Ecco
il secondo capitolo… ringrazio tutti quelli che mi hanno aggiunta ai
preferiti, alle storie seguite e chi ha semplicemente letto la storia!
Buona
lettura!
2
– Amara verità
Passarono
due settimane dal ritorno dei miei genitori e dall’arrivo di Nathan.
La
situazione non era cambiata molto: mio padre era rimasto fuori dalla mia vita
privata e Jacob non fece di certo il primo passo spontaneamente. Anche sul
fronte “Nathan” non c’erano novità, infatti il ragazzo si era continuato
a dimostrare scostante sia con me che con gli altri.
Era
l’ultimo giorno di scuola prima le vacanze di Natale e tutti erano in fermento
tra saluti e auguri. Tutti tranne uno. Ma in quelle due settimane avevo imparato
a tenere lontano dalla mia mente il nuovo arrivato, perciò non ci feci troppo
caso.
All’uscita
da scuola, dopo aver salutato Beth e Kate, andai al solito posto, dove mi
aspettava Jake con la macchina.
-ciao
Ness!
-ciao
Jake… come mai la macchina?
-devo
portarti in un posto e non avevo voglia di bagnarmi.
-cosa
c’è? Missione top secret?
-una
mezza specie… niente domande per favore.
-come
vuoi.
Siamo finalmente giunti al momento della
verità? Spero solo di non rovinarmi le vacanze.
La
strada percorsa da Jake era quella che conduceva alla riserva Quileite.
-ehi
ma stiamo andando alla spiaggia?
-proprio
così…
Altri
5 minuti di macchina e poi il licantropo mi disse di scendere.
Mi
portò proprio sulla riva del mare e lì facemmo una piccola passeggiata.
-
Jake spara… lo so che mi devi dire qualcosa, non sai nascondere i segreti.
-già
è vero… e poi te mi conosci molto più degli altri.
-non
sei poi così difficile da capire.
-l’opposto
di te a quanto pare.
-non
ti seguo. Lo sai che odio i giri di parole.
-ok…
Tuo padre mi ha consigliato di parlare un po’ con te. È stato un po’
misterioso, ma mi ha fatto capire che era ora che tu sapessi tutta la verità.
-in
merito a cosa scusa? Alla fine di questa
conversazione saprò se ringraziare mio padre.
-
Ness te sai che tra noi due c’è un rapporto particolare e che si chiama
imprinting, giusto?
-si…
ma mi hai sempre detto che me lo avresti spiegato un giorno, ma ancora non so
cosa è di preciso.
-beh
sai che noi lupi siamo un po’ più “profondi” in certe cose rispetto ai
vampiri.
-continuo
a non seguirti.
-hai
presente Emily e Sam? Loro hanno subito l’imprinting.
Ero
spiazzata. Cercai di mantenere un contegno e di non far trasparire il mio stato
d’animo.
-continua
Jake
-l’imprinting
è una specie di magia… e se un lupo incontra la sua anima gemella subisce il
suo effetto.
Lo
fissai alcuni istanti. Poi le parole vennero fuori lentamente, molto lentamente.
-questo
vuol dire che io e te siamo… anime gemelle?
-si.
-e
lo sai praticamente da quando sono nata.
-si.
Mi
sedetti su un masso. Mi girava la testa e non era normale per una mezza vampira.
-perché
non me lo hai detto prima?
-pensavo
fosse abbastanza chiaro. Quello che provo io lo provi anche te.
-
Jake perché devi sempre dare tutto per scontato?
-in
che senso scusa?
-hai
mai pensato che magari avevo il diritto di saperlo un po’ prima? Sai sono
stata abbastanza precoce e penso che sarei riuscita a capire la situazione. È
vero… tra noi il rapporto è sempre stato particolare, ma non… non credevo
fino a questo punto… e poi… tutti gli altri lo sapevano?
-si
certo che lo sapevano.
-meraviglioso!
Ero l’unica a essere all’ oscuro di questa cosa!
-ho
chiesto io agli altri di mantenere il silenzio e di non spiegarti troppi
particolari… volevo essere io a dirtelo.
-alla
buon ora!
-non
capisco perché sei così infuriata. È da quando sei nata che ti ho fatto
capire il mio amore.
-
Jake ma senti quello che dici? Da
piccoli non si distinguono i diversi tipi di amore. Per me eri come un fratello.
-oddio
questa già l’ho sentita. E poi non mentire a te stessa! È sempre stato
palese cioè che provavamo!
-e
non ti è mai venuto in mente che a me potrebbe non andare bene?
Gli
crollò il mondo. Il viso di Jacob era a dir poco inorridito.
-Jake
ascolta… è vero forse sto solo mentendo a me stessa e forse questa cosa era
palese, non lo so nemmeno io sinceramente. Ma tu dovevi dirmelo prima! Non puoi
pretendere di tenermi nascosta una cosa del genere e poi volere che mi metta a
saltare per la gioia. Sai che odio non sapere le cose! Hai mai pensato che
magari vorrei essere io a decidere della mia vita e non una magia?
Calmati. Stavi per dire stupida magia.
Calmati.
-pensavo
saresti stata
felice
di chiarire il nostro rapporto!
-
lo sono! È da un pezzo che stavo aspettando questo momento! Evidentemente non
mi conosci ancora abbastanza bene Jake…
-ora
vuoi farmi una colpa perché non te ne ho parlato prima? Non hai pensato che
forse così eri più libera di decidere?
-ma
fammi il piacere! Se si parla di libero arbitrio si devono mettere in tavola
tutte le carte!
A
quel punto me ne volevo andare. Mi alzai, però Jacob mi afferrò il polso e mi
costrinse a girarmi. Poi mi baciò.
Era
un bacio strano. Se era possibile associarlo a stati d’animo sarebbe stato un
mucchio di cose: rabbia, sfogo, perdono.
Ma
di chi erano quelle sensazioni? Di certo nella rabbia mi riconoscevo. Lo sfogo e
il perdono erano dalla parte del licantropo.
Ho sperato un mucchio di volte che questo
bacio non fosse solo fantasia. Lo immaginavo così? No di certo. Mi ero sempre
sognata un bacio dolce, delicato, anche un po’ sdolcinato forse. Cosa mi
succede? Sono davvero io?
Quando
ci staccammo sul volto di Jacob si intravedeva la speranza di avere una nuova
possibilità. La possibilità di essere perdonato e incominciare tutto da capo,
come una coppia.
Io
invece ero confusa.
-scusa
Jacob. Ho bisogno di tempo..
E
corsi via. Non sentivo rumori provenire dietro di me, segno che il licantropo
non mi stava seguendo. Passai per il bosco in modo da non essere vista da
nessuna e corsi all’impazzata, il più velocemente che potevo.
Aprii
la porta di casa in modo violento. Appena fui in grado di vedere attraverso le
lacrime, mi accorsi che i miei genitori erano già a casa.
-tesoro
mio che è successo?
Mia
madre era arrivata davanti a me con un balzo. Cercò di asciugarmi il volto
umido, invano.
-mamma
ti prego. Lasciami andare in camera mia. non credo di farcela a raccontarti
tutto in questo momento.
Le
diedi un bacio sulla guancia e la sorpassai di corsa. La sentivo chiedere
spiegazioni a mio padre, ma lui rispose solo che era il momento dello sfogo e
che poi sarei stata io a dirle tutto. E intanto piangevo. Piangevo tutte le mie
lacrime. Mi sentivo priva d’importanza, non compresa da nessuno.
Dopo
un po’, forse 5 minuti o forse mezz’ora, mia madre bussò alla porta. Era il
momento delle spiegazioni.
-entra
mamma.
Socchiuse
la porta lentamente e si accomodò sul letto vicino a me. Io le poggiai la testa
sul petto, proprio come facevo da piccola prima di addormentarmi.
-ti
va di raccontarmi quello che è successo? O vuoi ancora piangere un pochino?
-papà
non ti ha detto proprio niente?
-no
tesoro. dopo penserò a fargli una bella ramanzina ma ora l’importante sei te.
Un
leggero colpo di tosse si sentì arrivare dal salotto. Io e mia madre ci
sorridemmo.
-scusa
papà. Mamma… oggi ho parlato con Jacob. Dell’imprinting.
Parlai
senza smettere, fino alla fine. Raccontai di come mi ero sentita, di come avrei
sperato che la verità venisse prima a galla. E parlai di Nathan. Mia madre mi
ascoltò in silenzio, senza mai la minima interruzione o domanda.
Quando
finii prese finalmente la parola.
-Vedi
piccola mia, Jacob prova qualcosa di veramente forte per te e non voleva di
certo che te ti sentissi in questo modo. Io e tuo padre avevamo parlato più
volte a lui della possibilità di rivelarti tutto, ma lui si è sempre ostinato
a dire che ci avrebbe pensato lui, che era compito suo dirtelo. Così abbiamo
deciso di non interferire. Sapevamo che più tempo trascorreva e più forse ci
saresti rimasta male all’inizio. Ma a quanto pare questo Nathan ha complicato
e accelerato ancor di più le cose.
-Mamma
non è colpa di Nathan. Anzi quasi non ci parliamo. Con lui è stata solo una
attrazione fisica durata quanto? Un paio di giorni.
-poteva
anche durare anche solo 5 minuti quell’attrazione fisica, però bastava a
confonderti e a farti capire che ci sono diversi tipi di amore. Prima che tu
nascessi, nel periodo che tuo padre se ne andò, Jacob era diventato per me un
punto di riferimento. Per me era un fratello, ma lui non provava lo stesso. Per
lui ero qualcosa di più. E quando tuo padre tornò, fu difficile per me avere
entrambi vicini. Sapevo che più tempo sarebbe trascorso e più era alta la
probabilità che te ti prendessi una cotta per qualcuno. Perciò posso solo
dirti di prenderti il tuo spazio, di pensare solo a te stessa per far ordine nei tuoi sentimenti. Quando avrai tutto
chiaro, farai quello che senti. Da me hai ripreso la testardaggine e il voler
fare quello che si ritiene più giusto.
Papà
busso sulla porta già semiaperta.
-posso
entrare?
-certo…
-risposi
Mio
padre si mise nel lato libero del letto e avvolse me e la mamma con un braccio.
-piccola
mia sai che io e tua madre saremo sempre qui a proteggerti e a consolarti, ma
davvero devi fare solo ciò che vuoi veramente. Ogni mattina, quando ti alzi,
ringrazio dio o non so cosa di tre cose: che tua madre sia venuta a Forks, che
mi abbia accettato per quello che sono e soprattutto ringrazio del fatto che
abbia deciso di tenerti. La cosa più brutta per me è sapere che non avrei
potuto tenerti tra le mie braccia quando eri piccola e di correre il rischio di
consolarti in questi momenti. Perciò non conta ciò che farai e se sarà la
scelta giusta, l’importante è che noi tre siamo qui uniti, e se commetterai
qualche errore io e tua madre saremo sempre qui a consigliarti.
Li
abbracciai entrambi e nel silenzio che si era creato dopo quel discorso emergeva
solo la mia gratitudine e il loro immenso affetto per me.