Note
dell’autrice: ammettetelo, una rapidità d’aggiornamento simile non l’avevate mai
vista. Beh, è anche vero che non è tanto difficile battere l’ultima lunghezza di
tempo che ho impiegato no? Senza ulteriori indugi passerei subito a:
ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
TENSI: Grazie per gli incoraggiamenti.
Purtroppo la fine della scuola si avvicina ed i compiti piovono, Stavolta,
comunque, spero di essere riuscita ad aggiornare abbastanza presto. Te lo dico
io dove hanno trovato il coraggio di aiutarla, anzi, te lo diranno loro in
questo capitolo.
GIULYCHAN:
Beh, per il “dopo” dovrai aspettare ancora un po’. La fine l’ho già in mente, ma
voglio divertirmi un po’ con questa fiction, stando ben attenta a non tirar via.
Grazie per i complimenti, spero di non averti fatto attendere
troppo.
HIKARY:
Se sei la presidentessa io sono l’addetta alle relazioni con gli interessati.
Pensare che tra pochi giorni uno di loro verrà a girare a pochi chilometri da
casa mia il seguito di Twilight…. Beh, spero di poterlo andare a trovare. Ganzo
il paragone con Grisù, non ci avevo per nulla pensato XD. Grazie per aver
contattato la Disney, chissà, magari tra un paio di giorni mi chiamano per il
contratto XD XD XD. Per quanto riguarda la frase della regina, sono
stra-convinta che ci sia un’anima gemella per tutti, beato chi la trova
subito.
Grazie
ancora per la recensione.
Bene,
ora possiamo cominciare ok?
Capitolo
11
Il
mattino seguente, al 221B di Baker Street, Basil si risvegliò faticosamente
nella sua camera da letto. Aprì gli occhi con cautela, eppure troppo
velocemente, perché la vista della luce di mezzodì, che penetrava dalla
finestra, gli fece venire un mal di testa tale da pensare di avere un’incudine
al posto del cervello e che un sadico fabbro lo martellasse incessantemente.
Benché
dubitasse delle proprie capacità motorie, decise di alzarsi per porre fine a
quella sofferenza chiudendo le tende.
Tenendo
la zampa destra alzata a fare da schermo agli occhi, con la sinistra tentò di
sollevarsi, dimenticandosi della ferita che aveva riportato la sera prima.
Perciò quando tutti i muscoli del suo braccio furono in tensione, un gemito di
dolore gli uscì dalla bocca e lui ricadde pesantemente sul letto.
Richiuse
gli occhi per ripararsi almeno un po’ dalla luce e, benché anche il solo pensare
fosse una fonte di dolore, si sforzò di ricordare cosa gli fosse capitato per
essersi ridotto in quello stato. Piano piano e a fatica, riuscì a ricostruire
tutto o quasi: il colpo contro la colonna, la spada che calava su di lui e… la
figura di Cornelia svenuta tra le sue braccia, poi tra quelle di una guardia che
la portava in una carrozza, sulla quale lui stesso veniva issato da Topson. La
sua memoria, poi, si fermava alla vista della ragazza,portata nella sua camera,
e di sé stesso, steso sul letto,, mentre Topson lo addormentava con
un’iniezione, ignorando le proteste con le quali gli veniva chiesto di visitare
prima Cornelia.
‘Chissà
come sta’ pensò. ‘Beh, spero meglio di me. Ah, che mal di testa. Spero che
Topson arrivi presto con una qualunque delle sue medicine per aiutarmi a star
meglio.’
Come
se i suoi pensieri avessero attraversato le pareti, il dottore entrò nella
stanza, portando un vassoio con la colazione (che ormai faceva le veci del
pranzo) per l’amico, mentre al braccio aveva attaccata la sua fedele borsa
medica.
“Ah,
buongiorno, vecchio mio, vedo che sei sveglio. Come ti senti?” chiese
“Mi
sentirei meglio se quelle tende fossero chiuse” fu la secca risposta del
detective.
Senza
farselo ripetere, Topson posò il vassoio su uno dei pochi spazi liberi della
stanza e la borsa accanto ad esso, poi andò a fare quanto richiesto. Dopo di che
accese l’abat-jour sul comodino accanto al letto, coprendola immediatamente con
un pezzo di stoffa per far sì che l’amico non soffrisse troppo.
“Ah,
ora va meglio” disse Basil “Grazie Topson e buongiorno anche a te. Come sto?
Beh, come se la testa mi sbattesse senza soste contro un muro. In più ci si è
messa anche la spalla a farsi sentire. Mi sembra anzi che pulsi più della
testa.”
Topson
lo guardò un po’ confuso prima di dire:
“E’
naturale che ti faccia un po’ male, ma mi pare strano che ti dolga più della
testa, a meno che…” si interruppe riflettendo un po’, per riprendere con un tono
leggermente intimidatorio: “Non avrai
mica provato ad alzarti vero?”
“Volevo
chiudere le tende.” Rispose semplicemente Basil. Cercando di non distogliere gli
occhi da quelli minacciosi dell’amico il quale, dopo questa risposta, alzò gli
occhi al cielo esasperato:
“Ma
riesci a combinare guai anche quando se i bloccato a letto?” esclamò “Fortuna
che Cornelia è veramente a terra, altrimenti non ce la farei a badare a tutti e
due contemporaneamente.” Poi, calmandosi un po’, aggiunse: “Coraggio, fammi
controllare e speriamo che no siano saltati i punti.”
Detto
questo, prese la sua borsa e, appoggiato un cuscino allo schienale del letto,
fece mettere a sedere il detective. Poi gli scoprì con cautela la spalla
sinistra e cominciò ad esaminarla. Dopo un paio di minuti un sorriso gli dipinse
il volto:
”Per
fortuna non è successo nulla di grave, ti sei solo sforzato un po’. Ora resta un
attimo così e vediamo se riesci a buttar giù qualcosa eh?” disse e, dopo aver
posato la borsa medica, si affrettò a recuperare il vassoio e a portarlo sul
letto.
Basil
si sistemò un po’ meglio sul cuscino e, quando Topson gli mise il vassoio sulle
gambe, cominciò a mangiare in silenzio, cosa che sorprese non poco il dottore,
abituato a vedere l’amico rimanere a digiuno per giorni quando c’era un caso di
mezzo.
‘Forse
sta pensando a qualcos’altro.’ Si disse ed infatti era proprio così. Dopo aver
finito la ciotola del porridge, Basil disse:
“Hai
detto che Cornelia è a terra, in che senso?”
C’era
una certa preoccupazione nella sua voce e questo Topson lo avvertì, nonostante
il detective cercasse di mascherarlo. Si affrettò dunque a rispondere
all’amico:
“Nulla
di grave, credimi, solo un po’ di febbre, probabilmente una reazione allergica
al veleno. Va tenuta sotto controllo, ma non mi preoccupa più di
tanto.”
“Ma
è sveglia?”
“Quando
l’ho lasciata dormiva profondamente. Ti ho detto che va tenuta sotto controllo
perché stanotte, quando si è svegliata un’ora dopo il nostro ritorno, ha avuto
una sorta di crisi, delirava, si agitava e, in un paio di occasioni, ha
rischiato di farsi del male. Io e la signora Placidia siamo comunque riusciti a
calmarla e l’abbiamo vegliata tutta la notte.”
“E’
stata una crisi così terribile?” chiese Basil con la voce che
tremava.
“Ti
basti sapere che non è stato piacevole. Nel delirio aveva delle visioni, una per
tutte è scoppiata in lacrime credendo di vederti morto.”
Qui
si interruppe, sorridendo dell’improvviso rossore sulle guance
dell’amico.
“Ah,
quasi dimenticavo: per poco non ha strangolato la signora Placidia scambiandola
per Rattigan.” Disse poi strappando una risata (contenuta per via del mal di
testa) all’amico.
“Mi
raccomando, non dirle che te l’ho detto.” Si affrettò poi ad aggiungere
“A
chi? A Cornelia o alla signora Placidia?” chiese Basil con un
ghigno.
“A
entrambe, le metteresti in imbarazzo.”
“E
va bene” rispose il detective, con un tono che preoccupò non poco il dottore.
Preoccupazione, la sua, più che lecita perché, quando dieci minuti dopo la
signora Placidia entrò nella stanza per recuperare il vassoio (e, facendolo
passare per obiettivo secondario, controllare lo stato di salute del padrone),
Basil sgranò gli occhi e, con un’espressione di puro terrore sul volto,
gridò:
”Oh
no!! Rattigan!! Topson svelto, corri di là, prendi Cornelia e la signora Pacidia
e portale via, io cerco di trattenerlo!!” poi cercò di alzarsi per scagliarsi
addosso alla donna che, impaurita, si ritrasse verso la porta.
Topson
però lo riprese e lo respinse verso il letto, prima che uno dei piedi del
detective potesse toccare terra.
“Ehm,
lo scusi signora Placidia, la botta in testa deve essere stata più tremenda del
previsto. Ora ci penso io eh?”
La
governante alzò gli occhi al cielo sospirando:
“Oh
mamma, prima Ms. Blackwood, ora il mio padrone. Ma che cosa mai avrò io in
comune con quel depravato? Mah…”
“Ma
nulla signora, non si preoccupi, è solo che non stanno molto bene.”
“Va
bene, allora me ne vado” e, preso il vassoio, uscì dalla stanza.
Topson
aspettò che fosse uscita e poi si voltò verso Basil che stava soffocando le
risate nel cuscino.
“Ma
tu, il rispetto per gli altri lo conosci?” chiese cercando di sembrare
arrabbiato.
“Mhm…
ah ah, credo di aver bruciato il biglietto da visita ah ah.”
A
questo punto anche il dottore non poté più trattenersi, ma scoppiò a ridere
anche lui.
“E
comunque non si deve lamentare.” Disse Basil con le lacrime agli
occhi.
“Perché?”
chiese Topson asciugandosi i suoi con un fazzoletto.
“Sono
stato buono, l’ho inclusa nella lista delle persone da salvare.”
E
giù ancora a ridere come matti.
Stavano
ancora ridendo insieme di gusto, come non gli capitava più da tempo, quando
sentirono bussare alla porta. Riuscirono a ricomporsi appena in tempo, quando la
signora Placidia entrò. Li guardò un po’ con sospetto, notando i segni del riso
sui loro volti, poi disse:
“Dottore,
volevo dirle che Ms. Blackwood si è
svegliata, quindi se la vuole visitare…”
“Oh
certo, certo subito. Grazie signora.” Rispose subito Topson. Con un’ultima
occhiataccia, la governante uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle
spalle.
Il
dottore allora recuperò la sua borsa medica e disse:
“Beh,
io la vado a visitare. Tornerò per riferirti le sue condizioni.” Poi si avviò
verso la porta.
“Non
è che, magari, potrei venire con te?” chiese Basil speranzoso. Topson si voltò a
guardarlo per un momento, poi gli si rivolse con il tono che potrebbe avere un
genitore rivolto ad un bambino:
“Basil,
sinceramente preferirei che tu non venissi. Non tanto perché temo che ti possa
attaccare la febbre, quanto per il fatto che tu non riusciresti ad andare di là
senza farti del male.”
Basil
sospirò.
“Forse
hai ragione. E va bene, me ne starò qui ad aspettare. Non farmi stare in ansia
però eh?” disse sdraiandosi nuovamente sul letto.
“Tranquillo,
sarò veloce. Tu, però, cerca di riposare va bene? Con la spalla e la testa
ridotte così, l’unica cosa che tu possa fare è stare calmo per un po’ e vedrai
che presto la potrai rivedere.”disse Topson, conscio di stare sfoderando la sua
carta vincente per convincere Basil a restarsene buono.
“Touché,
amico mio.” Rispose prontamente il detective “Vai ora, non farla aspettare,
altrimenti si riaddormenta. Ah, grazie di tutto.”
“Di
niente. A dopo.” E, con un sorriso, Topson uscì chiudendo la porta.
Basil,
sempre coerente a sé stesso, decise di riposarsi solo a metà, aspettando il
ritorno del dottore senza però muovere un muscolo dal letto. Non si aspettava
però che un avversario più potente di Rattigan, Morfeo, aveva deciso di
incrociare la sua strada per condurlo nel suo mondo e, dopo cinque minuti di
vana resistenza, il detective dormiva profondamente.
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Topson
entrò nella camera che, al contrario di quella di Basil, era immersa nel buio.
“Entra
pure Topson, sono sveglia.” Disse Cornelia dal letto, con una voce un po’
stanca.
“Eccomi”
rispose il dottore, mentre la ragazza accendeva la lampada sul comodino, per
stendersi di nuovo, tremando leggermente.
“Come
ti senti?” le chiese lui.
“A
pezzi” rispose lei “Oh, che maleducata, scusami, non ti ho ancora augurato il
buongiorno.”
“Beh,
se è per quello neppure io l’avevo ancora fatto.”
Lei
gli sorrise dolcemente e lui ricambiò. Poi, aprì la sua borsa e
disse:
“Allora,
vediamo di controllarti la temperatura eh?” e, dopo aver estratto un termometro
aggiunse: “Mettilo sotto il braccio.”
Lei
ubbidì e tra i due cadde il silenzio. Dopo poco, però, fu Cornelia a
romperlo:
“Volevo
scusarmi per stanotte.”
Topson
la guardò stupito:
“Perché?
Non è mica successo nulla di grave.” Chiese.
“Non
credo che la signora Placidia sia dello stesso parere.” Replicò lei
“Che
ti ha detto?”
“Lei
nulla, ma ho capito, da come mi ha guardata quando le ho augurato il buongiorno,
che sembrasse contenta che io la riconoscessi. Deliravo così tanto?”
Topson
era stupito, ma si risolse a pensare che ci avrebbe dovuto fare l’abitudine al
fatto di avere un’altra persona dalla mente pronta a dedurre a giro per casa.
Non per nulla la regina l’aveva definita “degna compagna di Basil.”
“Abbastanza
cara mia.” Quando lei gli rivolse un’occhiata incuriosita, aggiunse: ”Hai
scambiato la signora Placidia per Rattigan.”
Dopo
un attimo di incredulità, Cornelia sospirò sorridendo:
“Povera
signora Placidia, mi dispiace tanto.”
“Almeno
tu deliravi davvero.” Replicò Topson “Quando Basil l’ha saputo, ha fatto finta
di delirare anche lui, per prenderla in giro.”
La
ragazza scoppiò a ridere:
“Sempre
il solito eh?”
“Già,
su, fammi vedere il termometro.”
La
ragazza passò lo strumento al dottore che lo controllò.
“Bene,
pare che sia scesa” disse dopo un paio di minuti. “Non è sparita ma è scesa. Hai
mangiato qualcosa?”
“Certo,
mi ha costretta la signora
Placidia.”
Tra
i due ricadde il silenzio e fu di nuovo Cornelia a romperlo:
“A
proposito, Basil come sta?”
“Bene”
rispose il dottore “ha solo un forte mal di testa ed una spalla dolorante. Con
un po’ di riposo si riprenderà completamente in quattro o cinque
giorni.”
“Bene,
mi fa piacere. Sai, è fortunato ad avere un amico come te, che lo segue e si
prende cura di lui. Da solo non so quanto potrebbe durare.”
“Oh,
dai, non esagerare. Saprebbe cavarsela benissimo anche senza di me” Replicò
Topson arrossendo leggermente.
“Ne
dubito. E comunque è sempre bene avere qualcuno vicino in ogni momento e io ne
so qualcosa.” Disse lei, con lo sguardo perso in chissà quale
pensiero.
Topson
rimase in silenzio, chiedendosi a cosa si stesse riferendo la ragazza, la cui
aria tranquilla era ora velata di tristezza. Probabilmente pensava a Basil e
agli anni della sua giovinezza, anche se gli sembrava un po’ strano. Non si
azzardò comunque a chiedere niente dato che, essendo lei ancora febbricitante,
forse stava attraversando un’altra fase di delirio un po’ più lieve ed indagare
sarebbe stato quanto mai invadente. Se poi di delirio si trattava, poteva anche
darsi che stesse farneticando.
“Chissà
come sta.” Mormorò lei ad un certo punto.
Il
dottore la guardò preoccupato: le aveva già detto che Basil stava
bene.
“Basil
sta bene mia cara, te l’avevo già detto.” Disse con dolcezza.
Lei
lo guardò stupita e poi disse, ridendo:
“Anche
se sono malata, ricordavo perfettamente ciò che mi aveva detto di Basil. Infatti
non mi stavo riferendo a lui, ma ad un’altra persona che non vedo da molto
tempo, ossia la mia migliore amica Elizabeth Morstan.”
Topson
si fermò a riflettere. Aveva già sentito quel nome, ma non riusciva a ricordare
dove. Ci pensò Cornelia a dargli la risposta che cercava:
“Vedo
che questo nome non le suona nuovo e la cosa non mi sorprende. E’ possibile che
l’abbia letto sui giornali non più di due settimane fa. Sa, la mia amica si è da
poco laureata in medicina, guadagnandosi il titolo di prima donna medico in
Inghilterra.”
Ecco
dove l’aveva sentito. Ma sì, ora gli tornava in mente non solo quello, ma anche
la foto della ragazza stampata sul giornale. Ricordava di averla ammirata
tantissimo, dato che ci voleva una grande forza per raggiungere un simile
traguardo, soprattutto da parte di una donna.
“Dunque
è la sua migliore amica?”
“Sì,
anche se non so ancora se posso considerarla tale, dopo tutti questi anni di
assenza.”
“Se
c’è una cosa che ho imparato è che l’amicizia è eterna. Stai tranquilla, vi
ritroverete presto.”
“Ah,
lo spero tanto Topson.”
“Ora
però devi pensare solo a riposarti e vedrai che ti rimetterai
presto.”
“Sì,
hai ragione. Solo così potrò rivedere Basil, lei e, magari, risuonare il
pianoforte.”
Disse
lei accarezzandosi dolcemente il polso destro fasciato con la mano
sinistra.
“Non
ci sono proprio possibilità che lei mi porti di là a vedere Basil eh?” aggiunse
poi.
“Come
ho già detto a lui, preferirei di no. Farò io da tramite, non ti preoccupare.
Ora cerca di dormire un altro po’ va bene?”
“Agli
ordini dottore.” Rispose lei rimettendosi sotto le coperte.
Topson
gliele rimboccò e, spenta l’abat-jour, uscì dalla stanza.
Mentre
camminava lungo il corridoio che portava al piano di sotto, pensò a quante cose
erano successe nel corso di due giorni:
l’arrivo
di Cornelia, il ritorno di Rattigan, il primo scontro, l’innamoramento di Basil
(che, fra tutte, era certamente la cosa più strana e meravigliosa).
Ora
era pure venuto a sapere che Cornelia conosceva benissimo uno dei medici che lui
avrebbe voluto moltissimo conoscere non solo per parlare di
medicina.
Le
sue guance arrossirono, ma lui non se ne dette tanta cura dato che era solo nel
corridoio. Quante sorprese c’erano state e chissà quante ne aveva in serbo per
loro il futuro.
Preso
da un’improvvisa eccitazione, si decise a mettere per iscritto, come già aveva
fatto altre volte per altri casi risolti dal suo migliore amico, tutto quello
che era avvenuto: aveva l’impressione che, presto o tardi, sarebbe saltato fuori
un altro bel romanzo per il pubblico. Andò dunque nella sua stanza e, sedutosi
alla scrivania, prese la penna e si mise a scrivere.
FINE
DEL CAPITOLO
Ah,
che bello ce l’ho fatta. E’ stato un po’ difficile scrivere questo capitolo,
specialmente la parte di Cornelia. Comunque non credo che sia venuto molto bene,
spetta a voi giudicare. Chi sarà questa nuova amica di Cornelia? Avrà anche lei
una sua parte nella storia? Aspettate e vedrete: intanto vi dico che Morstan è
il cognome della moglie di Watson nella saga originale di Conan Doyle (a buon intenditor….). Per quanto
riguarda il nome ringraziate la mia amica lucy-chan che me lo ha
suggerito.
Attendo
le vostre recensioni con ansia.
A
presto
Bebbe5