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Autore: Learna    22/10/2016    4 recensioni
Dopo l'ultima battaglia a Ichigo cade il mondo addosso.
Costretta a scappare dovrà decidere di chi fidarsi e di chi no.
Sarà costretta ad allontanare le persone che le vogliono bene per paura di ferirle.
Gli incubi la perseguitano.
Una sola persona, malgrado tutto, sceglierà di starle accanto. Nella buona e nella cattiva sorte, così recita la promessa.
Una persona diversa dalle altre. Un umano non umano.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sensazione che si prova a fine pianto mi era molto famigliare in quei giorni. Di notte i volti delle persone che mi ero lasciata dietro mi chiamavano, sentivo il loro odore, il loro respiro sul viso come se mi fossero ad un palmo di distanza. Tutte la volte il mio cuore iniziava a battere forte, quasi a volermi uscire dal petto, un senso di angoscia mi opprimeva e non mi permetteva di respirare.
I primi visi erano sempre quelli di Kyle e Ryan, li vedevo sorridenti all'entrata del Caffè che mi prendevano in giro perché ero in ritardo, per l'ennesima volta, poi apparivano i volti delle ragazze, le mie compagne di squadra, le mie migliori amiche, le vedevo vestite da combattenti mentre con tutte le loro forze cercavano di sconfiggere quei tre ragazzi alieni che tanto avevamo combattuto senza renderci conto che quelle erano tutte battaglie inutili, vedevo i volti di Taruto, Pai e si, anche Kisshu, con quello sguardo furbo negli occhi e la lingua maliziosa che mi faceva sempre venire i brividi lungo la schiena. Poi il sogno sembrava fermarsi di colpo, tutto si faceva buio e, come sempre, immagini della mia vita quotidiana di prima della guerra mi comparivano davanti agli occhi, i miei genitori, papà intento a sfogliare il giornale a tavola facendo inevitabilmente finire l'angolo della pagina nel caffè e mamma intenta a pulire il disastro di latte e cereali che avevo creato sul piano cottura nel tentativo di versarli contemporaneamente nella tazza per cercare almeno di fare una parvenza di colazione prima correre a scuola con il mio consueto ritardo. Si può dire però che fino a quel momento il sogno non era poi così terribile, erano sempre i sensi di colpa, che sopraggiungevano inevitabilmente, a tramutarlo, i sensi di colpa verso le persone che mi erano state vicine e che non avevo potuto salutare. Il sogno d'improvviso si tramutava in incubo quando compariva il viso di Masaya, la sua espressione all’inizio serafica, come quella che era solito rivolgermi quando fingeva di amarmi, dopo poco si tramutava nell’espressione compiaciuta della parte del ragazzo che solo una volta avevo potuto osservare, e mi era bastata, solo rimpiangevo di non averla scoperta prima, forse la mia vita avrebbe preso un’altra strada. Masaya stava parlando con i giornalisti, sul piazzale della disgrazia, mi guardava con aria di superiorità, come se fossi uno scarafaggio che fino ad allora era servito all’esperimento e che ora poteva benissimo essere schiacciato come una nullità. Quel giorno era stato il più brutto della mia vita.
Mi svegliai di colpo, sudata e con il fiatone, tenevo gli occhi spalancati a fissare il buio come se da un momento all'altro avesse potuto uscirne il mio peggior incubo. Scrutai ogni angolo del buio grazie ai residui del DNA del gatto Iriomoto, non era scomparso del tutto, riuscivo ancora a sentirlo dentro di me.
Sentii delle braccia cingermi la vita e tirarmi leggermente indietro fino a farmi posare la schiena sul petto fresco del ragazzo dietro di me. Ormai erano vari giorni che succedeva sempre la stessa cosa ed erano vari giorni che Kisshu si trovava a dovermi calmare nel bel mezzo della notte. Oramai, come ci scherzava sopra lui, si era abituato a dormire con un occhio aperto con me, faceva tanto il leggero, ma sentivo come si preoccupava, ogni notte la stretta si faceva più salda su di me. Sentii un braccio lasciarmi la vita e poco dopo la stanza venne inondata della luce calda della lampada sul comodino del ragazzo.
- Va tutto bene Ichigo, sei al sicuro. -
- Grazie Kisshu. -
Gli posai una mano sulle sue, ancora ancorate sul mio ventre che mi stringevano.
- Il fatto è che non riesco a non pensare a loro. -
Sentii un movimento di coperte dietro di me e dopo poco percepii la sua presenza più vicina me.
- Pensa a me allora, sono qui. -
Me lo sussurrò vicino all'orecchio, il suo respiro caldo mi sfiorò come una carezza. Mi posò un bacio vicino all'attaccatura del capelli sulle tempie, aveva la capacità di calmarmi, di scacciare via i miei demoni, mi sentivo al sicuro in quel momento, tra le sue braccia.
- Sai che ci sarò sempre, per qualsiasi cosa. -
Mi girai leggermente verso il suo viso.
- Sì Kisshu, lo so. –
Ancora mi sentivo insicura tutte le volte che lo guardavo negli occhi, quel colore dorato così strano, così non umano, sembrava perforarmi l’anima e anche invitarmi a scrutare la sua. Distolsi immediatamente lo sguardo, non riuscivo ancora a lasciarmi andare con lui, non mi fidavo ancora del tutto.
-Torniamo a dormire ora. -
Mi trascinò lentamente con se sul letto, senza sciogliere l'abbraccio. Io mi ruotai verso di lui così da poter appoggiare le braccia al suo petto e stringergli la maglia. In quei giorni avevo scoperto che quel gesto, per me, era il miglior calmante. Provai a chiudere gli occhi, ma sentivo ancora nelle orecchie le parole di Masaya, ripetute e ripetute e ripetute ancora. Così decisi: l’unica soluzione era alzarsi e andarsi a fare un the. Lasciai andare la maglietta di Kisshu e cercai di liberarmi dalle sue braccia, cosa non semplice visto che appena provavo a muovermi la sua stretta si faceva più salda. Cercai di  divincolarmi ancora per un po’, ma la cosa non cambiava. Ok, l’unica soluzione sembrava chiedere.
-Kisshu, mi lasci andare per favore? Vorrei farmi un The. –
Una frase sconnessa si alzò dal viso del ragazzo premuto contro il cuscino.
- Scusa ma non riesco a capirti. –
Allora prese la mia frase come scusa per tirarmi ancora più vicino a lui.
- E a me non chiedi se lo voglio? –
- Vuoi il the Kisshu? –
- Si grazie, tesoro. –
Lo sguardo che gli lanciai non sembrò sfiorarlo in alcun modo, beh, almeno avevo guadagnato la libertà. Mi alzai dal letto e mi diressi verso la porta in legno che divideva la camera dal piccolo corridoio. Mentre stavo uscendo, tuttavia, capii che non potevo fargliela passare liscia così.
-Comunque, non sono il tuo tesoro. –
Sul viso stanco gli comparve un sorrido furbo, si stropicciò gli occhi con la mano sinistra e con l’altra scostò le coperte, sembrava così strano vederlo con un pigiama grigio tinta unita e non con i suoi soliti vestiti, sembrava essersi tramutato in umano di colpo. Si avvicinò a me sbadigliando e coprendosi la bocca con un gesto plateale della mano.
-Dopo avermi svegliato a quest’ora potresti anche permettermi di farti qualche coccola. –
Tentò di abbracciarmi, ma io gli afferrai il braccio e lentamente lo allontanai da me.
-Non sperarci neanche Kisshu. –
Mi scostai da lui e continuai a camminare lungo il corridoio buio. Il pavimento freddo sotto i piedi mi provocava dei brividi lungo la schiena, avevo freddo, ma non avevo la minima intenzione di tornare indietro a prendere la vestaglia o anche solo le ciabatte e finire per imbattermi in quel pervertito di ragazzo alieno che, in quel momento, mi faceva da coinquilino, c’erano volte che mi faceva talmente arrabbiare che avrei voluto buttarlo fuori casa a calci, il problema però era sempre il riuscire a prenderlo, appena tentavo di avvicinarmi o di colpirlo in qualche modo lui semplicemente mi schivava volando, non poteva smaterializzarsi perché Kyle e Ryan avevano montato anche qui la protezione che avevano messo in casa loro, “conoscendo il tipo”, avevano detto, “meglio prendere precauzioni”, e come dargli torto.
Arrivai in cucina e feci scattare l’interruttore della corrente elettrica, la lampadina proiettò una luce gialla su tutto ciò che incontrava riscaldando almeno un po’ la stanza. La luce non era fortissima, doveva essere una di quelle lampadine a risparmio energetico che ci mettevano una vita a riscaldarsi, le avevo sempre odiate, fin da quando mio padre aveva voluto “testarle” a tutti i costi e le aveva scambiate con quelle di tutta casa, a parer mio sembrava di stare in un cimitero, neanche mia madre era contenta e di fatti la situazione era durata poco, giusto il tempo di far capire a mio padre che se non avesse ricambiato tutte le lampadine con quelle originali mia madre non avrebbe più fatto da mangiare, perché cucinare al buio non poteva, secondo lei, che fosse vero o no comunque la minaccia era servita, nel giro di poche ore avevamo riavuto un livello di illuminazione normale.
Presi dalle ante due tazze abbastanza grandi.
-Kisshu, sai dov’è il bollitore? – urlai per farmi sentire da lui, ma il ragazzo stava proprio in quel momento per varcando la soglia della cucina.
-Ichigo non strillare, sono le tre di notte e io oltretutto ci sento molto più di voi, se già queste urla sono fastidiose per voi mettiti nei miei panni. –
-Scusa, comunque sai dov’è il bollitore. –
Si avvicinò a un’anta della credenza. Teneva un braccio sopra gli occhi dorati e ogni tanto se li sfregava, evidentemente non si era ancora svegliato del tutto.
-Ma che diavolo di luce c’è in questa stanza? Non l’ho mai notata. –
-Si lo so, è terribile, comunque forse non l’hai mai notata perché è la prima volta che entriamo in cucina di notte, la sera c’è ancora luce quando mangiamo e non abbiamo bisogno di accenderla. –
Aprì l’anta e afferrò il bollitore senza troppi problemi.
-Credo sia questo. –
-Si, è lui. Era in bella vista eppure non l’ho visto. –
-Perché sei sempre la solita sbadata Ichigo, è normale. –
-Parla lui! –
-Perché? Che ho fatto io? –
-Bhe…- in effetti non aveva fatto nulla, non sapevo come continuare la frase.
-Comunque come hai fatto a riconoscere il bollitore? –
-Sono fatti così anche sul nostro mondo, anche se li usiamo in un’altra maniera, noi lo usiamo per far bollire l’acqua a scopo medico, sai da noi l’acqua scarseggia e non possiamo permetterci certi lussi come…cos’è che stai facendo di preciso? –
-Del the. –
-Ah, molto più chiaro adesso. Cosa sarebbe di preciso? –
Finii di mettere il bollitore sul fornello dopo averlo riempito d’acqua, ora mancava solo da accendere il fuoco.
-Ma come, hai anche detto che lo volevi e non sai cos’è?! –
Presi in mano l’accendino per incendiare il gas che usciva dal fornello e feci scattare il pulsante, ma non successe nulla.
-Bhe, è proprio perché non lo conosco che volevo assaggiarlo, e poi volevo provare qualcosa che piace a te. –
Riprovai, ancora nulla.
-Senti, ti posso aiutare? –
-No no, ce la faccio. – ma ancora nulla, riprovai e riprovo ma non successe nulla. Magari non avevo alzato abbastanza la futura fiamma. Decisi di girare un po’ di più la rotella e feci partire un’altra volta la scintilla, all’improvviso la fiamma si accese, ma era talmente alta che mi bruciai le dita.
- Ahi che male! –
Mi strinsi le dita e iniziai a saltellare sul posto come una pazza. Kisshu mi afferrò la mano e se la porta alla bocca iniziando a succhiami il dito scottato.
-Ma che stai facendo?! Lasciami subito! –
- Okok, ho solo cercato di aiutarti. –
- Bhe, non farlo mai più. –
Sapevo di essere arrossita, lo sentivo dal calore sulle mie guance.
-Ichigo, girati un attimo verso di me. –
-Non ci penso neanche brutto maniaco. –
Kisshu mi afferrò per le spalle e mi fece girare nella sua direzione. Iniziò a fissarmi in una maniera strana, mi guardava dritta negli occhi e il mio imbarazzo crebbe a dismisura.
-Chhhe c’è? –
-Hai gli occhi quasi rosa. –
Sbattei più volte le palpebre, stranita.
-Cosa? –
-Ho detto che hai… -
-Si lo so che cosa hai detto! –
Lo lasciai li in cucina e mi precipitai in bagno, quando arrivai davanti allo specchio portai il viso a circa cinque centimetri dalla superficie, facendo leva con le braccia sul bordo del lavandino per tirarmi su. I miei occhi erano effettivamente un misto tra il mio colore naturale e il rosa di quando ero una Mew Mew. Mi lasciai ricadere a terra e, forsennata, mi tirai leggermente su la camicia da notte per vedere se il simbolo rosa era ricomparso sulla mia coscia. Percorsi tutta la gamba con gli occhi, arrivai fino al bordo delle mutandine, ma del simbolo nessuna traccia.
-Cosa stai cercando Ichigo? –
Tirai giù di colpo la camicia da notte, senza che me ne accorgessi Kisshu si era posizionato sulla porta del bagno e aveva assistito a tutta la scena.
-Fuori di qui! –
-Carine le mutandine rosse Ichigo, è la prima volta che te le vedo. –
-Maniaco, Maniaco, MANIACO!!! Parli come se ne avessi viste altre. –
Kisshu se ne stava zitto mentre lo spingevo fuori dal bagno, non dirmi che era vero!
-Kisshu, mi hai spiata per caso? –
Avevo ancora le braccia tese e premute sul suo petto, ma lui mi afferrò la faccia con una mano e mi si avvicinò al suo viso.
-Come puoi pensare una cosa simile Ichigo, sono un bravo ragazzo io. –
Un sorrisetto malizioso gli spuntò sulle labbra.
-Per caso avresti voluto che lo avessi fatto? –
Diventai rossa come un peperone.
-Non scherzare Kisshu. Fuori di qui! –
Finalmente riescii a spingerlo fuori.
-Eddai micetta scherzavo, e comunque se non esci penso che ci andrà a fuoco la cucina. –
Cavolo era vero, il the. Uscii dal bagno e gli passai a fianco senza degnarlo di uno sguardo. Mi diressi dritta dritta in cucina dove trovai il bollitore che fischiava come un forsennato. Spensi la fiamma e versai l’acqua bollente nelle tazze. Mentre finivo di preparare il the cercai di fare mente locale a tutte le possibili situazioni in cui Kisshu avrebbe potuto spiarmi, ma avrebbe potuto essere stata qualsiasi, anche se in teoria Mash mi avrebbe avvisata se ci fosse stato un alieno a spiarmi fuori dalla finestra.
Portai le due tazze di the al tavolo e mi sedetti.
- Puoi entrare, per il momento ho deciso che non ti ucciderò –
- Come se tu potessi avere qualche piccola speranza di riuscirci con me. –
Venni raggiunta da Kisshu.
-Grazie per…come hai detto che si chiama?. –
-The. Prego comunque. – iniziai a sorseggiare il mio the, anche Kisshu ci provò, ma non sapendo cosa aspettarsi ne beve un sorso troppo grosso e si scottò la bocca con il liquido bollente.
-Potevi dirmi che scottava! –
-Scusa, pensavo che lo avessi capito dato che è fatto con l’acqua bollente del bollitore. Io ti consiglio di aspettare ancora un po’ a berlo, oppure di farlo a piccoli sorsi come me. –
Il ragazzo posò la tazza sul tavolo e passò il dito sul bordo, fissandoselo.
- Allora, che ne dici di dirmi cos’è che ti spaventa tanto? –
Tenni il bicchiere all’altezza della bocca e lo guardai di sottecchi.
- Non me la sento, scusa. –
- Ichigo dovrai parlarne prima o poi e ci sono solo io qui. So che preferiresti parlarne con le tue amiche, ma al momento non è possibile. –
- Si Kisshu, l’ho capito, ma al momento non ce la faccio proprio. Scusa. –
Kisshu avvicinò la mano alla mia e la afferrò.
- Ok, ma sappi che quando vorrai parlarne io sono qui. –
- Grazie. – cercai di rivolgergli un sorriso sincero.
- Dai ora bevi il tuo the che se no si fredda troppo. –
- Ok, ma se mi scotto di nuovo sarà solo colpa tua e me la pagherai. –
- E cosa avresti intenzione di farmi? –
- Oh Ichigo, non devi farmi queste domande. –
- Pervertito! –
   
 
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