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Autore: Sherlokette    14/10/2016    0 recensioni
Nella Parigi contemporanea, un ladro misterioso si diletta a rubare gioielli antichi dai musei. Apparentemente inafferrabile, una squadra viene incaricata della sua cattura: Joe, William, Jack e Averell Dalton.
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Sono tornata, signore e signori! Dopo un periodo vegetativo sui libri e prossima ormai alla laurea, ecco a voi una storia fresca fresca dalla vostra Sherlokette :)
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-C’era un tempo in cui ero anch’io dalla parte della legge. Lavoravo come agente dell’FBI, nella sezione per il recupero di beni culturali, e mio fratello era anche il mio partner. Abbiamo arrestato molti criminali insieme, e ben presto ci chiamarono quelli dei servizi segreti per il nostro metodo molto pulito: mai ucciso qualcuno. I nostri soprannomi erano “Lucky Luke”, per l’appunto, e “Jolly Jumper”. Divennero i nostri nomi in codice.-

Lucky fece una pausa, per poi riprendere in tono più serio: -Un giorno seguimmo una pista su un traffico di quadri antichi. Hai mai sentito parlare dell’incendio della Flakturm Friedrichshain?-

-Mai.-

-Fu il più grande disastro artistico della storia moderna. Accadde nel maggio del 1945, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. C’erano tre torri, fatte costruire dal Fuhrer, armate in ogni angolo e pronte a sostenere qualsiasi attacco. Quegli edifici, che per anni avevano offerto una difesa solida alla città di Berlino, vennero in seguito utilizzati come magazzini per proteggere oggetti, sculture e dipinti provenienti dai vari musei della capitale e in seguito da altri. Ma per cinque giorni, inaspettatamente, divampò un incendio che distrusse la maggior parte delle opere d’arte. E qui torniamo a noi. Sembra che chi intervenne per domare le fiamme non dichiarò mai, se non in alcuni documenti secretati come diari e lettere, di aver tenuto per sé in totale una decina di tele. Parliamo di Caravaggio, Rubens, Goya; quadri che questi uomini hanno poi venduto clandestinamente nel corso degli anni. Puoi immaginare il loro valore: sono i pochi sopravvissuti di 417.-

-Vediamo… Calcolando che la media è di dieci milioni a quadro…-

-Oh no, qui si parla di miliardi, Joe.-

Questo sbarrò gli occhi, realizzando: -… Per la miseria.-

-Io e Jolly, contro il parere del nostro capo, accettammo di occuparcene. Le opere sarebbero state vendute in gran segreto dal mercante d’arte al suo compratore, ma uno dei loro uomini fu ben felice di spifferare tutti i dettagli a un nostro informatore dopo qualche bicchierino di whisky, così individuammo il luogo della trattativa e ci organizzammo con una squadra. Tutto andò come previsto, recuperammo i quadri ma…- Lucky si avvicinò a Joe, le mani nelle tasche: -Accadde qualcosa di strano. Jolly Jumper scomparve nel nulla. Lo cercai ovunque, per tutta la notte e il giorno successivo, ma il suo cellulare era morto; nessuno dei nostri amici e colleghi sapeva niente. Finché non mi arrivò una telefonata. Il capo del mercante d’arte non aveva gradito il nostro intervento.- Strinse i pugni: -Aveva rapito mio fratello. Disse che voleva indietro le tele, altrimenti non lo avrei mai più rivisto. Ne parlai col mio capo, e sai cosa mi ha risposto?-

-Fammi indovinare: “Non è un mio problema”? Oppure: "Non ne siamo responsabili perchè non eravate autorizzati"?-

-Allora agii di mia iniziativa: presi i quadri dal magazzino e andai dove concordato con i rapitori. Nella mia ingenuità credevo che avrebbero rispettato i patti, ma non fu così. Anzi, venni incastrato dal loro capo. Scommetto che il suo nome ti suonerà familiare: Arthur Mason.-

Joe ripescò dalla memoria le informazioni legate a quel nome: -Quell’Arthur Mason? Il criminale arricchitosi con il contrabbando di merce falsa, gioielli e opere d’arte?-

-Proprio lui. Disse che aveva notato il mio talento, di apprezzare il mio metodo. E mi propose un accordo: avrebbe liberato mio fratello in cambio di alcuni furti su commissione, non per rivendere gli oggetti, ma per collezionismo personale. Non avevo scelta; rassegnai le dimissioni e lo seguii qui, a Parigi.-

-Mi sorge spontaneo domandarti perché non hai ancora finito. Sapevo che Arthur Mason era morto, non molto tempo fa.-

-Suo figlio Dorian è subentrato al comando. A differenza del padre, purtroppo, ha un’innata crudeltà che lo spinge ad essere più brutale nel concludere i suoi affari; Mason senior soleva giungere a compromessi, Dorian è il tipo che ti da una sola chance e se fallisci ti spara. È anche furbo: ricorre sempre ad agenti, non uccide mai con le sue mani, e risulta sempre non coinvolto nei crimini da lui organizzati. Fino a qualche tempo fa ha mantenuto inalterati i patti che avevo con suo padre.-

-Cosa è cambiato?-

Lucky si accigliò: -Mi ha ordinato di eliminare una persona. Un suo rivale in affari.-

Joe lo guardò, inclinando la testa: -E tu ti sei rifiutato, giusto?-

-Ha riso di me e mi ha dato un ultimatum di tre settimane per eseguire il lavoro, o Jolly ne avrebbe pagato le conseguenze. Lì ho deciso di dare un taglio a questa storia. È stato prima di Versailles.-

-Qui veniamo al perché sono legato su questa sedia, immagino.-

Lucky Luke si avvicinò ancora un po’ al detective, incrociando le braccia sul petto: -Ti ho osservato a lungo, Joe Dalton, fin da quando sei stato assegnato al mio caso. Hai una gran testa, ti informi e in seguito pianifichi. Sei uno stratega, ed è quello di cui ho bisogno. Per questo ho fatto leva sulla tua curiosità nei miei confronti.-

-E questo non rende anche te un pianificatore?-

-Io studio delle contromosse, il più delle volte. Ho bisogno di te per un altro motivo: puoi fare quello che io non posso, avendone perso l’autorità. Arrestare Dorian Mason.-

-Arrestarlo?-

-Sì. Ucciderlo non servirebbe a niente, perché qualcuno altro prenderebbe il suo posto. Invece, una volta in prigione, potrà essere interrogato, e si potrà procedere a smantellare l’intera organizzazione. Ma io non sono più un agente, e l’unica scelta che mi resterebbe per salvare Jolly si prospetta la peggiore.-

-Va bene, arrestare i criminali è il mio lavoro… E poi?-

-So che puoi capirmi.- Il tono di Lucky si addolcì: -Hai tre fratelli minori che proteggeresti a qualunque costo. Se uno di loro fosse nei guai, cosa faresti?-

Dalton non esitò a rispondere: -Mi prendi in giro? Smuoverei mari e monti per tirarlo fuori!-

-Visto?-

-Ma ancora non ho capito perché io, Lucky Luke. Perché vuoi che sia io ad aiutarti?-

-Come ho detto, ti ho osservato a lungo. E di tutti i poliziotti che mi è capitato di incontrare non riesco a pensare a nessuno, Joe, così affidabile.- Prese un coltello dal tavolo dietro di sé e si avvicinò a passo lento: -Una volta salvato Jolly, niente più furti; avrai un ladro in meno a cui pensare e un criminale in più dietro le sbarre.- Tagliò le corde che immobilizzavano il detective.

Quest’ultimo si massaggiò i polsi: -Mi si è bloccata la circolazione…-

-Scusa, sono poco abituato a rapire le persone. Non sono delicato come quando disattivo gli allarmi!- scherzò Lucky.

Joe meditò per un attimo su tutte le informazioni che aveva appena acquisito. Finalmente la nebbia si stava diradando.

-Ho un’ultima domanda.-

-Ti ascolto.-

-In che modo sei riuscito a tenermi d’occhio?-

Chinandosi all’altezza del suo ospite, troppo vicino per i gusti del detective (memore di quella notte a Versailles), Luke sorrise: -Mi dispiace, ma credo che ti lascerò una scia di briciole da seguire. In parole povere, dovrai arrivarci da solo, e lo dico proprio perché non sottovaluto la tua intelligenza.- Gli tese la mano: -Accetti di imbarcarti in questa impresa con me? Ti avverto però: né i tuoi fratelli, né i tuoi colleghi, dovranno sapere niente di tutto questo.-

-Perché?-

-Meno persone sono a conoscenza della missione, meno probabile è il rischio che diventino dei bersagli. È una regola basilare dei servizi segreti. Solo noi due, detective Dalton. Certo, sei libero di rifiutare, ma così morirà un uomo, e lascerai che il tuo ladro si trasformi in un assassino, e questa faccenda non avrà mai fine.-

-Tu vuoi affrontare da solo un uomo così pericoloso e la sua organizzazione solo per salvare tuo fratello? Sei pazzo.- Gli strinse la mano: -Accetto.-

-Davvero?-

-Non chiedermi perché, ma sento che è giusto così. Ti aiuterò, ma ti avverto che non prendo ordini da nessuno.-

-Tranquillo, quello non sarà un problema. Joe Dalton… non potevo sperare in una risposta migliore!- Un largo sorriso illuminò il volto di Lucky Luke, e il detective pensò di essere diventato pazzo ad accettare senza porre le sue condizioni. Era un salto nel buio quello che stava per affrontare con quello che prima era suo nemico…Beh, non proprio nemico, diciamo con quello che avrebbe dovuto arrestare.

-Lucky??- Cheyenne rientrò nella stanza, con indosso un abito di paillettes argentate: -Ho uno spettacolo non programmato tra dieci minuti; potresti andare a prendere Amèlie quando hai finito di flirtare col tuo ragazzo?-

-Nessun problema.-

Joe rimase di ghiaccio: il suo cosa?!?

-Sei un grande, grazie!!- La ragazza svanì così come era apparsa. Lucky espirò: -Il dovere chiama. Che ne dici, andiamo a mangiare qualcosa insieme dopo?-

-Come?- Dalton era ancora incredulo per le parole di Cheyenne e non lo stava ascoltando.

-Mia nipote esce fra poco dalla scuola.- Andò dietro un paravento lì presente: -E dato che è quasi ora di pranzo, pensavo di invitarti. Dopotutto siamo in un quartiere dove i ristoranti non si contano.- Uscì fuori dal lato opposto vestito con dei jeans, una camicia scura e un cappotto nero.

-Aspetta… Ma dove siamo?- si ricordò allora il detective.

Lucky Luke andò alla porta, e guardandolo al di sopra della propria spalla gli sorrise un’ultima volta prima di andarsene: -Benvenuto al Moulin Rouge.-

 

Cheyenne, sempre con indosso l’abito di paillettes, tornò nella stanza un quarto d’ora dopo, e sembrò piuttosto sorpresa nel vedere Joe ancora lì, che curiosava distrattamente negli scomparti non chiusi a chiave degli armadi lì presenti.

-Detective!-

-Oh, salve.-

-Credevo foste andato via.-

-Mi sembrava scortese rifiutare l’invito a pranzo di tuo cugino, e ho deciso di aspettarlo qui.-

La ragazza sorrise, stupita: -L’ha invitata a pranzo?? Ma è fantastico!! Voglio dire, da quando Jolly è stato rapito non sono mai riuscita a fargli mettere il naso fuori dalla sua camera se non per lavorare o rubare!! Questo vuol dire che ha accettato di aiutarlo!! Che gioia!!- Strinse Dalton fra le braccia: -Io la adoro!!-

-Hey, non sono un bambolotto!! Piantala!!- si lamentò lui, dimenandosi con rabbia.

-Grazie!! Lei gli ha ridato speranza!!- Lo lasciò andare, cercando di calmarsi: -All’inizio non capivo cosa ci trovasse in lei, ma ora che la vedo qui, addirittura ad aspettarlo…-

-Frena, aspetta! Calma! Non so quale idea tu abbia di me e tuo cugino…-

-Oh, non si preoccupi, scherzavo quando l’ho definita il suo ragazzo.-

-Ah, bene.-

-Al massimo potrebbe essere il suo uomo.-

-Ma--

Prima che Joe potesse replicare, dei piccoli e rapidi passi all’esterno interruppero la conversazione, e una bambina di circa sei anni, che somigliava moltissimo a Cheyenne tranne per il dettaglio che aveva gli occhi verdi, entrò nella stanza: -Mamma!!-

-Tesoro! Ciao!!- la accolse a braccia aperte lei.

La piccola si tuffò ridendo verso Cheyenne; nel vano della porta comparve Lucky Luke che reggeva in una mano uno zainetto giallo dei “Minions”: -Amèlie, dì a tua madre la bella notizia.-

-Ah, sì! Ho preso sette a matematica!-

-Bravissima!-

-E il mio compagno Nicolàs ha mangiato un insetto!-

-Uuuh, che schifo!!-

Lasciando madre e figlia a ridere e scherzare fra di loro, Lucky posò lo zainetto della bambina e si rivolse a Joe: -Ora che la principessa è tornata al castello, possiamo andare.-

-Andare dove?- domandò curiosa la piccola, -Chi è?-

-Ops, chiedo scusa: Amèlie, ti presento il mio amico Joe Dalton; Joe, la mia nipotina.-

-Ciao!- salutò lei, il sorriso incompleto a causa di un paio di denti da latte caduti.

-Ciao, Amèlie, è un piacere.-

-Lo zio Lucky parla spesso di te, sai? Ha detto che porti in prigione le persone cattive.-

-Esatto.- Dalton era sorpreso.

Luke ridacchiò: -Andiamo, principessa, Madame Louise ti aspetta di là con la mamma per il pranzo.-

Amèlie gli tese le braccia: -Mi porti a cavalluccio? Per favore!-

-Come resistere a quegli occhi dolci?- La accontentò, e la bambina si mise a ridere contenta.

Mentre si allontanavano, Cheyenne li guardò con tenerezza. Joe fece altrettanto, suo malgrado, e commentò: -E’ una bella bambina.-

-Già.-

-Dov’è il padre, se posso chiedere?-

La ragazza sospirò: -Era un soldato. Iraq. Ha fatto in tempo a vederla neonata prima di partire, ma non è mai tornato.-

-… Mi dispiace.-

-Se non fosse stato per Lucky e Jolly non avrei saputo cavarmela, sa? Si sono comportati più da fratelli che da cugini, su di loro si può sempre contare.- Cheyenne rivolse la sua attenzione al detective: -Per questo non ho esitato a seguire Lucky qui in Francia. Siamo una famiglia; non potevo lasciarlo solo ad affrontare questa situazione.-

Joe annuì, pensando ai suoi fratelli.

-Amèlie li adora. Ci siamo dovuti inventare una scusa plausibile per spiegare l’assenza di Jolly.-

-Perché usi i loro nomi in codice come nomi propri?-

-E’ la forza dell’abitudine. I loro veri nomi sono stati cancellati quando entrarono nei servizi segreti, misura cautelare a sentire loro.-

-Capisco.-

-Se vuole saperne di più, chieda a Lucky.- Le sfuggì una risatina: -Che gusto ci sarebbe altrimenti a svelare tutti i suoi segreti?-

-Forse hai ragione.-

Cheyenne cambiò espressione: -Sa, è un brav’uomo. È buono, non farebbe del male a una mosca. Mi prometta che lo aiuterà, e che non lo lascerà solo.-

-Ci posso provare.-

-… Anche lei è un brav’uomo. Si vede.-

Joe arrossì, imbarazzato; Lucky rientrò un attimo dopo: -Tutto a posto, ti sta aspettando con la compagnia.-

-Va bene, grazie mille. Arrivederci, detective!-

-A presto.-

Rimasti soli, Joe si rivolse all’altro con un sorrisetto: -Ladro misterioso, affascinante gentiluomo, bravo zietto e fratello dell’anno. Chi sei, Lucky Luke?-

-Tutte queste cose insieme, una delle quali è solo di facciata però. Hai detto affascinante?-

-Perché, come lo chiami quello che hai fatto a Versailles?-

-Cercavo solo di essere affabile, di sostenere una conversazione…- Sembrava piacevolmente, e per Dalton fastidiosamente, sorpreso. Questo portò il detective a cercare di correggersi: -Con questo non dico che personalmente io ti trovi attraente o cosa… Affascinante! Volevo dire affa- Dimentica quel che ho detto!-

Il rumore dello stomaco di Joe interruppe la conversazione. Lucky indicò la porta con un cenno del capo, sorridendo: -Vogliamo andare?-

L’altro gli passò accanto, la faccia paonazza e farfugliando qualcosa.

Lucky Luke si coprì la bocca, trattenendo una risata.

  
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