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Autore: Tisifone1301    19/10/2016    4 recensioni
Nel silenzio che avvolgeva la stanza, la sua mente cominciò a vagare verso lontani ricordi. Quel giorno si confrontò con una se stessa che non esisteva più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME PIOGGIA
 
 
 
C’è sempre un po’ di verità dietro un
“Stavo scherzando”.
C’è sempre un po’ di dolore dietro ogni
“Va tutto bene”.
 
 
 
Rin era seduta in ginocchio dinanzi la piccola finestra della sua capanna. Era concentrata a osservare il cielo plumbeo di una giornata uggiosa di metà inverno. L’aria che entrava dalla piccola fessura era fredda e pungente.
Esaminava, uno per uno, gli abitanti del villaggio affaccendati nel sbrigare le loro attività quotidiane. Kagome e la ancor più vecchia Kaede, erano intente a curare i primi malati di stagione. Sango, come tutti i giorni, era indaffarata con i suoi pargoli dato che Miroku si era allontanato insieme a Inuyasha a esorcizzare un villaggio non molto distante dal loro.
Quel pomeriggio aveva terminato in anticipo i suoi impegni e aveva deciso di rientrare nella sua capanna per riscaldarsi. Si era preparata una tazza di tè, accovacciandosi poi vicino la finestra.
Nel silenzio che avvolgeva la stanza, la sua mente cominciò a vagare verso lontani ricordi. Quel giorno si confrontò con una se stessa che non esisteva più. Fu strano, irreale forse, ma carico di malinconici ricordi. Aveva visitato un luogo pregno del suo passato, che non vedeva da tempo.
Si era ritrovata a fare i conti con la bambina che poco meno di nove anni prima era, che aveva grandi sogni e infinite speranze. A quei rammenti, le mani cominciarono a tremarle e un nodo le si formò in gola.
Oggi era una persona totalmente diversa, che non piangeva più; aveva deciso di chiudere per sempre i rubinetti. Questo perché si definiva incompleta. Le mancava un pezzo fondamentale. Le mancava lui, il suo signor Sesshomaru.
Col passare del tempo le sembrava, sempre più spesso, di non riuscire a provare quello che gli altri ostentavano senza la minima difficoltà.
Non provava più niente che non fosse frenato o sbavato da apatia e noia. La vita le aveva portato via tanti pezzi e lei ne aveva regalati altrettanti, che adesso non sapeva più chi realmente fosse. Forse era diventata una bambola che poteva solo muovere gli occhi, che sorrideva per finta.
In tutto questo, la cosa irrazionale, era il vuoto che provava; non era né triste, né felice. Viveva per inerzia, spinta dal tempo. Aveva diversi amici che le volevano bene, persone che le giuravano che l’avrebbero amata per sempre, ma non vi era nessuna spinta reale a voler essere amata. Era corteggiata da tanti, ma teneva distanti tutti. Nessuno riusciva ad accarezzarla da lontano come gli occhi e le accortezze che le riservava lui. La spiegazione che si era data, era che le mancavano pezzi di emozioni.
La Lei che aveva rincontrato quel pomeriggio era molto diversa, aveva l’anima libera, felice di girare col suo amato signore. La Lei di un tempo, aveva occhi sempre luminosi e pieni di tutto, porgeva sempre le mani per donare e mai per ricevere, per il solo gusto di aiutare. Era una creatura fatta di sole, mai di pioggia. Possedeva l’amore in tutte le sue forme e lo donava a chiunque ne avesse avuto bisogno.
Oggi però non era più sole, oggi era diventata pioggia. Coltivava piccoli piaceri che trovava solo se era sola. Molte volte si ritrovava a ripensare a tutte le belle frasi sul piacere della condivisione e dello stare insieme che le ripetevano i suoi amici. Ma ogni volta un sorriso amaro le si formava sul suo bel viso, perché trovava quei pensieri estranei, lontani, inconcepibili per lei, adesso.
Lei era solitudine e malinconia.
La Rin di oggi avrebbe odiato quella di ieri, che nonostante la sua giovanissima età, avrebbe invece cercato di riparare le sue emozioni annientate.
Un lampo, seguito da un tuono, la riscossero dalle sue riflessioni. Vide tutti gli abitanti correre verso le loro case a causa della pioggia che cominciava a scendere violenta. Si passò una mano sulla guancia per asciugarsi una lacrima solitaria che le rigava il viso pallido. Sorrise tra sé e sé.
Quel giorno forse era solo triste perché le era stato tolto un pezzo che sicuramente non sarebbe mai stata in grado di sostituire; o forse, semplicemente stava crescendo ed era stanca di stupidi merletti che abbellivano il nulla.
Quel giorno pioveva e lei si sentiva proprio come la pioggia.



*ANGOLO AUTRICE*
Questa breve storia è dedicata a Stardust87. Grazie cara, per tutto ^_^
 
  
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