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Autore: _stfu_    25/11/2016    0 recensioni
"Il tuo premio è qui allora~"
La luce negli occhi scuri del ragazzo era cambiata, nel suo sguardo c'era qualcosa di ammiccante, e quelle parole furono accompagnate da un ginocchio alzato e premuto contro il cavallo dei propri pantaloni.
L'unico pensiero che fu in grado di formulare il suo cervello in quella frazione di secondo era solamente 'dannato alcol'.
In un primo momento sentì le parole morirgli in gola e spalancò gli occhi per la sorpresa.
"...Cosa."
"Io~ il tuo premio~"
Gli ci vogliono un altro paio di secondi per processare per bene l'informazione. Scosse infine la testa. Sicuramente era colpa dell’alcol.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sarebbe stato nelle corde di Dazai calcolare tutto al minimo dettaglio per far sì che lui e Oda si incontrassero proprio in quella determinata via di Yokohama, a quell'ora e in quel giorno preciso; oppure poteva essere stato il destino a volerli fare incontrare dopo così tanto tempo.

Forse era stato un caso... o forse no?

Chi poteva saperlo.

Ma se davvero era stato tutto un piano di Dazai, allora nel momento in cui si erano riconosciuti e salutati aveva finto magistralmente che quella fosse stata solo una fatalità e nulla di più.

 

La luce rossastra del tramonto illuminava il mare e le onde che si infrangevano contro il frangiflutti lungo la camminata che percorreva la costa della città.

Le nuvole si muovevano veloci sopra di loro, sospinte da un vento che probabilmente da lì a qualche ora sarebbe aumentato, portando la pioggia.

 

A pensarci bene, effettivamente da quel ragazzo ci si poteva aspettare di tutto e organizzare una cosa del genere per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi; ma ormai che erano lì, non aveva più senso starci a pensare.

Anche se un'ultima domanda se la poneva ancora, ovvero perché vedersi? Ammesso sempre che fosse un suo piano.

Aveva bisogno di qualcosa?

Non avrebbe potuto alzare il telefono e chiederglielo direttamente? 

Ma ormai erano lì, uno di fronte all'altro, e non importava più nulla.

Si salutarono.

Dazai aveva sempre il suo solito sorriso circostanziale e con somma felicità Oda potè notare che almeno apparentemente non si era procurato nuove ferite.

Gli sfuggì un breve sospiro, quasi sconsolato, che ovviamente fu subito notato dall'altro ragazzo.

Stava davvero pensando troppo.

Era solo Dazai, niente di più, niente di meno.

Un amico.

Un altro sospiro per rimettere i pensieri a posto.

"Nulla, sono felice di vederti bene. Tutto qui" spiegò alla fine, portando le mani in tasca e alzando con disinvoltura le spalle e accennando forse un sorriso, ma dall'unico occhio scoperto Dazai non era convinto di averci visto troppo bene.

Oda non sorrideva quasi mai, pensò, prima di avvicinarsi ulteriormente a lui con un sorriso davvero poco rassicurante sulle labbra.

 

"Dazai. Cosa...?"

Finì per chiedere Oda dopo almeno una decina di secondi di totale silenzio tra i due.

"Odasaku..."

"Dimmi."

 

Non si mosse di un millimetro, ad eccezione delle mani che ora erano di nuovo fuori dalle tasche, nonostante Dazai gli fosse praticamente addosso, continuandolo a guardare con la sua solita espressione pragmatica e neutrale.

Alla fine il più giovane si scostò, non avendo ottenuto la reazione che sperava. Fece qualche passo indietro e poi si voltò verso il mare, inspirando a pieni polmoni l'aria salmastra e frizzante della brezza marina.

Seguirono altri attimi di silenzio, silenzio interrotto solo dall'infrangersi delle onde contro gli scogli sotto la camminata dove si trovavano.

Oda attese con pazienza che l'altro decidesse di continuare a parlare. Lo conosceva da parecchio tempo ormai e aveva sempre avuto questo modo di porsi particolare, misterioso quasi.

"Visto che il caso ha voluto che ci incontrassimo, cosa ne diresti di approfittarne e di andare a bere come ai vecchi tempi?

...Oppure stai diventando troppo vecchio per questo genere di cose?"

Aggiunse subito dopo, stiracchiando un altro sorriso e rivolgendosi di nuovo verso di lui.

 

Tutto questo mistero per un semplice invito a bere.

Perché aveva dovuto farla tanto lunga quando poteva chiederglielo direttamente?

Anche quello però faceva parte del comportamento di Dazai, e nonostante fosse uno degli Executive della Port Mafia aveva pur sempre 18 anni.

Quella provocazione da quattro soldi gli face alzare un sopracciglio e si portò una mano a massaggiarsi la nuca.

 

"Certo. Vedi di non esagerare che non mi va di portarti a casa in spalla visto che sono a piedi."

Replicò e si rimise le mani in tasca, l'espressione leggermente corrucciata.

Si era davvero fatto così tante paranoie per una sciocchezza del genere?

Non poteva crederci. Forse era proprio il caso di prendersi una pausa e staccare per qualche ora la spina, pensando un po' a sé stesso e a rilassarsi.

Una bevuta alla fin fine era proprio quello che ci voleva, e di cui aveva bisogno.

Finalmente qualcosa che rompeva la monotonia della routine di quell'ultimo periodo.

Non che non ci avesse mai pensato prima di fermarsi magari una volta a bere, ma semplicemente non ne aveva mai avuto la voglia. Dopotutto chi aveva ancora la forza di fare anche solo una semplice passeggiata dopo avere passato un'intera giornata avanti e indietro per Yokohama a sbrigare quegli incarichi di cui nessun altro all'interno della mafia voleva occuparsi?

Una volta finito tutto, normalmente tornava a casa distrutto e le uniche cose che faceva erano mangiare e concludere la serata sul divano a guardare la televisione, crollando inevitabilmente dopo neanche metà film, se ne stava guardando qualcuno.

Le giornate che invece sarebbero dovute essere libere invece le trascorreva per lo più a casa, seduto, a leggere e scribacchiare di tanto in tanto qualcosina e andando a trovare gli orfani a cui era riuscito a dare una casa.

 

Il Lupin, il locale dove andavano a bere dopo il lavoro, era vuoto, ma non c'era da stupirsi di una cosa del genere.

I due ragazzi andarono a sedersi ai posti che erano soliti occupare ogni volta che tornavano in quel bar, gli sgabelli direttamente davanti al bancone, subito davanti all'ingresso. Quel luogo era accogliente come sempre; già solo la sua atmosfera aiutava Oda a distendere i nervi dalla pesante giornata di lavoro e dai pensieri che gli passavano per la mente.

Il più difficile di tutti da scacciare fu quello del fortuito incontro con Dazai. Continuava a non essere possibile, secondo lui, che fosse stato il caso a portarli ad incontrarsi, per non parlare del modo plateale di invitarlo fuori. Non riusciva davvero a toglierselo dalla testa; o almeno non subito, ma al terzo drink iniziava già a sentirsi più sollevato.

Il locale aveva cominciato a riempirsi dopo che erano arrivati.

Ovvio non era pieno, ma le poche persone bastavano perché Oda dovesse più volte trattenere Dazai per il colletto della giacca del completo scuro per evitare che andasse ad importunare ogni ragazza che entrava, proponendole un doppio suicidio.

All'ennesimo richiamo Dazai lo aveva guardato negli occhi, il naso leggermente arricciato e la stessa espressione imbronciata di un bambino a cui è stato tolto il proprio gioco preferito.

 

"Non guardarmi così."

"Mi togli ogni divertimento!"

"Loro non mi sembravano affatto divertite..." finì per mormorare Oda, dopo un lungo sospiro e un sorso di quello che aveva ordinato.

"...potrei provare con la candeggina allora!"

L'entusiasmo con cui pronunciò quella frase era in completa antitesi con l'espressione che aveva mantenuto fino ad un attimo prima. Ora sembrava di nuovo pieno di gioia.

...e purtroppo a renderlo così non era l'alcol che avevano bevuto.

"Un bicchiere di candeggina per me allora!"

"...niente candeggina. Non ti permetterò di morire, non davanti ai miei occhi" rispose prontamente e lo colpì con il palmo della mano sulla nuca; niente più che un buffetto, ma ovviamente Dazai esagerò la reazione, finendo per colpire con la fronte il bancone di legno dove erano serviti i bicchieri.

Il proprietario a quella scena non poté che trattenere una breve risata mentre si girava a recuperare alcune bottiglie , scuotendo la testa. "Mi spiace deluderti, ma qui non serviamo candeggina" concluse il barista, mentre riprendeva a servire gli altri clienti ai tavoli, allontanandosi da loro.

 

Restarono ancora lì, chiacchierando del più e del meno. O meglio, era Dazai che parlava, e continuando a buttare giù alcol gli raccontava le cose che erano successe nel periodo in cui non si erano visti, come si era procurato alcune nuove ferite, roba da poco conto, e Oda lo ascoltava in silenzio, scuotendo la testa con un accenno di disappunto o con delle rare e brevi risate quando  Dazai esagerava i fatti che raccontava in maniera troppo evidente.

La serata la trascorsero così; niente di eclatante, ma Oda si era reso conto di averne davvero bisogno.

 

Uscì dal locale con un Dazai praticamente aggrappato alla manica del suo cappotto per non cadere rovinosamente a terra.

Effettivamente avrebbe potuto fermarlo ad un certo punto, invece che lasciarlo fare senza badare a quanto stesse bevendo.

Pioveva, come aveva previsto qualche ora prima.

Ora erano costretti a camminare a zig zag per le vie  di Yokohama, cercando di ripararsi sotto i balconi dall'acqua che cadeva sempre più copiosa, per evitare di bagnarsi troppo.

In piena notte la città era deserta e silenziosa... ad eccezione di Dazai, che a quanto pare era particolarmente divertito da tutta quell'acqua e, invece che cercare di evitare le pozzanghere più grosse, tentava in tutti i modi di finirci dentro con almeno un piede, bagnandosi inevitabilmente scarpe e pantaloni. Da ubriaco si comportava ancora di più come un bambino: non aveva chiuso la bocca un secondo, straparlando per la maggior parte del tempo, e portarlo in giro in quelle condizioni, con la pioggia battente e ormai fradici, si stava rivelando sempre più complicato.

 

"Odasaku~"

"...Odasaku~~"

"......Odasaku~~~"

Sempre più molesto. Santo cielo. "...Hai bevuto troppo."

"No. Sei tu che hai bevuto troppo poco. E sei un musone. E non sai divertirti" fu la replica di Dazai, che non aveva fatto altro che farsi trascinare in giro per la città, senza riuscire a muovere un passo da solo.

Al pensiero di vederlo camminare traballante Oda non poté fare a meno che accennare un ghigno, ridacchiando appena.

Erano sotto la pioggia battente, immobili, completamente zuppi, e lui aveva ancora il coraggio di fare i capricci?

"...no? Allora cammina da solo. Vederti cadere magari potrebbe rivelarsi divertente."

Affronto. Da sobrio non se la sarebbe mai presa. Da sobrio sarebbe stato in grado di camminare da solo senza risultare imbarazzante alla vista, oltretutto.

"Mi stai sfidando? Tu che fai parte dei ranghi più bassi dell'organizzazione stai sfidando me che faccio parte dell’elite?" e pronunciando quella frase gli lasciò la manica, scostandosi da un lato per dimostrargli che era benissimo in grado di stare in piedi e muoversi da solo. Anche se per il momento non si sentiva poi così stabile senza un appoggio.

Oda non poté fare a meno che guardarlo divertito, spostandosi poi di qualche passo indietro, allontanandosi dal ragazzo senza però togliergli gli occhi di dosso.

Ora era fermo in mezzo alla strada, mentre guardava Dazai con aria di sfida. Non sarebbe riuscito a mettere insieme tre passi in croce, quelli necessari a raggiungerlo.

E lo sapevano perfettamente entrambi.

L'espressione del più giovane però mutò e da quella corrucciata si trasformò nella sua solita distaccata e fredda.

Si tirò su con la schiena e prese un profondo sospiro.

"Arrivo~"

Ed un secondo dopo si stava lasciando cadere all'indietro a peso morto.

"Dazai!"

Oda si lanciò istintivamente contro di lui, chiudendo gli occhi.

Non riuscì ad impedirgli la caduta, anzi, finirono a terra entrambi, uno sopra l'altro, ma almeno aveva impedito che battesse la testa.

Poteva tirare un sospiro di sollievo, anche se adesso erano entrambi bagnati fradici, completamente.

"Sono ancora vivo."

Era la voce di Dazai, stupita e non troppo felice. Ancora una volta gli aveva impedito di portare a termine il suo tentativo di uccidersi.

"Immagino tu voglia un grazie e un premio magari per il tuo eroico gesto~"

"Sul grazie non ci spero, ma il premio sarebbe il minino, non pensi?"

La situazione in quel momento vista da un esterno sarebbe potuta sembrare quantomeno  equivoca. Meno male che a quell'ora della notte e con quel tempaccio nessuno si sarebbe mai sognato di farsi una passeggiata.

Ma Oda non fece in tempo a sollevarsi che Dazai gli aveva passato le braccia intorno al collo, costringendolo a rimanere fermo dov'era.

"Il tuo premio è qui allora~"

La luce negli occhi scuri del ragazzo era cambiata, nel suo sguardo c'era qualcosa di ammiccante, e quelle parole furono accompagnate da un ginocchio alzato e premuto contro il cavallo dei propri pantaloni.

L'unico pensiero che fu in grado di formulare il suo cervello in quella frazione di secondo era solamente 'dannato alcol'.

In un primo momento sentì le parole morirgli in gola e spalancò gli occhi per la sorpresa.

"...Cosa."

"Io~ il tuo premio~"

Gli ci vogliono un altro paio di secondi per processare per bene l'informazione. Scosse infine la testa. Sicuramente era colpa dell’alcol.

"Dobbiamo andare a casa. Alzati."

E per tutta risposta Dazai tentò di sporgersi verso di lui, per riuscire a strappargli quello che sarebbe dovuto essere un bacio, se non fosse andato pietosamente a vuoto poiché Oda si era già sollevato da sopra di lui.

Che situazione frustrante e fastidiosa allo stesso tempo.

L'unico verso che fece fu un sonoro "Mh" di protesta. Ovviamente non aveva nessuna intenzione di alzarsi, soprattutto ora.

"Non voglio."

Ecco che ricominciava a fare il bambino. Gli mancavano solo il broncio e le braccia incrociate.

Quanta pazienza.

"Perché no?"

"Perché non ti piaccio."  

...Come? Certo che mi piaci,  cosa ti viene in mente..."

"...Ah." Dazai era stupito e allo stesso tempo incredulo, incapace di dire qualsiasi altra cosa e rimanendo con la bocca appena spalancata.

"...Quindi vuoi portarmi a casa tua per questo motivo!"

Di nuovo, per la seconda o terza volta nella serata, Oda si sentì perso nella conversazione. Cosa c'entrava quello ora?

Poi capì. E alzò gli occhi al cielo, sospirò piano. Mettendosi in piedi, per poi porgergli entrambe le mani per farlo alzare.

"Si. Esatto" sussurrò poi, come incentivo per invogliarlo a farsi aiutare.

Una volta in piedi Dazai tornò ad appoggiarsi al compagno.

Era passato troppo in fretta dalla posizione orizzontale a quella verticale e ora sentiva le vertigini, se prima camminare era difficile ora si sarebbe rilevata un'impresa impossibile.

Erano ritornati più o meno alla situazione di qualche minuto prima, solo ancora più fradici e infreddoliti di prima.

"...ti porto sulle spalle" sospirò poi il più grande, passandosi una mano tra i capelli e tirando indietro i ciuffi che ormai gli si erano appiccicati al volto a causa dell'acqua e che ora gli davano fastidio.

Era proprio la cosa che voleva evitare, dover riportare a casa in spalle qualcuno, ma non poteva abbandonarlo in mezzo alla strada.

Dal canto suo invece Dazai non poteva avere notizia più bella e nonostante gli ci vollero più tentativi, uno più imbarazzante dell'altro, alla fine riuscì nel suo  intento.

"Grazie~"

Gli rimase praticamente abbracciato per tutto il cammino, in silenzio, stanco. Probabilmente era pure riuscito ad addormentarsi quando un camion sbandando a causa dell'asfalto bagnato e per la scarsa visibilità finì per invadere il marciapiede dove stavano camminando, travolgendoli.

 

"Giuro che non ti permetterò di morire, non davanti ai miei occhi."

Non era riuscito a mantenere la promessa che gli aveva fatto. 

Non era riuscito a salvarlo.

Gli occhi pieni di lacrime che si mescolavano alle gocce di pioggia e la gola ormai gli bruciava da quanto aveva urlato. 

Non meritava di essersi salvato.

  
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