-mail, che non era un giocattolo.
Mentre adesso, nessuno dei
due lasciava più spazio ad inutili litigi o battibecchi.
Nelle poche volte che
riuscivano a vedersi, lei scorgeva nei suoi occhi caramello sempre meno luce,
perdevano il loro bagliore di mese in mese, di anno in anno…erano spenti,
stanchi e tristi, incredibilmente tristi.
Ma lei non voleva, non
poteva far niente per lenire questa sua terribile angoscia.
Lui aveva deciso di agire
da solo, senza aggrapparsi a nessuno.
E così era stato per tutti
quegli anni.
L’aveva lasciato vivere
abbandonato a se stesso come un ramingo, scontroso e diffidente persino verso i
suoi vecchi “compagni” dell’esercito.
Scostante anche verso
quell’uomo che un tempo aveva riposto in lui completa fiducia.
Roy Mustang e l’esercito
ormai erano solo un vago ricordo; un ricordo che con lo scorrere degli anni
cercava sempre più di scacciare dalla sua mente per non dover ricordare colui
che aveva perso, colui che gli era stato portato via da una guerra totalmente
inutile.
*§*§*
I have seen peace. I
have seen pain,
Resting on the shoulders of your name.
Do you see the truth through all their lies?
Do you see the world through troubled eyes?
And if you want to talk about it anymore,
Lie here on the floor and cry on my shoulder,
I'm a friend.
Sorprendentemente quella
mattina Winry, aprendo come al solito il garage in cui lavorava, l’aveva
trovato seduto in un angolo, quasi completamente nudo, coperto solo dal suo
fedele mantello rosso.
Non era svenuto, non era neanche
deperito fisicamente, no; come al solito teneva particolarmente curata la lunga
treccia color grano, non facendo uscire dall’elastico neanche un ciuffo di
troppo.
Era solo in mutande,
seduto in un angolo, con lo sguardo fisso ed immobile sulla parete su cui Winry
teneva tutti i suoi attrezzi.
Un raggio di luce
proveniente dall’esterno andò a colpirgli il viso, sospirò e spostò lo sguardo
verso di lei.
“Sai, mi sono sempre chiesto come
facesse una ragazza carina come te a maneggiare certi strumenti anche piuttosto
pesanti…”
Erano mesi che non si
vedevano, mesi senza sue notizie; era vivo? Morto? Era stato catturato…da chi
poi?
In situazioni passate,
l’avrebbe afferrato con violenza per i capelli e trascinato in giro per la
casa, gridando come una pazza isterica, sgridandolo perché non si faceva mai
sentire e invece, quella volta, Winry gli si avvicinò piano piano sedendosi a
terra accanto a lui, come nulla fosse.
Avevano entrambi appena 20
anni, eppure ne avevano passate talmente tante da poter dire di aver vissuto
due volte.
I morti che si erano
lasciati alle spalle ormai non si contavano più sulle dita delle mani.
Persone a loro ben note,
morte tutte a causa di quella inutile e stupida pietruzza rossa che gli esseri
umani quasi veneravano… Riza, Nonna Pinako, Louis Armstrong, Rose, Sheska…e
alla fine di tutto persino l’unica persona alla quale teneva davvero…
Patetico.
“Ed…non pensi che sia ora di tornare a
casa?”
“…Sono stanco Win, sono stanco di
questa continua solitudine, stanco di vedere gente che muore attorno a me e io
non posso fare niente…”
“Torna a casa…ci sono io, io ti ho
sempre aspettato…”
I have seen birth. I
have seen death.
Lived to see a lover's final breath.
Do you see my guilt? Should I feel fright?
Is the fire of hesitation burning bright?
And if you want to talk about it once again,
On you I depend. I'll cry on your shoulder.
You're a friend.
Edward appoggiò la testa
sulla spalla della giovane e di punto in bianco prese a piangere.
Due vene gli si gonfiarono
in fronte e diventò tutto rosso. I singhiozzi quasi gli impedivano di
respirare, stava soffocando nel suo stesso pianto, nei suoi stessi ricordi.
Di punto in bianco tutti i
fantasmi che aveva con fatica cercato di scacciare durante questi anni
riaffiorarono dalle tenebre, riaffiorarono come un corpo morto che emerge
dall’acqua…così dal nulla.
Travolsero i pensieri di
Ed che ormai non aveva più le forze, e forse anche la voglia, per combatterli
da solo.
“Win, mi spiace…mi spiace di averti
lasciato sola così tanto tempo…ho sempre pensato egoisticamente solo a me, solo
alla mia sofferenza e a quello che provavo io. Non mi sono mai fermato a
pensare che anche tu facevi e fai parte della mia vita…sei l’unica persona che
è rimasta della mia famiglia…perdonami…”
Winry iniziò a cullare Ed
cercando di calmarlo; stava sfogando tutta l’angoscia, la paura e la tristezza
trattenute in tutti quegli anni.
La perdita della madre, i
sacrifici per entrare nell’esercito, tutta la fatica per cercare la pietra
filosofale e alla fine il nulla, il nulla e la solitudine.
La giovinezza “sprecata” a
voler correggere gli errori del passato.
Ma adesso era stanco,
stanco di tutto, stanco di quella vita, stanco di essere Alchimista, stanco più
di ogni altra cosa di essere Acciaio, voleva essere solo Edward.
Non Edward Elric, no,
perché il suo cognome era inevitabilmente associato al fratello. Loro erano i
“Fratelli Elric”, mentre lui ormai non aveva più un fratello, era semplicemente
Edward.
You and I have lived through many things.
I'll hold on to your heart.
I wouldn't cry for anything,
But don't go tearing your life apart.
“Che ne dici ci proviamo?” domandò Winry carezzandogli il viso.
“Proviamo a ricominciare…a vivere?”
Annuì convinta.
“Ed, la vita non è stata gentile con
nessuno di noi due, ci ha portato via persone importanti e ci ha messo davanti
tantissimi ostacoli per andare avanti, ma credo che ormai li abbiamo superati tutti
e siamo pronti per ricominciare…”
Si alzò da terra
scrollandosi le spalle ed allungando le braccia in avanti, avanzò verso la
porta del garage e diede una furtiva occhiata all’esterno.
Sorrise verso il cielo
limpido.
“Si Win, ricominciamo!”