Lost in a daydream
Il
buio non rende facile agli occhi vedere.
Hajime si solleva appena dal materasso, scostando
le coperte, il rumore di singhiozzi che riempie la sua camera da letto e
disturba il sonno solitamente quieto del bambino. Assottiglia appena le
palpebre, le maniche del pigiama troppo lunghe cadono oltre le dita sottili, e
cerca di tastare nell’oscurità quella che dovrebbe essere la figura minuta e
piangente del suo migliore amico.
«Tooru?» Domanda, incerto, quando la mano piccola affonda in
una chioma di morbidi capelli. Tooru Oikawa sussulta, cacciando un singulto più forte degli
altri, e solleva il mento cercando la figura di Hajime.
Non trovandola, la mano umida di lacrime va a stringere quella dell’altro,
tirandola con veemenza.
«Hajime-chan, ho fatto un brutto sogno!» I singhiozzi, se
possibile ancor più rumorosi, ricominciano a sfuggire dalle labbra del bambino.
Tooru porta il pugno chiuso agli occhi,
stropicciandoli ed irritandoli, consapevole di quanto Hajime
odi vederlo piangere.
Iwaizumi, dal canto proprio, sospira. Non ricorda
affatto cosa stesse sognando, prima che il pianto di Tooru
lo svegliasse, e non finge nemmeno di curarsene. Scivola dal letto, facendo
attenzione a non calpestare l’amico, superando la barriera di coperte di lana
del futon e sentendo la figura calda di Tooru vicino
a sé.
Allunga
le manine coperte dalle maniche del pigiama, andando ad afferrare quelle che
crede siano le spalle di Tooru, stringendole con
tutta la forza di cui un bambino può essere dotato all’età di sei anni. Sono grandi,
dicono sempre le loro mamme, hanno già comprato la prima palla da pallavolo e
imparato come si tira e riceve. Iwaizumi è molto più
bravo di Tooru, a quei tempi, eppure trascorre con l’amico
tutte le ore dopo la scuola, ad allenarsi perché entrambi vogliono entrare in squadra il prima possibile. Insieme.
«Smettila
di piangere,» la voce di Hajime è quasi scorbutica,
eppure cerca di contenere il tono cattivo che utilizzerebbe solitamente con Oikawa, quando durante i pomeriggi di giochi lo fa arrabbiare
per questo o per quello. «Ci sono io.»
Tooru inspira profondamente, tossisce appena e,
inaspettatamente, si butta tra le braccia aperte di Hajime,
cercando conforto nel suo calore.
Se
tutto fosse stato più luminoso, Iwaizumi avrebbe
potuto vedere il pigiama con il disegno di un alieno completamente bagnato di
lacrime, invece si limita a provare quella sensazione contro di sé. La sua
stessa maglietta si inumidisce, tuttavia limita la sua bocca ad una smorfia,
evitando di gridare contro Tooru ed il suo
comportamento infantile.
«Hajime-chan, dormi con me?»
Hajime solleva appena un sopracciglio, può
percepire il rossore affluire alle gote, l’imbarazzo che gli stringe le
viscere. Ha sei anni, da quattro non dorme più con i suoi genitori. Quella non
è la prima volta che Tooru stende il futon nella sua
stanza, ma non hanno mai davvero condiviso un materasso. A scuola, se si
sapesse, li prenderebbero in giro.
Tuttavia
Hajime può immaginare le guance arrossate di Tooru, i suoi grandi occhi marroni lucidi di lacrime ed il
naso bagnato. Non lo vede, eppure ricorda ogni dettaglio perfettamente, quasi
avesse speso anni ad asciugare le guance del suo migliore amico e costringerlo
a sorridere con la pressione delle dita agli angoli della bocca.
«Va
bene,» sbotta e, senza dire nulla, si sdraia nel futon.
Oikawa rispetta il silenzio, andando ad
accucciarsi contro il petto magro dell’amico, stringendo nei piccoli pugni la
stoffa del pigiama. Struscia appena il viso contro di lui, concentrandosi sul
battito cardiaco oltre il costato di Hajime, contando
così che il sonno torni a cullarlo.
Hajime sospira appena – i capelli di Tooru gli solleticano il naso, ben presto avrà caldo con
lui addosso e sente di dovere andare in bagno. Nonostante ciò, quando il
respiro dell’amico diventa regolare, decide di rimanere immobile ad ascoltare,
attento che nessun incubo lo attacchi ancora una volta.
*
( Qualche anno dopo… )
«Iwa-chaaan!»
Hajime calcia nel vuoto. Può vedere l’alta figura
di Oikawa troneggiare sulla propria, prima che il
letto si pieghi sotto il peso del suo corpo. Anticipando ogni parola che
potrebbe sfuggire alle labbra secche, la gola arida a causa del lungo sonno, si
ritrova ad abbracciare le spalle dell’amico, il rossore alle gote inevitabile
poiché il profumo di dopobarba che lo stuzzica è la costante della sua vita
che, così difficilmente, riesce a tenere lontano da sé.
«Cresci,
Oikawa.»
«Lasciami
dormire con te, ho fatto un brutto sogno!» Protesta Tooru,
con voce infantile e lamentosa, ingarbugliando le loro gambe così che Hajime non possa scappare.
Non
l’ha mai fatto, eppure Tooru ha sempre paura che
possa abbandonarlo da un momento all’altro, come se gli anni non gli avessero
insegnato nulla sull’affetto che Iwaizumi, dietro i
colpi duri e le parole affilate, prova per lui.
«Io
ti ammazzerò, un giorno,» la minaccia di Hajime è
vuota, poiché le sue mani affondano nei capelli castani di Tooru,
mentre lo attira maggiormente al proprio petto, facendo più spazio per lui
nello stretto letto che hanno condiviso così tante volte, che il ragazzo pare
ormai aver perso il conto. Eppure, la pelle reagisce allo stesso modo di sempre
quando il respiro di Oikawa lo sfiora in una carezza
involontaria, il brivido che gli percorre la schiena traditore. Può immaginare
quale tipo di sorriso incurvi ora la bocca dell’amico, e le mani affondano
maggiormente nelle sue spalle, in cerca di supporto.
È
una continua vertigine, quella vicinanza.
Lo
stomaco è stretto in una morsa piacevole quanto lo è il calore emanato dal
corpo di Tooru, quanto lo è la sua voce arrochita nel
buio.
«Come
sei crudele, Iwa-chan!»
Affonda
il naso nei capelli castani, gli solleticano le narici, eppure rimane immobile.
«Taci
e dormi, Shittykawa!»
Sono
quelle le notti in cui Hajime non sogna e si limita a
lasciarsi cullare dall’odore di Oikawa.
N/a: l’esordio in un fandom è sempre qualcosa di…
ansiolitico. Almeno per me.
Ho
iniziato con una cosa semplice, semplice, sulla mia OTP. Personalmente adoro il
fatto che loro siano amici di infanzia ed un piagnucoloso Oikawa
era assolutamente adatto ad entrambe le situazioni. Povero Hajime,
quanto ha dovuto sopportare nella sua breve vita.
Grazie
per essere arrivati fin qua! ♥