Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: KyraPottered22years    09/11/2016    7 recensioni
Dopo un drammatico evento che le ha scombussolato completamente la vita, Mayve abbandona il villaggio dove è cresciuta per andare a vivere con il padre e la sua gente. Ancora non sa di essere destinata a grandi cose, quando il suo cammino si incrocia con quello di Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia. Ciò che ha sempre saputo è che a volte delle piccole cose cambiano il corso del futuro drasticamente. Ma ogni sua certezza si infrange nel Reame Boscoso, di fronte al sentimento che ha reso la sua esistenza difficile ancor prima della sua nascita. Di fronte a un bagliore freddo, a uno sguardo di ghiaccio, a un cuore di pietra che da centinaia di anni si rifiuta di ritornare ad amare.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haldir, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Flare of a Frozen Heart


Prologo



Quella notte, una violenta tempesta arrivò nel momento in cui una donna cadde a terra in preda alle prime doglie.
Un lampo, una contrazione.
Inizialmente volle trattenersi dall’urlare, quasi a volere nascondere il fatto che stesse per dare alla luce un bambino.
Non poteva partorire adesso, era troppo presto.
Ma chi voleva prendere in giro? Se stessa? Sapeva benissimo perché non avrebbe dovuto partorire così presto.
Si morse il labbro inferiore così forte da poter sentire il sangue sulla lingua, non riusciva più a trattenersi.  Non appena gridò disperatamente, capì che la sua ora sarebbe giunta pochi minuti dopo aver dato alla luce quel bambino.
E purtroppo non si sbagliò.
Le sue cognate la portarono nella camera da letto che condivideva con il marito e la distesero sul materasso di paglia e piume. La spogliarono di tutto tranne che della sottana e le allargarono le gambe. La tensione cresceva come le contrazioni, come i tuoni che rimbombavano incessantemente.
 «Svelte con quell’acqua!» Urlò forte sua suocera, posizionandosi davanti all’apertura. «Si vede già la testa.» Mormorò con preoccupazione in un piccolo sorriso, ansiosa di conoscere il nuovo nipotino.
Due donne arrivarono con il catino pieno d’acqua calda, mentre la terza le stringeva una mano.
 «Coraggio, Groewia, coraggio.»
Tutto era pronto e in ordine.
Adesso doveva solo spingere.

L’uomo se ne stava dietro la porta insieme al padre, faceva avanti e indietro nel corridoio e a ogni grido che la sua donna lanciava, più i suoi passi si facevano veloci e pesanti.
 «Devi stare calmo.» Gli consigliò l’uomo con apprensione. Non aveva mai visto suo figlio così teso, pur avendo affermato varie volte con i suoi amici quanto conoscesse il suo carattere sia prevedibile e scontato.
 «Sono solo otto mesi di gravidanza. Perché così presto?» Il timore più grande che aveva era quello di avere un erede storpio o incapace di lavorare e rendersi utile. Andava bene anche una femmina, tutto tranne che un bambino malato, inutile.
 «A volte capita, non è né la prima, né l’ulti-» Ma l’uomo anziano non riuscì a continuare la frase perché il pianto di un neonato si diffuse per tutta la piccola casa. I due uomini si guardarono negli occhi con una folle voglia di irrompere nella stanza, ma ebbero l’accortezza di aspettare alcuni minuti.
Vi era un’aria di estrema pesantezza, come se qualcosa fosse andato terribilmente storto. Le tre sorelle se ne stavano in silenzio, ma solo due di loro avevano delle espressioni indignate e disgustate stampate in volto. Se ne stavano lontane da Groewia, sdraiata sul letto, debole  e rassegnata al suo destino.
 «Cos’è accaduto?» Domandò preoccupato il marito. «Dov’è mio figlio?»
 «E qui.» Disse sua madre, che teneva in braccio il fagottino rosa, ancora urlante.
 «E’ una bambina.» Riuscì a dire Groewia con quelle poche forze che le erano rimase. «Vi prego, fatemela tenere in braccio, almeno una volta…» Singhiozzò, pregandoli affinché quei cuori di pietra fossero smossi da un po’ di pietà.
 «Taci!» Sibilò l’anziana. «Non meriti di parlare!» Non l’aveva mai vista sotto una buona luce, quella donna di cui suo figlio si era invaghito, e ora ne aveva la conferma. «Io l’ho sempre detto che questa qua è una lurida-»
 «Madre!» La richiamò l’uomo, avvicinandosi a lei. «Non è la fine del mondo se è una femmina, non-»
 «Guarda le orecchie, stupido idiota, guarda!» Lo interruppe l’anziana, mettendogli la creatura fra le braccia. E lui fece come sua madre gli aveva detto, osservò il corpo minuto della piccola a causa del parto prematuro, la pelle rosea, le guance e le labbra rosse, i capelli castani, abbastanza lunghi per un neonato.
Le orecchie a punta.
Capì il motivo di quelle facce arrabbiate e disgustate. Gli tremò il labbro inferiore, le gote gli divennero purpuree e gli occhi parvero uscirgli fuori dalle orbite per la forte collera. Non avrebbe tenuto in braccio quella cosa un attimo di più.
Esaudì così il desiderio di quella donna che fino a un momento prima aveva pensato fosse una moglie leale.
E lei strinse in gemiti di dolore la sua bambina, placando il suo pianto, ma non il proprio.
 «Uscite tutti.» I presenti esitarono a quell’ordine.
 «Figliolo, non-» Cercò di dire l’uomo anziano.
 «Uscite tutti, ho detto!» Urlò forte, con lacrime piene di vergogna agli occhi.
Stavolta lo ascoltarono.
Quando la porta sbatté, chiudendosi, lui le domandò: «Chi è lui? Da quando va avanti?» Cercò di trattenersi nel fare altre domande, altrimenti non avrebbe ricevuto le risposte che voleva.
Lei singhiozzò, mentre la bambina si addormentava nel calore del suo seno. Deglutì prima di rispondergli, ignorando per un attimo il dolore lacerante al ventre. «Due anni.»
Si sentì ancora più tradito e illuso scoprendo che quella storia era iniziata anni dopo il loro matrimonio.
Groewia non aveva mai amato suo marito, ma non aveva avuto altra scelta se non sposarlo per sopravvivere alla povertà. Quando i suoi genitori morirono assassinati da un branco di orchi, lei rimase completamente sola. La sua vita prese una svolta diversa quando degli una manciata di elfi sostarono al villaggio per ispezionarlo e proteggerlo. Nel giorno del funerale dei suoi genitori, conobbe l’elfo che amò come la cosa più preziosa al mondo. Il loro amore era andato avanti e quando lei gli aveva detto di essere incinta di lui, l’elfo le aveva promesso che una settimana prima del parto l’avrebbe finalmente portata via da lì.
Ma né Groewia e né lui avrebbero potuto prevedere un parto prematuro.
 «Ti ho chiesto anche il suo nome.»
Adesso non le rimaneva altro che dirgli addio tramite la telepatia, che aveva instaurato con lui dopo mesi e mesi di pratica in modo tale che potessero essere vicini nonostante la distanza. Ma ricordò di essere troppo debole per usufruire di quell’abilità.
 «Non lo conosci.» Provò a nasconderlo, non riuscendoci.
Il marito si avventò su di lei, incurante di tutto: c’era solo la sua rabbia e la voglia di soffocarla, di ucciderla. Le mise una mano al collo, stringendoglielo forte abbastanza da farle male, ma in modo tale che potesse rispondergli.
La bambina riprese a piangere istericamente.
 «Chi è lui?» Le domandò ancora, urlandole in faccia.
Lei pianse forte, sentendosi impotente, inutile, in colpa. «Il Capitano dei Galadhrim.» Non aveva altra scelta per poter salvare la vita della piccola.
Sapeva che l’avrebbe perdonata.
Infondo stava morendo.
Lasciò la presa sulla sua gola solo per dirle: «Sappi che ora andrò da lui, cavalcherò fin lì solo per dirgli che tu e sua figlia siete morte nel parto.» E andò verso la porta, con una meta ben precisa nella mente.
 «Abbi pietà per una creatura che non ti ha fatto niente!» Gli urlò, sforzandosi troppo. «E’ vero, io morirò tra pochi minuti. Ma lascia che lui venga a prendere sua figlia.» Quello stolto pensava solo a se stesso e all’occhio sociale in un villaggio di a stento cento abitazioni. «Fallo per quell’amore che mi hai giurato.»
Lui si voltò verso di lei con uno sguardo malefico e nauseante: «Io non devo niente né a te, né a quell’ibrido.» Detto ciò, andò via da quella stanza, chiudendo la porta così forte da far tremare il letto.

Prima di spirare, mormorò: «Perdonami, Haldir… perdonami, meleth nîn (amore mio).»

Nel regno di Lórien, un elfo si svegliò di soprassalto, pronunciando il nome di una donna.



















NDA.


Buon salve,
sono felice di ripresentarmi sul sito di EFP con questa nuova fanfiction. 
Spero che il prologo vi abbia incuriositi abbastanza da seguire questa storia.
Sarò puntuale con gli aggiornamenti, dato che ho un paio di capitoli già pronti e strutturati. 

Fatemi sapere in una recensione cosa ne pensate e cosa vi attira di più di questo prologo.

Grazie per essere arrivato fin qui, caro lettore :)

Alla prossima ;)
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: KyraPottered22years