Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: _Trixie_    25/10/2016    2 recensioni
[Morrilla]
Lana diede un secondo morso alla fetta di pizza, scostandosi i capelli dal viso e chiedendosi chi mai le avesse comprato una pizza, dal momento che il perché qualcuno le avesse comprato una pizza era chiaro a tutti: fare in modo che lei smettesse di lamentarsi e, ad essere brutalmente onesti, di lagnarsi.
Ma il fattorino non aveva sapute dirle da chi provenisse, solo che era indirizzata a lei.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jennifer Morrison, Lana Parrilla
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A robsmorrilla,
nel sacro nome della Pizza.
 
 
 

 
Di fette di pizza e tempi verbali
 
 


 
 
Se proprio doveva essere onesta con sé stessa, Lana avrebbe dovuto ammettere di aver fatto i capricci. Sì, aveva fatto i capricci per tutta la mattina solo per quell’incredibile voglia di pizza con la quale si era svegliata e che non l’aveva abbandonata fino a quel preciso istante, mentre addentava la punta di una fetta di pizza perfetta, croccante e morbida allo stesso tempo, con la giusta dose di mozzarella e pomodoro, proprio come piaceva a lei.
E certo non c’era da stupirsi, perché la pizza veniva dalla sua pizzeria preferita. E, a voler essere precisi, quella pizzeria era davvero la sua preferita, ma solo all’interno dei confini di Vancouver. Aveva scelto, naturalmente, una pizzeria preferita in ogni città in cui si era fermata abbastanza a lungo per poter visitare più posti e stilare una classifica accurata e imparziale.
Lana diede un secondo morso alla fetta di pizza, scostandosi i capelli dal viso e chiedendosi chi mai le avesse comprato una pizza, dal momento che il perché qualcuno le avesse comprato una pizza era chiaro a tutti: fare in modo che lei smettesse di lamentarsi e, ad essere brutalmente onesti, di lagnarsi.
Ma il fattorino non aveva sapute dirle da chi provenisse, solo che era indirizzata a lei.
Seduta su una panchina del molo di Stevenson, dove aveva passato ore interminabili a chiacchierare con Bobby1 e dove aveva anche girato qualche scena, Lana cercava di tenere in equilibrio il cartone della pizza mentre lanciava occhiate furtive alle sue spalle, sperando con tutta sé stessa che Edoardo2 non la vedesse mangiare con i vestiti di scena ancora addosso.
Proprio per evitare che una sciagura del genere si abbattesse su di lei, Lana sollevò la seconda fetta di pizza sopra la testa e prese il piccolo filo di mozzarella che stava colando con la punta della lingua.
«Avrei dovuto immaginarlo, che ti sei nascosta per non avere testimoni dei tuoi peccati di gola» commentò qualcuno, facendola sussultare.
Per poco la scatola di cartone, con la pizza ancora calda, non cadde dalle ginocchia di Lana.
La donna la fermò all’ultimo secondo e Jennifer rise, entrando nel suo campo visivo.
«Allora hai davvero paura che qualcuno ti scopra» fece Jen, appoggiandosi con la schiena e con i gomiti alla balaustra del molo a qualche metro di distanza, un bicchiere di Starbucks in mano.
«No» rispose Lana, con una smorfia. «Non di te, almeno. Solo Edoardo. Potrebbe uccidermi se mi vedesse del cibo tra le mani mentre ho ancora i vestiti da Evil Queen addosso».
Jen rise. «Lo sai che non ho mai fatto la spia»
«Già, per questo sono incredibilmente sollevata che mi abbia scoperta tu e non Josh3».
Di nuovo, Jen rise e scosse la testa.
Prese un sorso del suo caffè caldo.
«Ne vuoi un po’?» le domandò poi Lana, accennando alla pizza.
Jennifer spalancò gli occhi. «Non so se essere più sorpresa dal fatto che tu creda che possa mangiare della pizza nel bel mezzo della settimana o dal fatto che tu volontariamente mi abbia offerto parte della tua pizza».
«Oh, andiamo, è solo una fetta, non accadrà nulla» rispose Lana. «E, comunque, io sono molto generosa» aggiunse poi, indicando con una mano il posto accanto a lei e facendo cenno a Jen di raggiungerla.
Questa esitò per un attimo, chiedendosi quanto fosse opportuno stare tanto vicina a Lana, quando un certo livello della sua generosità era stretto in un corpetto tanto stretto. Ma non era come se Jen avesse intenzione di fare qualcosa di avventato, no?
Erano passati anni, in fondo. Non si sarebbe potuto dire che il suo cuore fosse in pace, ma a quel punto si limitava a una rassegnazione dolorosa, a una ribellione non violenta fatta di battiti mancati e morse violente.
Jen si decise infine a muoversi e andò a sedersi accanto a Lana, che subito le mise una fetta di pizza sotto il naso.
«Lo so che adori la pizza, Jenny, lo so benissimo che adori la pizza» disse, allungando le vocali di Jenny e pizza.
Suo malgrado, Jen rise. «Sei peggio di una bambina».
«Cosa vuoi che ti dica? La pizza mi fa toccare il cielo con un dito».
Jen evitò di commentare e si limitò a bere l’ennesimo sorso di caffè, gli occhi su Lana che addentava la pizza. Come facesse a prendere le fette con tanta agilità con le unghie finte che usava per interpretare la Evil Queen per Jen era un mistero. E, soprattutto, si stupì che ancora non ne avesse spezzata una. Lana era un continuo attentato al budget del loro show.
«Non è che sei stata tu a ordinarmela, vero?» domandò Lana, senza nemmeno aver finito di ingoiare il boccone che stava masticando.   
Jen fece una smorfia. «Dio, no. Questa pizza è un attentato alla salute, non contribuirei mai e poi mai al tuo perdere la testa di fronte a una pizza».
Lana la studiò per un secondo. «Sei sicura? Perché è esattamente il genere di cosa che faresti».
«Non è vero» protestò Jen, distogliendo il viso da Lana e guardando l’oceano di fronte a loro. Le piaceva l’oceano. Era bello. E impetuoso. E nessuno osava mai dire all’oceano quanto sbagliato fosse, nessuno diceva all’oceano di calmarsi, di cambiare.
«Jenny, questo è esattamente il genere di cosa che faresti. Per me».
Jennifer sospirò. «Tempo presente? Credi sia il genere di cosa che farei, non quello che avrei fatto?».
«Dimmelo tu. Passato o presente?»
Entrambi.
«Passato» rispose Jen. «Ne abbiamo parlato, ricordi? Sarebbe potuta funzionare, ma… non ha funzionato».
«Quindi non sei stata tu a ordinarmi la pizza perché ho passato la mattina a dire a chiunque quanta voglia di pizza avessi, giusto?».
«Giusto» confermò immediatamente Jen, bevendo il caffè e finendone il contenuto con quell’ultimo, lungo sorso.
«Sicura di non volerne un morso?» domandò Lana, con voce acuta.
«Ti ho detto di-»
Prima che Jennifer potesse concludere la frase, Lana le infilò la punta della pizza in bocca, tenendo una mano sotto il mento dell’altra per evitare che i suoi vestiti si sporcassero.
Nessuno avrebbe creduto che Lana non avesse nulla a che vedere con i vestiti di Jennifer Morrison macchiati di pizza, no. Soprattutto, Edoardo avrebbe chiesto la testa di Lana.
Mugugnando la propria protesta, Jen infine cedette e morse la pizza, mentre Lana rideva.
«Visto? Non è successo nulla, sei ancora viva».
Jen scosse la testa, senza nemmeno notare quanto il gusto del caffè stridesse con quello della pizza, la risata di Lana nelle orecchie e il profumo di Lana nei polmoni e il tocco di Lana sulla pelle.
Le mancava, tutto, di Lana, le mancava terribilmente.
Ma non aveva alcun diritto di sentire la mancanza di Lana e, soprattutto, non aveva alcun diritto di far sentire in colpa Lana per qualcosa che, ormai, sarebbe davvero dovuto appartenere al passato.
Jen deglutì a fatica.
«È un veleno lento, che inizierà presto a scorrere nelle mie vene e che pian piano si impossesserà del mio corpo, togliendomi una stilla di vita alla volta fino a lasciarmi a terra agonizzante» rispose, con quanta più drammaticità riuscì a fingere. Ed era una gran quantità, non a caso faceva l’attrice per vivere.
Lana la guardò, un’espressione seria in volto per un solo istante, prima di scoppiare di nuovo a ridere senza alcun contegno.
Jen si alzò, divertita ed esasperata. «Hai tre minuti, Parrilla, per finire quella pizza prima che io dica a Josh dove trovarti» disse, puntando il dito in direzione della donna. «Tre minuti, Lana, tre».
Si allontanò di qualche passo. 
«Jenny!» fece Lana, in tono lamentevole. «Jenny, aspetta!».
Jen si voltò.
«Grazie» disse Lana, indicando la pizza con il mento, un sorriso titubante in volto.
«Non so di cosa tu stia parlando» rispose Jen, stringendosi nelle spalle e gettando il bicchiere di Starbucks vuoto nel primo cestino che trovò.
Poi prese il telefono dalla tasche e chiuse la pagina del browser da cui aveva ordinato la pizza per Lana, pensando a quel modo, che solo Lana aveva, di chiamarla Jenny e di accarezzare le n del suo nome con tanta dolcezza, proprio come Jen arrotolava la lingua nel dire Parrilla, esattamente come Lana le aveva insegnato a pronunciare anni prima, un tempo che sembrava appartenere a un altro universo, quando quella conversazione si sarebbe conclusa con ben altri sapori in bocca e non con il gusto amaro di qualcosa che non sarebbe mai potuto essere.
Non più.
 
 
 
 
 
 
1 Robert Carlyle aka Tremotino / Signor Gold
2 Edoardo Castro, costumista
3 Josh Dallas aka Principe Azzurro / David Nolan
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_