Carlos
Duncan si lanciò nel suo nuovo
incarico con passione e determinazione.
Le novizie
solitamente erano ragazze
semplici con pochi peccati, specialmente veniali e le ospiti non davano
particolari problemi, alcune di loro avevano dei fidanzati ma lui
raccomandava
sempre di non concedersi e di non cedere alle loro parole, molti
giovani dopo
aver ottenuto quello che vogliono rompono i fidanzamenti e vi lasciano
disonorate, quello che in un uomo è un piccolo peccato
veniale per una
fanciulla è un peccato mortale. E una volta disonorate non
vi resta che la
dannazione eterna e una vita piena di stenti lontana dalla misericordia
di Dio
ripeteva, se davvero i vostri fidanzati vi amano sapranno attendere,
l’attesa è
la chiave per un buon fidanzamento, e non vi peserà
attendere qualche mese per
una vita piena di felicità coniugale.
Le suore
stesse avevano pochi peccati
da confessare, una disattenzione, una piccola superbia derivate da un
dono ricevuto
dai familiari, invidia per le suore più belle o
più abili, l’unico problema di
una certa importanza era la faida esistente tra la badessa e la decana
che
costringevano le consorelle a schierarsi ma era come un bisticcio tra
bambini e
Carlos si era detto che non sarebbe intervenuto.
Erano
trascorsi tre mesi dal suo
arrivo quando entrò nel confessionale e attese le solite
confessioni, era un
incarico semplice quello pensò nel sentire qualcuno che si
inginocchiava.
<<
Perdonatemi padre perché ho
peccato, sono passate due settimane dalla mia ultima confessione
>> disse
una voce infantile, quasi da bambina, doveva essere una novizia o una
delle
ospiti pensò Carlos pronto ad udire i soliti peccati delle
fanciulle: vanità,
invidia, superbia e lussuria.
<<
Padre, io … faccio dei sogni
che non dovrei fare. Sogni che non ho mai fatto, che mi turbano e ho
dei
pensieri impuri>> disse la voce al di là della
grata, un’ospite che a
breve si sarebbe sposata e a cui il fidanzato doveva aver chiesto degli
anticipi pensò Carlos, solitamente quelle ragazze erano
inesperte del mondo e
bastava sentire come parlassero dei loro sogni per comprendere che
erano facili
prede di seduttori interessati solamente a traviarle.
<<
E su chi avresti pensieri figliola?
>> le chiese, per niente interessato alla risposta ma era
suo dovere,
forse avrebbe dovuto scrivere ai genitori della fanciulla per poter
affrettare
il matrimonio in maniera tale che il suo fidanzato, o un altro giovane,
non la
tentasse.
<<
Su di voi, padre, ho dei pensieri impuri
nei vostri confronti >> aveva ammesso la voce e lui aveva
avuto
l’impressione che la terra si aprisse sotto i suoi piedi per
inghiottirlo. Non
si era mai trovato in una situazione simile e lei era poco
più di una bambina,
mai una donna gli aveva confessato di avere pensieri impuri sulla sua
persona e
quello lo confondeva, non aveva idea di cosa dire e cosa consigliare a
quella
fanciulla.
Curioso
alzò gli occhi e si sporse per poterla
vedere e poter dare un volto a quella voce debole e spaventata.
Quale
sorpresa ebbe quando vide una fanciulla di
non più di quindici anni, con il velo delle novizie da cui
sfuggivano alcune
ciocche bionde e un volto angelico e candido, come se il peccato su di
lei non
avesse mai attecchito, bella oltre ogni immaginazione, leggiadra,
sottomessa,
delicata, meravigliosa, semplicemente divina pensò Carlos
mentre si beava di
quella visione cercando un difetto, un qualsiasi difetto in quel volto
che
potesse fargli credere che quella davanti a lui fosse un essere umano e
non una
creatura angelica. La fanciulla sentendosi osservata alzò
gli occhi e Carlos si
sentì mancare, occhi azzurri come quelli dei santi, quella
novizia apparteneva
più al mondo divino che a quello mortale, occhi azzurri
delicati e spaventati.
<<
Dovresti pregare figliola, è il diavolo
che ti sta tentando mia cara, il maligno vuole metterti alla prova
prima che tu
pronunci i tuoi sacri voti. Prega
e
scaccia questi pensieri dalla tua mente e ricorda che senza la tua
purezza non
potrai prendere i voti >> le rispose, quella era una
situazione nuova per
lui e aveva proferito le prime parole a cui era riuscito a pensare e
che sapeva
avrebbero aiutato quella giovane fanciulla.
Avrebbe
voluto stringerla a sé, proteggerla dai
mali del mondo, mali di cui aveva solo letto e da cui si era sempre
tenuto
sempre lontano, e non lasciarla mai andare via e sapeva che quelli non
erano
pensieri consoni ma erano solo pensieri si disse, era libero di
desiderare di
proteggere quella fanciulla angelica così bella e
così innocente. Carlos
non riusciva a smettere di pensare a
come quella giovane fosse indifesa e bisognosa di cure.
<<
Vi ringrazio molto padre, pregherò per voi
>> dichiarò la ragazza a voce bassa, sarebbe
stata un’eccellente suora
pensò Carlos nel vederla farsi il segno della croce, vi era
così tanta
devozione e abbandono in quei gesti, doveva essere un’orfana,
esposta alla
nascita e cresciuta dalle religiose dato che gli appariva ancora
più ingenua di
lui e completamente aliena dalle faccende mondane che pure talvolta
trovavano
la via del chiostro.
<<
Ego te absolvo … posso sapere
il tuo nome, figliola? >> le chiese, solitamente non
chiedeva mai il nome
ma avvertiva l’urgenza di dare un nome a quel volto, di poter
sapere chi fosse
e quello non era un bene, sapeva che non era bene ma il bisogno era
troppo
forte per poterlo respingere.
<<
Eulalia Maria Valdes, padre.
Ho il nome della santa prediletta della decana, la quale ha sempre
avuto delle
buone attenzioni nei miei confronti >> spiegò
la giovane, Eulalia, prima
di lasciare il confessionale, Carlos la seguì con lo sguardo
senza immaginare
che anni dopo quella fanciulla avrebbe partorito suo figlio.
Eulalia Valdes solitamente non
ricordava i suoi sogni.
Non
conoscendo altre realtà al di
fuori del chiostro e avendo sempre udito brutti racconti sul mondo
esterno la
sua mente produceva immagini o orrende o divine, orrende se sognava
l’esterno e
divine se riguardavano il convento. Eppure da quando aveva incontrato
lo
sguardo di padre Carlos i suoi sogni erano mutati.
Erano sogni
innocenti e che le
recevano pace facendola svegliare con il sorriso sulle labbra ma
sentiva che vi
era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non doveva esserci, non adatto
al sacro
luogo dove si trovava e che in qualche maniera lo macchiavano
rendendolo
impuro. Si trovava
con padre Carlos,
discutevano seduti su una delle panche del refettorio e lei si sentiva
al
sicuro in sua compagnia, erano soli eppure sentiva che
l’arrivo delle suore e
delle altre novizie avrebbe rovinato il momento e guastato
l’attimo, poi lui le
poggiava una delle sue mani sulle sue e lei si sentiva bene, le avevano
sempre
detto che quel gesto era sconveniente ed immorale ma a lei appariva
come un
gesto dolce e protettivo e lo lasciava fare. Era lei poi a poggiare una
mano
sul ginocchio di lui e sapeva che lui avrebbe dovuto allontanarle la
mano ma
non lo faceva, anzi le permetteva di lasciarcela e poi le sfiorava il
volto con
la mano ed
Eulalia sentiva che quello era sbagliato, decisamente
sbagliato.
Poi
avvertiva le sue mani tra quelle
di lui e padre Carlos le baciava le mani con sempre più
trasporto e lei si
limitava a chiudere gli occhi e a godersi quel torpore che
l’avvolgeva tutta
come un lenzuolo, godendo di quel calore e del contatto con il corpo di
padre
Carlos. Lei apriva gli occhi e sorrideva, un sorriso che sapeva non
apparteneva
alla sua bocca e quando lui si avvicinava a lei per poter assaggiare le
sue
labbra si svegliava, il fiato corto, il petto che si alzava e si
abbassava
ritmicamente e la fonte imperlata di sudore.
E notte
dopo notte i sogni divenivano
sempre più audaci, proibiti e sbagliati ma non riusciva a
farne a meno, sentiva
come nonostante fosse sbagliato vi era qualcosa di giusto in quei
sogni,
altrimenti perché avrebbe dovuto sognare situazioni simili
si era detta?
Aveva
pregato, la mattina prima della
compieta aveva pregato silenziosamente sul suo inginocchiatoio,
pregando che
quei sogni lascivi abbandonassero la sua mente di fanciulla onorata,
aveva
pregato distesa sul pavimento della cappella, recitando il rosario e
sperando
di non sognare affatto quella notte, di non sognare padre Carlos e
odiando come
il solo pensare a lui la rendesse debole e peccatrice. Si era
confessata da lui
omettendo quei pensieri salvo poi sognarlo nuovamente quella notte. Nel
sogno
erano insieme, nel confessionale e lei era seduta sulla sue ginocchia,
non
accadeva nient’altro tranne poco prima che si svegliasse
quando aveva avuto
l’impressione che una mano le stesse sfiorando la veste,
svegliandosi si era
rimproverata di aver lasciato al finestra aperta, era tutta colpa del
vento che
aveva spalancato la finestra e spostato il lenzuolo si era detta.
Aveva avuto
paura di confidare quel
segreto alle suore e tantomeno alle ospiti, erano troppo mondane per
comprendere le sue ambasce, nemmeno Alexia che pure era la sua migliore
amica
doveva saperlo e non perché non la tenesse in istima ma
perché aveva paura che
potesse rivelare qualcosa per sbaglio e non voleva che suo Maria
Rafaela
pensasse che lei fosse una delusione, nel mondo esterno non avrebbe
saputo come
vivere e ne era consapevole.
Così
un giorno, dopo essersi informata
se padre Carlos sarebbe stato presente per le confessioni aveva preso
coraggio,
quella mattina avrebbe confessato tutto, tutti i suoi pensieri, tutti i
suoi
sogni, tutto, in maniera tale che quei sogni sarebbero scomparsi.
Entrò
nel confessionale timorosa e
ripeté i gesti con timore, prima di allora non aveva mai
tremato ma si era
trattato di piccoli peccati veniali che le stesse consorelle le
perdonavano,
questo era diverso, completamente diverso., non era la prima a
confessarsi
quella mattina si disse, doveva solo avere coraggio e aprire il suo
cuore.
<<
Perdonatemi padre perché ho
peccato, sono passate due settimane dalla mia ultima confessione
>> aveva
ammesso, si era già confessata ma quelle non erano state
confessioni sincere e
aveva preferito non contarle si era detta mentre si faceva il segno
della
croce, la presenza di padre Carlos così vicino a lei la
stava calmando, era
come se bastasse saperlo accanto a lei per calmarla e intuiva che
quello era
sbagliato ma non desiderava rinunciarvi. << Padre, io
… faccio dei sogni
che non dovrei fare. Sogni che non ho mai fatto, che mi turbano e ho
dei
pensieri impuri>> aggiunse chiamando a raccolta tutto il
suo coraggio,
dopo aver parlato avrebbe affrontato la reazione furiosa di padre
Carlos e
quella delle suore, sapeva fin troppo bene che gli errori si pagavano,
la
badessa lo diceva sempre.
<<
E su chi avresti pensieri figliola?
>> le domandò padre Carlos ed Eulalia si
sentì morire, aveva sperato di
evitare quella domanda ma ormai era troppo tardi, avrebbe dovuto
rispondere e
si sentiva in imbarazzo. Aveva sperato in un rimprovero, un rimprovero
veloce e
una penitenza, non che padre Carlos le rivolgesse quella domanda ma
comprendeva
il motivo: lui doveva essere un confessore scrupoloso e ora spettava a
lei rispondere.
<<
Su di voi, padre, ho dei pensieri impuri
nei vostri confronti >> ammise timorosa mentre sentiva le
guance
imporporarsi per la vergogna.
Lo aveva detto, aveva finalmente
ammesso di avere pensieri impuri su padre Carlos al confessore stesso e
ora ne avrebbe
affrontate le conseguenze. Non le importava però, padre
Carlos doveva sapere,
non voleva più avere quel
segreto solo per lei, pensasse
pure quel che voleva
ma almeno lei si era liberata la coscienza.
<<
Vi ringrazio molto padre, pregherò per voi
>> rispose con un filo di voce, era così
diverso dai fidanzati delle
ospiti o dai loro familiari, le ispirava non paura e timidezza ma
desiderio di
volergli stare accanto, di stringersi a lui e di non lasciarlo mai
più.
<<
Ego te absolvo … posso sapere
il tuo nome, figliola? >> le domandò lui e lei
sorrise, era senza dubbio
un sant’uomo e lei era stata così maliziosa da
avere quei brutti pensieri su di
lui.
<
Eulalia Maria Valdes, padre. Ho
il nome della santa prediletta della decana, la quale ha sempre avuto
delle buone
attenzioni nei miei confronti >> gli spiegò
prima di lasciare il
confessionale in silenzio, il corpo leggero ma la testa piena di tanti,
troppi
pensieri.
Come poteva
sospettare che anni dopo
lo avrebbe sposato?