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Autore: foschi    03/12/2016    1 recensioni
E John si ripromise che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe pianto per lui.
Non ne poteva davvero più del suo cuore che gli urlava di correre da lui. Non voleva essere più essere calpestato.
Per questo avrebbe lasciato che il tempo seguisse il suo corso ed avrebbe messo a tacere il suo cuore.
Avrebbe messo a tacere tutto quello che provava – perché sì, nonostante tutto, nutriva affetto per lui! -, amicizia, affetto.
L’avrebbe fatto per sé stesso e per riprendere in mano la sua vita. Ormai aveva deciso e nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Donde se rompió el hilo de seda que nos unía?

 

 

 

Saalve! :D
Piacere di conoscervi, sono nuova da queste parti. Ho iniziato a seguire questa serie da poco ma la adoro.

Adoro Sherlock ed adoro il rapporto tra Sherlock e John per questo volevo condividere con voi questa storia incentrata sui pensieri di John e Sherlock dopo il ritorno di quest'ultimo.

Bene, ora non mi resta che augurarvi una buona lettura! :D

 

 

 




~~~~~~~


 

 

 

 

 

Io, se solo sapessi cos'è,
Cosa c'è dietro a quell'ombra,
A quella paura
Che ti fa cambiare faccia
E fa dire quello che non si pensa

 

 

 

Lui era tornato. Era davvero tornato.

John non sapeva se ridere e piangere di gioia od urlare. Urlare la sua rabbia,il suo dolore.

Era uno strano miscuglio di sentimenti. Se da una parte voleva ridere, abbracciarlo per non lasciarlo più andare via – ringraziando il Dio in cui aveva ripreso a credere -, dall’altra voleva solo riempirlo di pugni fino a renderlo irriconoscibile, sputandogli tutto il dolore che gli aveva fatto accumulare per tre lunghissimi anni.

 

Il dottore sospirò pesantemente. La mano sul suo viso a premere sui suoi occhi, come se solo quello potesse bastare a cancellare la sua presenza.

Lo odiava, l’ex-soldato. Lo odiava per essere lì davanti a lui, per non essere sotto un cumulo di terra.

Lo odiava per aver mandato, di nuovo, dopo la sua finta morte, la sua vita a puttane.

Dio, era riuscito a trovare il modo per andare avanti, si stava per sposare e Sherlock con la sua semplice presenza era riuscito a mettere in dubbio tutto.

« Dimmi solo una cosa, Sherlock » sussurrò. Una nota di ira incrinava la sua voce. «Perché sei qui? Perché hai deciso di tornare proprio ora?

Perché ti diverte vedermi soffrire come un cane? Perché ti diverte mandare la mia vita a puttane?

Avanti, spiegamelo perché io sono così idiota da non capirlo »

Gli occhi del dottore si puntarono irati, esasperati, fermi in quelli azzurri e glaciali del consulente investigativo. Non voleva essere cattivo con lui, ma non voleva nemmeno essere preso ancora in giro..!

Sherlock strinse le labbra. Come districarsi da quella faccenda? Come se la sarebbe cavata? Lui non ne sapeva nulla di sentimenti!

Sentiva solo di dover chiedere scusa a John.

« John... »

 

 

 

*****

 

Dove si è rotto il filo
Di seta che ci univa
E scendeva giù, giù, giù,
Giù negli abissi e dall'universo
Scendeva giù, giù, giù,
Giù negli abissi e andrò a cercarlo adesso.

 

 

Sherlock scostò un poco la tenda dalla finestra.

Attraverso il vetro trasparente vide John andarsene.

Era stato un pensiero, un desiderio assurdo sperare che John lo perdonasse. Era sicurissimo che non avrebbe mai ottenuto il suo perdono, ma, incosciamente, ci sperava.

Sospirò con un nodo in gola quando i suoi occhi incontrarono, attraverso il vetro, quelli di John.

Non ne era sicuro, ma poteva leggere solo tristezza negli occhi dell’ex-soldato.

Tristezza per essere stato preso in giro. Tristezza per quello che tre anni prima avevano condiviso e che ora non avrebbero più avuto.

Per la prima volta in vita sua, Sherlock si sentì distrutto. Piegato dal peso del suo errore, dalla consapevolezza che non si sarebbe mai più ricostituito quel legame.

Una lacrima gli solcò una guancia, bagnando le sue labbra. Si allontanò dalla finestra, nascondendo la sua presenza all’altro, che scosse la testa e si allontanò.

Il consulente investigativo poggiò la sua testa contro il vetro piangendo e singhiozzando, forse per la prima volta in vita sua.

Quel filo che li teneva uniti, quel filo che era il loro legame, si era spezzato, finendo in un abisso di nera tristezza.

Perché si sentiva come se senza di lui non potesse andare avanti?

Perché rimaneva muto, rapito da quello sguardo afflitto che gli faceva contorcere lo stomaco?

Perché tutto era così maledettamente lontano? Perché si ostinava a voler rivivere il fantasma della vita prima della sua finta morte? Perché si ostinava a voler ricucire il filo che li aveva uniti..?

 

Cadde rovinosamente in ginocchio, tenendo premute le mani sulle tempie.

Tutti quei perché gli ronzavano vorticosamente in testa, stordendolo. E piegato dal loro peso, Sherlock si ritrovò a steso terra, piangendo e singhiozzando.

« Perdonami, John »

 

 

 

 

 

*****

 

...

Io, se solo sapessi dov'è,
Dove ho perso la mia pazienza
E lasciato la speranza
Per trovare indifferenza
Freddo e apparenza.

 

 

 

Davvero, John non sapeva se perdonarlo o meno. Il suo cervello gli urlava che no, non doveva farsi sottomettere di nuovo.

Che aveva una vita da ricostruire.

Il suo cuore invece gli gridava che sì, doveva perdonarlo perché sapeva che in realtà era più che felice che Sherlock fosse vivo.

Ma John era stanco.

Era stanco di quel conflitto interiore. Era stanco di dover sempre soffrire.

Era stanco di essere paziente e sopportare il detective. Aveva sperato di poter far ritornare le cose a come stavano, ma ormai non c’era più nulla fra loro. Solo un rapporto freddo, glaciale. Se di rapporto si poteva parlare..

 

 

 

Dove si è rotto il filo
Di seta che ci univa
E scendeva giù, giù, giù,
Giù negli abissi e dall'universo
Scendeva giù, giù, giù,
Giù negli abissi e andrò a cercarlo adesso

 

 

Il loro legame si era rotto e lui non voleva più provare a ricrearlo.

Sorrise tristemente. Niente era successo per loro volontà, erano stati costretti a separarsi e questo l’aveva fatto sentire come un grattacielo che crollava.

Sherlock aveva commesso un grosso errore e questo ne era il prezzo. Ovviamente non aveva pensato a come si sarebbe sentito lui.

Alla fine, Sherlock voleva mettersi in pace con la propria coscienza e dopo se ne sarebbe andato, di nuovo.

Per questo sapeva di non poter ritornare da lui..

 

 

 

*****

 

Come, non so se ho capito bene
Tu non vuoi venire a cercare insieme
A cercare insieme, insieme, insieme.

Dove si è rotto il filo
Di seta che ci univa
E scendeva giù, giù, giù,
Giù negli abissi e dall'universo

 

 

John non si era fatto più sentire, né si era fatto vivo.

E non vedeva perché rimanerne stupiti. Era più che comprensibile.
Era comprensibile che l’avesse lasciato lì, in vestaglia, sulla sua poltrona con il thé ormai freddo tra le mani.

Le lacrime non avevano accennato a smettere di cadere e lui si compativa. Il grande Sherlock Holmes era lì a compatirsi.

Lui che considerava i sentimenti un difetto chimico. Lui che nel suo cuore non aveva spazio per niente e nessuno.. si compariva.

Lui che finalmente si stava accorgendo di avere un cuore, oltre che un cervello. Di essere vivo e vulnerabile come tutti gli esseri umani.

Adesso riusciva a capire come si era sentito John per tutti quegli anni e questa era la legge del contrappasso, che però funzionava per analogia.

Le lacrime gli bagnarono di nuovo le guance realizzando per l’ennesima volta che nulla sarebbe tornato come prima.

Ma, accidenti, come voleva vederlo! Come voleva parlargli!
Ma cosa gli avrebbe detto? Sarebbe stato muto come al solito? O John avrebbe capito quello che voleva dirgli solo guardandolo negli occhi?

 

Sherlock sospirò. No, nulla sarebbe tornato come prima perché John non voleva che tutto tornasse com’era..!

 

 

 

*****

 

 

 

Io, se solo sapessi dov'è,
Dove ho perso tutto il coraggio,
La grazia che ho imparato,
L'amore che avevo dentro.

Dove si è rotto il filo
Di seta che ci univa
E scendeva giù, giù, giù,

 …

 

 

E John si ripromise che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe pianto per lui.

Non ne poteva davvero più del suo cuore che gli urlava di correre da lui. Non voleva essere più essere calpestato.

Per questo avrebbe lasciato che il tempo seguisse il suo corso ed avrebbe messo a tacere il suo cuore. Avrebbe messo a tacere tutto quello che provava – perché sì, nonostante tutto, nutriva affetto per lui!

L’avrebbe fatto per sé stesso e per riprendere in mano la sua vita. Ormai aveva deciso e nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

Il filo del loro legame poteva continuare a scendere giù, negli abissi. Prima o poi sarebbe finito negli abissi dell’Oblio.

Prima o poi le sue ferite si sarebbero rimarginate e lui avrebbe potuto guardare la vita a testa alta.

Avrebbe ripreso in mano la sua vita.


Sherlock invece avrebbe passato il resto dei suoi giorni con quel peso sul cuore.

 

 

 

 

 

 

Giù negli abissi e dall'universo
Scendeva giù, giù, giù,
Giù negli abissi e andrò a cercarlo
Senza paura.

(Elisa – Un filo di seta negli Abissi)

 

 

 

 

 

«Addio, Sherlock »

«Addio, John »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

 

 

 

Et voilà!

Ecco a voi questa fiction. Quale inizio migliore per me se non la separazione di questi due idioti? -.- Che inizi deprimenti..
So che questo atteggiamento da parte di entrambi non è assolutamente plausibile e reale, ma volevo scrivere un esito diverso, cercando di sottolineare i sentimenti e stati d’animo di entrambi.

Uhmm.. non sono sicura di aver reso questa storia Angst, comunque lo indico. Anche perché l' ''angst" fa riferimento per lo più a John.

Come penso si sia capito, la storia è suddivisa in “paragrefetti” divisi da asterisco.

Nei “paragrafetti” si alternano i sentimenti di John e Sherlock.

Bene, credo di aver terminato.

Mi fate sapere che ne pensate? ^^”

Baci alla prossima,

Olivier_Rei=)

   
 
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