Consegna: sequenza dei numeri da uno a otto, meno di 500
parole, dieci minuti di tempo.
Il secondo personaggio identificatelo voi…
Otto
Uno.
Il suo piede si muove in avanti e tu lo guardi. Guardi il
sandalo spostarsi e poi segui il movimento della caviglia, su lungo il
polpaccio, la stoffa dei pantaloni che si tira all’altezza del ginocchio
mentre quello si piega.
Due.
Vedi il corpo equilibrarsi in avanti mentre anche l’altra
gamba si alza, il bacino bilancia il peso e il fianco ondeggia di conseguenza,
nel suo modo brusco ed elegante, la cintura segue quel lento e feroce avanzare.
Tre.
Il torace invece sembra marmo ma intravedi ancora le gambe
muoversi, soltanto che i tuoi occhi continuano a salire, calamitati da quel
braccio che si raddrizza e si arcua indietro con grazia violenta cercando l’impugnatura
della katana.
Quattro.
Le dita chiare, lunghe e fini si avvolgono più che
stringere, lo scatto è quasi inaudibile e poi la base della lama splende
riflettendo il sole – hai già visto quello stesso brillio –
mentre il braccio compie flessuosamente al contrario il movimento, a ritmo con l’incedere
dei piedi.
Cinque.
La stoffa del kimono accarezza il petto e le spalle
oscillano appena, assecondando i passi, morbide, guizzanti. È vicino,
adesso, ma i tuoi occhi si fermano per qualche secondo all’altezza del
collo – hai paura dell’indifferenza che troverai nei suoi, Naruto?
Sei.
La testa si inclina leggermente di lato costringendoti a
risalire la linea della mascella, le labbra serrate con sprezzante noncuranza, quel
naso che svetta arrogante, capelli a sfiorargli gli zigomi – nero su
bianco, come tutto in lui.
Sette.
Ormai ci sono pochissimi metri, non puoi fare finta di
essere troppo lontano per vederli. Occhi nerissimi, vuoti e gelati, ti vedono
senza guardarti e sembrano crudelmente distanti. Sono occhi che non amano, lo
vedi?
Otto.
Si ferma, e resti immobile anche tu. Vorresti che
sorridesse con superiorità, sarebbe l’unica cosa sensata in mezzo
alle macerie che vi circondano come reti. Ma non lo fa, resta solo lì
dritto come un fuso, rigido come granito, con la katana sguainata fra le mani
che riluce ostile.
I tuoi occhi hanno appena incominciato a riscendere quando
vedono le sue labbra muoversi.
“Questa volta è finita, jinchuuriki.”
E sorridi.
Sì, comunque vada, questa volta è finita.
È per questo che hai voglia di piangere.
[...Ok, sì, è Sasuke.]