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Autore: Albascura_    11/05/2009    5 recensioni
*** 2^ classificata al contest “Il Piccolo Principe della boria: SasuNaru/NaruSasu a tema letterario” di suni e izayoi007***
Sasuke Uchiha, giunto faticosamente alla maggiore età, era fermamente convinto di non avere bisogno di nulla.
L’essenziale è invisibile agli occhi.
Dedicata a Meg89! ^O^
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note :
Incredibile ma vero, sono arrivata seconda al contest di suni!!! ^O^ Questa cosa mi riempie di orgoglio, gioia e di lustrini negli occhi *o*

Dedico questa fic a... Rullo (compressore) di tamburi... Meg89! Perchè è una personcina intelligente, simpatica e disponibile, perchè oramai potrei scrivere un romanzo intitolato “Io, la Meg e gli OT” e perchè sì! Insomma non mi devo mica giustificare! XD Per ora siamo 2 a 1 per me, cara! XDXDXD

Nelle prime righe si parla di bisogni e necessità. Le cose che ho citato (la casa, il cibo ecc) non sono scelte a caso, ma sono i cinque livelli della scala dei bisogni di Maslow, un sociologo di fine ‘800, che pone alla base di una piramide i bisogni fisiologici, poi la sicurezza, i bisogni sociali (amicizie), la stima, e infine l’autorealizzazione. Da qui è partita la mia ff, poiché spesso si ha bisogno di cose che non sono nella lista, ma sono comunque necessarie. Sono, appunto, quell’essenziale che è invisibile agli occhi. ^^

Buona lettura!







- Sas’ke! Perché mi hai bendato, ‘tebayo! – Sbottò il biondo, arrancando con le braccia distese alla ricerca di un appiglio.

- Naruto… Trovami. –

E quell’ordine suonava spaventosamente come una preghiera.

L’essenziale è invisibile agli occhi.



Ptolemaic System





Sasuke Uchiha, giunto faticosamente alla maggiore età, era fermamente convinto di non avere bisogno di nulla.

Dopo non poche peripezie, infatti, era finalmente tornato a Konoha. Non che la cosa lo esaltasse più di tanto, in fondo però sentiva di non potersi lamentare.

Aveva una casa sicura, se così si poteva definire in modo riduttivo, l’immensa Villa Uchiha.

Aveva il calorifero per l’inverno e una pila di ventagli per l’estate, nonché una dispensa decisamente ben fornita.

Aveva degli amici, pochi ma buoni; i compagni dell’Accademia che non gli avevano mai voltato le spalle, sebbene fosse sempre stato scontroso e sfuggente.

E nonostante fosse rientrato alla Foglia come nukenin, continuava ad avere un discreto numero di fans.

Ma soprattutto, aveva fatto tutto ciò che doveva. Alla fine, essere un vendicatore, non si era rivelata una mossa molto intelligente, e anzi, ammetteva con sincerità di aver fatto proprio un gran casino. Tuttavia, aveva affrontato e superato tutte le difficoltà e poteva fieramente considerarsi realizzato.

Ma allora, perché di notte continuava a rigirarsi agitato tra le lenzuola, senza riuscire a chiudere occhio?

Perché non provava nessun tipo di soddisfazione nel portare a termine le missioni, né in quelle piccole cose che amava tanto fare da bambino?

La sua solita apatia si stava pian piano trasformando in rabbiosa insofferenza, e l’assenza di un obbiettivo lo stava lentamente conducendo alla pazzia.

Sentiva la mancanza di qualcosa, senza riuscire a capirne la ragione.

Eppure, era certo di non aver bisogno di nulla.



In un pomeriggio di pioggia, inaspettatamente, Sasuke comprese.

Vide Kiba Inuzuka aspettare pazientemente che Ino Yamanaka chiudesse le persiane del negozio di fiori, riparandola con il suo ombrello. Indugiò sull’espressione incantata del ragazzo, che fissava ammaliato le gambe nude di Ino, china nel chiudere la serratura. Registrò il sorriso di lei, e il bacio che gli scoccò sulle labbra.

L’Uchiha sbuffò voltando il capo da un’altra parte, proprio in tempo per vedere lo Hyuuga, seduto al tavolino di un bar, sciogliere delicatamente uno dei codini di Tenten. Neji passò poi le dita sottili tra le ciocche brune, con uno sguardo di pacata contemplazione.

Sasuke boccheggiò. Decise che fosse più saggio andare a meditare nella sua grande e accogliente casa, invece di fermarsi in mezzo alla strada, alla mercé di così tante situazioni imbarazzanti.

Cominciò a camminare, ma si arrestò alla vista di Naruto, che stringendo la mano di Sakura, correva fradicio verso l’Ichiraku ramen, trascinandola con sé.

Sasuke ghignò, costatando l’ottusità di Naruto nel non avere l’ombrello che addirittura l’Inuzuka si era ricordato di portare.

Poi realizzò ciò che aveva appena visto, e il sorriso gli morì sulle labbra.

S’incamminò cupo verso casa, la pioggia che gli sferzava il viso.

Aveva intuito cos’era a mancargli.

E che molto spesso l’essenziale è invisibile agli occhi.



Nei giorni seguenti, circondato di tutto il necessario meno che ciò di cui aveva realmente bisogno, Sasuke ebbe modo di riflettere.

Cercò di ponderare sul senso della vita e affini, ma venne continuamente distratto da ovvietà quotidiane che gli apparivano però incredibilmente significative.

Ogni volta che notava una candela accesa, subito pensava a che senso avrebbe potuto avere la notte, se non quello di dare valore alla luce; così come, irritato dalla quiete, bramava il suono limpido di una risata.

E che gusto c’era nell’essere sorprendentemente intelligente, se non lo si poteva ostentare con un baka?

E cosa c’era di bello nel silenzio, se non il gustarlo dopo una parlantina assillante?

Con sua singolare sorpresa, Sasuke Uchiha si rese conto che, semplicemente, non c’è dobe senza teme, come non c’è teme senza dobe.

Naruto e Sasuke erano perfettamente miscibili, complementari; da soli, erano solo un asociale disadattato e un confusionario esibizionista.

Separatamente, non erano niente di eccezionale, il ritratto della mediocrità.

Insieme invece, avrebbero potuto risolvere qualunque situazione: al momento del bisogno, un sorriso sincero dall’uno, una parola saggia di conforto dall’altro, la speranza e l’oggettività, l’ironia e il sarcasmo, la comprensione e la disciplina, la dolcezza e la forza.

Arrivato a questo punto della speculazione, Sasuke aveva chiaramente capito l’antifona e decise di non procedere oltre.

Aveva individuato sia cosa mancasse nella sua vita, sia chi era essenziale vi ponesse rimedio.

L’unico problema era che, al contrario di ciò che si vociferava, Uzumaki Naruto non era poi così usuratonkachi, visto che sembrava averlo capito da un pezzo.

Gli era corso dietro praticamente per tutta la vita, senza che lui gli desse alcun peso.

E ora era felice con Sakura che, anche se non era il giusto pezzo del puzzle, con un po’ di violenza in più era riuscita a far combaciare tutti i bordi.

Sasuke non sapeva quanto fosse giusto piombare nel mezzo della loro tranquillità e riprendersi il suo pezzo, ma sentiva che era qualcosa che doveva assolutamente fare.

Per anni Naruto, con l’esuberanza di un piccolo sole, l’aveva scelto come centro gravitazionale, ostinandosi a ruotare intorno all’Uchiha, come fosse stato la terra dell’antico sistema tolemaico.

Ma poi si era evoluto, scoprendo cose nuove ed entusiasmanti, che l’avevano condotto a seguire la sua stessa natura, invece di mutare con fatica il proprio asse.

Per Sasuke, la terra, era stata dura apprendere di non essere più il centro dell’Universo.

Ma in ogni modo, si accorse di non potere semplicemente lasciarsi morire, anche se significava arrendersi all’evidenza di dover rivedere tutte le proprie egoistiche convinzioni.

Era necessario che la terra cedesse al sistema copernicano, che finalmente comprendesse la bellezza e la dignità del suo ruolo. Che si adattasse a orbitare attorno al sole, che scendesse a compromessi con la sua natura.

Era necessario che, per la prima e unica volta, fosse Sasuke a inseguire Naruto per ottenere un po’ di attenzione.

E quale sole aveva mai negato ad un pianeta di scaldarsi con i suoi raggi?



- Dobe. – Sbuffò, - Sei invadente anche quando dormi. – concluse con una sonora gomitata, per sottolineare il concetto.

Naruto rotolò scomposto dalla sua parte del letto, ridacchiando. – E tu sei stronzo anche di prima mattina! –

- Sappi che prima delle 07:00, per conferire con me bisogna presentare richiesta scritta, - replicò beffardo, - Imparerai a conoscermi. –

- Wow, sembra più facile avere un’udienza col Kazekage – costatò sarcastico, stringendosi il petto di Sasuke come fosse un cuscino.

- Non nominare più Gaara, Hinata, Sakura o chiunque tu ti sia fatto in mia presenza, per piacere. – Chiarì indispettito.

- Guarda che ti sei dimenticato Sai, nella lista. – Obiettò compiaciuto, deliziato dalle reazioni inconsuete del compagno.

- Se vuoi un chidori in testa, basta dirlo, sai? – Rispose suadente.

- Teme. –

- Mi è mancato sentirtelo dire, dobe. –

Sasuke, non visto, sorrise, finalmente felice di orbitare, per quanto imperfetto fosse, attorno al proprio Sole.



   
 
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