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Autore: simoSQ    04/11/2016    0 recensioni
Emma detesta gli ospedali, da quando ha avuto Mya non ha fatto altro che passare il suo tempo lì dentro. Era diventato quasi come una seconda casa. Una seconda casa orribile...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate ormai diverse settimane da quando Regina si era trasferita a Vancouver e aveva iniziato a lavorare al Grey Sloan Memoraial Hospital.
Aveva già fatto conoscenza con alcuni dei suoi colleghi e si era stupita di questo.                
Non era una che faceva conoscenza facilmente. Soprattutto in un posto dove per tutti era “la raccomandata”.                                                                                              

Quella mattina aveva già fatto il giro del reparto e, in quel momento, si apprestava a bere il suo primo caffè. Era una mattina piuttosto impegnativa e aveva bisogno del suo adorato caffè, ma venne interrotta non appena avvicinò la tazza alla bocca.
La porta della sala degli strutturati si spalancò.

Regina non riusciva a credere ai propri occhi. Era paralizzata. Era stata talmente presa dal trasloco e dal caos di quell’ospedale da non aver neanche pensato che avrebbe potuto imbattersi in vecchie conoscenze. Con la bocca spalancata dalla sorpresa, osservò la donna che aveva davanti.
 
-Arizona Robbins!!!- strillò la bruna
 
La donna alzò lo sguardo e per un momento restò altrettanto sorpresa
 
-Oh mio Dio!!! Regina Mills!!! Che ci fai tu qui??-  disse
-Non eri al Jhon Hopkins?- chiese la donna
 
-Hai detto giusto…”ero”. Mi hanno chiamata qui perché serviva urgentemente uno strutturato in pediatria.- rispose la bruna –Tu invece? Non dovresti essere in Africa?!- chiese
 
Regina aveva toccato un tasto dolente e se ne accorse nel momento stesso in cui l’altra donna cambiò espressione, così cercò di scappare da quella situazione imbarazzante.
 
-Beh, è stato un piacere incontrarti, ma ora devo andare, ho un caso molto importante da seguire.-
 
-Si, lo so. Noi lavoreremo insieme, a quanto pare!- rispose Arizona
 
Le due donna avevano già lavorato insieme in passato, quando entrambe frequentavano la Hopkins, avevano affrontato diversi corsi insieme e diciamo che tra di loro c’era sempre stato un feeling particolare.
 
-Bene, mi assisterai tu nell’intervento di oggi?- chiese Regina
 
-Bhe…direi proprio di sì! Non posso di certo farmi scappare quest’ occasione.- rispose la donna
 
Quella mattina avrebbero fatto un piccolo miracolo.
Un bambino stava per nascere con il cuore fuori dal corpo… un caso rarissimo, che Regina aveva visto una sola volta, quando ancora era una specializzanda ma quella volta il bambino non era sopravvissuto.
La donna non aveva intenzione di replicare. Anzi, era ben determinata a far riuscire alla perfezione l’intervento.



 
***
 




L'acqua scorreva calda sulle sue mani, ma non le era d'aiuto.
Si bagnò anche il viso, facendovi scorrere sopra le mani lentamente, lasciando gli indici premuti contro gli occhi per qualche secondo.
Regina era pronta per quell’intervento, lo era davvero, aveva solo bisogno di qualcuno che le dicesse che sarebbe andato tutto bene. Aveva bisogno di qualcuno che si fidasse di lei.
Così uscì dalla stanza e prese il cellulare, compose il numero e attese…
 
-Ehi tesoro! Tutto bene?- disse la voce all’altro capo del telefono
 
-Ciao papà. Si tutto bene...avrei solo bisogno di una cosa- disse Regina
 
-Dimmi tutto...- rispose l’uomo
 
-Ho bisogno che tu mi dica che sono brava, che ce la posso fare. Ho bisogno che tu mi dica che ti fidi di me- disse la donna quasi piangendo
 
-Regina…che ti succede?-
 
-Sto per effettuare un intervento sul cuore di un neonato. Ho promesso ai genitori che avrei fatto tutto il possibile, ma ho paura di non farcela. Non posso permettermi di sbagliare.-
 
Odiava infondere speranza nelle famiglie e poi dover comunicare loro che il loro bambino non ce l’aveva fatta ed  era deceduto sul tavolo operatorio.
 
-Tesoro, tu sei eccezionale. Sei il miglior chirurgo pediatrico del paese. Eri la prima del tuo corso, ti sei laureata a pieni voti.
Hai affrontato mille sfide e ne sei sempre uscita a testa alta. Sei intelligente, sei brillante… il tuo è un dono. Sei nata per fare il chirurgo Regina.
So che ce la farai…io mi fido di te-
 
Regina aveva le lacrime agli occhi.
 
-Sei il papà migliore del mondo. Grazie- disse sottovoce
 
Con queste parole chiuse la telefonata, si mise la sua cuffietta preferita e andò a prepararsi per l’intervento.
 
 
 
 
 
                                                                                                                                    ***
 
 
 
 
 
 
 
Erano le sei ed Emma stava preparando la colazione, quella mattina il risveglio era stato difficile, aveva dormito male a causa dei numerosi pensieri che le avevano affollato la mente.
Stava finendo di cuocere i puncake quando bussarono alla porta.
Inizialmente si domandò chi potesse essere a quell’ora del mattino, poi si ricordò di aver chiesto a suo padre se poteva badare a Mya mentre lei non c’era.
Quello era il gran giorno. Dopo mesi, grazie all’aiuto di un’amica, era finalmente riuscita ad ottenere un colloquio con il direttore del “ The Province”. Una delle testate più importanti della città.
 
-Buongiorno Tesoro!- disse suo padre
 
-Buongiorno Pà, grazie per essere venuto. Vuoi una tazza di caffe?- rispose la ragazza
 
-Si grazie.-
 
Emma prese due tazze, vi rovesciò il caffè e le poggio sul tavolo, una al suo posto e una difronte a suo padre
 
-Dov’è la mia nipotina preferita?- chiese David
 
-Sta ancora dormendo, ho provato a svegliarla ma stamattina proprio non ne vuole sapere- disse Emma
 
-Bhe avrà preso da qualcuno!?- esclamò l’uomo sorridendo
 
-Cosa vorresti dire con questo?- ribattè la ragazza facendo una smorfia
 
-Nulla…dico solo che...anche a te piace dormire. Parecchio. Se non fosse perché hai un colloquio importante saresti ancora nel mondo dei sogni.- rispose l’uomo
 
-Ah ah ah... molto divertente- borbottò Emma
 
 
Mentre David finiva di sciacquare le due tazze Emma si preparò per quello che, forse, sarebbe stato il colloquio più importante della sua vita.
Per l’occasione aveva deciso di indossare il suo vestito preferito. Per non dire l’unico vestito che possedeva.
Si guardò allo specchio, si sistemò i capelli in una comoda treccia laterale, mise due gocce di profumo e prima di uscire dalla stanza salutò la piccola Mya con un tenero bacio sulla fronte.
 
David nel frattempo si era sistemato in salotto e stava leggendo i suoi soliti annunci di compra-vendita.
 
-Beh io allora vado, o rischierò di fare tardi- disse Emma avviandosi verso l’ingresso
 
-Ok… Fagli vedere chi sei a quel Mr.Jefferson!- Rispose suo padre
 
Emma rise
-Ci vediamo più tardi. Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi.-
 
-Va bene tesoro…a più tardi allora-
 
Emma si mise alla guida del suo maggiolino, dopo un paio di chilometri controllò l'orologio. Doveva assolutamente sbrigarsi o avrebbe fatto tardi, ma per sua fortuna quella mattina la città non era molto trafficata ed in una ventina di minuti arrivò alla sede del magazine.
Pochi minuti dopo il suo arrivo, fu subito convocata nell'ufficio del direttore, Sebastian Jefferson.  
 
La segretaria la accompagnò nell’ufficio, Emma entrò chiedendo permesso, un uomo sulla quarantina la stava aspettando seduto alla scrivania.
 
-Signorina Swan, eccola qui finalmente. Avanti si sieda, non stia li impalata.- disse l’uomo
 
Emma avanzò titubante verso la sedia che era posta difronte alla scrivania e si mise a sedere.
Era in evidente imbarazzo. Non era abituata a quel tipo di situazioni.
 
-Allora, Emma Swan, ho letto il suo curriculum e devo dire che sono rimasto molto colpito.
Laureata alla Columbia University con il massimo dei voti con un master in Comunicazione e Lingue estere. Ha seguito diverse inchieste per il NewYork Times ed è stata un’ottima inviata durante l’ultimo Festival del cinema di Cannes. Ama la cultura e lo sport. Legge e ovviamente ama scrivere. Bhe che altro dire?! Per me può cominciare anche subito a lavorare.
Anzi ho giusto un’inchiesta da affidarle.-
 
All’udire quelle parole Emma sbarrò gli occhi. Non poteva crederci.
Sebastian Jefferson, l’uomo più crudele d’America, le stava offrendo la possibilità di lavorare per lui. E le stava anche affidando un’inchiesta.
 
L’uomo notò la reazione della ragazza
 
-Allora Signorina Swan? Lo prendo come un sì questo suo silenzio?!- esclamò
 
-No..cioè si…Certamente.- rispose Emma
 
-Bene. La mia segretaria le mostrerà la sua postazione e le dirà di che cosà dovrà occuparsi. Benvenuta al “The Province” Emma- rispose Jefferson sorridendo
 
 
Uscita dall'ufficio Emma riflettè sul da farsi. Non riusciva ancora a realizzare, le sembrava un sogno. 
Mentre stava fantasticando sulla sua futura carriera giornalistica sentì squillare il telefono, lo estrasse dalla tasca e guardò il display
 
-David? Cosa avrà combinato di nuovo?- pensò Emma tra sé e sé
 
-Pronto? Papà?- disse
 
- Oh Emma! Si...sono io- rispose suo padre dall’altra parte del telefono
 
Era agitato, farfugliava, diceva frasi senza senso ed Emma iniziò a preoccuparsi
 
-Papà! E' successo qualcosa? Hai bisogno di aiuto? Che diavolo stai dicendo?- domandò la ragazza
 
-No non ho bisogno di aiuto. E si è successo qualcosa. Ma tu non ti devi preoccupare, è tutto sotto controllo.- rispose David cercando di mantenere la calma
 
-David! Che diavolo è successo? Dov’è Mya?- strillò Emma
 
-Emma…tesoro…Siamo in ospedale. Eravamo al supermercato, abbiamo fatto un po’ di spesa, Mya ha iniziato a piangere, voleva qualcosa da mangiare così tua madre le ha dato dei biscotti.
Solo che i biscotti erano alla nocciola.- rispose David tutto d’un fiato
 
-Alla nocciola?!?! Ma siete impazziti?!?! Mya è allergica alla nocciola!!!- disse Emma quasi in preda ad una crisi isterica
 
-Lo so Emma, lo so. Ha mangiato un biscotto ed ha avuto subito una reazione.
Non sapendo cosa fare l’abbiamo portata in ospedale ed ora siamo qui.- ribattè l’uomo
 
-In che ospedale siete?- chiese la ragazza
 
-siamo al Grey Sloan- rispose suo padre
 
-Bene. Restate lì e non muovetevi per nessuna ragione al mondo. Arrivo subito-
 E chiuse la chiamata.
 

 

                                                                                                                                  ***
 
 

 
 
L’intervento era andato a buon fine, il bambino aveva dinuovo il suo cuoricino nel petto, e Regina non aveva dovuto dire a nessun genitore che il loro piccolo bebè era morto.
Meglio di così non poteva andare.
Aveva appena finito il suo turno, doveva solo posare la cartella clinica del suo paziente e poi finalmente sarebbe potuta andare a casa. Aveva assolutamente bisogno di dormire e niente l’avrebbe distolta dal suo intento.
Niente tranne qualche piccolo umano in pericolo di vita.
 
-Dottoressa Mills, è gettonatissima stasera!- aveva detto l’infermiera del pronto soccorso
 
Regina si limitò a guardarlo e sbuffò
 
-Cos’abbiamo dinuovo?!- chiese
 
-Letto 7, Bambina di tre anni con problemi respiratori.- rispose il ragazzo
 
Regina prese il tablet su cui erano segnati i dati e si avviò al letto indicatole
-Cos’abbiamo qui?- chiese guardando la bambina
 
-La prego dottoressa, aiuti la mia piccola Mya- disse la donna seduta ai piedi del letto
 
-Lei è la madre?- chiese Regina guardando la donna
 
-Ehm no, sta arrivano! Io sono la nonna scema che ha comprato dei biscotti con le nocciole ad una bambina allergica. Ne ha morso uno e siamo finiti qui- rispose Mary Margaret
 
-Capisco- rispose la bruna
 
Poi si rivolse alla bambina
 
-Adesso ti faccio una terapia respiratoria e poi una flebo per fermare lo sfogo, okey?-
 
La bambina fece cenno di sì con la testa ma non sembrò molto convinta. Era impaurita, così Regina prese un piccolo unicorno di Peluche nella tasca del suo camice e glielo diede
 
-Ecco. So che sei spaventata ma non devi avere paura. Lui è Pegaso e se lo stringerai forte forte tutta la paura che adesso senti sparirà.- e mostrò alla bambina uno dei suoi sorrisi migliori
 
La bambina in risposta ricambio il sorriso e strinse a se il piccolo Unicorno
 
-Allora Mya…ci siamo, pronta? Uno…due…e tre…-
 
Regina infilò l’ago nel piccolo braccio della piccola poi la guardò
 
-Fatto!- poi si rivolse alla donna
 
-Questa flebo le farà passare lo sfogo, ma vorrei tenerla comunque in osservazione almeno per le prossime ore.- disse prima di allontanarsi
 
Non fece in tempo ad arrivare a metà corridoio che si sentì chiamare
 
-Dottoressa! Dottoressa Mills… la bambina ha una reazione grave!- urlò l’infermiere
 
Regina si precipitò nel pronto soccorso, guardò la bambina
 
-Mi dispiace piccola ma devo farti un’iniezione -
 
In quello stesso momento Emma entrò nel pronto soccorso correndo e quasi urtò due infermiere
 
-Scusatemi!-  esclamò, poi vide la sua piccola
 
-Mya!!! Tesoro…- disse accarezzandole il viso
 
-Starà bene, la dottoressa le farà un’iniezione- disse Mary Margaret cercando di tranquillizzarla ma la reazione fu quella opposta. Emma la fulminò con lo sguardo.
 
-Le ho fatto un’iniezione di epinefrina, farà effetto- disse la dottoressa
All’udire quella voce Emma sobbalzò. Non era possibile. Regina. La giovane donna che aveva incontrato qualche settimana prima era di nuovo lì, davanti a lei.
 
Ma pochi istanti dopo dovette tornare con i piedi a terra. Mya aveva iniziato a respirare in modo strano.
 
-Tubo endotracheale da sei!- esclamò la bruna
 
-Che succede?- chiese Emma spaventata
 
-Le vie respiratorie si stanno chiudendo, va intubata subito.- rispose Regina che poi si rivolse allo specializzando che aveva al suo fianco
 
-Pressione sulla cricoide!- infilò il tubo nella gola della bambina
-Dentro! Bene…non è più cianotica. Saturazione in aumento- precisò
 
-Che è successo?- chiese Emma agitandosi
 
-Shock anafilattico…dovremo ricoverarla per stanotte e vedere come reagisce- rispose Regina
 
-Però starà bene?- chiese nuovamente Emma
 
Regina nel frattempo si era infilata lo stetoscopio e stava ascoltando il torace della piccola
 
-Sì…credo proprio di sì- disse
 
Emma si rivolse così ai suoi genitori
 
-Ora potete andare.-
 
Mary Margaret e David salutarono la piccola Mya e lasciarono l’ospedale.
Anche Regina si era allontanata e stava discutendo con un infermiere.
Tornò poco dopo
 
-Ora vi porteranno nella sua stanza, più tardi passerò a vedere come sta- disse
 
Emma annui con la testa
 
-Starà bene vero?- chiese
 
Regina la guardò per la prima volta negli occhi, non aveva mai notato quanto fossero verdi, poi le prese le mani, a quel contatto Emma sentì il cuore sobbalzare
 
-La tua bambina starà bene. Mi prenderò cura io di lei… non le succederà nulla. Fidati di me Emma.- disse Regina
 
Emma la guardò nuovamente negli occhi, quegli occhi che l’avevano stregata sin dal primo giorno, avrebbe voluto dire molto di più ma pensò che ogni parola sarebbe risultata superflua.
Quindi si limitò a dire un semplice – Grazie-
Regina interruppe il contatto, fece scivolare le mani nelle tasche del camice e si incamminò lungo il corridoio del pronto soccorso. Era quasi arrivata all’ascensore quando Emma la chiamò.
 
-Regina...aspetta!- disse la ragazza
 
La bruna si voltò, Emma la raggiunse ma questa volta restò a debita distanza
 
-Comunque… io mi fido di te!-
 
   
 
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