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Autore: Kano_chan    11/11/2016    6 recensioni
Dal trentaquattresimo capitolo:
Fine
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emelie uscì dall’oscurità all’improvviso, come le era sempre successo. Non era mai stato un processo lento, non c’era mai stato modo di abituarsi. Un attimo prima era viva e respirava dentro ad un corpo caldo, e quello dopo si ritrovava sospesa in un mondo dai contorni sfocati, che, per quanto si sforzasse, non riusciva a mettere a fuoco. Però, per quanto l’ambiente intorno a lei non fosse preciso, capì subito di non essere dove si era aspettata di ritrovarsi. Accanto a lei, stesa su un lettino ospedaliero, c’era il corpo di Leanne.
La ragazza era vistosamente bendata e ormai inerme. Attorno al letto, tre lati su quattro erano occupati da separé di una neutra plastica verde, ma nonostante le apparecchiature da ospedale, a Emelie sembrava più di essere all’interno di una struttura dismessa. Un capannone a dirla tutta, visto l’alto soffitto a travi di cemento e l’illuminazione alogena che gettava ovunque una luce fioca e asettica.

La ragazza era nella più totale confusione. Perché non era sulla piattaforma? Cosa ci faceva lì il suo corpo?

-    Emelie? –

La giovane si voltò spaventata. Nella foschia del suo mondo di mezzo, la figura massiccia e inconfondibile del capitano Rogers era ferma a qualche metro da lei.

-    Spero che tu possa sentirmi.. onestamente non so come funziona quando… - esordì, lasciando in sospeso la frase senza sapere come proseguire.

Emelie per sicurezza arretrò, l’ultima cosa che voleva era ucciderlo e ritrovarsi nel suo corpo.

-    So che avrai un sacco di domande e che sarai confusa – proseguì il giovane – però non abbiamo tempo, o meglio, non ne hai tu – disse – per cui non tiriamola per le lunghe…- aggiunse facendosi da parte.

Mentre un cigolio di ruote rimbombava tra le pareti vuote, Emelie, senza poter essere vista da Steve, scosse la testa con un sorriso mesto.
Sapeva cosa voleva che facesse il ragazzo, ma non l’avrebbe fatto… aveva giurato. Aveva giurato che non avrebbe mai più preso un corpo, nemmeno quello di qualcuno in coma e con lo zero percento di possibilità di risvegliarsi.
Perchè ogni volta che lo faceva, un pezzo di lei se ne andava, mentre immagini, suoni, odori e persone che non aveva mai visto, diventavano improvvisamente parte della sua vita. Aveva la testa piena di ricordi che non le appartenevano e che alle volte avevano ancora il potere di confonderla.
Non voleva più provare nostalgia per una casa in cui non aveva realmente mai abitato, o per un cane che non aveva mai ricevuto in regalo a natale. Ma la volontà di Emelie venne fatta tracollare non appena comparve la dottoressa Cho, intenta a spingere sopra ad un altro lettino il suo vecchio corpo.

-    Avevi detto che nessuno avrebbe saputo il mio segreto! – esclamò la ragazza furente, dimenticandosi di non poter essere udita.

Quasi Steve l'avesse sentita, portò le mani in avanti come per calmarla.

-    So cosa ti avevo detto e mi dispiace di non aver mantenuto la parola, ma ora non c’è tempo. Avrai tutte le spiegazioni che desideri e potrai anche prendermi a schiaffi una volta che sarai di nuovo con noi – replicò.
-    Come se un mio schiaffo potesse farti qualcosa… - sbuffò Emelie contrariata – Non posso tornare lì dentro, Steve… - commentò sempre a sé stessa nel ricordarsi le modifiche che Rheinoldt aveva fatto.
-    Se ti preoccupa il fatto che quelli di HYDRA abbiano potuto fare qualcosa, non ne hai motivo – intervenne la dottoressa Cho – Alcuni collegamenti neurali erano stati modificati, ma sono riuscita a sanarli, per cui non devi avere alcun timore – disse con un’espressione risoluta ma preoccupata per la possibile reazione della ragazza.

Steve gettò uno sguardo sulla figura immobile nel lettino, sperando che aprisse improvvisamente gli occhi e lo insultasse, ma quando vide che nulla sembrava essere cambiato si spazientì.

-    Sei sopravvissuta settant'anni per darla davvero vinta a quel maledetto stronzo? – sbottò, dimenticandosi del suo proverbiale self control d'altri tempi (per fortuna Tony non era nei paraggi) – Hai l’occasione di ricominciare la tua vita esattamente da dove l’avevi lasciata! Davvero hai intenzione di lasciare che Buck la continui da solo? – proseguì guardando torvo l’aria davanti a sé – Questa cosa inizia ad essere ridicola… - mormorò frustrato, sentendosi un perfetto imbecille a parlare con il nulla.
-    Pensavo che solo il dottor Banner avesse problemi a gestire la rabbia –

Il ragazzo, preso in contro piede abbassò lo sguardo, incontrando un paio di occhi azzurro/verdi che lo stavano osservando con sarcasmo.

-    Mi sento uno straccio – gracchiò Emelie cercando di mettersi a sedere.
-    Non devi sforzarti. Questo corpo non ha mai compiuto nessun movimento, sarà indebolito per qualche tempo e avrai bisogno di fare riabilitazione prima di poterti muovere come vuoi – la avvertì la dottoressa aiutandola a sedersi con delicatezza.
-    Temo che sia così – rispose la ragazza e poi, prima che la donna potesse ritrarsi, le afferrò saldamente l’avambraccio – Mi dispiace di essere stata sgarbata in precedenza, non era mia intenzione.. – disse guardando seria Helen – Grazie per quello che hai fatto, grazie di cuore - aggiunse.
-    La tua reticenza è comprensibile, ho giurato di non invadere la tua vita e rispetterò la parola data. Non è mia intenzione fare ricerca in questo modo, né farti del male – rispose la dottoressa con un sorriso gentile.

Emelie annuì, rispondendo al suo sorriso prima di rivolgersi a Steve.

-    Ora credo che tu mi debba un buon quantitativo di spiegazioni – lo avvisò.
-    Ogni parola è debito, ma prima vorrei sapere se…-
-    E' morto – lo anticipò Emelie oscurandosi – L’ho ucciso e ho gettato il corpo in mare – spiegò, guardando Steve come per dire che la questione era chiusa definitivamente.

Lui prima di riprendere a parlare, si limitò a farle un cenno d’assenso e non proseguì il discorso.

-    E' stato Sam a portarti via dal pontile, stava facendo un giro di ricognizione e ti ha vista - cominciò a spiegare il Capitano.
-    Allora credo di dover ringraziare anche lui non appena lo vedrò – commentò Emelie – ma vorrei prima sapere di lui.. – aggiunse con un punta di tremore nella voce.
-    Sta bene – la rassicurò il ragazzo biondo – Sono.. riuscito a metterlo ko; non senza qualche difficoltà – disse sospirando.
-    La sua.. – a Emelie porre quella domanda costava una gran fatica – la sua memoria? -  

La ragazza vide lo sguardo di Steve adombrarsi di una grande stanchezza.

-    Quando lo abbiamo portato qui non ricordava nulla, l’unica cosa che gli era chiara era la sua ultima missione.. sapeva di doverti eliminare ed era l’unica cosa che gli importava -  raccontò.

Emelie, nell’udire quelle parole, provò una fitta al cuore.

-    HYDRA è riuscita ad andare così in profondità? – domandò, più alla dottoressa Cho che non a Steve.
-    Non sono stata in grado di capire cosa gli avessero fatto esattamente.. a differenza tua, il suo cervello non presentava modifiche chirurgiche – commentò la dottoressa.
-    Nel 45’ usavano una sorta di elettroshock… penso che più o meno gli abbiano fatto la stessa cosa anche adesso – spiegò Emelie – Per fargli tornare la memoria ho dovuto usare i ricordi che ci legavano, ma il suo blocco era solo superficiale – disse con rammarico.
-    Questa volta abbiamo dovuto usare delle maniere un po’ più forti… - disse Steve – ma i risultati sono stati piuttosto soddisfacenti – aggiunse con un mezzo sorriso.
-    Non capisco… - replicò Emelie confusa.
-    Credo che qualcuno voglia vederti – rispose il ragazzo, allungandole una felpa da indossare sopra la lunga camicia da paziente.

Senza riuscire a trasformare in parole le domande stupefatte che le erano venute in mente, Emelie indossò la maglia e sorretta da Steve si alzò, ma quando lui fece per condurla fuori da quella specie di camera, lei lo fermò.

-    Aspetta un attimo – gli disse – fammi avvicinare – aggiunse, indicando con lo sguardo il lettino sul quale giaceva Leanne.

Quando le fu vicina, Emelie prese la mano immobile di lei nelle sue e chinandosi, se la appoggiò sulla fronte.

-    Grazie, per tutto.. – disse con commozione.

Dopo di che, a braccetto di Steve e con passi lenti e difficoltosi, uscì.
La sua prima impressione, ovvero quella di essere in qualche sorta di casolare abbandonato, fu confermata.
Attraversarono la grossa stanza dove lei aveva riposato ed entrarono in una più piccola, che si apriva in due locali separati da colonne di cemento. Da una parte, appoggiato al muro a braccia conserte c’era Sam, che non appena entrarono si fece loro incontro.

-    Stai bene – esordì, guardandola con il solito sorriso spaziato tra gli incisivi.
-    Sì, ed è anche merito tuo, grazie Sam – rispose Emelie con affetto.
-    Fa strano parlare con te... così – replicò lui dandola un'occhiata da capo a piedi.
-    Posso immaginare – disse la ragazza divertita.

Stava per aggiungere qualcosa, quando un movimento alle spalle del ragazzo di colore attirò la sua attenzione. Dietro Sam, a terra con il capo chino e  il braccio sinistro stretto in una morsa da fabbro, c’era James.

-    James! –

Emelie mollò l’appiglio sul braccio di Steve e per quanto le sue gambe glielo concedessero, si precipitò verso la figura.

-    Aspetta! – esclamò Sam cercando di fermarla.


Il Capitano però gli mise una mano sulla spalla per trattenerlo, facendogli cenno di lasciarla andare.

-    Steve non siamo ancora certi che… - protestò il ragazzo rivolto all’amico.
-    Lasciala fare – lo rassicurò lui con sguardo deciso.

Emelie, raggiunto il ragazzo, si lasciò cadere davanti a lui, osservando allarmata la morsa che lo imprigionava.

-    Steve! Ma che diavolo state facendo? – esclamò, voltandosi verso l’interessato e incendiandolo con lo sguardo.
-    Non avevamo altra scelta – replicò il ragazzo mentre Sam di fianco a lui lo indicava come per dire che non era stata una sua idea.

La ragazza scosse la testa, tornando a rivolgersi verso il giovane davanti a lei.

-    James, stai bene? – gli chiese, appoggiandogli delicatamente una mano sul braccio.

Il ragazzo alzò finalmente la testa. Aveva gli occhi cerchiati da profondo occhiaie e l’aria di chi è tornato reduce da una battaglia, fisica o interiore non faceva differenza. Lui la guardò per un lungo momento, respirando dalla bocca semi chiusa in modo quasi impercettibile.

-    Sei tu… - mormorò.

Emelie sussultò, chiedendosi se avesse capito davvero giusto, o se fosse il suo cervello a giocarle dei brutti scherzi.

-    Sei di nuovo tu.. – ripetè lui mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime – la mia Emelie - aggiunse appoggiandole la mano libera sul collo.
-    Tu ti ricordi di me… - replicò allibita la ragazza.

James, incapace di parlare per l’emozione annuì, lasciando che le lacrime trattenute gli cadessero lungo le guancie irsute e chinandosi fino a nascondere il viso nel petto della giovane. Emelie, ancora incredula, lo attirò a sé appoggiandogli una guancia sulla sommità della testa.

-    Steve, liberalo – pregò, rivolgendo lo sguardo al ragazzo rimasto fino a quel momento in disparte.

Il Capitano fu ben lieto di assecondare quella richiesta e con diversi giri di manovella, allentò la morsa. Non appena James fu libero, strinse finalmente Emelie con delicatezza. Gli sembrava ancora un sogno che fossero riusciti a farcela.

-    Buck, ti ricordi di me? –

Il ragazzo alzò lo sguardo, mentre Emelie lo scioglieva dall’abbraccio perché potesse confrontarsi con l’amico.

-    Tua madre si chiamava Sara e mi ricordo che ti riempivi le scarpe di giornali – rispose James.

Steve gli sorrise, commosso di aver ritrovato il suo vecchio amico d’infanzia.

-    Bentornato Buck – gli disse mentre il ragazzo si rimetteva in piedi aiutando Emelie a fare altrettanto.
-    Come ci siete riusciti? – domandò la ragazza afferrandogli la mano.

Sapeva di poter apparire infantile agli occhi dei presenti, ma era ancora talmente meravigliata, da aver paura che lui potesse scomparire e dall’intensità con la quale James stava rispondendo alla sua stretta, doveva pensarlo anche lui.

-    E' stato un modo un po’ più brutale del tuo.. – disse Steve con un mezzo sorriso.
-    Ma efficace – aggiunse Sam – non semplice, ma efficace. –
-    In così poco tempo? E’ sorprendente! – esclamò Emelie – Cosa c’è? – domandò subito dopo, vedendo gli sguardi che i due ragazzi si stavano scambiando.
-    Dallo scontro sulla petroliera.. sono passati quasi sei mesi – disse Steve.

Emelie lo guardò, sicura di non aver capito bene.

-    Come sarebbero sei mesi? Non è possibile.. – mormorò.
-    Quando sei arrivata qui, ho dovuto operarti per riuscire a stabilizzare le tue condizioni – disse la dottoressa Cho facendo il suo ingresso nella sala solo in quel momento – Purtroppo però sei entrata in coma… – aggiunse.
-    Una delle opzioni che ci restavano era quella di rimuovere il sostegno vitale a Leanne – disse Steve.
-    Nulla mi avrebbe fatto infuriare di più – disse subito Emelie adombrandosi.

Lo aveva promesso, non avrebbe mai più preso una vita, mai più.

-    Ne ero sicuro, e difatti abbiamo deciso di attendere.. - ripose il ragazzo biondo - Nel frattempo Helen ha "sistemato" il tuo vecchio corpo e noi abbiamo iniziato ad aiutare Bucky – spiegò.
-    Sono stata fortunata – commentò Emelie mentre sentiva il braccio di James intorno alla sua vita stringersi un po’ di più.
-    E' vero… - concordò il Capitano – ma i problemi non sono finiti… - aggiunse tetro.



Chief's room:


Oh mio Dio siamo al penultimo capitolo *angoscia*
Stento ancora crederci... sigh! Ma risparmio la tristezza per la prossima volta xD
Squilli di tromba e volata di piccioni, Emelie è viva!
Almeno in questa fiction ho deciso di risparmiare la vita alla mia protagonista ^^" in un modo un pò bislacco e forse con qualche spiegazione un pò presa per i capelli, ma l'ho fatto. Questo capitolo è stato scritto per primo, non appena ho visto la scena post titoli di coda di Ant man. In realtà doveva essere una flash fic, ma alla fine ho sviluppato una long xD Questo non vuol dire che questo ultimo capitolo sfoci nel periodo della Civil War; nell'epilogo forse capirete un pò di più.  
Per ora vi lascio e vi ringrazio! Tutti voi
Lettori, le mie recensiste Howling commandos, chi mi ha messa tra i preferiti, seguiti e ricordati.

Un bacio a tutti,
Marta
  
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