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Autore: _heartbeat_    17/10/2016    0 recensioni
-Domani Swan!I pensieri negativi rimandali a domani, come delle scuse quantomeno dovute a tutta Storybrooke e le più sincere e vere a tuo figlio- riprese fiato, poi si ricordò di non aver finito il suo discorso.-Ah, un’ultima cosa, dimenticavo questo...-
Emma non ebbe il tempo di chiedere o mostrarsi stupita che si vide arrivare la mano di Regina dritta in una guancia.
Il dolore le annebbiò la vista per un attimo prima che si risvegliasse.
-E questo?-
-E’ per avermi fatto tanto male, se prima ti punivo mi avresti uccisa quindi meglio ora che mai-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivai alla cripta dei Mills con il fiato mozzato, avevo rincorso Regina per tutto il tragitto nascondendomi nella foresta per non farla insospettire ma, complice la pioggia autunnale, il sentiero era diventato un tappeto di fango e foglie secche che mi si erano incastrate nella suola degli stivali e camminare era diventata una vera e propria impresa. Avevo caldo e freddo allo stesso momento, le mani gelate e la faccia rossa e bollente tipica di uno sforzo.
Non sarei voluta essere lì, ma avevo accettato di sorvegliare Regina e l’avrei fatto a qualsiasi costo, avrei fatto di tutto pur di evitare che il sindaco ricadesse negli errori passati. Sapevo bene che quando Regina si rinchiudeva in quell’orribile buco di pietra aveva in mente qualcosa, lì si esercitava a domare la strega cattiva che era in lei e allo stesso tempo piangeva quella felicità che si allontanava ogni volta che stava per raggiungerla. Poteva starsene da sola senza che mia madre le venisse a fare la ramanzina su cosa poteva o non poteva fare e tirava fuori dai giochi anche me perchè odiavo quel posto.
La cripta sembrava rispecchiare l’umore di Regina: era fredda, grigia, cupa e spaventosa. Ed avrei tanto voluto che non fosse così, non riuscivo a capire come poterla aiutare senza ferirla o scoraggiarla, ero la Salvatrice, ma si sentivo totalmente inutile di fronte a Regina, come privata di ogni mia magia.
Mi appartai in un angolo nascosto che dava sulla foresta, era il crepuscolo e la luce del sole allungava le ombre degli alberi che assomigliavano ad uno scudo nero impenetrabile. Mi fregai le mani per scaldarmi e aspettai. Regina non tardò ad arrivare stretta nel suo cappotto elegante nero, i tacchi alti la rendevano un po’ instabile, l’acconciatura era impeccabile così come il trucco che dalla mia posizione potevo ammirare senza essere vista. Trattenni il respiro e mi mossi leggermente per sgranchirmi una gamba che mi si era addormentata, scontrai dei rametti che scricchiolarono appena sotto il mio peso, Regina era troppo assorta nei suoi pensieri per accorgersene.
Silenziosa la seguii all’interno dell’edificio, la vidi abbassarsi e sussurrare qualcosa sul sarcofago di suo padre, baciò la pietra liscia e poi scese le scale nascoste sotto la tomba. Io non persi occasione e scesi la scalinata ripida che conduceva al sotterraneo, sulle pareti da entrambi i lati c’erano infiniti cassetti più piccoli o più grandi che contenevano i cuori pulsanti di persone a me sonosciute, mi faceva senso immaginare una collezione così macabra degna del peggior film horror. I miei piedi si mossero da soli curiosi di scoprire un pezzo della vita di Regina così nascosta agli occhi di tutti, sul pavimento si estendevano enormi tappeti pregiati riccamente decorati da disegni arabeggianti. Mi abbassai e lasciai che le mie mani accarezzassero il morbido manto, i fili le facevano il solletico. Mi appuntai in testa di chiedere ai miei genitori qualcosa di simile per la sua camera e quella di Henry sicura che il ragazzino la avrebbe adorata.
Provai ad alzarmi ma qualcosa mi bloccava le gambe rendendole pesanti, con molta fatica riuscii a girarmi sulla schiena e solo in quel momento misi a fuoco la figura elegante e sinuosa di Regina Mills che avanzava minacciosa verso di me, strisciando sui gomiti indietreggiai.
-Pensa che coincidenza Swan, ero proprio venuta per preparare la cena e mi stavo lamentando che ormai tutti i cuori che ho sono qui da un po’ e hanno preso un certo aroma un po’ troppo stagionato, fai proprio al caso mio- Regina aveva una strana luce negli occhi, quasi una sete di vendetta.
-Lo preferisci arrosto, come spezzatino o natural? Così so cosa mettere da parte-
Mi si avvicinò tanto che non potei fare a meno di guardare nella profonda scollatura e deglutire a vuoto dopo aver perso qualche battito, Regina rise divertita dall’espressione dipinta sul mio volto, dovevo essere parecchio rossa.
-Sai, un giovane cuore eccitato è ancora più succulento così pieno di passione...non credi anche tu...Emma-
Il sindaco si morse il labbro passandovi poi la lingua sopra e mi mancò il respiro, da quando Regina Mills si divertiva a torturare in quel modo le sue vittime? E soprattutto da quando la sua vittima ero diventata io?
Non che mi dispiacesse questo nostro gioco di sguardi e provocazioni però così rischiavo di soffrire invano perchè anche se avevo aspettato questo momento per troppo tempo tanto da arrivare a sognarmelo la notte sapevo che una come Regina avrebbe cercato altro e mi avrebbe calpestato il cuore prima di inscatolarmelo per bene.
-Avanti Regina sono tutta tua- dissi con spavalderia – Certo che però giochi sporco, un incantesimo per immobilizzarmi, hai paura di me?-
-Ho paura di chi entra in casa mia senza permesso e pretende le buone maniere-
-Touchè- risposi ridendo, Regina agitò la mano destra e un formicolio caldo attraversò le mie gambe dandomi il tempo di tirarmi in piedi –Grazie-
-Ero credibile nella parte della cannibale folle e lesbica?-
-Quanti paroloni, ottima esecuzione soprattutto per aver mostrato un palese “finto interesse” nei miei confronti-
-Avrei fatto così con chiunque fosse entrato.Di solito spaventa-
-Non regge come scusa Gina, ti conosco troppo bene-
-E’ la verità, puoi crederci o no-
-Se ci fosse stata mia madre? O Henry? Avresti fatto la stessa cosa?-
-Magari saltando l’ultima parte- mi sorrise e giurai che stesse ammiccando, ma ormai il mio cervello mi aveva salutato tornandosene a casa per conto suo.
-Vedi che ho ragione-
-Già che sei qui e interferisci con il mio equilibrio mentale vuoi qualcosa da bere?-
-In effetti ho la gola un po’ secca- infilai le mani nelle tasche dei jeans e guardai Regina avvicinarsi ad una credenza di cristallo da cui estrasse una bottiglia di liquido ambrato.
-Sidro di mele, accontentati, non ho di meglio, era un po’ che non venivo qui-
-Va benissimo-
Prese due bicchieri e li riempì abbondantemente prima di porgermene uno.
-Ah Miss Swan?-
-Regina?-
Si avvicinò e prima che potessi rendermene conto mi diede uno schiaffo in piena guancia, la mia mano tremò e un po’ di liquore finì a terra.Non avevo capito il senso di quella sberla.
-E questa era?-
-Per essere sempre così scaricatore di porto-
Regina si lamentava così spesso del mio comportamento che ormai non ci facevo nemmeno più caso, lo prendevo come un omplimento, era il suo modo per dirmi che mi voleva bene.
-E se il criceto che hai in testa è troppo grasso per lavorare- altra frecciatina, era proprio in forma oggi –La sberla è perchè mi hai guardato le tette e ci stavi sbavando sopra-
-Non sono io che le ho messe in mostra-
-Ma non avevi il mio permesso di guardarle, siamo già a due infrazioni in una sola volta-
-E cosa fai allora? Chiami lo sceriffo e gli dici di venirmi a prendere? Peccato che lo sceriffo sono io- commentai, mi dava fastidio il suo modo sempre altezzoso e suberbo di parlarmi, solo a me riservava questo trattamento ed ero stufa di sopportare.
-Comunque non mi sembrava ti dispiacesse-
-Ma io stavo scherzando-
-Tu scherzi sempre quando si tratta di me, sono l’unica che dopo anni tratti ancora male e la mia unica colpa è quella di essere la figlia di Biancaneve-
Regina si era seduta e si massaggiava le tempie con le mani, le gambe accavallate, fissava il pavimento e non mi degnava di un sospiro.
-Ti tratto male perchè mi sembra di parlare con un bambino-
-Anche Henry è un bambino-
-E’ mio figlio-
-E io sono sua madre quindi esigo almeno un minimo di rispetto-
-Ma ti senti? Stai facendo una scenata per cosa? Per due battute-
-Due battute, è un continuo Regina e io non ce la faccio più, mi dà fastidio, sei l’altra madre di mio figlio dovremmo almeno essere rispettose tra di noi-
-Sei una bambina Emma, tutto questo discorso non ha senso-
-E’ brutto diventare adulti senza essere cresciuti sai?- esordì, sentivo le laccrime pizzicarmi gli occhi -Ma certo che non lo puoi sapere, cosa ne puoi sapere tu che sei una regina perfetta, di un regno da favola, cosa puoi saperne se dopo anni di torture, omicidi ti hanno perdonata come niente fosse.E a me, che non ho mai avuto una casa, una famiglia, degli amici, la felicità, a me che sono stata scaricata in carcere da quello che credevo fosse il mio vero amore vieni a dire che sono una bambina capricciosa? Allora hai un’idea sbagliata di me-
-Bevi- disse Regina guardandomi, era stanca, glielo leggevo negli occhi.
-Cosa?-
-Bevi, mi dispiace va bene? Ma tu bevi-
-Bevi anche tu-
-D’accordo-
Il rumore sordo dei nostri bicchieri riecheggiò nella stanza. Buttai giù un sorso e il liquido pizzicò leggermente la gola. Mi sentì meglio.
-Scusa per la scenata, non volevo- ammisi abbassando la testa.
-Dovevi sfogarti.Lo capisco- bevve l’ultimo sorso e buttò il bicchiere su un tavolino.
-Non so che mi è preso, non mi ricordo nemmeno da dove è iniziato tutto- risi.
-Dal tuo essere una Miss Finesse-
-Giusto, non lo sono perchè voglio esserlo, lo sono perchè sono cresciuta essendolo, quando vai in giro per la strada se sei una troppo buona, troppo elegante, femminile, ti prendono di mira e non ti mollano più, rischi davvero grosso soprattutto se hai sedici o diciassette anni.Se ti fai rispettare nessuno ti rompe le palle-
-Emma!-
-Che c’è?- dissi esasperata.
-Le parole-
-Santo Iddio Regina, ti ho mai fatto storie per quello che sei? Non mi sembra, quindi lasciami vivere in pace e se non ti vado bene così fattene una ragione, tanto non si può trasformare il ferro in oro-
-A me non importa di cambiarti, non voglio farti diventare oro-
-Invece sembra di sì-
-Allora non mi conosci abbastanza bene-
-Forse siamo sconosciute che fanno finta di conoscersi-
-Forse è come dici tu-
-Sarebbe triste no? Mi farei schifo da sola-
-Perchè?-
-Perchè può sembrare che non me ne freghi nulla, rispondo male, arrivo in ritardo e quando decido di rimanere sono gli altri ad andarsene e a farmi cambiare idea, ma in realta ci tengo-
-A cosa?-
-A te- alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi che mi fissavano increduli –Cioè mi importa che tu sia felice, che tu stia bene e se non lo sei io lo sono un po’ meno.Poi possiamo essere le migliori sconosciute ma io penso questo di te-
Regina sospirò pensando alle mie parole, dovevo avere un’espressione da cane bastonato, di sicuro non una delle mie espressioni migliori. Era confusa quanto me e la capivo, era come se riuscissi a leggere nella sua mente i suoi pensieri, forse era magia, non m’importava.
-Dopo che Robin è morto, io...io mi sono sentita annullata, era come se con lui fosse morta la parte migliore di me, il buono, il rosso del mio cuore.Ho cercato in tanti modi una soluzione, ho sperimentato incantesimi al limite del sopportabile pur di fermare l’avanzata del male dentro di me.Lo sentivo crescere dentro, come te senti la rabbia quando stai per esplodere io sentivo il cuore nero della Regina Cattiva pulsare fino a mozzarmi il respiro, la sentivo scorre nelle mie vene e sarei voluta morire pur di non soffrire in quel modo.Robin era il mio essere migliore.Trovava il buono nel malvagio che avevo fatto tanto che as volte mi spaventava quando voleva giustificare le mie azioni.Con lui il mio cuore batteva così forte da farmi male ma batteva di luce-
Fece una pausa, avevo voglia di abbracciarla e stringerla, mi sembrava così vulnerabile e sola in quel momento, vedevo la mia ombra scheletrica nei suoi occhi scuri.
-Poi tutto è finito ed è arrivata la tempesta. Ed ero così presa da me da non accorgermi di te, degli altri.Non mi rendevo conto di nulla.Solo di quello che avevo perso.Era rimasto solo quello- alzò lo sguardo e i suoi occhi erano velati da lacrime, mi avvicinai e mi sedetti a gambe incrociate sul tappeto vicino a lei che mi imitò stringendosi a me.Era così piccola.
-Quando hai avvelenato Henry, quando l’ho salvato con il bacio del vero amore e ho spezzato la maledizione mi sono vista il mondo crollare addosso, letteralmente, le mie certezze sono diventate incertezze, non sapevo chi fossi, e mi sentivo come la ladra che ero stata con Neal.Avevo due genitori che mi erano completamente estranei, un’intera città fatta di ombre, fantasmi delle loro vite passate.Sarei voluta scappare.E quando ti ho preso per la gola e sbattuto al muro ho sentito una forza dentro che non avevo mai provato, avevo una voglia di farti passare quello che avevi fatto passare a me, vedevo tutto quello che mi avevi tolto senza lasciare un briciolo di speranza.Quando perdiamo qualcosa riusciamo a vedere solo quello, non ci rendiamo conto del resto, di quello che è rimasto perchè la perdita è più importante-
Le accarezzai la schiena sentendola tranquillizzarsi.
-Poi sei arrivata tu, Emma.Ci sei sempre stata ma in quel momento eri sempre dove non dovevi essere, mi davi fastidio ma non riuscivo a fare a meno di te.Cercavo ogni situazione possibile per scontrarti, provocarti, insultarti solo perchè ne sentivo il bisogno.Mi facevi sentire viva e tornare a vivere era quello di cui avevo bisogno.Una spinta e tu le spinte e gli stimoli riesci sempre a darli.Sei una motivatrice-
-Sono una ladra e ragiono da ladra, se dai gli stimoli guadagni l’appoggio e migliori l’efficienza del colpo-
-Sei megglio di una semplice ladra-
-Anche tu mi fai sentire viva Regina, nel senso che quando sei vicina a me non capisco nulla, mi sento in dovere di proteggerti, darti la felicità che meriti.E’ difficile-
Regina si voltò a guardarmi e si avvicinò, la vidi chiudere gli occhi e pensai mi volesse baciare, la lasciai fare e lei poggiò delicatamente la testa sulla mia spalla incastrandosi al mio corpo come un puzzle perfettamente ritagliato.Mi dava una sensazione di calore, la strinsi e lei fece lo stesso, in quel momento avevamo bisogno l’una del calore dell’altra.
-Non posso cambiare il ferro in oro ma non mi importa-
-Io l’oro ce l’ho già- sussurrai al suo orecchio –Te-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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